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Citazioni Errate - S

Elenco di citazioni sbagliate, frasi false o di dubbia attribuzione che circolano sul web, che cominciano con la lettera S. Se hai qualche precisazione da fare per migliorare questa sezione, oppure desideri segnalare una citazione che hai trovato sul web e sulla cui autenticità hai dei dubbi, contatta pure Aforismario.
Sono convinto che anche nell’ultimo istante della nostra
vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.
(Giacomo Leopardi?)
Sai perché le persone ci tengono tanto a ricevere un messaggio, o una chiamata, o un abbraccio, un consiglio, un bacio? Perché prima di compiere un gesto c’è il pensiero. Devi pensarci, per forza. Ed è questo che le persone vogliono: essere il pensiero che ha la smania di diventare un gesto.
Questa frase, che circola su internet dal 2013 e che di tanto in tanto viene fatta circolare sui social, è attribuita nientemeno che a Sigmund Freud [sic!]. Inutile qualunque commento per quest'ennesima frasetta non soltanto banale, ma anche infondata dal punto di vista psicologico, attribuita a un autore celebre per spingerne la diffusione sul web. Tra l'altro, attribuire a Freud, lo "psicologo dell'inconscio", una citazione in cui si dà importanza al pensiero razionale che starebbe dietro i gesti, la dice lunga sull'ignoranza (e non solo quella) di chi continua a diffondere questa frase attribuendola al padre della psicoanalisi.

Sai qual è il vero fascino del matrimonio? È che rende inevitabile la necessità dell’inganno da entrambe le parti.
Questa frase è citata nel film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut (1999), quando Sandor Szavost (Sky Dumont) dice ad Alice Harford (Nicole Kidman): "Non pensi che uno dei lati più affascinanti del matrimonio sia rendere l'inganno una necessità per entrambe le parti?" (Don't you think one of the charms of marriage is that it makes deception a necessity for both parties?). Non tutti ricordano, però, che si tratta di una citazione da Il ritratto di Dorian Gray (1891) di Oscar Wilde: "Sembra che tu dimentichi che io sono sposato, e il fascino del matrimonio è che rende una vita di inganni assolutamente necessaria per entrambe le parti" (You seem to forget that I am married, and the one charm of marriage is that it makes a life of deception absolutely necessary for both parties).

Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri.
Questa frase si trova su molti siti web attribuita a Leonardo da Vinci, ma esaminando i suoi scritti letterari, questo pensiero non si trova. Del resto, chi ha letto qualcosa di Leonardo sa che egli si esprimeva in un italiano molto diverso da quello odierno. Probabilmente si tratta di una frase di autore anonimo attribuita al grande artista e scienziato italiano per darle maggior credito e diffusione su internet.

Scherzando, si può dire di tutto, anche la verità.
Questa citazione di Sigmund Freud è assai diffusa in Italia anche perché resa popolare dal libro curato da Massimo Baldini Sigmund Freud - Aforismi e pensieri (Newton Compton, 1994). Bisogna notare, tuttavia, che con questa frase Freud non fa che citare un vecchio e assai diffuso proverbio. Si vedano, per esempio, i detti italiani: "Scherzando si dice il vero". "Per scherzo si può far tutto". "Spesso si dice scherzando quel che si vuole sul serio". Che Freud citi consapevolmente un modo di dire già molto conosciuto, lo si evince, tra l'altro, da quanto egli stesso scrive in Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915) da cui è tratta la frase: "Queste barzellette ciniche non sarebbero possibili se non servissero a esprimere una verità, che ci sforziamo di non riconoscere e che non ci permetteremmo di ammettere qualora venisse affermata in modo serio ed esplicito. Si sa che scherzando si dice anche la verità!".

Scrivere è necessario. Vivere non è necessario. 
La frase (in portoghese: "Escrever é preciso; viver não é preciso") è attribuita comunemente a Fernando Pessoa, ma essa non compare in alcuna delle sue opere. Probabilmente si tratta di una parafrasi dell'aforisma "Navigare è necessario, vivere non è necessario", attribuito da Plutarco a Gneo Pompeo Magno  in Vite parallele, e che Pessoa riporta  nella poesia Navegar é Preciso e ne Il libro dell'inquietudine: "Noi ci siamo trovati in navigazione, senza avere idea del porto a cui approdare. E così abbiamo ripetuto, in una dolorosa versione, l'avventurosa formula degli argonauti: navigare è necessario, vivere non è necessario".

Scusarsi non significa sempre che tu hai sbagliato e l'altro ha ragione. Significa semplicemente che tieni più a quella relazione del tuo orgoglio.
Questa frase è generalmente attribuita a Fabio Volo, ma non si trova in nessuno dei suoi romanzi.

Se ami qualcuno lascialo libero. Se torna da te, sarà per sempre tuo, altrimenti non lo è mai stato.
In inglese: If you love someone, set them free. If they come back they're yours; if they don't they never were.
Questa celebre citazione è spesso attribuita allo scrittore Richard Bach, ma a quanto pare la frase non risulta in nessuna delle sue opere. L'autore della frase, in realtà, è sconosciuto. Secondo alcuni, come per esempio Anthony De Mello in Compagno di cammino (2002), si tratterebbe di un proverbio di origine orientale. La frase è citata anche da Demi Moore nel film Proposta indecente (1993): "Se vuoi qualcuno a tutti i costi, lascialo libero; se torna da te è tuo per sempre, se non lo fa, allora, tanto per cominciare, non è mai stato tuo".

Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi. 
Questa celebre frase è attribuita, almeno in Italia, a Benito Mussolini, il quale, effettivamente, la pronunciò in un discorso del 7 aprile 1926. La paternità della frase spetta però al generale francese Henri du Vergier conte de la Rochejaquelein (1772-1794), che la pronunciò nella battaglia di Les Aubiers del 1793: "Io ho contro di me la mia giovinezza e la mia inesperienza; ma ardo già di rendermi degno di comandarvi. Andiamo a cercare il nemico: se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se mi uccidono, vendicatemi!" (J'ai d'ailleurs contre moi et ma grande jeunesse et mon inexpérience; mais je brûle déjà de me rendre digne de vous commander. Allons chercher l'ennemi: si j'avance, suivez-moi, si je recule, tuez-moi, si je meurs, vengez-moi).

Se c'è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c'è una soluzione perché ti preoccupi?
Questa frase è attribuita ad Aristofane o, più spesso, ad Aristotele. Una frase simile: "Se c'è rimedio perché ti arrabbi? Se non c'è rimedio perché ti arrabbi?" secondo alcuni sarebbe da attribuire a Confucio, secondo altri si tratterebbe di un detto di origine orientale. Un detto Zen molto simile afferma: "Se il problema ha una soluzione, preoccuparsene è inutile, alla fine il problema sarà risolto. Se il problema non ha soluzione, non c'è motivo di preoccuparsi, perché non può essere risolto" (in lingua inglese: If the problem has a solution, worrying is pointless, in the end the problem will be solved. If the problem has no solution, there is no reason to worry, because it can’t be solved). 
Il vero autore di questa massima è probabilmente il monaco buddhista indiano Śāntideva, vissuto attorno all'ottavo secolo, che nel Bodhicaryāvatāra (opera a lui attribuita) scrive: "Se c'è rimedio, a che serve lo sconforto? Se non c'è rimedio, a che serve lo sconforto?". (Yadyastyeva pratīkāro daurmanasyena tatra kim atha nāsti pratīkāro daurmanasyena tatra kim). Una conferma ci viene anche dal Dalai Lama, che ne I consigli del cuore (2001) attribuisce proprio a Śāntideva la frase: "Se c’è un rimedio, a che serve inquietarsi? Limitatevi ad applicarlo. E se non c’è rimedio, a che serve inquietarsi? Serve solo ad acuire il dolore".

Se Dio esiste spero che abbia una buona scusa.
In inglese: If God exists, I hope he has a good excuse.
Questa citazione è comunemente attribuita (in tutte le lingue) a Woody Allen, ma non esiste alcuna prova certa. Sia in italiano sia in francese, la frase di solito è riportata in questo modo: "Io non so se Dio esiste. Ma se esiste, spero che abbia una buona scusa" - "Je ne sais pas si Dieu existe. Mais s'il existe, j'espère qu'il a une bonne excuse". La frase è presente anche nel romanzo Daniel Pennac La fata carabina (1992): "Se Dio esiste, spero che abbia una scusa valida". Citazioni simili sono le seguenti: "Non so se Dio esiste, ma sarebbe meglio, per il suo onore, che non esistesse". Jules Renard, Diario, 1887/1910 (postumo, 1925-27); "Dio ha una sola scusa: quella di non esistere". Stendhal, Frammenti vari (cit. in Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888).

Se gli oroscopi dei giornali fossero veri ci sarebbero soltanto 12 categorie di persone sulla Terra.
Questa citazione di Piero Angela, diffusa in questa forma su internet, deriva in realtà da un'estrapolazione arbitraria da un'intervista al prof. Paul Kurtz riportata da Angela in Viaggio nel mondo del paranormale (1978): Paul Kurtz: "Per poter fare un vero oroscopo occorre sapere il momento preciso della nascita di ogni individuo. Invece queste previsioni si basano solo sul segno zodiacale dei lettori." - Piero Angela: "In questo modo è come se esistessero soltanto 12 categorie di individui sulla Terra?" - Paul Kurtz: "Esattamente. Capisce che ciò è un'assurdità. Ma malgrado la nostra presa di posizione e quella degli stessi astrologi, le rubriche continuano a uscire".

Se guarderai a lungo nell'abisso, anche l'abisso vorrà guardare in te.
Questa citazione, nel momento in cui scriviamo (marzo 2013), è attribuita a Edgar Allan Poe da alcuni dei maggiori siti di aforismi e citazioni in lingua italiana. In realtà si tratta di un celebre aforisma di Friedrich Nietzsche che si trova in Al di là del bene e del male (1886): "Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te" (Wer mit Ungeheuern kämpft, mag zusehn, dass er nicht dabei zum Ungeheuer wird. Und wenn du lange in einen Abgrund blickst, blickt der Abgrund auch in dich hinein). Forse la confusione nasce a causa dall'esistenza di diversi riferimenti all'abisso presenti in vari racconti di Edgar Allan Poe. Ad esempio, in Morella, pubblicato nel 1840 in Racconti del grottesco e dell'arabesco: "La mia anima si riempiva di malessere ed era presa dalla vertigine come colui che fissa lo sguardo in qualche lugubre e insondabile abisso". Oppure, in Il seppellimento prematuro (The Premature Burial, 1844): "Vi sono momenti in cui, anche all'occhio sereno della ragione, il mondo doloroso degli uomini può apparire un inferno. Ma l'immaginazione umana non è Carathis perché possa impunemente esplorarne abisso per abisso. Purtroppo non si può considerare tutta immaginaria la triste legione dei terrori sepolcrali; ma, se non vogliamo che ci divorino, bisogna lasciare che dormano, come i demoni in compagnia dei quali Afrasiab discese nell'Oxus, bisogna lasciare che dormano: o siamo destinati a perire".

Se la vostra mente non è aperta, tenete chiusa anche la bocca.
In inglese: If your mind isn't open, keep your mouth shut too.
Questa frase si trova su internet, e diffusa soprattutto sui social network, attribuita al "solito" Albert Einstein, ma in realtà è della scrittrice statunitense Sue Grafton, e si trova nel suo libro: M come male, pubbòicato nel 1996.

Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita.
In francese: Si l'abeille disparaissait du globe, l'homme n'aurait plus que quatre années à vivre. 
In inglese: If the bee disappears from the surface of the earth, man would have no more than four years to live.
Questa citazione è spesso attribuita ad Albert Einstein, ma non esistono prove che possano documentarlo. In epoca più recente (nel 1994), questa frase è stata usata come slogan su un volantino distribuito a Bruxelles dall'Unione Nazionale Apicoltori Francesi (UNAF), in rivolta a causa della concorrenza del miele d'importazione a basso costo: "Si l'abeille disparaissait du globe, l'homme n'aurait plus que quatre années à vivre" (Se l'ape scomparisse dalla terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita). La frase continuerebbe poi: "Sans abeilles, plus de pollinisation, plus de plantes, plus d'animaux, plus d'hommes" (Senza api, niente più impollinazione, niente più piante, non più animali, non più esseri umani). Il vero autore della frase rimane sconosciuto, ma si può presumere che egli abbia tratto ispirazione dallo scrittore belga Maurice Maeterlinck (1862-1949) che nel suo La vita delle api (1901) scriveva: "On estime en effet que plus de cent mille espèces de plantes disparaîtraient si les abeilles ne les visitaient point, et qui sait? notre civilisation même, car tout s'enchaîne dans ces mystères" (Si stima che più di centomila specie di piante scomparirebbero se le api non le visitassero, e chi sa? la nostra stessa civiltà, perché tutto si intreccia in questi misteri). Maeterlinck, a sua volta, non si può escludere che facesse riferimento a diversi passi de L'origine delle specie (1859) di Charles Darwin, in cui si rileva l'importanza dell'interrelazione tra le diverse specie; si veda a esempio questo passo: "Sono tentato di dare ancora un esempio, per provare che le piante e gli animali più lontani nella scala naturale sono collegati da una rete di rapporti complessi. Più innanzi io avrò occasione di notare che la Lobelia fulgens esotica non è mai visitata dagli insetti in questa parte dell'Inghilterra; e che in seguito alla sua particolare conformazione non può mai produrre alcun seme. La visita delle farfalle è assolutamente necessaria a molte delle nostre orchidee per spandere il loro polline e fecondarle. Abbiamo esperienze che ci convincono che i pecchioni sono quasi indispensabili alla fecondazione della viola del pensiero (Viola tricolor), perché le altre api non vi si arrestano. Ho anche scoperto che parecchie specie di trifoglio richiedono la visita delle api per divenire feconde: per esempio, 20 capi di trifoglio olandese (Trifolium repens) diedero 2290 semi, mentre 20 altri individui di questa specie, inaccessibili alle api, non ne diedero uno solo. Così 100 piante di trifoglio rosso (Trifolium pratense) produssero 2700 semi, ma altrettante pianticelle difese dalle api non diedero semente di sorta. I soli pecchioni visitano il trifoglio rosso; le altre api non ne possono suggere il nèttare. Si è sostenuta l'idea che le falene potessero cooperare alla fecondazione dei trifogli; ma io dubito che ciò sia possibile pel trifoglio rosso, giacché il loro peso non basta a deprimere i petali della corolla. D'onde può inferirsi che se l'intero genere dei pecchioni divenisse molto raro o si estinguesse in Inghilterra, probabilmente la viola del pensiero e il trifoglio rosso diminuirebbero assai o scomparirebbero interamente".

Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.
Questa citazione, abbastanza diffusa su internet, è attribuita a William Shakespeare e, secondo alcune fonti, si troverebbe in Romeo e Giulietta. Inutile dire che la frase in quest'opera non si trova e che pur facendo una ricerca della medesima frase in lingua inglese, non risulta essere di Shakespeare. Si tratta, insomma, della solita frase anonima attribuita a un grande autore per darle maggior risalto, in questa sezione del sito ci sono tantissimi esempi del genere.

"Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico. Valuterei le cose non per il loro valore, ma per ciò che significano. Dormirei poco e sognerei di più, sapendo che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce...".
Questo testo, e diffuso su internet dall'anno 2000 col titolo di La marionetta, è spesso attribuito a Gabriel García Márquez. In realtà si tratto di uno testo senza pretese del comico, attore e "scrittore" messicano Johnny Welch intitolato Quello che mi ha insegnato la vita (Lo Que Le He Enseñado a la Vida). Per leggere il testo integrale, vedi le Frasi attribuite a Gabriel García Márquez

Se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità. 
Questa frase è attribuita (soltanto in Italia) a Roberto Benigni, il quale, in effetti, l'ha pronunciata durante l'edizione del Festival di Sanremo del 2011. Tuttavia, la paternità della frase spetta al poeta francese Jacques Prévert, il quale in Intermède, Spectacle, 1951, scrive: "Même si le bonheur t'oublie un peu, ne l'oublie jamais tout à fait" (Anche se la felicità ti dimentica un po', tu non dimenticarla mai del tutto). 

Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te la stanno perdendo, può darsi che tu non abbia afferrato la situazione
Questa citazione (che è un po' la parodia del  celebre verso iniziale della poesia "Se" di Rudyard Kipling) è attribuita solitamente alla scrittrice statunitense Jean Kerr, e in effetti si trova nell'introduzione della sua raccolta di saggi umoristici: Per favore non mangiate le margherite (Please Don't Eat the Daisies, 1957). Ma leggendo la frase nel suo contesto originario, è evidente che l'autrice cita il pensiero di qualcun altro, anche se non specifica di chi. La frase completa, infatti, è: "Come qualcuno ha sottolineato di recente, se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te la stanno perdendo, può darsi che tu non abbia afferrato la situazione" (As someone pointed out recently, if you can keep your head when all about you are losing theirs, it's just possible you haven't grasped the situation.) Ma chi è il "misterioso" personaggio citato dalla Kerr? Dalle numerose attribuzioni che è possibile trovare sul web in lingua inglese, si potrebbe rispondere che la vera autrice della frase in oggetto sia Rose Kennedy (madre del presidente degli Stati Uniti d'America John Kennedy), ma, purtroppo, sappiamo quanto poco ci si possa fidare delle varie attribuzioni prive di fonti sicure che si possono trovare sul web.

Se sei felice non gridarlo troppo, la tristezza ha il sonno leggero.
Questo aforisma è spesso attribuito a Giacomo Leopardi. Inutile qualsiasi commento.

Se te la prendi con chi fugge dalle guerre e non con chi le guerre le fa, allora vuol dire che hai la merda nel cervello.
Questa frase, che circola solo di recente sul web, ed è legata al fenomeno delle grandi migrazioni del 2015, è attribuita nientemeno che ad Albert Einstein! (sempre lui). Seppure il grande scienziato era un noto pacifista, si può mai immaginare che abbia potuto usare una simile espressione? Eppure molti ci credono. In realtà si tratta del solito trucchetto usato sul web per diffondere la frase di uno sconosciuto: attribuirla a un personaggio celebre. Di esempi simili, Aforismario ne ha individuati parecchi.

Se tu hai una mela e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu e io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea e io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora ognuno di noi avrà due idee.
In inglese: If you have an apple and I have an apple and we exchange these apples then you and I will still each have one apple. But if you have an idea and I have an idea and we exchange these ideas, then each of us will have two ideas.
Questa citazione è immancabilmente attribuita a George Bernard Shaw (1856-1950); nel momento in cui scriviamo [2015] decine di libri, tutti i siti italiani di citazioni e persino Wikipedia Italia gliela attribuiscono senza incertezze, eppure non esiste alcuna prova che possa attestarne la paternità. Per quanto se ne sa, la frase pare sia stata pronunciata per la prima volta nel 1949 durante una trasmissione della NBC da Charles Franklin Brannan, Segretario dell'Agricoltura degli Stati Uniti d'America dal 1948 al 1953, il quale ha probabilmente ripreso un detto anonimo in cui al posto delle mele si parlava di dollari (cfr. News Bulletin of the Institute of International Education, 1949).

Se una scrivania ingombra è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota?
In inglese: If a cluttered desk is a sign of a cluttered mind, of what, then, is an empty desk a sign?
Questa citazione è di solito attribuita ad Albert Einstein, ma si tratta di un aforisma dello psicologo canadese naturalizzato statunitense Laurence Johnston Peter (1919-1990 - conosciuto soprattutto per aver formulato il "principio di incompetenza", detto anche "principio di Peter"). L'aforisma è riportato in Peter's Quotations: Ideas for Our Time, 1977. Vedi anche la frase simile, sempre attribuita ad Albert Einstein: "Una scrivania ordinata è sintomo di una mente malata".

Se uno smette di bere, fumare e fare l'amore non è che vive più a lungo, ma è la vita che gli sembra più lunga.
Questa citazione è spesso attribuita (soltanto in Italia, a dire il vero) a Sigmund Freud (nel momento in cui scriviamo [aprile 2013] ci sono più di un centinaio di siti che la attribuiscono al grande psicoanalista). In realtà si tratta di una frase dello scrittore, politico e chef inglese Clement Freud (1924-2009), pubblicata su The Observer (27-12-1964). Un'altra traduzione della medesima frase è la seguente: "Se decidi di smettere di bere, fumare e fare l'amore, non è che vivi più a lungo: la vita ti sembra più lunga". Questo è soltanto uno dei tanti esempi che dimostrano come la maggior parte dei siti di aforismi e citazioni pubblichino frasi su frasi senza alcuna preoccupazione di verificarle contribuendo alla cattiva informazione esistente su internet.

Se votare servisse a qualcosa non ce lo farebbero fare.
In inglese: If voting made any difference they wouldn't let us do it.
Questa frase è generalmente attribuita a Mark Twain (1835-1910) ma non vi è alcuna prova documentale che possa attestarlo: "Se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare" (If voting made any difference they wouldn't let us do it). Una variante della medesima frase è attribuita, invece, all'anarchica russa Emma Goldman (1869-1940): "Se votare servisse a qualcosa, sarebbe illegale" (If voting changed anything, they’d make it illegal), ma anche in questo caso non vi è alcuna certezza. Secondo diverse testimonianze, la frase fu scritta da un anonimo su un muro di Londra nel 1979 (Books and Bookmen, 1982). Un'altra variante di questa frase è quella più recente del politico britannico, sindaco di Londra, Ken Livingstone (1945) che l'ha usata come titolo di una sua autobiografia del 1987: "Se votare servisse a cambiare qualcosa, avrebbero abolito le elezioni" (If Voting Changed Anything They'd Abolish It). In conclusione, non si può escludere che la frase originale sia di qualche autore anonimo, e che poi sia stata ripresa da diversi personaggi noti o a essi attribuita.

Se vuoi capire una persona, non ascoltare le sue parole, osserva il suo comportamento.
Questa citazione è attribuita, in Italia, ad Albert Einstein, ma si tratta di una generalizzazione un po' arbitraria (forse anche più di un po') di una sua riflessione sui fisici in On the Method of Theoretical Physics (1934): "If you want to find out anything from the theoretical physicists about the methods they use, I advise you to stick closely to one principle: don't listen to their words, fix your attention on their deeds" (Se volete scoprire qualcosa dai fisici teorici circa i metodi che usano, vi consiglio di attenervi strettamente al principio: non ascoltate le loro parole, fissate l'attenzione sulle loro azioni). Insomma, alle tante citazioni fasulle attribuite ad Einstein (e non solo a lui, naturalmente), si aggiungono anche le frasi d'autore manipolate a proprio piacimento per renderle più appetibili agli ignari lettori del web.

Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti.
Questa frase, anche nella versione in inglese, il più delle volte è attribuita a Woody Allen, e secondo quanto attestato anche da alcuni autorevoli siti di citazioni, essa si troverebbe nel film La maledizione dello scorpione di giada (The Curse of the Jade Scorpion, 2001), ma se si legge la sceneggiatura in lingua originale, ci si accorge che la battuta è inesistente. Ora, seppure non si può escludere che Woody Allen abbia potuto citare questa frase in qualche suo monologo, si tratta comunque di un vecchio proverbio yiddish, noto anche nella seguente forma: "L'uomo pianifica, Dio ride" (Man plans and God laughs). Volendo, si può anche rintracciare l'origine di questo proverbio nell'Antico Testamento, laddove (Salmi - 33, 10) è scritto: "Il Signore annulla i disegni delle nazioni, / rende vani i progetti dei popoli. / Ma il piano del Signore sussiste per sempre".

Semina un pensiero e raccoglierai un'azione, semina un'azione e raccoglierai un'abitudine, semina un'abitudine e raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino.
In inglese: Sow a thought and you reap an action; sow an act and you reap a habit; sow a habit and you reap a character; sow a character and you reap a destiny.
Questa massima è attribuita ai più svariati autori: Charles Reade, Ralph Waldo Emerson, William James, William Makepeace Thackeray, Buddha, ecc. Più probabilmente si tratta di una massima di origine orientale (secondo alcuni, tibetana) di autore sconosciuto.

Sesso non è la risposta. Sesso è la domanda. "Sì" è la risposta.
In inglese: Sex is not the answer. Sex is the question. "Yes" is the answer.
Questa battuta è spesso attribuita (soltanto in Italia, a dire il vero) a Woody Allen. In realtà non si conosce con certezza chi ne sia l'autore, anche se nella maggior parte dei casi in lingua originale la battuta è attribuita allo stand-up comedian statunitense Swami X. Ovvio il riferimento, comunque, a una celebre battuta di Woody Allen: "L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande" (Love is the answer. But while you're waiting for the answer, sex raises some pretty good questions. New York Times, 1975 ).

Si è giovani una volta sola, ma si può essere immaturi per sempre.
[You're only young once, but you can be immature forever].
Questa frase si trova attribuita, sia in lingua italiana sia in inglese, a vari autori: Dave Barry, Germaine Greer, Ogden Nash, Philip Roth, ecc. Per qualche tempo lo stesso Aforismario aveva pubblicato questa citazione attribuendola allo scrittore statunitense Philip Roth, in quanto presente nel suo romanzo Il teatro di Sabbath pubblicato nel 1995, ma successivamente, dopo alcune verifiche, ci siamo accorti che la frase era già nota e pubblicata come anonima su vari testi sin dagli anni '50 del XX secolo.

Si rovina un ragazzino nel modo più sicuro, se gli si insegna a considerare il "pensare allo stesso modo" più alto del "pensare in un altro modo".
Questa frase, attribuita a Friedrich Nietzsche, è in realtà una traduzione errata del seguente aforisma del filosofo tedesco: "Si corrompe nel modo più sicuro un adolescente, se gli si insegna a stimare chi la pensa come lui più di chi la pensa diversamente. (Aurora, 297, 1881, Adelphi). Come si può notare, il significato originale dell'aforisma (che pone l'accento sulla tolleranza) è abbastanza stravolto dalla traduzione infedele (che pone l'accento sul conformismo), eppure in questa forma è riportato nella maggior parte dei siti di aforismi italiani, i quali, copiandosi tra loro, diffondono il virus delle citazioni errate in tutto il web e persino nei libri!

Si inoltrò nella giungla, dove la mano dell'uomo non aveva mai messo piede.
Questa citazione si trova attribuita a Emilio Salgari (1862-1911) nel libro umoristico di Gino e Michele Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Opera omnia (Baldini e Castoldi, 1995), ma purtroppo non è indicata la fonte originaria, così come non è indicata anche in un altro libro più recente in cui si trova citata, e cioè in I miei mostri (Mondadori 2004) di Dino Risi, il quale scrive: "Non fummo mai critici con Salgari, nemmeno quando scriveva: «Si inoltrò nella giungla, dove la mano dell'uomo non aveva mai messo piede»". Aforismario ha esaminato le seguenti opere di Salgari, senza trovare traccia della frase: Le Tigri di Mompracem - I misteri della jungla nera - I pirati della Malesia - Le due Tigri - Il Re del Mare - Alla conquista di un impero - Sandokan alla riscossa - La riconquista di Mompracem - Il Bramino dell’Assam - La caduta di un impero - La rivincita di Yanez - Il Corsaro Nero - La Regina dei Caraibi - Jolanda, la Figlia del Corsaro Nero - Il Figlio del Corsaro Rosso - Gli ultimi Filibustieri. Secondo quanto riportato su The Lawyer and Credit Man (1893), la frase sarebbe di un anonimo avvocato irlandese: "An Irish lawyer, in a flight of oratory, described a 'virgin forest' as 'a forest where the hand of man had never set foot before'". A questo punto sorge il dubbio che la citazione sia in realtà soltanto uno "scherzo letterario" ai danni di Salgari, al quale sarebbe sfuggito il buffo accostamento tra la "mano" e il "piede" presente nella frase.

Si narra che l'usignolo amasse la rosa da abbracciarla così tanto che le spine gli trafissero il cuore.
In inglese: It's said that the nightingale loved the rose to hug her so much that the thorns pierced through his heart.
Questa frase è attribuita, ma soltanto in lingua italiana, a Oscar Wilde, e secondo quanto riportato in vari siti, si troverebbe in L'usignolo e la rosa, titolo di una delle cinque storie per bambini contenute nella raccolta Il principe felice e altri racconti, pubblicata nel 1888. Ebbene, chi attribuisce questa citazione a Oscar Wilde, non ha avuto nemmeno la curiosità di leggersi le poche pagine del racconto, per rendersi conto che non soltanto la frase non esiste, ma che non ha nemmeno attinenza con la favola di Wilde, visto che l'usignolo non abbraccia la rosa perché l'amava, ma per ottenere una rosa rossa da donare a un ragazzo innamorato. Questo il passo cruciale: "L’Usignolo volò al Rosaio, e pose il suo petto contro la spina. Tutta la notte cantò col petto contro la spina, e la fredda Luna di cristallo si chinò ad ascoltarlo. Tutta la notte cantò, e la spina penetrava sempre più profonda nel suo petto, e il suo sangue vitale defluiva da lui". Quale sia poi il finale della favola, ognuno può leggerlo da sé.

Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione. 
In inglese: You can discover more about a person in an hour of play than in a year of conversation.
Questa frase è di solito attribuita a Platone (IV sec. a.e.c.), e non c'è sito di aforismi che non la attribuisca al filosofo greco. Ma non solo: la frase è citata anche in diversi libri, sempre accompagnata dal nome di Platone. In uno di questi si legge: "Nella Repubblica Platone scrive: 'Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco, che in un anno di conversazione'. Il filosofo greco riconosceva nel gioco l'espressione principale dell'indole infantile, sottolineando quanto il gioco andasse valorizzato" (Alessandra Serraglio, Gli adulti parlano... i bambini disegnano!, 2011). Peccato, però, che la frase non risulti in nessuna delle opere di Platone, tanto meno ne la Repubblica. Ciò è indicativo del fatto che ormai anche gli autori di libri pescano le loro citazioni nel mare del web, presumendo che i siti di citazioni siano tutti affidabili. Ne consegue che anche molte delle citazioni riportate nei libri più recenti siano sempre meno corrette. Per quanto riguarda il vero autore della frase, resta sconosciuto; probabilmente si tratta di un vecchio detto.

Siamo buoni a nulla, ma capaci di tutto.
In inglese: We are good for nothing and capable of everything.
Questa è solo una delle tanti frasi che di solito vengono attribuite a Jim Morrison. Per quanto ne sappiamo, si tratta, invece, di un aforisma di Leo Longanesi pubblicato in La sua signora nel 1957: "Buoni a nulla, ma capaci di tutto".

Siamo un popolo di rivoluzionari, ma vogliamo fare le barricate con i mobili degli altri.
Questa frase, che si trova su vari siti anche in questa variante: "I giovani vogliono sempre fare le barricate, ma preferiscono farle con i mobili degli altri", è attribuita a Ennio Flaiano. Bisogna dire, però, che si tratta di citazioni infedeli rispetto all'originale, perché l'aforisma esatto, così come scritto da Flaiano nei suoi taccuini (1959-1972), pubblicati postumi per la prima volta nel 1986 con il titolo Frasario essenziale per passare inosservati in società, è il seguente: "Vogliono la rivoluzione ma preferiscono fare le barricate con i mobili degli altri". I riferimenti al popolo o ai giovani sono, dunque, da considerarsi del tutto arbitrari.

Siate affamati, siate folli.
In inglese: Stay hungry, stay foolish.
La citazione è attribuita generalmente a Steve Jobs, il quale, in effetti, l'ha pronunciata durante un suo celebre discorso ai neo-laureati di Stanford nel 2005; ma proprio in quell'occasione Steve Jobs dichiarava di aver letto la frase nella rivista The Whole Earth Catalog, creata da Stewart Brand nel 1968. In particolare, nell'ultima pagina dell'ultimo numero pubblicato nella metà degli anni '70, vi era una foto la cui didascalia era per l'appunto: "Siate affamati, siate folli".

Sii gentile, perché ogni persona che incontri sta combattendo una dura battaglia.
Questa citazione è attribuita a diversi autori, tra cui Platone e Filone di Alessandria. In Italia una frase molto simile è stata attribuita al regista Carlo Mazzacurati (1956-2014) nei giorni successivi alla sua morte: "Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre". Un'altra versione della medesima citazione è: "Cerchiamo di essere gentili l'un l'altro, perché la maggior parte di noi sta combattendo una dura battaglia". Il vero autore della frase, però, pare sia il teologo scozzese Ian Maclaren (1850-1907, pseudonimo del reverendo John Watson), il quale, nel 1897, pubblicò  sul periodico The British Weekly un suo messaggio natalizio: "Sii gentile, tutti quelli che incontri stanno combattendo una dura battaglia" (Be kind, for everyone you meet is fighting a hard battle).

Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.
In inglese: Be the change you wish to see in the world.
Questa celebre frase è comunemente attribuita a Gandhi, ma non esiste alcuna prova documentabile che egli l'abbia mai pronunciata. Probabilmente si tratta di una parafrasi della seguente citazione tratta dalla opere di Gandhi: "Tutte le tendenze presenti nel mondo esterno si trovano dentro di noi. Se potessimo cambiare noi stessi, anche le tendenze del mondo potrebbero cambiare".

Sii padrone della tua volontà e schiavo della tua coscienza.
In inglese: Be the master of your will, and the slave of your conscience.
Questa frase si trova spesso attribuita ad Aristotele, ma si tratta di un pensiero della scrittrice a aforista austriaca Marie von Ebner-Eschenbach (1830-1916), pubblicato nel 1880 nel suo libro AforismiSei deines Willens Herr und deines Gewissens Knecht. (Sii padrone della tua volontà e servitore della tua coscienza).

Sii te stesso; tutti gli altri sono già occupati.
In inglese: Be yourself; everyone else is already taken.
Questa citazione è quasi sempre attribuita all'immancabile Oscar Wilde, più raramente ai soliti Winston Churchill, George Bernard Shaw e Mark Twain. In realtà non vi è alcuna prova che l'autore della frase sia uno degli autori sopra riportati. Da notare che esiste un libro con questo titolo (Be yourself; everyone else is already taken) pubblicato nel 2009 da Mike Robbins.

Solo il cambiamento è eterno, perpetuo, immortale.
In inglese: Change alone is eternal, perpetual, immortal.
Questa frase, attribuita ad Arthur Schopenhauer, è molto diffusa sul web e citata su diversi libri, non soltanto in lingua italiana. Tuttavia, in nessun caso viene citata la fonte. Ebbene, esaminando tutte le opere principali di Schopenhauer (Il mondo come volontà e rappresentazioneParerga e paralipomenaIl primato della volontà e persino gli scritti giovanili), la frase non risulta. Fino a prova contraria, dunque, la citazione va considerata di dubbia attribuzione.

Sono contrario ai rapporti prima del matrimonio perché fanno arrivare tardi alla cerimonia.
Questa battuta, attribuita ad Antonio Ricci in Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano (Einaudi, 1991) di Gino & Michele, su internet è spesso attribuita anche a Woody Allen. Effettuando una ricerca su internet in lingua inglese, tale frase, però, non si trova; dunque la paternità della battuta andrebbe lasciata ad Antonio Ricci, almeno fino a prova contraria.

Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.
Questa frase è generalmente attribuita a Giacomo Leopardi, e non solo dai soliti siti web di aforismi e citazioni (ciò è scontato), ma persino da alcuni autori, che la riportano in epigrafe dei loro libri o la citano tranquillamente nel testo a firma di "Giacomo Leopardi". Secondo quanto riportato in uno dei tanti siti in cui è possibile leggere questa frase, Leopardi lo avrebbe scritto nei Pensieri (1845), e corrisponderebbe al XXI pensiero. Evidentemente nessuno si è preso la briga di andare a leggere se è effettivamente così, perché altrimenti si sarebbe accorto che il pensiero XXI tratta di tutt'altro argomento, e addirittura non c'è traccia delle parole "possibilità", "cambiare" o "destino". L'inizio del XXI pensiero è il seguente:
"Parlando, non si prova piacere che sia vivo e durevole, se non quanto ci è permesso discorrere di noi medesimi, e delle cose nelle quali siamo occupati, o che ci appartengono in qualche modo. Ogni altro discorso in poca d’ora viene a noia...".
In realtà la frase non si trova in alcuna opera di Leopardi: non nello Zibaldone, non nei Pensieri, non nelle Operette morali e nemmeno, a quanto ci risulta, nell'Epistolario. Tra l'altro, anche in questo caso, come in una frase banale diffusa sul web e attribuita nientemeno che a Dante Alighieri, chi ha letto i testi di Leopardi si accorger subito che questa frase non corrisponde alla sua pessimistica visione del mondo. Tanto per intenderci, ecco un paio di pensieri di Leopardi sul destino: 
"È tempo di morire. È tempo di cedere alla fortuna; la più orrenda cosa che possa fare il giovane, ordinariamente pieno di belle speranze, ma il solo piacere che rimanga a chi dopo lunghi sforzi finalmente s'accorga d'esser nato colla sacra e indelebile maledizione del destino".
Lettera a Pietro Colletta, 16 gennaio 1829 
"Se ottengo la morte morrò così tranquillo e così contento, come se mai null’altro avessi sperato né desiderato al mondo. Questo è il solo benefizio che può riconciliarmi al destino.
Dialogo di Tristano e di un amico. Operette morali, 1827.
Come ulteriore conferma di ciò, riportiamo un'osservazione del critico letterario Mario Fubini, che nell'Antologia della critica letteraria (1966) scrive: "Una notevole parte delle lettere, delle prose e delle liriche del Leopardi sono una contemplazione e un'aspettazione della morte. Il senso di solitudine morale di cui abbiamo parlato, la convinzione della vanità di ogni tentativo per cambiare il proprio destino".
Il "colpevole" di questa falsa attribuzione è forse il giornalista Romano Battaglia, che nel suo libro Alle porte della vita (1996) scrive: Guardando la luna, mi tornò alla mente un pensiero di Giacomo Leopardi: “Sino all'ultimo secondo, dell'ultimo giorno della nostra vita, esiste la possibilità di cambiare il nostro destino”. Peccato che Battaglia non indichi la fonte di questo suo ricordo letterario, che è probabilmente un falso ricordo.
Una curiosità: la frase attribuita a Leopardi è molto simile a quella di un altro "celebre" autore italiano: "In qualsiasi momento della vita si può prendere in mano le redini e cambiare il proprio destino". L'autore? Fabio Volo, in Un posto nel mondo (2006).

Sono orgogliosa, spesso permalosa, quando sono nervosa me la prendo col mondo intero… Non riesco a tenermi qualcosa dentro quando vedo che non mi sta bene… A volte mi attacco alle piccole cose, che per me sono grandi. Amo ridere! Non sono amata da tutti e mi sta bene cosi, però se voglio bene a una persona do anima e cuore!
Questa "confessione intima" si trova su vari siti internet attribuita ad Anna Magnani senza che se ne citi mai la fonte originale. Ciò è dovuto al fatto che la frase è in realtà di Antonia Gravina, che l'ha semplicemente pubblicata sul suo blog nel 2018. Ma come spesso succede, si rubano le frasi ad autori sconosciuti e le si attribuiscono a personaggi noti per destare maggior interesse.
Sono pessimista con l’intelligenza, ma ottimista per la volontà.
(Antonio Gramsci?)
Sono pessimista con l’intelligenza, ma ottimista per la volontà.
Questa celebre affermazione è generalmente attribuita ad Antonio Gramsci, che in effetti la scrive in Lettere dal carcere (1926-1937): "In tali condizioni, prolungate per anni, con tali esperienze psicologiche, l’uomo dovrebbe aver raggiunto il grado massimo di serenità stoica, e aver acquistato una tale convinzione profonda che l’uomo ha in se stesso la sorgente delle proprie forze morali, che tutto dipende da lui, dalla sua energia, dalla sua volontà, dalla ferrea coerenza dei fini che si propone e dei mezzi che esplica per attuarli – da non disperare mai più e non cadere più in quegli stati d’animo volgari e banali che si chiamano pessimismo e ottimismo. Il mio stato d’animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l’intelligenza, ma ottimista per la volontà". Non tutti sanno, però, che la paternità di questo pensiero spetta allo scrittore francese Romain Rolland, il quale, nella recensione a Le sacrifice d’Abraham di Raymond Lefebvre, pubblicata su L’Humanité nel 1920, scrive: "Ciò che più mi piace in Lefebvre è questa intima fusione – che per me fa il vero uomo – di pessimismo dell’intelligenza che penetra ogni illusione, e ottimismo della volontà". Da notare che Gramsci stesso aveva già attribuito la frase a Rolland in altri suoi scritti precedenti le lettere dal carcere. Ad esempio, nell'editoriale Discorso agli anarchici, apparso su Ordine Nuovo nel 1920 scriveva: "La concezione socialista del processo rivoluzionario è caratterizzata da due note fondamentali che Romain Rolland ha riassunto nel suo motto d’ordine: “pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”.

Sono sempre felice, sai perché? Perché io non mi aspetto niente da nessuno, l’attesa fa sempre male. I problemi non sono eterni e hanno sempre una soluzione. L’unica cosa che non ha soluzione è la morte. Non permettere a nessuno di offenderti, di umiliarti. Non devi assolutamente farti abbassare l’autostima. Le urla sono l’arma dei vigliacchi, di coloro che non hanno ragione. Troverai sempre persone che ti vogliono dare la colpa del loro fallimento ma ognuno avrà ciò che merita. Goditi la vita, perché è molto breve, amala pienamente, e sii sempre felice e sorridente, vivi la tua vita intensamente. E ricorda: prima di discutere, respira; prima di parlare, ascolta; prima di criticare, esaminati; prima di scrivere, pensa; prima di far male, senti; prima di arrenderti, prova; prima di morire, VIVI!
I'm always happy, you know why? because I don't expect anything from anyone, wait always hurts. Problems don't last forever and always have a solution. Only thing doesn't have a solution is death. Don't allow anyone to offend and humiliate you. Absolutely do not get lower self-esteem. Screams are the weapon of cowards, of those who are not right. You will always find people who will blame you for their failure but anyone of them will have what deserve. enjoy your life because is very short, love it deeply and always be happy and smiling, live your life intensely. And remember: before discussing, breathe; before talking, listen; before criticizing, examinate yourself; before writing, think; before hurting, feel; before giving up, try; before dying, Live.
Questa lunga riflessione (tipo frase motivazionale) circola su internet a firma di William Shakespeare [sic!]. Inutile ogni commento. Diciamo solo che si tratta dell'ennesima banalità di qualche autore sconosciuto attribuita a un personaggio celebre per darle maggior diffusione. Esempi del genere in questa sezione di citazioni errate del sito Aforismario, ormai non si contano più.

Sposarsi è come mettere la mano in un sacco pieno di serpenti, nella speranza di tirar fuori un'anguilla.
In inglese: Marriage is like putting your hand into a bag of snakes in the hope of pulling out an eel.
In spagnolo: El matrimonio es como meter la mano en una bolsa de serpientes con la esperanza de sacar una anguila. 
Questa frase è di solito attribuita a Leonardo da Vinci, e non soltanto in lingua italiana. Tuttavia, esaminando gli scritti di Leonardo, la frase non risulta. In alcuni siti internet in lingua francese, si trova un pensiero molto simile, considerato un proverbio arabo: Le mariage est un sac où l'on trouve quatre-vingt-dix-neuf serpents et une anguille. Qui osera y mettre la main? (Il matrimonio è una sacco in cui ci sono novantanove serpenti e un'anguilla. Chi oserà metterci la mano?). Nell'ottimo Dizionario dei proverbi italiani di Carlo Lapucci sono annoverati due proverbi molto simili: "Chi piglia moglie pesca in un sacco con cento serpi e un’anguilla" e "Il matrimonio è una cesta dove ci son cinquanta vipere e cinquanta anguille". Possiamo dunque concludere che si tratta di un proverbio, anche se non siamo a conoscenza della sua origine né, come tutti i proverbi, del suo autore. Di sicuro la frase non è di Leonardo da Vinci come riportato in molti siti web.

Sulla terra non resta che far torto o patirlo, perché una forza feroce governa il mondo.
Questo pensiero si trova su vari siti di aforismi attribuito ad Alessandro Manzoni, ma si tratta di una "traduzione" infedele di un suo verso tratto dall'Adelchi (1822): "Ad innocente opra non v’è: non resta / che far torto, o patirlo. Una feroce / forza il mondo possiede, e fa nomarsi / Dritto". Ormai ci si permette pure il lusso di riscrivere i versi di grandi autori a proprio piacimento, tanto nella discarica del web nessuno si preoccupa più di verificare l'autenticità o le fonti bibliografiche di una citazione.