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Aforismi di Lorenzo Morandotti

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Lorenzo Morandotti (Milano 1966), giornalista, saggista, poeta e aforista italiano. Lorenzo Morandotti è redattore delle pagine culturali del Corriere di Como, quotidiano abbinato al Corriere della Sera. Ha pubblicato volumi di poesie (Respirazione, Manni 2001; Numerale, Lythos 2001), prose e saggi di letteratura e critica d'arte.

I seguenti aforismi di Lorenzo Morandotti sono tratti da Crani e topi, edito da ES nel 2014. Riguardo al libro, dichiara l'autore in un'intervista al Corriere del Ticino: "Un libro è o dovrebbe essere un sapiente amalgama di storie, architettura, estetica, pensiero. Questo è nato in quasi trent'anni di sedimentazioni, scelte, scremature e da una certa fase di sviluppo in poi soprattutto con tanto labor limae e tanta ars combinatoria per dare il giusto equilibrio alle parti più liriche, ai sedimenti surrealisti, ai frammenti di storie, alle schegge sentenziose, ai lacerti e ai fantasmi di sogni o visioni. Spero di aver ottenuto un risultato accettabile".
Chi t’insegna a dipingere una soglia non è detto che la sappia anche varcare.
(Lorenzo Morandotti)
Crani e topi
© ES 2014 - Selezione Aforismario

A produrre ombra bastano due occhi prossimi alla morte.

Astenetevi dalle apparenze, e presto diffiderete di ogni cosa che vive.

Chi t’insegna a dipingere una soglia non è detto che la sappia anche varcare.

Come vorrei che fosse definito, una volta per tutte, il significato della parola pentimento!

Delicatezza estrema con i perfetti sconosciuti e pugni d’acciaio per parenti e amici. Solo così ci si destreggia sul palcoscenico del mondo. Dovrai essere servizievole al massimo grado – anche nei confronti di sassi e ortiche – per poterti rivelare come carogna assoluta.

Doloroso e necessario. La vicenda umana oscillerà sempre, con la precisione simmetrica di un pendolo, tra questi aggettivi.

È davvero troppo comodo contemplare in ciabatte l’astinenza dal mondo.

Fino ai trenta, le abitudini sono un campo minato. Dopo i quaranta, un luna park.

I defunti, che testardi. Viene loro concesso tutto. Perfino la bontà.

I migliori libri di filosofia sono quelli fotografici.

Il corpo è carne vestita di tempo.

Il vero lettore è sempre in ritardo. Ma non se ne accorge.

Il fascino fondamentale dei ristoranti consiste nell'origine ignota dei cibi.

Il fulgore tiepido dei dilettanti: esserci stati.

L’amore è sempre un furto in piena regola, appena complicato dai rumori della notte.

La commedia più pura che si possa concepire: suicidarsi escludendo dal gioco la volontà.

La dignità personale il più delle volte è questione di calligrafia.

La pazienza è la misura perfetta del cinismo.

La risorsa migliore è sempre la paura.

Leggere leggere leggere. Fino a stanarsi.

Missionario è chi ha nausea di vampirizzare se stesso.

Morire come il sole, dietro la nuvola o la casa.

Morire senza preavviso. L’unico modo decente.

Nascere è pretendere diritti su una lotteria sapendo bene che non ci sarà alcuna estrazione.

Nel cranio si avverte odore di chiuso. Ed è impossibile aprire finestre.

Non c’è immagine più sublime di una suora in bicicletta.

Non si ha coraggio di mirare al cuore, e allora si parla del tempo.

Oggi ho dimenticato di passare la cera del bene. Le ceneri dei viaggi si depositano continuamente.

Prima i calzoni corti, le sigarette dietro l’oratorio, la vita in Lambretta sulle strade gelide e tortuose del lago. Poi la fatica e i soldi, la moglie, i figli e le innumerevoli amanti. Quindi l’infarto e la sedia, il cuscino, il bicchiere, la luce che ti sottrae alla vista.

Ritenere la vita un puro hobby – con tanto di riviste per appassionati distribuite solo in abbonamento, rinnovo di quote sociali e calendari tematici chiusi in tipografia prima di agosto – rende tutto immediatamente più sopportabile.

Siamo già arrivati alla fine del mutismo, eppure ci ostiniamo a conversare. Troppo distanti dalla finestra per gettarci e tuttavia quanto basta vicini per immaginare il volo giù dal quinto piano.

Solo Dio esagera con stile.

Sono in grado solo ora, a metà dell’ipotetico guado, di sottoscrivere quanto dichiara Max Frisch in Homo Faber: "La carne non è un materiale, è una maledizione".

Sostenere che questa vita ci ammazza è patetico. Sta solo facendo del suo meglio. E non si aspetta premi. Né punizioni.

Libro di Lorenzo Morandotti consigliato
Crani e topi
Editore: ES, 2014

Epitaffi senza cadavere. Esercizi di funambolismo tra umore nero e paradosso. Variazioni sul tema del corpo, pensieri sulla vanità dell'universo. Schegge di racconti, sguardi fantasma in cui l'umanità si rivela al tempo stesso dominio e prigione, grazia ed errore biologico, ma dove solo la materia è predestinata ad essere eterna. E poi voci corrose dalla nebbia, ma compatte come marmo levigato. Figure barocche appena accennate, che prendono vita e forma da una parola concisa e perfetta. Immagini di abbandono smarrito, riverberi di un mondo su cui il dubbio è sospeso. Piccole follie, banalità quotidiane. Lampi di luce che, attraverso un bicchiere di veleno, si proiettano sull'esperienza consegnandosi alla pagina con aristocratico pudore.