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Aforismi, frasi e citazioni di Cesare Viviani

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Cesare Viviani (Siena 1947), scrittore, poeta e aforista italiano. I seguenti pensieri di Cesare Viviani sono tratti da: Pensieri per una poetica della veste (Crocetti, 1988) e Il sogno dell'interpretazione (Costa e Nolan 1989).
La paura di cambiare non è la paura di scoprire cose brutte, ma cose belle.
(Cesare Viviani)
Pensieri per una poetica della veste
© Crocetti 1988 - Selezione Aforismario

Alla fine scopri che il tuo vero grande amore è stata una porta.

Anche il miracolo ha i suoi limiti.

C'è un punto in cui il nuovo non interessa più.

Gli esempi sono una caratteristica degli uomini: non esistono in natura.

Iddio non è buono né cattivo: è un padrone a cui bisogna ubbidire.

Il tempo rende utile l'incomprensibile.

Il dirsi superiori è la superiorità degli uomini.

L'intelligenza non sta nel sapere: è piuttosto saltare senza cadere.

La forte ammirazione è libera dall'invidia. Qualunque amore no.

La lettura è una sincronia di movimenti erotici.

La salita aumenta l'angoscia.

L'errore è dire che la perfezione non è di questo mondo.

Lo spirito non è ciò che spazia e libera, ma ciò che frena e limita.

Per cercare l'infamia nascosta, sappi che la sovrasta l'infamia manifesta.

Se si dovesse definire una forma «poetica», sceglierei la tautologia.

Una frase è vera quando nessun altro può capirla se non colui al quale è rivolta.

Una volta spezzata, non si può più ricostruire una fede.

Il sogno dell'interpretazione
© Costa e Nolan 1989 - Selezione Aforismario

Ben al di là delle tecniche, l'analista è uno sconosciuto. Come si fa a frequentare uno sconosciuto?

Fare del sogno un interlocutore coerente significa avviare i sogni alla compiacenza.

Il tragico non è il fatto di non sapere cosa vogliono dire le cose, ma il fatto che le cose non vogliono dire niente.

Il valore non può essere detto (non si descrive, né si dimostra): il valore parla da sé.

Il verbo essere è il più simbolico, perché in esso coincidono forma attiva e passiva.

La malattia è un eccesso di capacità.

La diversità non è reazione alla norma, ma estraneità ad essa.

La realtà è irriducibile come il sogno.

La raffigurazione ideale del rapporto analitico è data dalla condizione di due persone che, sedute accanto, guardano un film.

La paura di cambiare non è la paura di scoprire cose brutte, ma cose belle.

La verità non ha seguaci. Se ha seguaci, non è la verità, ma un "assoluto", cioè un ideale comunicabile e condividibile: propagandabile.

L'analisi (così come l'interpretazione) non s'insegna: s'impara.

L'analisi è cercarsi per niente.

L'analisi è l'uscita dall'aspettativa delle definizioni, per l'indefinibile.

L'analisi può dirsi il viaggio che porta dall'esigenza dei contenuti all'esperienza delle forme.

L'assoluto è sottrarsi (anche solo in parte) alla relativizzazione del vissuto.

L'impossibilità di nascondere la vita crea l'inconscio.

L'inconscio non è formato da ciò che non si conosce. Semmai è formato da cose troppo conosciute: così indagate che hanno sentito la necessità di andarsene. Ma veramente l'inconscio non è un luogo né un insieme di rose (ignote o note). L'inconscio è l'inquietante necessità che spinge le cose intime e celate ad allontanarsi e a diventare estranee.

L'interpretazione è quando una cosa non si rapporta a nessun'altra.

L'interpretazione rende simile il sogno. Ma il sogno è diversità inconquistabile, è altro. n sogno dice tanto solo se è lasciato dissimile - e lo si porta con sé; se invece è reso simile, dice poco.

Nessuno può capire la storia dell'altro: questo è l'ascolto limitato dell'analisi. Chi interpreta, o "cerca di capire", non ascolta l'altro; ascolta quello che già sa.

Non si può parlare del nuovo prima di averlo conosciuto, né dopo averlo conosciuto.

Libro di Cesare Viviani
Il sogno dell'interpretazione
Una critica radicale dell'ideologia psicanalitica 
Editore: Costa e Nolan, 2006 

Il deterioramento che ha colpito la psicanalisi si manifesta oggi con la nascita di un'ideologia psicanalitica media, rischiosissima, all'insegna del senso comune e dell'oggettività. "Il sogno dell'interpretazione", proponendosi di individuare la fisionomia di questa normalizzazione, interroga fino a rovesciarli i punti rigidi della psicanalisi odierna (il narcisismo, il transfert, i simboli, le perversioni, il sogno, la terapia) con l'intenzione di riportare la teoria alla sua vera origine, l'esperienza, e di gettare nuova luce sul rapporto analista-paziente la cui forma ideale, per l'autore, è paradossalmente raffigurata da due persone che, sedute accanto, guardano un film. Un libro di estrema attualità, giunto alla terza edizione, che affronta anche le discusse tematiche sociali: la formazione professionale, con la quale si pretende di dividere gli psicanalisti in scienziati e selvaggi, e l'attuale questione dell'ordine e dell'albo, allargando poi l'osservazione ai territori limitrofi del soggetto, della scrittura, della fede, dell'arte...