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Aforismi, frasi e citazioni di Paolo Manetti

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Paolo Manetti, scrittore, poeta e aforista italiano. Paolo Manetti ha all'attivo diverse pubblicazioni, tra le quali ricordiamo: La spola umana (1973); Sul metodo della Metamorfosi (1975) Storia di Oleron (1978); Disegni o della ragione minima (1980); I luoghi delle parole. Scritti sulla ragione poetica (1986); Lettera efesia (1994) Autunno del Minotauro (2003); Lunario di molte vite (2005). I seguenti aforismi di Paolo Manetti sono tratti da I Taccuini di Ulisse, pubblicato da Caravaggio Editore nel 2009.
Tutto ciò che l'uomo non è capace di fronteggiare o evitare,
viene chiamato destino. (Paolo Manetti)
I taccuini di Ulisse
Aforismi e altri scritti, 2009 - Selezione Aforismario

Dal freddo, dal buio e dalla radice di un cavolo dimenticato in fondo al frigorifero sono nati tre piccoli fiori bianchi. Sono stato sicuro, per un momento' che ciò che appartiene alla vita le appartiene per sempre. Per un attimo ho sognato.

È probabile che il mondo non segua un progetto, una direzione, e che le civiltà, le religioni siano solo esili invenzioni multicolori per illudere del contrario.

È probabile che quando affermo che la verità non esiste, io proclami una mia illusione; ma almeno mi illudo consapevole di illudermi.

Il concetto che più mi ripugna è quello del peccato originale, ma dal punto di vista della logica del potere non posso che inchinarmi, perché mai è stata escogitata una ragione così sottile per sottomettere la coscienza.

Il dolore non è né giusto né ingiusto, e così la morte. Non portano in alcun luogo, non propiziano nessun dio, non segnalano nessuna trascendenza. Ci rilanciano semplicemente nel gioco del caso, da cui un giorno siamo usciti.

Il passato non è un tempo inerte o un semplice serbatoio di ricordi; anzi, questi gli sono spesso di peso. È la nostra paura che lo popola di cose definite per sempre, mentre è una realtà misteriosa e indefinibile dove il divenire si sviluppa in direzione opposta a quello che intendiamo per futuro.

Il poeta fa di un niente un fare che aspira a tornare al nulla di cui è figlio.

Il nulla, e sulla superficie quel barbaglio che si chiama vita.

Il saggio sa che la sua saggezza non ha un domani.

L'arte per il critico è una realtà sicura, intorno alla quale egli esercita, rischiando ben poco, ragionevoli riduzioni concettuali. Il poeta, invece, si trova nell'incertezza più radicale, e si interroga sempre se l'arte esista e, se esiste, che cosa significhi o voglia.

L'intellettuale non influenza il clima morale di un popolo. Lo influenzano, invece, quei milioni di persone che, in virtù del numero, tutto piegano alla misura della loro insignificanza

La cosa più deprimente che possa capitarmi è di avere ragione secondo la legge e il buon senso.

La realtà che si crede di vedere è qualcosa di indefinibile: è quella delle nostre reazioni istintuali, intellettuali, sentimentali, religiose, strettamente intrecciate all'enigma della memoria e alla lusinga dei sogni.

La Repubblica è fondata sul lavoro secondo le intenzioni dei padroni e dei lavoratori. Ma a ben guardare, è solo una storia di servi.

La società, attraverso la scuola, spegne lo slancio dei giovani, lo mistifica con prospettive di successo, di denaro, di carriere: lo avvia,in pratica, a diventare un conformista genuflesso e opaco.

La storia della civiltà non è altro che la storia delle illusioni escogitate dall'uomo per nascondersi la mancanza di senso del mondo.

Le funzioni di un governo, si adattano quasi perfettamente alla lotta contro la libertà.

Nessuno potrà mai immaginare la gioia di un pesce in acque propizie, né l'ebbrezza di un uccello che vola alto nell'aria.

Non si scrive se non opponendosi al richiamo della scrittura, evitando di appartenere a ciò che si scrive, ma soprattutto a quello che la scrittura dissimula.

Per quanti baci, amplessi, carezze gli amanti possano scambiarsi, saranno sempre due, separati, soli, uniti unicamente quando un'illusione struggente li convince, per breve tempo, del contrario.

Per rifiutare il cattolicesimo non occorre scomodare la ragione o l'intelligenza: basta un'occhiata, anche distratta, a come ha operato nella storia, dimenticando con grande naturalezza le leggi della sua costituzione, la parola di Cristo.

Per sconfiggere la storia non bisognerebbe compiere alcun gesto, e mi chiedo se anche questo che faccio, scrivendo, non ne accresca la follia.

Per la tigre è bene uccidere e mangiare un cervo; per il cervo essere ucciso e mangiato è male.

Più la solitudine è profonda, più si fa certo l'assalto della malinconia; il mondo sfugge, allora, ad ogni tentativo di penetrarlo, eppure si è dolorosamente consapevoli di essere animati dalla stessa regola.

Poesia è noia, studio, solitudine; indifferenza e sofferenza di sapere che è impossibile fare.

Poiché gli animali non sanno di dover morire, nei loro occhi c'è l'eternità o almeno la felicità.

Quello che si chiama pensiero negativo è, forse, il solo pensiero possibile; l'altro, quello positivo, è in odore di orgoglio e di sogni, di riparo consolatorio per ragazzi spauriti.

Se la vita è sogno, quando giungerà la morte, sarà come sognare di non sognare più.

Si ascoltano spesso persone che dicono di aver voluto una cosa e quindi di averla realizzata. Mi sembra invece che dicano di averla voluta perché l'hanno prima realizzata.

Si deve molto alla nostra natura di vigliacchi: ci permette di sopravvivere quando tutto ci consiglia il suicidio.

Tutto ciò che l'uomo non è capace di fronteggiare o evitare, viene chiamato destino.

Un tempo avevamo l'elisir di giovinezza, oggi la chirurgia plastica. Come dire che l'uomo è sempre all'inseguimento di sogni regolarmente fallimentari.

Una stessa legge per il forte e per il debole, per il ricco e per il povero, per l'intellettuale e per l'analfabeta, è profondamente ingiusta.

Una volta nati non si può che accettare la sparizione, dire di si all'inevitabile: per questo non si può essere cristiani.

Ci si accorge di essere fuori dal gioco poetico, quando si avverte di non essere più uno spazio vuoto, un' esigenza che non esige niente ma una voce che con orgoglio dice "io".

Libro di Paolo Manetti 
I taccuini di Ulisse
Aforismi e altri scritti 
Editore: Caravaggio Editore, 2009 

Quando scrivo giunge spesso un momento in cui le parole perdono il loro significato, e la poesia sembra proseguire sul ritmo di una lingua solo sua, non decifrabile. Mi dedico, allora, alle attività più futili: incero tre o quattro paia di scarpe, mi preoccupo delle tartarughe e dei cani che non hanno bisogno della mia preoccupazione, spolvero con cura maniacale i soprammobili, tento con ostinazione di dare ordine allo studiolo. Quando torno al tavolino, non odo più la lingua che non so trascrivere, e posso proseguire nelle ristrettezze familiari delle parole che mi sono concesse. Gioco la mia vita nello scrivere, quindi nella commedia, nel travestimento, nello sberleffo, nella maschera. Mi gioco tutto per qualcosa che non esiste.

Note
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