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Aforismi, frasi e citazioni di Roberto Morpurgo

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Roberto Morpurgo (Milano, 1959), scrittore, poeta e aforista italiano. Roberto Morpurgo è laureato in filosofia e scrive poesie, aforismi, racconti, saggi, oltre a coltivare interessi per la psicologia psicoanalitica, il cinema, il teatro. In campo cinematografico ha collaborato fra gli altri con la Provincia di Milano, l’Arci Cinema e l’Obraz Cinestudio. In campo teatrale ha lavorato fra gli altri con il Teatro Universitario di Richard Gordon e collabora come autore drammatico con la RSI (Radio Svizzera Italiana). In campo musicale ha scritto canzoni (musiche e testi) e lavorato per la Ricordi.
I seguenti aforismi di Roberto Morpurgo sono tratti da Pregiudizi della libertà, pubblicato dalla Joker Edizioni nel 2006.
Parlando molto si dicono cose stupide, ma parlando poco
si dà prova di averle addirittura pensate. (Roberto Morpurgo)
Pregiudizi della libertà
Libro di sarcasmi e di malinconiche superstizioni
© Joker 2006 - Selezione Aforismario

Avere un'idea banale e avere un'idea fissa sono azioni molto simili, con la sola differenza che la prima spalanca le porte dei salotti, la seconda quelle dei manicomi.

Ben ardua cosa è fondere la voce al fuoco del sentimento, per doverla subito dopo solidificare al gelo del giudizio.

Chi dice di aver sognato testimonia o ritratta?

Chi piange sulle pagine di un romanzo insegna a chi piange i suoi morti che il dolore non è meno reale della morte, né questa meno irreale di quello. 

Chi tace ha sempre in serbo l'ultima parola, mentre chi parla spende così il suo ultimo silenzio. 

Cinque sensi per un solo significato! Questo io chiamo spreco. 

Ciò che può confrontarsi solo con il simile è noioso, solo con il diverso è eccentrico, solo con se stesso è unico. 

Come posso consolare chi deve morire se non fingendo di sapere che la vita eterna sarebbe noiosa? 

Dare la vita è un gesto ben più avventato che non toglierla a se stessi: fra coloro che non commisero né l'una né l'altra imprudenza, ben pochi hanno il coraggio di riconoscerlo. 

Di chi mai potrebbe dirsi che non fa progressi lungo il cammino che lo porterà alla morte? 

È naturale che un pover'uomo cerchi di sapere cosa sia la morte, ma in un filosofo sa tanto di imparaticcio.

È molto strano che il semplice esercizio della parola non basti a farei vivere presso gli dèi.

Figli di un solo Dio, ma orfani di mille Diavoli.

Fingere di essere quel che si è: non è forse il segreto di ogni autenticità? 

I credenti tacciono, i persuasori assordano, gli scettici conversano. 

Il bisogno imperioso del piacere è un segno di delicatezza d'animo e di aristocrazia spirituale: non a caso è schernito dalle persone mediocri, che preferiscono dipendere dalla potenza personale di un padrone piuttosto che dalla stessa fatalità dell' esistenza, e che nella assoluta trascendenza del piacere vedono giustamente il solo padrone che non prometta alloro servilismo riconoscenza alcuna.

Il dogmatico pretende di persuaderti, laddove lo scettico cerca più onestamente di contagiarti. 

Il dolore passa come il sentiero, la felicità come il viandante. 

Il fascino è di coloro i quali, non sospettando di possederlo, lo dilapidano.

Il lavoro ci allontana dalla violenza ma ci avvicina però alla sua giustificazione. 

Il paradosso del dolore è che pur non esistendo che in noi, in lui abbiamo l’unico indizio probabile che qualcosa esista fuori di noi.

Il principale difetto della speranza è la sua assoluta incapacità di ispirare azioni diverse da sé. 

Il sarcasmo di cui siamo capaci è lo stesso di cui fummo vittime quando ancora non sapevamo di potergli dare accoglienza.

Il tempo stringe la corda intorno al collo dell’impiccato. Gli fa – per così dire – il nodo alla cravatta.

Invecchiando, si perdonano nel giovane le debolezze tipiche e ricorrenti, ma si prendono in odio profondo quelle rare e rivelatrici.

L'arroganza è nutrita dal successo, la timidezza dal fallimento, l'equilibrio dalla buona sorte. 

L’Arte sceglie i suoi mezzi, fra i quali solo raramente figura l’artista.

La certezza riduce istantaneamente la realtà a quell'unica cosa di cui si è certi. 

La fede è un muscolo involontario: né la sua attività né le sue pause rivelano alcunché del nostro stato di salute.

La ferocia di chi abbandona la vita non sarà mai uguale a quella di chi addirittura la ama. 

La religione ci offende nel modo più inusitato. Infatti non solo dobbiamo venerare - e passi - un essere che non conosciamo, per giunta e soprattutto dovremmo inchinarci ai suoi stessi adoratori, anzi peggio: dovessimo solo inchinarci... No, ancora dobbiamo: rispettarli. Ne pas les offenser...

La stupidità è tanto ovvia quanto sfuggente: perciò, contrastandola, si ha così spesso la sgradevole sensazione di favorirla. 

Nessuno sa se i giorni passano uno dopo l'altro o se invece non restino, uno dentro l'altro. 

Ogni parola è il vuoto lasciato da tutte le altre. 

Parlando molto si dicono cose stupide, ma parlando poco si dà prova di averle addirittura pensate. 

Perché tante lingue? Non bastava un silenzio?

Scegli con cura il tuo corruttore. Sarà lui a riabilitarti. 

Se c’è un esibizionista involontario, è lui il genio.

Solo l'estraneità crea il fascino ma non solo la familiarità lo distrugge. 

Un destino è un debito che non fummo noi a contrarre e che la morte scioccamente si affanna a saldare in nostra vece.

Un fatto è sempre paradossale, e lo è quasi altrettanto che pochissimi si diano la pena di riconoscerlo.

Una citazione è sufficiente a farci sapere che ogni discorso appartiene a un altro.

Una osservazione è tanto più incisiva quanto più contenuta è la sua necessità di diffondersi sul proprio soggetto: proprio perciò il suo ideale terreno di coltura è l’ovvietà concimata dall'arguzia.

Libro di Roberto Morpurgo consigliato
Pregiudizi della libertà
Libro di sarcasmi e di malinconiche superstizioni
© Joker 2006

L’immenso quaderno di appunti, idee, ire, scatti, circonlocuzioni, arabeschi, squarci, baratri, denunce, laconismi e molto altro che Roberto Morpurgo sta compilando da anni (e del quale qui si dà un primo assaggio) si configura come un calderone ribollente sempre pronto ad accogliere ogni sollecitazione del presente per bollirla, disinfettarla o ribollirla, per digerirla o rigettarla. Come è indispensabile per ogni buon autore di aforismi e riflessioni, non c’è limitazione di argomento, preconfezione di toni o buona creanza che tenga: Morpurgo omaggia il mondo intero masticandolo, concepisce la realtà come necessariamente commestibile. Ed accoglie gli irrobustimenti e i memorabili mal di pancia conseguenti sapendo che ambedue sono la traccia durevole di un’esperienza e di una conoscenza, binomio sotteso a qualsiasi prova letteraria degna di nota. 

Note
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