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Aforismi, frasi e citazioni di Andrea Emo

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Andrea Emo (Battaglia Terme 1901 - Roma 1983), filosofo italiano. Allievo di Giovanni Gentile, Andrea Emo matura ben presto una propria originale prospettiva filosofica, che elabora solitario, senza mai pubblicare nulla in vita. Ha poche amicizie nel mondo della cultura italiana, ma molto significative. Frequenta infatti Alberto Savinio, Ugo Spirito e Cristina Campo. Nel corso degli anni, scrive centinaia di quaderni, e dai manoscritti sono state tratte e pubblicate varie antologie, delle quali ricordiamo: Supremazia e maledizione. Diario filosofico 1973, a cura di Massimo Donà e Romano Gasparotti (Raffaello Cortina, 1998), Aforismi per vivere. Tutte le parole non dette si ricordano di noi, a cura di Raffaella Toffolo (Mimesis, 2007) e Quaderni di metafisica 1927-1981, a cura di Massimo Donà e Romano Gasparotti (Bompiani, 2006).
Dai Quaderni di Andrea Emo sono tratte anche le seguenti riflessioni selezionate da Aforismario.
Chi non sa disegnare i suoi limiti, i suoi confini,
deve accontentarsi dell'infinito. (Andrea Emo)
Quaderni
1927-1981 (postumo 2006) - Selezione Aforismario

All'origine di ogni creazione vi è una immediata volontà di essere, o una rinuncia radicale, il sacrificio? Il tempo è distruttore.

Anche nelle amicizie il più debole è in pericolo; più ancora che nelle inimicizie.

Attaccare qualcuno è un costringere questo qualcuno a manifestare la sua vera natura: cioè è un beneficio verso questo qualcuno.

Chi non sa disegnare i suoi limiti, i suoi confini, deve accontentarsi dell'infinito.

Conoscere il passato, ricordare, è il solo modo di conoscere il presente, cioè se stessi − cioè la propria diversità.

Dio è l'infinito negarsi. La dimensione interiore del negarsi è infinita, è l'infinito. E il negarsi è l'individualità dell'infinito.

È distruggendo il nostro dolore che noi facciamo della poesia.

È tragico avere dei figli, per vedere in loro rinnovarsi il nostro dramma, il nostro stesso fato.

Gli uomini che vivono su questa terra sembrano essere, e sono, prigionieri gli uni degli altri, e tutti lottano per uscire da questa prigionia collettiva; la libertà è la liberazione dalla socialità. Invano i demagoghi e i filosofi tentano di conciliare socialità e libertà; socialità e libertà, due estremi pericoli, due utopie, due illusioni. Chi può permettersi il lusso della verità?

Lo Spirito per essere retto non può essere rettilineo.

Dies natalis: da giovani un trionfo della vita, per i vecchi un trionfo del tempo, da creatore divenuto nemico, costruttore e distruttore incomparabile.

Essere continuamente in pericolo è il modo per conoscere continuamente il valore e il pregio dell'esistenza.

Hanno il massimo significato tutte quelle cose che non vogliono averne.

I forti sono coloro che non temono di "sembrare" deboli. È ciò che si chiama la "semplicità" del forte, la sua sicurezza.

Il carattere femminile è tipicamente pratico. Essa è l'immagine della realtà: come questa esso è mutevole, vario, plurale, inafferrabile, privo di senso e necessario.

Il destino non è una legge ineluttabile che si impone per distruggerci od opprimerei, senza nemmeno considerare la nostra esistenza; il destino è una offerta.

Il sogno è l'eco della nostra vita, ripercosso tra le vane ombre del nulla.

Il tempo, che è tutto, non ha alcun fondamento.

Il timore degli altri è in proporzione inversa alla fiducia in sé. Gli altri sono sempre il nostro complemento; complemento che è tanto più necessario quanto più mancante o unilaterale. È la nostra costituzione o situazione.

L'eco è lo specchio dei suoni come lo specchio è l'eco delle immagini.

L'eleganza vera consiste nell'arte di rinunciare all'effetto, pure avendo la possibilità di ottenerlo. In questo è la sua moralità, e la sua grazia.

L'uomo è un dio che non ha pietà di sé.

L'uomo non può vivere senza immaginare alla vita dei fondamenti impossibili; quello che per l'uomo è necessario è sempre l'impossibile: per esempio la divinità.

La legge del nostro animo è questa: che mentre noi creiamo una opera, questa opera per compenso crea noi; dopo aver fatto qualcosa d'importante e di bello, noi siamo diversi da quello che eravamo. La paternità cambia il carattere di un uomo.

La morte è il solo privilegio di cui godiamo per diritto di nascita.

La nostra vita, il tempo della nostra vita, è un lungo discorso, un lungo ininterrotto solitario discorso, che ha tregua soltanto nei sogni.

La personalità è una maschera che il desiderio altrui di prenderei sul serio, di vederci in quel modo, ci ha applicato.

La poesia, come la primavera, deve avere una certa asprezza.

La presunzione dello sciocco è la punizione che egli infligge a se stesso; perché senza questa presunzione, potrebbe essere consapevole della propria sciocchezza e perciò divenire nell'atto stesso, intelligente.

La religione è una protesta contro la morte dell'individuo, contro il nostro morire, la nostra morte.

La vita è una storia di promesse non mantenute o anche di certezze che si rivelano come promesse; destinate a restare tali.

Le idee sono i funghi del cervello. Quando si resta troppo in riposo, quando non si fa dello sport, né del movimento, né dei viaggi, nell'aria greve dell'inerzia attorno al nostro principale e delicato organo nascono queste vegetazioni pallide, senza primavera, senza clorofilla, senza avvenire; nutrienti qualche volta, velenose spesso...

Le persone ci stimano tanto più quanto meno dimostriamo di aver bisogno di loro. Quanto meno temono di essere ammesse come parte integrante della nostra vita e del nostro programma.

Noi siamo come una candela che si distrugge per illuminare. Non può essere luce se non è autodistruzione, se non si consuma fino alle tenebre.

Nulla è più pericoloso di un uomo felice: egli sconvolge l'ordine delle cose.

Nulla si ottiene gratuitamente nemmeno il riuscire ad essere se medesimi.

Ogni istante è infinito.

Ogni uomo ha un proprio contrasto e un proprio dramma, ma pochi sono coloro che sanno definirlo; per lo più si accusano fatti od avvenimenti indipendenti da noi. Pochi si persuadono che noi abbiamo la colpa e il merito di tutto ciò che siamo.

Piccole occasioni originano grandi avvenimenti; piccole osservazioni le grandi Idee.

Quando il nostro pensiero intuisce qualche verità nuovissima, ci sembra sempre che siamo ritornati in noi stessi sulle rive del nostro antico essere − che si sollevi il velario dell'oblio.

Se conoscessimo quale è il tipo d'uomo maggiormente ammirato dalle donne e quale il tipo di donna maggiormente ammirato dagli uomini, ci faremmo una singolare idea degli uomini e delle donne.

Si dice che il tempo è galantuomo, ma in genere il tempo è infedele.

Soltanto l'assoluto e l'universale può morire; noi moriamo in quanto siamo il morire dell'assoluto.

Siamo noi che siamo stati espulsi dall'Eden o siamo noi che abbiamo espulso l'Eden dalla nostra anima profonda? Noi esuli dall'Eden, rifugiati nell'Inferno.

Tutto si può insegnare fuorché la fantasia, fuorché ciò che è più necessario. 

Un libro è una lettera che un autore invia a tutte le persone di cui non conosce l'indirizzo. Se lo conoscesse non invierebbe il libro.

Un pensiero perfetto in sé non esiste; un pensiero è perfetto solo nella serie innumerabile dei pensieri che nascono da esso.

Vi sono persone che trovano il loro equilibrio soltanto nel moto; e il moto è sempre una fuga. La salvezza per essi è nella fuga. Ma vi sono altri esseri per cui la salvezza è nell'immobilità, nella resistenza.

Libro di Andrea Emo consigliato da Aforismario
Quaderni di metafisica
1927-1981 
Curatori: Massimo Donà e Romano Gasparotti 
Prefazione: Massimo Cacciari
Editore: Bompiani, 2006 

Andrea Emo è stato un pensatore solitario, che ha scelto la via della clausura e dell'autoesclusione dal mondo accademico. Il filosofo, per Emo, è mezzo scienziato, mezzo artista e interamente, visto che non può esservi una terza metà, sacerdote, poiché per lui la filosofia è un modo per sopportare l'atroce assurdità della vita.