Frasi e pensieri di Francesco Domenico Guerrazzi
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Francesco Domenico Guerrazzi (Livorno 1804 - Cecina 1873), politico e scrittore italiano. A Francesco Domenico Guerrazzi sono attribuite due frasi divenute quasi proverbiali in italia: "Come il popolo è l'asino: utile, paziente e bastonato"; e "Si stava meglio quando si stava peggio".
Come il popolo è l'asino: utile, paziente e bastonato. (Francesco Domenico Guerrazzi) |
La battaglia di Benevento
1827
È mai vissuta creatura umana, che sollevando le pupille al cielo d'Italia abbia negato esser questo il più puro sereno che mai rallegrasse il sorriso di Dio?
Se la vita fu bene, perché mai vi vien tolta? - E se la vita fu male, perché mai n'è stata concessa?
1827
È mai vissuta creatura umana, che sollevando le pupille al cielo d'Italia abbia negato esser questo il più puro sereno che mai rallegrasse il sorriso di Dio?
Se la vita fu bene, perché mai vi vien tolta? - E se la vita fu male, perché mai n'è stata concessa?
Il buco nel muro
1862
Gli uomini hanno fatto Dio a similitudine di loro, e lo hanno conciato pel dì delle feste.
L'assedio di Firenze
1863 - Selezione Aforismario
Anima, perché vivi? L'anima vuota alla risposta mi ritorna a guisa d'eco la domanda: perché vivi?
La pazienza è cosa dura, e convien meglio alla groppa del somiero, che all'anima dell'uomo.
Noi altri Italiani c'innamoriamo in chiesa.
Non confidate nella speranza: ella è la meretrice della vita.
Qualche vizio di più, qualche nobile passione di meno, e una ruga sopra la fronte, e una ferita nel cuore, ed ogni giorno un fiore caduto dalla corona della speranza... ecco i benefizi del tempo.
Troppo innanzi tempo imparai a diffidare di molte, forze di tutte le speranze umane: io vivo in mezzo agli uomini; ma per me non chiedo, non spero né temo nulla da loro.
Tutto piange quaggiù, e la natura versa in un pianto quotidiano sulle miserie della creazione con le rugiade de' cieli.
Ingombra questa nostra terra, infelice una gente la quale, o prostrata dagli anni, o torpida di fibra, o per pinguedine fastidiosa, o cieca ad un punto e codarda, penosamente si strascina per lo esilio breve della vita e va gridando a quelli che precorrono: Adagio, adagio; nella quiete sta sicurezza. Qual mai sicurezza? E non sapete voi che la vita è un correre alla morte?
La quiete non è vita. Trapassare da una in altra vicenda, agitarsi incessante nel tripudio e nell'affanno, percuotere ed essere percosso, amare, odiare, ora angiolo, ora demonio, e verme e Dio... questa si chiama vita.
Se difetto di passione l'umana felicità costituisse, l'uomo e il sepolcro sarebbero fratelli di vita.
Talvolta mi sorgeva nell'anima un desiderio di penetrare oltre il manto dei cieli i misteri di Dio, e meditando mi sprofondava per quegli azzurri sereni; se non che a poco a poco mi si facevano opachi, finalmente neri, ed io mi rimaneva esclamando: Che cosa importa conoscere? Dio vive!
Vita di Francesco Ferruccio
1865
La elemosina anziché sollevare dalle necessità gli accattoni li mantiene nel vizio.
Manzoni, Verdi, e l'Albo Rossiniano
1874
Le arti tutte, ma più specialmente la musica e la poesia, possono stimarsi due lampi balenati da un medesimo sguardo di Dio.
1862
Gli uomini hanno fatto Dio a similitudine di loro, e lo hanno conciato pel dì delle feste.
L'assedio di Firenze
1863 - Selezione Aforismario
Anima, perché vivi? L'anima vuota alla risposta mi ritorna a guisa d'eco la domanda: perché vivi?
La pazienza è cosa dura, e convien meglio alla groppa del somiero, che all'anima dell'uomo.
Noi altri Italiani c'innamoriamo in chiesa.
Non confidate nella speranza: ella è la meretrice della vita.
Qualche vizio di più, qualche nobile passione di meno, e una ruga sopra la fronte, e una ferita nel cuore, ed ogni giorno un fiore caduto dalla corona della speranza... ecco i benefizi del tempo.
Troppo innanzi tempo imparai a diffidare di molte, forze di tutte le speranze umane: io vivo in mezzo agli uomini; ma per me non chiedo, non spero né temo nulla da loro.
Tutto piange quaggiù, e la natura versa in un pianto quotidiano sulle miserie della creazione con le rugiade de' cieli.
Ingombra questa nostra terra, infelice una gente la quale, o prostrata dagli anni, o torpida di fibra, o per pinguedine fastidiosa, o cieca ad un punto e codarda, penosamente si strascina per lo esilio breve della vita e va gridando a quelli che precorrono: Adagio, adagio; nella quiete sta sicurezza. Qual mai sicurezza? E non sapete voi che la vita è un correre alla morte?
La quiete non è vita. Trapassare da una in altra vicenda, agitarsi incessante nel tripudio e nell'affanno, percuotere ed essere percosso, amare, odiare, ora angiolo, ora demonio, e verme e Dio... questa si chiama vita.
Se difetto di passione l'umana felicità costituisse, l'uomo e il sepolcro sarebbero fratelli di vita.
Talvolta mi sorgeva nell'anima un desiderio di penetrare oltre il manto dei cieli i misteri di Dio, e meditando mi sprofondava per quegli azzurri sereni; se non che a poco a poco mi si facevano opachi, finalmente neri, ed io mi rimaneva esclamando: Che cosa importa conoscere? Dio vive!
Vita di Francesco Ferruccio
1865
La elemosina anziché sollevare dalle necessità gli accattoni li mantiene nel vizio.
Manzoni, Verdi, e l'Albo Rossiniano
1874
Le arti tutte, ma più specialmente la musica e la poesia, possono stimarsi due lampi balenati da un medesimo sguardo di Dio.
Scritti
XIX sec.
XIX sec.
Noi altre povere creature, a guisa di pagliuzze in balìa della procella balestrano i fati, adesso in cima ad un campanile, adesso in fondo di una cantina, senza conoscerne sovente, epperò senza poterne dire, la cagione.
L'autunno è la più mesta stagione dell'anno; - il vespro è l'ora più mesta del giorno: - in quella stagione, in quell'ora, il Sole si avvicina alla sua tomba magnifico a vedersi come il figlio primogenito del Creatore.
L'autunno è la più mesta stagione dell'anno; - il vespro è l'ora più mesta del giorno: - in quella stagione, in quell'ora, il Sole si avvicina alla sua tomba magnifico a vedersi come il figlio primogenito del Creatore.
Lettere
XIX secolo - Selezione Aforismario
Agli uomini in generale manca la costanza nei propositi, e ciò fa si che le loro imprese quasi sempre rovinino. Il difetto di costanza si manifesta in due maniere, o col mutare disegno appena scelto o col mancare di coraggio alle prime contrarietà.
È segno non mediocre di amare la patria coltivare la favella materna: le nazioni si distinguono dalla lingua.
Il matrimonio è il sepolcro dell'amore; però dell'amor pazzo, dell'amore sensuale.
Ogni uomo ha da proporsi un fine nella sua vita, e a quello tendere costantemente, unicamente, se vuole riuscire a qualche cosa.
XIX secolo - Selezione Aforismario
Agli uomini in generale manca la costanza nei propositi, e ciò fa si che le loro imprese quasi sempre rovinino. Il difetto di costanza si manifesta in due maniere, o col mutare disegno appena scelto o col mancare di coraggio alle prime contrarietà.
È segno non mediocre di amare la patria coltivare la favella materna: le nazioni si distinguono dalla lingua.
Il matrimonio è il sepolcro dell'amore; però dell'amor pazzo, dell'amore sensuale.
Ogni uomo ha da proporsi un fine nella sua vita, e a quello tendere costantemente, unicamente, se vuole riuscire a qualche cosa.
Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario
Come il popolo è l'asino: utile, paziente e bastonato.
Gli uomini, se vogliono migliorare la società, devono buttar giù le proprie maschere.
Il passato è coperto di un velo nero, l'avvenire di un velo rosa. Il primo l'ha tessuto l'esperienza, il secondo lo tesse la speranza.
L'ingratitudine è la moneta ordinaria con la quale pagano gli uomini.
Si stava meglio quando si stava peggio.
[Attribuito]
Gli uomini, se vogliono migliorare la società, devono buttar giù le proprie maschere.
Il passato è coperto di un velo nero, l'avvenire di un velo rosa. Il primo l'ha tessuto l'esperienza, il secondo lo tesse la speranza.
L'ingratitudine è la moneta ordinaria con la quale pagano gli uomini.
Si stava meglio quando si stava peggio.
[Attribuito]