Aforismi, frasi e citazioni di Pietro Tartamella
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Pietro Tartamella (Camporeale 1948), scrittore, poeta e aforista italiano. Dal 1970, Pietro Tartamella vive a Torino, dove ha frequentato il corso di Lingua e Letteratura Stranièra alla Facoltà di Lèttere e Filosofia. Per protesta contro il mondo accademico e la concezione utilitaristica che la nostra società ha della cultura ha deliberatamente rinunciato al conseguimento della laurea a soli quattro esami dal suo raggiungimento. Ha ideato il Fuci, il Gianuhaikù, l'Ortohaikù, Shashaijin, Wasnahaijin Oicimani, il Corbèllo, il Misurale, la Poesìa Nomognòmica. Ha promòsso molte iniziative per la diffusione dell'Haikù in Italia. Lo insegna nelle scuòle ai bambini e agli adolescènti. Ha fondato Cascina Macondo-Cèntro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poètica Haikù.
I seguenti aforismi sono tratti da Quisquiglie di pèrla, edito da Angolo Manzoni nel 2010.
Quisquiglie di pèrla
Quando si è giòvani non c'è tempo per pensare alla saggezza. Quando si divènta vècchi, non c'è tèmpo. (Pietro Tartamella) |
Aforismi, Pensieri, Riflessigli, 17 Haikù e un Corbèllo
© Edizioni Angolo Manzoni 2010 - Selezione Aforismario
A bèn vedere, mèglio sarèbbe soffrire per avér arrecato dispiacere a qualcuno, piuttòsto che soffrire di quell' infelicità che deriva dal fatto di non avér avuto il coraggio di dispiacere a qualcuno.
Amiamo i nòstri genitori, non perché sono i nòstri genitori, ma perché sono persone degne di èssere amate. Quando li odiamo non è perché mèritano di èssere odiati, ma perché sono i nòstri genitori.
Chi tace sènte.
Difètti e prègi sono concètti relativi, tanto è vero che quei terrìbili difètti che una dònna tròva in un uòmo potrèbbero apparire come òttimi prègi agli òcchi di una dònna divèrsa.
È stòria di ogni uòmo èssere condizionato. È compito di ogni uòmo intelligènte e di buòna volontà liberarsi da quel condizionamento.
È triste non potér realizzare tutte le còse che si desìderano. Ma è ancora più triste non desiderare più tutte le còse che si sono realizzate.
È un grave errore crédere che tutti gli uòmini sìano buòni. Ma è un errore altrettanto grave crédere che sìano tutti malvagi.
Gli uòmini comuni sono convinti che il potere che essi hanno per incìdere sul mondo è praticamente nullo. Non si rèndono conto di quanto questa convinzione abbia già molto inciso sul mondo.
I giovani che possèggono un talènto forse non sanno che quanto più è grande il loro talènto, tanto più tèmpo impiegheranno a raggiùngere il succèsso. Questo perché gli uòmini sono per lo più mediòcri. Divorati dalla gelosia, dall' invìdia, dal desidèrio di conservare le loro pìccole poltrone, inventeranno di tutto per frenare l' ascesa di coloro che veramente eccèllono.
Molti uòmini e dònne incontrerài che con presunzione e arroganza vorranno insegnarti l'umiltà.
Molti uòmini e dònne incontrerài che con presunzione e arroganza vorranno insegnarti l'umiltà. (Pietro Tartamella) |
Poiché gli uòmini sono generalmente ottusi e mediòcri, e poiché davvero pòche sono le persone sensìbili e di buòn sènso, uno Stato che abbia una gran quantità di funzionari, buròcrati, dipendènti, non può che èssere uno Stato ottuso e mediòcre.
Quando guardiamo il mondo, in verità lo guardiamo attravèrso la nebbia delle nòstre idèe, dei nòstri pensièri, delle nòstre preoccupazioni, delle nòstre paùre, dei nòstri sogni e desidèri, delle nòstre aspirazioni, delle nòstre certezze, dei nòstri dubbi, della nòstra pigrizia o del nòstro entusiàsmo, della nòstra malattìa, del nòstro caràttere, del nòstro amore, della nòstra sessualità, della nòstra presunzione, della nòstra invidia, della nòstra ambizione, della nòstra arroganza, della nòstra timidezza, della nòstra statura. Per questo non lo vediamo.
Quando si è giòvani non c'è tempo per pensare alla saggezza. Quando si divènta vècchi, non c'è tèmpo.
Si può èssere molto incisivi quando si parla tacèndo. Siamo invece semplicemente evasivi quando si tace parlando.
Spesso ci sorprèndono i comportamenti strani delle persone. È perché dimentichiamo che non esiste nessuno che non abbia un qualche male.
Sapér ascoltare non è tanto un segno di rispètto, quanto un segno di generosità, se non piuttòsto un segno della pròpria attitùdine alla filosofìa.
Tutti gli uòmini, nell'arco della loro vita, hanno in sostanza dùe veri grandi problèmi da risòlvere. Il primo è come far passare il tèmpo, il secondo come fermarlo.
Un amore normale tiène in pièdi i mille matrimòni che si cèlebrano ogni giorno. Un amore grande li distrugge.
Un libro con un nutrito nùmero di pàgine è un libro. Un libro con un pìccolo nùmero di pàgine, è un libretto. Con un nùmero ancora minore di pàgine è un opùscolo. Per questo motivo i libri contèngono tante còse inùtili e occorre lèggere tante paròle prima di trovarne una sensata: perché gli editori hanno l'ambizione di stampare solo dei libri.
Una virtù può dirsi veramente tale quando, praticàndola, gènera altra virtù.
Libro di Piètro Tartamèlla
Quisquiglie di pèrla
Aforismi, Pensièri, Riflessigli, 17 Haikù e un Corbèllo
Edizione italiana e inglese
Traduzione: Richard Metcalf e Ajdi Tartamèlla
Prefazione: Nico Orengo e Fabia Binci
Accentazione ortoèpica lineare: Piètro Tartamèlla
Editore: Edizioni Angolo Manzoni, 2010
Il titolo rimanda subito alle quisquilie di Totò, alle sue 'pinzillacchere e bazzecole', insomma alle cose da nulla, che chiamate 'quisquiglie', con intenzionale sgrammaticatura, appaiono ancora più cose da nulla. Fuori strada: qui si parla di realtà importanti, come la vita, che si tenta di mettere a nudo graffiandone la crosta e liberandola da ogni nebbia. Anche Totò, in fondo, parlava di cose serie, stravolgendo il senso comune del linguaggio per farsi beffe del potere e di tutti i suoi travestimenti. Nel libro di Pietro Tartamella le quisquiglie sono di pèrla, schegge preziose in cui ogni parola, pesata, lucidata e tagliata come un piccolo diamante, viene incastonata in aforismi e pensieri, che disertano ogni facile convenzione sociale e stereotipo, sprizzando barbagli di luce e senso, riflessigli appunto.
Note
Vedi anche: Aforisti Contemporanei
Aforismi, Pensièri, Riflessigli, 17 Haikù e un Corbèllo
Edizione italiana e inglese
Traduzione: Richard Metcalf e Ajdi Tartamèlla
Prefazione: Nico Orengo e Fabia Binci
Accentazione ortoèpica lineare: Piètro Tartamèlla
Editore: Edizioni Angolo Manzoni, 2010
Il titolo rimanda subito alle quisquilie di Totò, alle sue 'pinzillacchere e bazzecole', insomma alle cose da nulla, che chiamate 'quisquiglie', con intenzionale sgrammaticatura, appaiono ancora più cose da nulla. Fuori strada: qui si parla di realtà importanti, come la vita, che si tenta di mettere a nudo graffiandone la crosta e liberandola da ogni nebbia. Anche Totò, in fondo, parlava di cose serie, stravolgendo il senso comune del linguaggio per farsi beffe del potere e di tutti i suoi travestimenti. Nel libro di Pietro Tartamella le quisquiglie sono di pèrla, schegge preziose in cui ogni parola, pesata, lucidata e tagliata come un piccolo diamante, viene incastonata in aforismi e pensieri, che disertano ogni facile convenzione sociale e stereotipo, sprizzando barbagli di luce e senso, riflessigli appunto.
Note
Vedi anche: Aforisti Contemporanei