Frasi sui Voti in Pagella e la Valutazione Scolastica
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sui voti in pagella e sulla valutazione scolastica. Il termine latino pagella è il diminutivo di pagĭna, e indica il documento scolastico sul quale vengono registrati i voti riportati da ogni studente delle scuole secondarie (nella scuola elementare è stata sostituita dal documento di valutazione) in ogni singola materia nel corso delle varie frazioni dell’anno scolastico. [Vocabolario Treccani]. Sull'utilizzo dei voti in pagella ha scritto il pedagogista Daniele Novara:
"Non riesco a cogliere il senso di una valutazione così meccanica, quando non addirittura grottesca nella sua presunzione di esattezza, con numeri, come ci ricordava Dell’Oro, che vanno dal 2+ al 3--, dal 6½ al 6/7. È più sufficiente un 5/6 o un 6--? Come si può valutare in questo modo la comprensione di un alunno e deciderne, per esempio, il debito? Anche gli insegnanti che provano faticosamente a smarcarsi da queste logiche si ritrovano, poi, in caso di contestazione dei genitori, a dover fare affidamento sui numeri, come se in questi risiedesse la verità assoluta. Sembra non contare affatto la capacità di comprendere come un ragazzo o una ragazza si stiano collocando in un processo scolastico di apprendimento". [Cambiare la scuola si può, 2018].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla scuola, gli esami, la bocciatura, il valutare e il rapporto tra studenti e insegnanti. [I link sono in fondo alla pagina].
Il voto in pagella può misurare quanto siamo bravi in aritmetica, ma non quanto valiamo. (Timothy Gallwey) |
Conosci quel paese / dove fioriscono aranci e limoni / e vivono tranquilli gli imbroglioni. / Si incomincia presto / da bambini imbrogli piccolini / per renderla un poco più bella / si cambiano i voti alla pagella.
Giorgio Gaber, Gli imbroglioni, 1963
Viviamo in una società dominata dai risultati, nella quale le persone vengono giudicate in base alla loro competenza. Ancor prima di essere lodati o sgridati per la nostra prima pagella, veniamo amati o ignorati per come compiamo le nostre prime azioni. Questo schema fa emergere un messaggio chiaro e insistente: sei una brava persona degna di rispetto solo se hai successo nelle cose che fai.
Timothy Gallwey, Il gioco interiore del tennis, 1974
Il voto in pagella può misurare quanto siamo bravi in aritmetica, ma non quanto valiamo.
Timothy Gallwey, ibidem
La mia pagella diceva sempre: "Jim finisce prima degli altri e poi disturba i suoi compagni".
Jim Carrey [1]
Io odio la pagella, forse perché mi sento assolutamente incapace di giudicare il bambino con una semplice cifra. Ho provato, qualche volta, a sforzarmi, ma invano. Il bambino lo vedo nei mille complessi atteggiamenti della vita nella classe e fuori della classe, dinamico, rumoroso, pensoso, vivo; ma da questi atteggiamenti una cifra, anche approssimativa, non viene: potrebbe venire una musica o un colore, un numero assolutamente no.
Mario Lodi, C'è speranza se questo accade a Vho, 1963
Ecco una cosa che vorrei abolire: i voti. Come si fa a definire con un numero un rapporto fra intelligenza, volontà e profitto?
Mario Lodi, ibidem
La scuola la vorrei senza pagelle e con tante cordiali chiacchierate coi genitori, perché, alla fine, invece di una bella pagella, si abbia un bel ragazzo, cioè un ragazzo libero, sincero, migliore comunque.
Mario Lodi, C'è speranza se questo accade a Vho, 1963
È vero che c’è questo pezzo di carta da riempire, ma all’inizio dell’anno scolastico il discorso che si fa ai genitori è semplice e chiaro: la pagella è una formalità, il bambino non si può giudicare con un numero.
Mario Lodi, Cominciare dal bambino, 1977
La pagella, così com’è oggi, è uno strumento di valutazione impreciso e soggettivo. Il numero che dovrebbe essere scritto nelle caselle corrispondenti alle «materie» o a gruppi di attività, è il risultato di una strana operazione di miscela di sensazioni riguardo alle attività del bambino, che il maestro compie sulla base di un modello di sufficienza che varia da insegnante a insegnante.
Mario Lodi, ibidem
Anche per il comportamento il voto è sempre soggettivo e discende dalla concezione che l’educatore ha della scuola e dell’uomo. Lo stesso bambino, infatti, cambiando maestro, può cambiar voto.
Mario Lodi, ibidem
Si sa che sul comportamento ci sono diversi modi di valutazione: c’è chi premia con un bel voto il bambino che sta zitto e ubbidiente (perché magari ha paura) e c’è invece chi considera buon comportamento quello del bambino che discute, dà tono alla vita della classe, magari si ribella in certi casi, per un giusto motivo.
Mario Lodi, ibidem
Dare il voto facendo il confronto dei risultati e non tenendo conto dei punti di partenza, la pagella diventa inevitabilmente strumento di selezione sociale.
Mario Lodi, ibidem
Accettando di dare il voto, io maestro divento “giudice” degli scolari, mentre voglio essere un loro “amico”, uno che insegna e che impara insieme a loro, in certi casi uno che impara da loro.
Mario Lodi, ibidem
È inevitabile che dove ci sono i voti si fanno confronti. I voti non lasciano mai indifferenti i bambini. Il bambino che riesce bene nelle attività scolastiche, anche se non lo dice, può credersi più bravo e intelligente degli altri e diventare superbo; il bambino che non riesce può credersi meno intelligente e diventare insicuro e invidioso.
Mario Lodi, ibidem
Nessun bambino ha voglia di prendere voti bassi, né vuole essere bocciato. Se non riesce, è perché ci sono cause che noi dobbiamo individuare per rimuoverle.
Mario Lodi, ibidem
Liberare i bambini dalla ricompensa del voto e dal timore della bocciatura significa impostare il lavoro scolastico sugli interessi dei bambini, interessi che sono sempre rivolti alla conoscenza di se stessi, dei loro problemi in famiglia, del mondo. Significa abolire il voto-paga.
Mario Lodi, ibidem
La superbia, l’invidia, l’insicurezza, il pettegolezzo sono conseguenze del voto; anche se non sono evidenti e non portano a forme traumatiche (ma talora accadono), influiscono negativamente sui bambini e ostacolano l’attuarsi della socialità nella quale il bambino dovrebbe sentire gli altri vicini, e proprio dagli altri dovrebbe ricevere in continuazione stimoli.
Mario Lodi, ibidem
Accettare il voto è accettare il principio di una scuola che boccia.
Mario Lodi, ibidem
Senza voti è possibile vivere e studiare, è possibile aiutarsi a vicenda come quando si gioca fra amici. Collaborando si dona, ci si unisce, si cresce e si diventa forza.
Mario Lodi, ibidem
Il voto, anche se è un mezzo inadeguato, è stato fino ad ora l’unico mezzo che aveva la famiglia per sapere come il figlio si comportava a scuola. E si illudeva di saperlo.
Mario Lodi, ibidem
Dico ai genitori: «Io non sono capace di giudicare vostro figlio con un numero ma mi sento capace e in dovere di capire come ha vissuto sin qui per aiutarlo a proseguire senza chiedere a lui più di quel che può dare ma anche senza trascurare nulla di ciò che lo può realizzare come persona libera e sociale».
Mario Lodi, ibidem
Solo così è possibile tentare una valutazione, descrivendo la storia [del bambino], i suoi progressi e i suoi problemi. È una pagella un po’ più difficile e impegnativa da scrivere, ma è una cosa seria.
Mario Lodi, Cominciare dal bambino, 1977
Staccare il giudizio sia dalla concreta situazione dello scolaro, cioè dal suo effettivo procedimento mentale e morale, sia dal reale intervento del maestro, e renderlo astratto indicandolo con un numero o con parole convenzionali di approvazione o riprovazione, è quanto di più assurdo si possa immaginare, come uso quotidiano.
Giuseppe Lombardo Radice [1]
L’attenzione e la voglia di imparare di un bambino vanno conquistate, non imposte con la paura di un brutto voto.
Alberto Manzi [1]
Fa quel che può, quel che non può non fa.
Alberto Manzi [commento sulle pagelle dei suoi alunni delle elementari]
La nostra autostima non è un voto che ci viene dato in pagella, non è un’eredità, cresce man mano che affrontiamo il pericolo, viene messa in pratica man mano che osiamo nella vita.
Reinhold Messner, La vita secondo me, 2014
In seconda elementare Pierino era con tutti. In quinta è già in un gruppo più limitato. Su 100 persone che incontra per strada 40 gli son già «inferiori». Dopo la licenza media gli «inferiori» salgono a 90 su 100. Dopo il diploma a 96. Dopo la laurea a 99. Ogni volta ha visto la sua pagella migliore di quella dei compagni che ha perso. I professori che hanno scritto quelle pagelle gli hanno impresso nell’anima che gli altri 99 sono di cultura inferiore. A questo punto sarebbe un miracolo che la sua anima non ne sortisse malata.
Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, 1967
Il fine dei vostri ragazzi è un mistero. Forse non esiste, forse è volgare. Giorno per giorno studiano per il registro, per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano. Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null’altro.
Lorenzo Milani, ibidem
Il bilancio è la pagella del manager.
Helmar Nahr [1]
Il legame tra scuola e società è netto: dovremmo sempre tenerlo a mente. E costruire una scuola dove la valutazione è in grado di sostenere il processo di apprendimento degli studenti significa costruire una società migliore.
Daniele Novara, Cambiare la scuola si può, 2018
Maestro giovane e mamma bella dieci con lode sulla pagella.
Proverbio
Note
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