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Citazioni Errate - O

Elenco di frasi false, citazioni errate o di dubbia attribuzione che circolano sul web, che cominciano con la lettera O. Se hai qualche precisazione da fare per migliorare questa sezione, oppure desideri segnalare una citazione che hai trovato sul web e sulla cui autenticità hai dei dubbi, contatta pure Aforismario.
Qualunque frase priva di fonti bibliografiche certe, su internet la potrete trovare
attribuita nel 99% dei casi a: Oscar Wilde, Jim Morrison o Albert Einstein
e per il restante 1% a un altro autore sbagliato. (Aforismario)
O si pensa o si crede
Questa citazione è comunemente attribuita ad Arthur Schopenhauer, in realtà si tratta del titolo dato da Anacleto Verrecchia a una raccolta di scritti di Schopenhauer sulla religione, pubblicata dalla Rizzoli nel 2000: O si pensa o si crede. La frase si trova anche nel libro Diario del Gran Paradiso (1997) dello stesso Verrecchia: "O si crede o si pensa, non c'è altra via". Una pensiero di Schopenhauer che potrebbe aver ispirato Verrecchia è il seguente: "Non si possono servire due padroni: o la ragione o la Scrittura. Juste milieu, qui, vuol dire mettersi a sedere fra due sedie. O credere o filosofare!" (Parerga e Paralipomena, Della religione, Razionalismo).

Occhi. Quei maledetti occhi mi fottevano sempre. Ci facevo l'amore solo a guardarli.
In inglese: Eyes. Those damn eyes fucked me forever. We made love just looking at them.
Questa frase è generalmente attribuita a Charles Bukowski e, secondo alcuni, si troverebbe nel suo libro Sfumature d'ombra [sic!]. Ebbene, bisogna precisare che Bukowski non solo non ha mai scritto né un libro né un singolo racconto con un titolo simile, ma non ha nemmeno scritto una frase simile. Da una semplice ricerca su internet risulta che un blog che riporta la citazione in oggetto (attribuendola a Bukowski) s'intitola, guarda caso, Sfumature d'ombra (!); mentre in un altro blog si trova la seguente frase: "Mi sono persa nuovamente, questa volta totalmente. La mia lei non c'è più. Stavo così bene... questo stato mi fa più soffrire che star bene. Non mi fa vivere. Il problema è uno. Anzi due. Occhi. Sono quelli il mio problema. Quei maledetti occhi mi fottevano sempre. Ci facevo l'amore solo a guardarli. Ed ora...". Insomma, una piccola dimostrazione di come sia semplice – a causa dell'ingenuità e a volte della malafede di non pochi utenti – spacciare citazioni false su internet.

Odio la parola omofobia. Non è una fobia. Tu non sei spaventato. Sei stronzo.
In inglese: I hate the word homophobia. It's not a phobia. You are not scared. You are an asshole.
Quest'affermazione è spesso attribuita, sia in italiano sia in inglese, all'attore statunitense Morgan Freeman. In realtà si tratta di una battuta pubblicata su Twitter nel 2012 da un gruppo umoristico denominato Tweets from God (Tweets da Dio). L'equivoco è nato dal fatto che la pagina si rappresentava con l'immagine dell'attore tratta dal film Una settimana da Dio.
Oggi ho telefonato all’Agnelli e gli ho detto: "Il mio posto di lavoro non si tocca!" Lui m’ha risposto: "E chi lo tocca? Anzi mi fa schifo solo a guardarlo". 
Questa battuta è spesso attribuita, erroneamente, ad Altan. In realtà è del vignettista satirico Angese, nome d'arte di Sergio Angeletti (1947-2008).

Ogni felicità è una forma d'innocenza. 
Questa frase è a volte attribuita (soltanto in Italia) a Roberto Benigni, il quale, in effetti, l'ha pronunciata durante la trasmissione televisiva Il più grande spettacolo dopo il weekend (Rai 1, 2011). Tuttavia, la paternità della frase spetta alla scrittrice francese Marguerite Yourcenar, la quale in Alexis (1928) scrive: "Tout bonheur est une innocence" (Ogni felicità è un'innocenza).

Ogni minuto che passi arrabbiato perdi sessanta secondi di felicità.
In inglese: For every minute you spend angry you lose sixty seconds of happiness.
Questa citazione (anche nella forma "Per ogni minuto di rabbia ti perdi sessanta secondi di felicità), è di solito attribuita ad Albert Einstein (1879-1955) in lingua italiana e a Ralph Waldo Emerson (1803-1882) in lingua inglese. Purtroppo non esiste alcuna certezza che la frase sia stata scritta o pronunciata dall'uno o dall'altro; probabilmente da nessuno dei due. Soltanto in qualche sito la citazione è attribuita all'autore che la maggior parte delle persone si rifiuta di nominare in questi casi: Anonimo.

Ogni muro è una porta.
In inglese: Every wall is a door.
Questa nota frase di Ralph Waldo Emerson pare si trovi nei suoi voluminosi diari. Purtroppo non abbiamo a disposizione l'opera integrale da consultare,  ma da quella in nostro possesso risulta che la citazione potrebbe essere una variazione tratta dal seguente passo che Emerson ha scritto sul suo diario nel 1866:  "Un uomo esplora la propria mente in cerca di pensieri e non trova che luoghi comuni; ma, a un certo momento, sul vecchio argomento dei giorni, della politica, fa una distinzione che non ha mai fatta; egli intravvede una piccola apertura mai vista prima. Dove c'era un muro ora c'e una porta". Pertanto, se non possiamo dire con certezza che si tratta di una citazione errata, fin quando non ci sarà una verifica sul testo originale, possiamo dire si tratti di una citazione dubbia nella sua esposizione.

Ogni separazione ci fa pregustare la morte, e ogni rivederci ci fa pregustare la resurrezione. Perciò le stesse persone, che erano state indifferenti l’una all'altra, si rallegrano tanto, quando, dopo venti o trent'anni, si incontrano di nuovo.
Questa frase ha cominciato a diffondersi su alcuni siti di citazioni dopo essere stata pubblicata da Wikiquote nella pagina dedicata allo scrittore italiano Gianrico Carofiglio. In realtà si tratta di un'osservazione di Arthur Schopenhauer, pubblicata nel 1851 in Parerga e paralipomena, che Carofiglio ha semplicemente citato nel suo romanzo Il bordo vertiginoso delle cose (Rizzoli, 2013): "Ti è piaciuto parlare con tuo fratello ma subito, per rovinare tutto, come d’abitudine, ripeschi dalla memoria una frase di Schopenhauer. Ogni separazione ci fa pregustare la morte, e ogni rivederci ci fa pregustare la resurrezione. Perciò le stesse persone, che erano state indifferenti l’una all'altra, si rallegrano tanto, quando, dopo venti o trent’anni, si incontrano di nuovo. Dev'essere Parerga e paralipomena ma non sei sicuro. E comunque non ti importa".

Ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto.
Questa frase è comunemente attribuita a Voltaire, ma si tratta della parafrasi di un suo pensiero scritto ne Il secolo di Luigi XIV (Le Siècle de Louis XIV, 1751): "Un ministro è giustificabile per il male che compie, quando il timone dello Stato è forzato dalle sue mani a causa delle tempeste; ma nella calma egli è colpevole di tutto il bene che non fa" (Un ministre est excusable du mal qu’il fait, lorsque le gouvernail de l’État est forcé dans sa main par les tempêtes; mais dans le calme il est coupable de tout le bien qu’il ne fait pas).

Ogni uomo è un abisso e dà le vertigini a guardarci dentro.
Questa citazione è attribuita a Guido Ceronetti nei seguenti volumi: Libertà. Aforismi, Giunti Demetra, 2001 e Il piccolo grande libro degli aforismi, Giunti Demetra, 2004. Tuttavia, facendo una verifica nei libri di aforismi di Ceronetti, la frase non si trova. La frase, in realtà, è di Georg Buchner, e si trova in Woyzeck, 1836-37 (incompiuto e postumo, 1879): "Mensch ist ein Abgrund; es schwindelt einem, wenn man hinabsieht". La citazione, infine, è pronunciata anche nel film di Roberto Benigni La tigre e la neve: "Ogni persona è un abisso, vengono le vertigini a guardarci dentro".

Ogni verità passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata; infine viene accettata come ovvia.
In tedesco: Alle Wahrheit durchläuft drei Stufen. Zuerst wird sie lächerlich gemacht oder verzerrt. Dann wird sie bekämpft. Und schließlich wird sie als selbstverständlich angenommen.
In inglese: All truth passes through three stages. First, it is ridiculed. Second, it is violently opposed. Third, it is accepted as being self-evident.
Questa frase, che in italiano circola su internet anche nella seguente traduzione: "Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate; secondo: vengono violentemente contestate; terzo: vengono accettate dandole come evidenti", è attribuita ad Arthur Schopenhauer, ma da una ricerca effettuata sia nelle sue opere principali, sia su internet in lingua tedesca, la frase non risulta essere sua. Esiste comunque un brano, che si trova alla fine della prima edizione de Il mondo come volontà e rappresentazione, nel quale è possibile rintracciare il significato della citazione [la sottolineatura è nostra]: "E così, dopo essermi permesso lo scherzo, a cui quasi nessuna pagina può essere tanto seria da non dover far posto in questa vita quasi tutta ambigua, offro il libro con profonda serietà, nella sicurezza che esso raggiungerà presto o tardi coloro a cui soltanto può essere destinato, e per il resto tranquillamente rassegnato al fatto che anche a esso tocchi in pieno la sorte che in ogni conoscenza, e dunque tanto più nella più importante, toccò sempre alla verità, a cui è destinato solo un breve trionfo, fra i due lunghi spazi di tempo in cui essa viene condannata come paradossale e disprezzata come banale. E il primo destino suole colpire insieme il suo autore. Ma la vita è breve e la verità agisce a distanza e vive a lungo: diciamo la verità". (Scritto a Dresda, nell'agosto del 1818). Non si può escludere, insomma, che qualcuno abbia tratto ispirazione da questo brano per coniare la frase sopra riportata, la quale, però, a ben vedere non rispecchia in pieno le tre fasi attraversate dalla verità secondo Schopenhauer, secondo il quale: prima viene condannata come paradossale, poi accettata trionfalmente e infine disprezzata come banale. Da notare, inoltre, il seguente aforisma di Johann Wolfgang Goethe: "Le verità rivelate vengono prima ammesse in segreto, poi si diffondono a poco a poco, finché ciò che si era ostinatamente negato da ultimo appare come qualcosa di affatto naturale (Massime e riflessioni, 1833, postumo). Infine, più recentemente, Louis Agassiz: "Ogni grande verità scientifica passa attraverso tre stadi. Primo, la gente dice che è in contrasto con la Bibbia. Secondo, dicono che era già stata enunciata da qualcun altro. Terzo, sostengono di averci sempre creduto".

Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato sulla guancia di un altro uomo. 
In spagnolo: Todo hombre verdadero debe sentir en su mejilla el golpe dado a cualquier mejilla de otro hombre.
Questa frase à a volte attribuita a Che Guevara (1928-1967), ma si tratta di un pensiero dello scrittore e rivoluzionario cubano José Martí (1853-1895). L'equivoco nasce dal fatto che il "Che" amava citare spesso questa frase. Si veda ad esempio il discorso pronunciato al Consejo Interamericano Económico y Social (Punta del Este, 1961): "Es, pues, una revolución con características humanistas. Es solidaria con todos los pueblos oprimidos del mundo; solidaria, señor presidente, porque también lo decía Martí: 'Todo hombre verdadero debe sentir en la mejilla el golpe dado a cualquier mejilla de hombre'" (È, dunque, una rivoluzione con caratteristiche umanistiche. È solidale con tutti i popoli oppressi del mondo; la solidarietà, signor Presidente, perché come diceva Martí: 'Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato sulla guancia di un altro uomo'".

Ogni volta che lo riterrai opportuno, accendi un sogno e lascialo bruciare in te.
In inglese: Whenever you want, turn on a dream and let it burn you.
Questa citazione si trova su internet attribuita a William Shakespeare, ma si tratta molto probabilmente della solita frasetta gettata nel mare del web e attribuita a un autore noto per farla "galleggiare".

Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.
In inglese: Everyone is a genius. But if you judge a fish by its ability to climb a tree, it will live its whole life believing that it is stupid.
Questa frase è attribuita (e non poteva essere altrimenti) ad Albert Einstein, ma non risulta in nessuna sua opera, né esiste un qualsiasi documento che possa attestarne la paternità al grande scienziato, tra i personaggi cui è accreditato il maggior numero di frasi anonime.