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Aforismi, frasi e citazioni di Joseph Dinouart

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Joseph Dinouart (Amiens 1716-1786), predicatore francese. Le seguenti riflessioni di Joseph Dinouart sono tratte da L'arte di tacere (L'art de se taire principalement en matière de religion, 1771), una trascrizione quasi perfetta di un precedente lavoro anonimo.
Si deve smettere di tacere solo quando si abbia
qualche cosa da dire che valga più del silenzio. (Joseph Dinouart)
L'arte di tacere
L'art de se taire principalement en matière de religion, 1771 - Selezione Aforismario

Esistono delle regole per lo studio delle scienze e per gli esercizi del corpo. La repubblica letteraria è piena di Arte di pensare, Arte dell’eloquenza, Introduzione alla geografia, alla geometria, eccetera. Perché dunque non insegnare l’Arte di tacere, arte così importante e, tuttavia, così poco nota?

È proprio dell'uomo coraggioso parlare poco e compiere grandi imprese; è proprio dell'uomo di buon senso parlare poco e dire sempre cose ragionevoli.

Esiste un silenzio prudente e un silenzio artificioso; un silenzio compiacente e un silenzio beffardo; un silenzio spirituale e un silenzio stolto; un silenzio d’approvazione e un silenzio sprezzante; un silenzio politico.

Il primo grado di saggezza è saper tacere; il secondo è saper parlare poco e moderare le parole, il terzo è saper parlare molto, senza parlare male e neppure troppo.

Il riserbo necessario per saper mantenere il silenzio nelle situazioni consuete della vita, non è virtù minore dell'abilità e della cura richieste per parlare bene; e non si acquisisce maggior merito spiegando ciò che si fa piuttosto che tacendo ciò che si ignora. Talvolta il silenzio del saggio vale più del ragionamento del filosofo: è una lezione per gli impertinenti e una punizione per i colpevoli.

Il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre: si può qualche volta tacere un pensiero, mai lo si deve camuffare. Vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, di essere discreti senza apparire tristi e taciturni, di non rivelare certe verità senza mascherarle con la menzogna.

Il silenzio può talvolta far le veci della saggezza per il povero di spirito e della sapienza per l'ignorante.

In generale è sicuramente meno rischioso tacere che parlare. 

Mai l'uomo è padrone di sé come quando tace: quando parla sembra, per così dire, effondersi e dissolversi nel discorso, così che sembra appartenere meno a se stesso che agli altri.

Nell'ordine, il momento di tacere deve venire sempre prima: solo quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà imparare a parlare rettamente.

Nella mancanza di certezze, è più saggio astenersi dal fare affermazioni e dall'esporre i propri dubbi, magari proteggendoli dietro una formale adesione alle certezze ufficiali.

Non c'è più merito nello spiegare ciò che si sa che a tacere ciò che si ignora.

Parlare male, parlare troppo o non parlare abbastanza sono i difetti più comuni della lingua.

Per tacere, non basta tenere la bocca chiusa e non parlare: diversamente, non ci sarebbe nessuna differenza tra l’uomo e gli animali, perché questi sono muti per natura; bisogna però saper dominare la lingua, scegliere i momenti adatti per frenarla o per accordarle una libertà moderata; seguire le regole che la prudenza suggerisce in materia; distinguere nelle circostanze della vita, le occasioni in cui il silenzio deve essere inviolabile; mostrarsi risoluti e inflessibili quando si tratta di fare, senza smentirsi, tutto quanto si è ritenuto opportuno per tacere: ciò presuppone riflessione, acutezza ed esperienza. È forze per questo che gli antichi saggi sostennero: “Per imparare a parlare bisogna rivolgersi agli uomini; ma è prerogativa degli dei insegnare in modo perfetto come si deve tacere”.

Qualunque sia la disposizione che si può avere al silenzio, è bene essere sempre molto prudenti; desiderare fortemente di dire una cosa, è spesso motivo sufficiente per decidere di tacerla.

Quando il parlare, lo scrivere e il comunicare sono sotto il controllo delle leggi di mercato, e il proprio e l’altrui pensiero diventano inevitabilmente merce, si può solo comunicare e pensare… tacendo.

Quando si deve dire una cosa importante, bisogna stare particolarmente attenti: è buona precauzione dirla prima a sé stessi, e poi ancora ripetersela, per non doversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi. 

Quando si diffonde un’epidemia di parole, il silenzio è l’unica forma possibile di salute.

Quando si ha una cosa importante da dire bisogna prestarvi un’attenzione particolare: è bene dirla prima a se stessi e poi ripetersela, in modo da non doversi pentire quando non si è più in grado di trattenerla.

Quante persone si sono rovinate con la lingua o con la penna! Ignoriamo forze che molti devono a una parola imprudente, a scritti profani o empi l’esilio o il bando e che neppure la sventura è stata loro maestra?

Se si tratta di serbare un segreto non si tace mai troppo. Il silenzio è, in questa circostanza, una delle cose per le quali non si deve temere nessun eccesso.

Si deve smettere di tacere solo quando si abbia qualche cosa da dire che valga più del silenzio.
[On ne doit cesser de se taire, que quand on a quelque chose à dire qui vaut mieux que le silence].

Si è naturalmente portati a pensare che chi parla poco non sia un genio e chi parla troppo, uno stolto o un pazzo: allora è meglio lasciar credere di non essere geni di prim'ordine rimanendo spesso in silenzio, che passare per pazzi, travolti dalla voglia di parlare.

Tacere quando si è tenuti a parlare è segno di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno di leggerezza e scarsa discrezione.

Vi è un tempo per tacere, come vi è un momento per parlare.

Vi è un tempo per scrivere e un tempo per posare la penna.

Libro di Joseph Dinouart consigliato
L’arte di tacere
Traduzione di Chiara Bietoletti

Un trattato sulla tematica del silenzio che occupa un notevole spazio «delle opere che dettano il comportamento del corpo e del linguaggio. Con questo trattato l'abate Dinouart voleva forse concludere la lunga serie di quelle arti della parola che costellano la retorica dell'età classica? O voleva invece fissare definitivamente il concetto stesso di retorica? Niente di tutto ciò. L'arte di tacere è una paradossale arte della parola, un altro capitolo della retorica, della quale ha mantenuto tutte le finalità pratiche.