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Frasi e aforismi di Romano Amerio

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Romano Amerio (Lugano 1905 - 1997), teologo, filologo e filosofo svizzero. La sua opera più importante è Iota Unum. Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX, libro pubblicato nel 1985 e dedicato alle relazioni filosofiche tra Verità e Vita. Le seguenti riflessioni di Romano Amerio sono tratti da Zibaldone, una selezione di pensieri scritti dall'autore dal 1936 al 1995, e pubblicati dall'editore: Lindau nel 2010.
Alcuni affermano di credere tutto quello che la Chiesa crede, ma poi
non sanno che cosa la Chiesa crede e quindi è come se non credessero.
(Romano Amerio)
Zibaldone
1936-1995 (postumo, 2010) - Selezione Aforismario

Alcuni affermano di credere tutto quello che la Chiesa crede, ma poi non sanno che cosa la Chiesa crede e quindi è come se non credessero.

Del viaggiare si deve dire che suscita nuove idee in chi già ne ha molte, ma al contrario estingue le poche in chi ne ha poche. Serve a svegliare la nozione della varietà infinita della vita, con tanti viventi, tanti costumi, tanti luoghi, tante sofferenze ecc. ecc. Però non nei viaggi, ma soltanto nella solitudine della meditazione è possibile scoprire la profondità della vita.

Esistono due generi di uomini: quelli che sanno maneggiare le idee, e quelli che sanno maneggiare gli uomini. E sono forse tra loro incompatibili.

Il più formidabile segno della viltà e miseria della vita umana è quanto legge si nella vita di San Martino. Quando il santo si avvicinava miracolizzando, storpi e ciechi e straccioni prendevano la fuga, per non essere guariti e perdere così il pane e la moneta mendicati. E non sai se sia la potenza dell'abitudine o l'avarizia o l'ignavia, ma in ogni caso è la «dira brama» della vita.

Il vocabolo pazienza è invilito e lo adoperiamo per i giuochi di pazienza e simili cose non disoneste ma insignificanti. Viceversa, pazienza è l'espressione maggiore della virtù di fortezza perché la forza che si richiede per resistere è maggiore di quella che si richiede per attaccare.

L'autunno è la stagione dell'uomo, perché è come noi: un morire non senza frutto.

La memoria dilata lo spirito più che la speranza. Questa infatti è vaga e fallace, mentre la memoria fissa il passato che è certissimo e irrevocabile. Nemmeno Giove, dicevano i pagani, può fare che l'accaduto non sia accaduto e che il bene goduto non sia bene goduto. La memoria del bene passato costituisce per gli epicurei fondamento più sicuro e incrollabile della felicità. Novantanove uomini su cento non hanno nessuna rappresentazione di quel che era il mondo cento o mille o duemila anni fa. Invece l'uomo che sa la storia, cioè ha memoria, estende la sua vita ben oltre i termini del presente.

Le anime piccole quando cadono pubblicamente in fallo, si turbano e si ergono contro gli altri, perché, essendo piccole, si credono con quel piccolo fallo di avere perduta una parte grande  del loro piccolo valore.

Nel mondo non soltanto dobbiamo desiderare poche cose, perché poche sono le cose desiderabili, ma anche quelle poche cose che desideriamo le dobbiamo desiderare poco, sia perché esse sono poco desiderabili, sia perché, molto desiderate, divengon fonte di pena.

Noi siamo molto più sensibili al passaggio dallo stato di sofferenza fisica a quello di corporale benessere che non al passaggio dallo stato di peccato a quello di innocenza. È un' altra delle miserie nostre.

Prova più grande di avere rinnegato ogni amor proprio non si può dare di questa: che uno continui a stimare persona da cui è disistimato. È l'ultima tunica che si depone.

Quando mi corico la sera dopo una giornata di fatica o di sofferenza dico Laus Dea et lectulo meo. Troppo! Non si possono pareggiare Dio e il letto. Basterà Laus Dea de lectulo meo, lode a Dio per il letto che mi ha dato.

San Francesco mortificava il corpo e lo chiamava frate asino. Dimenticava che questo frate ha gran voce in capitolo e lo si ascolta talvolta più che non le voci della saggezza.

Se tu parlassi nella conversazione con meno veemenza le tue ragioni riuscirebbero più efficaci. Nessuno persuade, se è appassionato. Commuoverà, forse, ma non tirerà l'assenso.

Si suol dire che l'uomo coraggioso non ha paura. È falso. Esser coraggioso significa dominare la paura e dove non c'è paura non c'è coraggio.

Vicino alla perfezione è l'uomo che perdona a tutti, come se egli peccasse ogni giorno, e chi si astiene dal peccato, come se non perdonasse a nessuno.

Libro di Romano Amerio consigliato
Zibaldone 
Curatore: Enrico Maria Radaelli 
Editore: Lindau, Torino, 2010

Composto da più di 700 pensieri di varia lunghezza, argomento e origine, lo Zibaldone raccoglie la produzione occasionale del grande teologo svizzero, che si è venuta formando nel corso di una vita e di una riflessione durata più di mezzo secolo, dagli anni '30 agli anni '90. Questo libro contiene aforismi, brevi racconti, squarci di vita quotidiana, apologhi e dialoghetti morali, citazioni di classici, note filologiche sull'etimologia delle parole, riflessioni nate da occasioni quotidiane o da fatti storici. Considerato modestamente da Amerio "soltanto un centone di cose disparate, incoerenti e improvvise", costituisce in realtà una sorta di autobiografia intellettuale dell'autore. Il lettore può visitare così il laboratorio speculativo quotidiano nel quale il grande studioso cattolico si confronta con le tematiche più diverse, dalla storia alla letteratura, dalla filosofia alla cronaca, dal costume alla vita della Chiesa. In questi pensieri profondi e mai scontati, nati come esercizio privato e scritti con stile limpido, Amerio si rivela un osservatore acuto, originale, ironico e spesso sorridente della nostra modernità.