Frasi di Émilie du Châtelet dal "Discorso sulla felicità"

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Émilie du Châtelet, nome completo: Gabrielle Émilie Le Tonnelier de Breteuil (Parigi 1706 - Lunéville 1749), matematica, fisica e scrittrice francese. Émilie du Châtelet è considerata uno dei più grandi ingegni del XVIII secolo. È nota la sua relazione extraconiugale con Voltaire, durata fino alla morte di Émilie du Châtelet. Qualche tempo dopo, Voltaire scrive a un'amica: "Je n'ai pas perdu une maîtresse mais la moitié de moi-même. Un esprit pour lequel le mien semblait avoir été fait". (Non ho perduto un'amante ma la metà di me stesso. Un'anima per la quale la mia sembrava fatta).
Le seguenti citazioni di Émilie du Châtelet sono tratte dal suo breve saggio Discorso sulla felicità (Discours sur le bonheur), pubblicato postumo nel 1779.
Uno dei più grandi segreti della felicità è moderare
i propri desideri e amare ciò che si possiede. (Émilie du Châtelet)
Discorso sulla felicità
Discours sur le bonheur, 1779 - Selezione Aforismario

Amare ciò che si ha, saperne gioire, godere dei privilegi del proprio stato, non invidiare coloro che ci sembrano più felici di noi, applicarsi per perfezionare noi stessi e per ricavare i maggiori vantaggi dai nostri comportamenti, è tutto quello che chiamo felicità. 

Cerchiamo di star bene in salute, di non avere pregiudizi, di provare delle passioni e di ricavarne felicità, di sostituire le passioni con le inclinazioni, di conservare le nostre illusioni, di essere virtuosi, e di non pentirci mai, di allontanare le idee tristi e di non permettere mai al nostro cuore di conservare una sola scintilla di piacere per qualcuno il cui piacere diminuisce e che ha smesso di amarci.

Chi ragiona secondo pregiudizi è come se esponesse un'opinione ricevuta senza aver prima vagliato se è giusta o no.

È indispensabile essere virtuosi perché non si può essere viziosi e felici.

Esiste, forse, un sentimento più illusorio dell'amore? 

I moralisti che raccomandano agli uomini di soffocare le passioni e di dominare i desideri per essere felici, non conoscono affatto il cammino della felicità. 

I nostri piaceri sono facilmente dissolti dalla sazietà e dobbiamo ringraziare Dio di averci concesso le privazioni necessarie per preservarli.

Il più felice degli uomini è colui che desidera il minor cambiamento della propria condizione.
[Le plus heureux des hommes est celui qui désire le moins le changement de son état].

La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro. 

Le donne sciocche seguono la moda, le pretenziose l'esagerano; ma le donne di buon gusto vengono a patti con essa.
[Les femmes nulles suivent la mode, les prétentieuses l'exagèrent, mais les femmes de goût pactisent agréablement avec elle].

Niente ci umilia più degli atti che compiamo per riconquistare un cuore freddo o incostante: non solo ci umiliamo davanti a questa persona, ma anche davanti a coloro che potrebbero interessarsi a noi; ma quel che è peggio, tutto ciò ci rende infelici e ci tormenta inutilmente.

Non c'è nulla da fare, se non dimenticare chi non ci ama.

Non possiamo ottenere tutto, senza dubbio, ma possiamo fare molto.

Non si può esser felici e viziosi e la certezza di questo assioma è in fondo al cuore di ogni uomo.

Non so se l'amore ha mai unito due persone fatte a tal punto l'una per l'altra da non aver mai provato la sazietà del godimento, l'indifferenza della sicurezza, l'indolenza o la noia che nascono dalla facilità e dalla continuità di un sentimento che si basa totalmente sull'illusione

Non varrebbe la pena di sopportare la vita, se l'assenza del dolore fosse il nostro unico scopo. Il nulla sarebbe sarebbe meglio, poiché sicuramente è lo stato in cui si soffre meno. Occorre dunque cercare di essere felici.

Occorre iniziare col dirsi molto seriamente e, soprattutto, convincersi che il nostro unico scopo nella vita è quello di procurarci delle sensazioni e dei sentimenti piacevoli. I moralisti che raccomandano agli uomini di soffocare le passioni e di dominare i desideri per essere felici, non conoscono affatto il cammino della felicità.

Ogni età ha la felicità che le è propria: quella della maturità è la più difficile da provare.

Per conservare a lungo l'amore del proprio amante è indispensabile che la speranza e il timore siano sempre presenti.
[Pour conserver longtemps le coeur de son amant, il faut toujours que l'espérance et la crainte agissent sur lui].

Per essere felici dobbiamo sconfiggere i pregiudizi, essere virtuosi, stare bene in salute, avere dei desideri e delle passioni ed essere sensibili alle illusioni, perché da esse traiamo la maggior parte dei nostri piaceri, e infelice è colui che le perde.

Per essere felici si devono avere delle illusioni e ciò non ha bisogno di alcuna prova.

Più la felicità dipende da noi stessi e più è sicura; eppure la passione che può dare il piacere più grande e rendere le persone più felici, mette la nostra felicità interamente alla dipendenza degli altri: si capisce che parlo dell'amore.

Se non si è in buona salute non si può essere veramente felici e, perciò, dobbiamo saper affrontare dei sacrifici per conservarcela senza troppo addolorarci.

Senza chiarezza si naviga in un mare di incertezze e si finisce con il distruggere al mattino ciò che si è fatto la sera, cioè si passa la vita a fare errori, a ripararli e a pentirsene.

Si conosce di più l'amore attraverso l'infelicità che procura che per la felicità, spesso misteriosa, che diffonde nella vita degli uomini.

Si crede comunemente che sia difficile essere felici, e ci sono molte ragioni per crederlo, ma sarebbe più facile esserlo se gli uomini facessero precedere le loro azioni dalla riflessione e da una progettualità. Ci si lascia troppo coinvolgere dalle circostanze e ci si abbandona alla speranza di qualche cambiamento che non avverrà mai.

Si deve decidere bene ciò che si vuol essere e ciò che si vuol fare, ma questa chiarezza purtroppo manca a tantissimi uomini. Invece è la condizione primaria per essere felici. 

Si è felici soltanto per i desideri appagati e perciò dobbiamo desiderare solo ciò che si può ottenere con poco sforzo e con poco impegno; e questo è un punto sul quale molto possiamo per la nostra felicità.

Si è felici soltanto quando i piaceri e le passioni sono soddisfatti; le passioni, però, non sempre procurano la felicità e, allora, dobbiamo contentarci dei piaceri.

Uno dei più grandi segreti della felicità è moderare i propri desideri e amare ciò che si possiede.
[Un des plus grands secrets du bonheur est de modérer ses désirs et d'aimer les choses qu'on possède].

Libro di Madame du Châtelet consigliato
Discorso sulla felicità
Traduttore: A. Molica Franco
Editore: Elliot, 2015

Gabrielle-Émilie de Breteuil, sposata marchesa du Châtelet, («Madame Pompon-Newton» la chiamava Voltaire, per i fronzoli di cui si ornava e per l'instancabile amore alla fisica, alla matematica, all'opera di Newton) fu la prima traduttrice in Francia dell'opera di Newton; per molti anni compagna di Voltaire, studiosa di Locke, isolata nel mondo delle dame di Francia. Scritto subito dopo la fine del sodalizio con Voltaire, "Il Discorso sulla felicità" fu pubblicato solo dopo la morte dell'autrice, considerata uno dei più grandi ingegni femminili del XVIII secolo. Il tema della felicità, caro da sempre alla filosofa, viene affrontato in questo breve saggio a carattere autobiografico dalla donna scienziata che non cede a sentimentalismi o a impostazioni epicuree. Il suo stile è asciutto e le sue riflessioni si rivelano corpose e delineate con lo spirito geometrico che la contraddistingueva. Si tratta di pochi ma ben ragionati consigli, oggi ancora validi di fronte all'esplosione delle emozioni quotidiane e allo smembramento dell'io operato dai social media: avere aspirazioni, diffidare dai pregiudizi, predicare le buone maniere, prendersi cura di sé, distogliere la mente dalle idee tristi, moderare i desideri, dimenticare chi non ci vuol bene, amare più la cultura e il sapere dell'amore stesso.

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