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Aforismi di Dario Stanca

Selezione dei migliori aforismi di Dario Stanca (Liestal, 1973), aforista italiano. Laureato in filosofia presso l’Università del Salento, Dario Stanca ha curato il volume Anacleto Verrecchia, Meglio un demonio che un cretino (El Doctor Sax, 2023).
Grande appassionato di aforismi, nel 2024 ha ricevuto una menzione d’onore alla IX edizione del Premio Internazionale per l’Aforisma, “Torino in Sintesi”, nella sezione inediti, con la silloge Cinico su carta e una menzione della giuria al Premio Letterario William Shakespeare, un amore eterno.
I seguenti aforismi sono tratti dal suo libro Ho poche idee. E me le tengo strette (Effigi Edizioni, 2025).

Aforismi di Dario Stanca
Normalità. La camicia di forza della pazzia. (Dario Stanca)

Ho poche idee
E me le tengo strette © Effigi Edizioni, 2025

Nella vita l’ipocrisia vale come un semaforo: evita gli scontri.

L’amore è cieco. Ma ci porta dove vuole.

Scienza e fede non si contrappongono. Entrambe fanno miracoli.

L’amore eterno lo sa che siamo mortali?

Immortalità. Il posto fisso al quale aspirano i precari della vita.

Non fidarsi degli altri è bene. Fidarsi di se stessi è peggio.

Normalità. La camicia di forza della pazzia.

È importante sapere che la virtù è sempre nel mezzo. Se non altro per il piacere di aggirarla.

Per noi un amico farebbe l’impossibile. Chiedergli anche il possibile sarebbe un’esagerazione.

Amico. Un estraneo a cui dai del “tu”.

La modernità “liquida” fa acqua da tutte le parti.

Il pessimista è uno che trova sempre degli ottimi motivi per pensare al peggio.

Per essere umili bisogna anche esserne all’altezza.

Si opera sempre a fin di bene. Il proprio.

Opinione pubblica: la verità di chi non ha un’opinione.

Libro di Dario Stanca consigliato
Ho poche idee

E me le tengo strette
Prefazione: Antonio Castronuovo
Editore: Effigi Edizioni, 2025

Stanca svela i contorni bugiardi dell’uomo, la società ciarlatana, gli angoli spinosi del vivere grazie all’impertinenza della forma breve, che a qualcuno concede – ancorché di rado – di illustrare efficacemente la realtà. Meno raramente, comunque, di quanto riescano a fare i generi annacquati in cui ama crogiolarsi la maggioranza dei letterati. La differenza è macroscopica e salta all’occhio: mentre a un sistematico servirà un saggio per spiegare la complessità d’una ideologia, l’aforista – sagace e ingegnoso – può spudoratamente affermare, senza che serva altro, «Ideologia. Un ideale andato a male».

Note
  1. Gli aforismi di Dario Stanca sono pubblicati sul sito Aforismario con il consenso dell'autore.
  2. Leggi anche gli aforismi degli autori contemporanei: Amedeo AnsaldiAntonio CastronuovoGiorgio Gramolini

Aforismi, frasi e citazioni sul Consultare

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul consultare, cioè chiedere a qualcuno un parere o un giudizio su determinate questioni. Alcune citazioni fanno riferimento anche alla consultazione di testi.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sui consigli, il counseling, l'aiuto e gli esperti. [I link sono in fondo alla pagina].

Due donne parlano con un uomo
Consultare: chiedere a qualcuno di essere del nostro parere. (Adrien Decourcelle)

Consultare. Richiedere l'approvazione altrui in merito a una decisione già adottata.
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911

Consultate bene l'indole vostra, e quella seguite; − non farete mai male.
Carlo Bini, Manoscritto di un prigioniero, 1833

Consultando un numero sufficiente di esperti si può confermare qualsiasi opinione.
Arthur Bloch, Legge di Jordan, La legge di Murphy III, 1982

L'opinione pubblica è un termometro che un monarca dovrebbe sempre consultare.
Napoleone Bonaparte, Aforismi e pensieri politici, morali e filosofici, XIX sec.

Chiunque voglia giudicare bene il futuro deve consultare il passato.
Jacques Bénigne Bossuet, La politica tratta dalla Sacra Scrittura, 1709 (postumo)

Il passato mi sembra più importante del futuro, perché posso consultarlo quando voglio.
Georges Brassens, Le strade che non portano a Roma, 2008 (postumo)

Tutti gli spirituali sono sorpassati, non vi è nessuna differenza tra maghi e preti, ci si rende altrettanto spregevoli a consultare gli uni quanto a rispettare gli altri.
Albert Caraco, Breviario del Caos, 1982 (postumo)

Quando si deve prendere una decisione capitale, la cosa più pericolosa è consultare gli altri, visto che, tolti alcuni scriteriati, non vi è nessuno che voglia sinceramente il nostro bene.
Emil Cioran, Confessioni e anatemi, 1987

Invano ci ostiniamo a consultare soltanto il cuore, siamo condannati, presto o tardi, ad ascoltare la ragione.
Benjamin Constant, Adolphe, 1816

Consultare: chiedere a qualcuno di essere del nostro parere.
Adrien Decourcelle, Le formule del dottor Gregorio, 1868

Gli chiedevano la sua opinione. «Un momento» cautamente rispondeva, «mi devo consultare col partito!»
Ilma Derini (pseudonimo di Ildo Cigarini e Mauro Degola), Ciliegie sotto spirito, 2011

Il bisogno di approvazione si basa su di un unico assunto. "Non fidarti di te stesso; consulta prima qualcuno".
Wayne Dyer, Le vostre zone erronee, 1976

Negli intellettuali si verifica questo inconveniente: quando gli si chiede la loro opinione su qualsiasi argomento, devono andare a casa a consultare i loro appunti.
Ralph Waldo Emerson [1]

Certuni sarebbero saggi, se non fossero persuasi di esserlo. E così gli oracoli di saggezza, pur essendo rarissimi, vivono in ozio, perché nessuno li consulta. Il chieder consiglio non sminuisce la grandezza, né smentisce la capacità; anzi, il chieder consiglio a tempo a chi può darlo, dimostra il possesso di tali doti. Ricorra alla ragione, chi non vuole che l'imprudenza lo rovini.
Baltasar Gracián y Morales, Oracolo manuale e arte della prudenza, 1647

Pensai di andare di nuovo in biblioteca a consultare l'Enciclopedia universale. Sotto la voce «uova» trovai che le uova sono un prodotto del regno degli animali e che ogni specie di uccello fa le uova. Questo mi fece riflettere profondamente. Sebbene non fosse una novità per me, vedendolo per iscritto vi credetti per la seconda volta.
Jaroslav Hašek, La casa felice e altri racconti, XX sec.

Dum ea Romani consultant, Saguntum oppugnabatur.
[Mentre i Romani si consultano, Sagunto viene espugnata]
Tito Livio, Ab Urbe condita, I sec.

Consultiamo la nostra coscienza senza secondi fini, senza reticenze e senza paura; ed essa ci risponderà sempre la verità.
Paolo Mantegazza, Il bene e il male, 1861

Quando la tua coscienza ti dice che un’azione è cattiva, non consultar mai chi credi più debole di te, onde dar ragione alla tua debolezza. Non cancelli la tua colpa e fai colpevole un altro di un cattivo consiglio.
Paolo Mantegazza, Il bene e il male, 1861

Un uomo che presta tutta la sua attenzione per dir sempre e con tutta esattezza la verità, mostra tal fondo di morale che la stima degli uomini lo ricompensa ad usura del coraggio che dimostra nel proclamare le verità difficili, e della cura che pone nel non dipartirsi mai da essa anche nei minimi particolari. Egli è consultato come un oracolo, e le sue affermazioni, le sue negazioni ed i suoi dubbi hanno autorità di leggi nel circolo degli uomini onesti.
Paolo Mantegazza, Il bene e il male, 1861

Difendere i sondaggi affermando che sono un modo per "consultare la saggezza collettiva" equivale a dire di poter estrarre la radice quadrata di uno spazzolino da denti di color rosa.
Marshall McLuhan, La sposa meccanica, 1951

Le donne hanno di sicuro ragione, quando respingono le norme di vita fatte proprie dal mondo; tanto più che sono stati gli uomini ad averle stabilite, senza neanche consultarle.
Michel de Montaigne, Saggi, 1580/88

Un tempo esistevano i malati immaginari. Ora tutti si fanno l'autodiagnosi consultando internet. Siamo tutti malati virtuali.
Davide Morelli (Aforismi inediti su Aforismario)

Si consulta solo l'orecchio perché si manca di cuore.
Blaise Pascal, Pensieri, 1670 (postumo)

La coscienza è il miglior libro di morale che abbiamo, e quello che si deve consultare di più.
Blaise Pascal, Pensieri, 1670 (postumo)

La bancarotta può avere tre cause: donne, scommesse o il consulto di esperti.
Georges Pompidou [1]

Occorre intelligenza per saper scegliere un buon consiglio, così come per agire in maniera indipendente. I più giudiziosi fanno meno fatica a consultare il parere altrui, ed è una sorta di virtù il saper seguire la buona condotta altrui.
Madeleine de Souvré de Sablé, Massime, 1678 (postumo)

Quando vuoi fare qualcosa contro la legge, prima consulta sempre un bravo avvocato.
George Bernard Shaw, La conversione del capitano Brassbound, 1900

Tutti i governanti ogni due anni dovrebbero consultare uno psichiatra.
Stranky [1]

Se non si è capaci di saggezza autentica, sarebbe meglio consultare i saggi o le persone di buon senso. Non essendo personalmente coinvolta nella questione, un'altra persona rappresenta una garanzia.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709/16 (postumo 1906)

L’amore non consulta le nostre preferenze. Ci seduce e ci abbandona quando gli pare.
Mario Vassalle, Polvere di stelle, 2015

La ragione e il sentimento si consigliano e si integrano l'un l'altra. Chiunque consulti uno solo di essi rinunziando all'altro, si priva stoltamente di una parte di quegli aiuti che ci son stati accordati per poterci governare.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, Riflessioni e massime, 1746

− Scusi, avvocato, a quanto ammonta la sua parcella per una consultazione?
− Cinquanta dollari ogni tre domande...
− Non le sembra una tariffa molto cara?
− Sì. Ora mi faccia pure l’ultima domanda.
Michael Rafferty [1]

Per capire se qualcuno è esperto nel suo campo, bisogna consultare un altro esperto in quello stesso campo.
Aforismario, Taccuino elettronico, 2009/...

Senza consultazione i progetti falliscono; con il consenso di molti, si attuano.
Libro dei Proverbi, Antico Testamento, V sec. a.e.c.

Un'anima magnanima consulta le altre; un'anima volgare disprezza i consigli.
Proverbio

Consulta il padre quando è ancora vivo, consulta il suo esempio quando non c'è più.
Proverbio cinese

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Consigli - Counseling - Aiuto - Esperti

Aforismi e pensieri di Lorenzo Calvisi

Selezione dei migliori aforismi di Lorenzo Calvisi, aforista italiano nato in Toscana. I seguenti aforismi di Lorenzo Calvisi sono tratti dal libro Dalla fine, pubblicato privatamente nel 2024 in 100 copie numerate:
"Quando scrivo sono solo, veramente solo; eppure scrivere non è altro che un modo per evadere da questa solitudine, vana e disperata fuga da questo romitaggio spirituale".
Il pensatore di Auguste Rodin
Ogni seria filosofia parte dal Male per arrivare al Nulla. Ogni grande filosofia
culmina col silenzio. (Lorenzo Calvisi - Foto: Il pensatore di Auguste Rodin)

Dalla fine
Tipografia Artigiana di Pisa, 2024 - Selezione Aforismario

Se l’uomo avesse cercato l’originalità assoluta in ogni pensiero, in ogni parola, in ogni atto, da tempo si sarebbe ridotto al silenzio e all’inazione.

L’originalità si riduce ad esprimere in forme inaspettate ciò che già innumerevoli hanno concepito. Talvolta, per risultare originali è anzi sufficiente proporre forme già coniate, ma che pochi hanno presenti.

Gli uomini non hanno fatto altro, in tutta la loro storia, che travestire in vario modo un medesimo, esiguo numero di pensieri.

Il vero si nasconde nel peggio.

Contaminazione e mistificazione sono, alla fine dei conti, le uniche forme di creatività possibili. Creativo è colui che si apre ad una contaminazione totale.

Chi ha fegato si consola nella violenza, chi non ce l’ha nella scrittura. Ogni scrittore è uno stragista mancato.

Essere originali significa solo combinare ciò che in precedenza è stato detto o fatto sino al punto da rendere indistinguibili le proprie fonti.

Per molti, l’arte è solo una via d’uscita dalla meschinità, un modo per compensare la pochezza - o la delusione - della propria esistenza.

L’arte non arresta la nostra caduta, non redime la nostra corruzione - la adorna soltanto.

Nulla suscita più filosofia del dolore fisico. Un’emicrania insegna più di Platone.

Fulcro della poesia moderna - dal Romanticismo in poi - è la disgiunzione tra saggezza e poesia. Il poeta non può esser savio, il poeta è l’antitesi del savio: egli è più vicino al demente che al filosofo. Bisogna vivere male per essere poeti.

Nelle questioni fondamentali, quanto più una risposta è ragionevole, tanto più è insignificante.

Delle ferite più acute, delle illuminazioni più lancinanti, rimane forse qualche morta frase, una o due pagine vergate in fretta e pessima grafia. Troppo spesso si arriva a un punto in cui le nostre stesse parole ci restano aliene, e ci avviamo alla loro interpretazione come Kircher a quella dei geroglifici.

La filosofia incomincia dove il buon senso finisce.

Abitiamo l’epoca della volgarità assoluta. Non esiste più mistero, tutto è sotto i riflettori, tutto è pornografico; ogni nobiltà d’animo è stata presa e, tolta dalle cure degli spiriti grandi, insozzata e data in pasto alla massa idiota; di ogni bellezza abbiamo abusato, sino a renderla consunta e nauseante, di ogni grande sentimento abbiamo fatto vilipendio, tentando di istruirne a riguardo le sterili anime del popolo. Le tecnologie del nostro secolo hanno donato favella, vista e udito a gente priva di pensiero, illudendoci che molti semi potessero rendere meno infeconda una terra già riarsa.

La verità sgorga dalla contraddizione come il sangue da una ferita.

I pensieri più alti sorgono sempre di mattina, magari camminando, quelli più torbidi di notte, fermi sul letto. Passeggiare avvolti dal chiarore ci eleva fino all’Empireo della speculazione, rivoltarsi nel letto ci sprofonda nella realtà della carne e delle lacrime. I primi sono i più belli e i più degni, ma i secondi sono i più veri e i più fecondi. Solo nel dolore e nell’insonnia il mondo si rivela.

La scrittura libera del pensiero, sbarazza del sentimento: fisso un’idea sulla carta, ed ecco che subito mi è estranea. Scrivere vuol dire diventarsi sconosciuti.

Hanno gli accademici uno speciale talento nell’avvilire tutto ciò che sfiorano.

Esiste un’incredibile quantità di scrittori noiosi e prevedibili, che fanno un vanto di scrivere come parlano e come pensano, e che mai si accorgono di parlare e pensare come tutti gli altri.

L’educazione istituzionale è tesa tra i poli della mediocrità degli sfaticati e dell’alacre imbecillità di coloro che vi s’agitano come insetti.

Ogni seria filosofia parte dal Male per arrivare al Nulla. Ogni grande filosofia culmina col silenzio.

Questo secolo ci ha insegnato a soffocare il malessere col rumore, a seppellirlo, senza eliminarlo, sotto un assordante brulichìo di stimoli visivi e uditivi, tanto più desiderabili quanto più confusi. Il torpore e lo stordimento perenni sono sempre preferibili alla discesa in se stessi.

È una tradizione immemore quella che associa alle epoche aurorali il vigore delle armi e a quelle crepuscolari la finezza dello spirito. Questo secolo è finalmente riuscito ad inaugurare un’epoca senza vigore e senza spirito.

Senza accorgersene, gli uomini hanno finito per creare un mondo che non è a loro misura, un inferno doloroso e meccanico, che nessuno riesce a cogliere o comprendere fino in fondo; un abisso in cui si può solo perire, forse impazzire, non certo prosperare.

È incredibile quanti confondano ancora il cambiare col progredire, l’alternarsi dei capricci con l’evolversi, il girare a vuoto con l’avanzare.

Nella giungla non si è liberi: si è costretti in una lotta perenne e senza quartiere, senza possibilità di uscirne, solo di perirne. Bisogna attraversare tutto l’arco degli anarchismi prima di accorgersi che l’unica libertà è quella del recinto.

Pessimista è colui che, incapace di superare il proprio malessere, ne fa una categoria dello spirito, o dell’essere.

Prodigo di elogi verso coloro che “si distinguono” e che “non si confondono” nella moltitudine, nei fatti non c’è niente che il Mondo disprezzi più dell’originalità e che stimi più dell’omologazione. In questa civiltà falsamente individualista, ogni cosa tende, invariabilmente, all’annientamento dell’individuo.

Tutta l'esistenza è lotta contro il male della vita.

Dove non v’è autentica religione non può esservi neanche vero ateismo. Ecco perché viviamo immersi in questo mare grigio e indistinto: perché nessuno si fa più domande, perché l’uomo è più bestia che mai.

Non si vive mai la vita: al massimo, si può fingere di viverla.

I nostri malesseri si sono fatti sempre più interiori, vaghi e inafferrabili, e per questo più tremendi. Noi siamo la causa prima delle nostre malattie dell’animo, ed è per questo che sono immedicabili: la nostra stessa esistenza è una malattia. Le più intime conversazioni sono ormai diventate un compulsare manuali di psichiatria.

Oltrepassate le proprie contraddizioni, cos’è che resta di un uomo?

La forza di un individuo sta tutta nell’ignoranza dei propri limiti; la conoscenza di sé non fa altro che depauperarci d’ogni ingenua arroganza, d’ogni illusione veramente necessaria a quella follia che è l’agire nel mondo.

Deambuliamo attraverso i giorni come malati lungo il corridoio d’un ospedale.

La coscienza è sempre un divorzio. Chi è cosciente del mondo ha perduto il Mondo, ma chi è cosciente di sé ha perduto tutta l’esistenza.

Lucidità è sentire in ogni momento il confine della propria pelle.

Per gran parte del tempo, vivere significa accumulare occasioni da rimpiangere e momenti di cui dolersi.

Si incomincia a disprezzare la vita quando ci si accorge di non essere mai stati capaci di viverla.

Le quotidiane necessità materiali, cui bisognerà pur attendere, se si vuol mantenersi vivi, sono sufficienti ad avvelenare ogni goccia di vita rimastaci. La vita par essere, di per sé, invivibile.

Il piacere che si prova nell’aprirsi con qualcuno, nel sentirsi capiti, è niente al confronto col gusto malsano di quando ci si accorge di essere incomprensibili.

Ciascuno vuol fondare la propria disperazione sulle vertiginose alture del sentimento e della filosofia, ciascuno vuol nobilitare le proprie malinconie, riconducendole non già alle quotidiane abiezioni, ma agli abissi del nichilismo, della mancanza di senso, dello scoramento universale, ossia a tutto ciò che, per troppa altezza o profondità, rimane all’uomo invero precluso.

Nell’ultimo dei giorni solo il male verrà pesato, e una vita di gioie non varrà a riscattare un solo istante di dolore.

L’immagine della fine ci penetra fin dentro le ossa, eppure continuiamo a vivere, e a sentire, come se fossimo eterni.

Libro di Calvisi consigliato da Aforismario
Libro di Lorenzo Calvisi
Dalla fine

Tipografia Artigiana di Pisa, 2024

Se le mie pagine contengono degli aforismi propriamente detti, a ben vedere, ciò è poco più che un caso, un involontario lasciar cadere delle pietre finite nel magma dei frammenti. Per Ippocrate, l’aforisma è una prescrizione, una norma, così come pure per lo Schopenhauer degli Aforismi sulla saggezza di vita e il Coleridge degli Aids to Reflection. Per la maggior parte dei contemporanei, aforisma è semplicemente qualcosa di estremamente breve: motto, calembour, citazione, tutto finisce nel calderone aforistico. Le definizioni dei critici letterari invece si sprecano, e si moltiplicano almeno per il numero dei critici. Credo che una ragionevole epitome delle posizioni che corrono possa apparire come segue: l’aforisma è uno scritto estremamente breve concepito per essere tale. L’aforisma non è meno completo di un trattato o di un romanzo, né meno in sé conchiuso della Divina Commedia. Quel che lascio è dunque il disordinato capitolo di un’ancor più disordinata biografia interiore; il ritratto di una parte di me oramai sterile ed esausta, con la quale non si poteva far altro che seppellirla.

Note
Leggi anche gli aforismi degli autori italiani: Mario Andrea RigoniGiovanni SorianoAlter Spirito