Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Aforismi e massime di Madeleine de Souvré de Sablé

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Madeleine de Souvré de Sablé (Courtenvaux 1599 - Parigi 1678), scrittrice e moralista francese. La marchesa de Sablé era nota per il suo salotto letterario, nel quale riceveva gli intellettuali più in vista del tempo. Le seguenti citazioni di Madame de Sablé sono tratte dalla sua raccolta di pensieri intitolata Massime, pubblicata postuma nel 1678.

Come osserva Davide Monda, le massime di Madame de Sablé "non hanno l’acume e l’incisività di quelle di La Rochefoucauld, ma diverso è d'altronde lo scopo che si prefiggono: l’autrice, infatti, non tanto vuole provocare, sfidare il lettore mettendo in discussione la morale della vita di società, quanto piuttosto educarlo e guidarlo sulla via dell’“honnêteté”, con uno spiccato intento pedagogico. Madame de Sablé, inoltre, assume nel tempo una decisa posizione agostiniana e antiaristocratica (ben più forte di quella di La Rochefoucauld), che in qualche misura può richiamare certi toni e aspetti dell’opera di La Bruyère". [AA. VV., Moralisti francesi © BUR Rizzoli, 2008].
L'amore ha un carattere così particolare, che non si può nasconderlo
quando c'è, né fingerlo quando non c'è. (Madeleine de Souvré de Sablé)
Massime
Maximes, 1678 (postumo) - Selezione Aforismario

Abilità encomiabile è comunicare con dolcezza un rifiuto mediante parole cortesi, che possano compensare la mancanza del bene che non si può concedere.

Anche se non dobbiamo amare i nostri amici per il bene che ci fanno, è segno che non ci amano granché, se non ci fanno del bene quando possono.

Anziché interessarci a conoscere gli altri, non pensiamo che a farci conoscere. Sarebbe meglio ascoltare per acquisire nuove conoscenze, piuttosto che parlar troppo per mostrare quelle che abbiamo già acquisito.

Bisogna avvezzarsi alle follie altrui e non indignarsi per le stupidaggini dette in nostra presenza.

Conviene ben poco piacere a sé stessi, se non si piace ad alcuno. Spesso, infatti, l’amore eccessivo che si prova per sé è punito dal disprezzo altrui.

È assai utile, talora, fingere d’essersi sbagliati. Quando infatti si mostra a un uomo astuto di aver scoperto le sue astuzie, gli si dà motivo di accrescerle.

È difetto assai comune non esser mai contenti della propria sorte, e non essere scontenti del proprio ingegno.

È un'occupazione assai penosa per i furbi dover sempre mascherare la loro mancanza di sincerità e riparare alla parola non mantenuta.

Essere troppo scontenti di sé è debolezza, essere troppo contenti è stupidità.

Gli spiriti mediocri, ma malriusciti, e soprattutto i mezzi dotti, sono i più inclini all'ostinazione. Soltanto gli animi forti sanno ricredersi e abbandonare un cattivo partito.

I legami derivanti dalla virtù devono essere ancor più stretti di quelli di sangue: un uomo onesto, infatti, è, per la somiglianza dei costumi, più affine a un altro onesto di quanto non lo sia un figlio al padre per la somiglianza del volto.

I successi dipendono, talvolta, dalla mancanza di giudizio, poiché il giudizio sovente impedisce d’intraprendere svariate cose che proprio la sconsideratezza fa invece riuscire.

Il parlar troppo è un difetto così grave che, negli affari come nella conversazione, se il parlare è buono quanto conciso, risulta doppiamente buono, e con la brevità guadagniamo quel che spesso perdiamo con l’eccesso di parole.

L'amore ha un carattere così particolare, che non si può nasconderlo quando c'è, né fingerlo quando non c'è.
[L'amour a un caractère si particulier qu'on ne peut le cacher où il est, ni le feindre où il n'est pas].

La compagnia, e persino l’amicizia della maggior parte degli uomini, non è che uno scambio che dura appena quanto dura il bisogno.

La contraddizione deve risvegliare l’attenzione, non già la collera. Bisogna ascoltare, non fuggire chi ci contraddice. La nostra causa deve sempre esser quella della verità, a prescindere dal modo in cui ci venga presentata.

La più grande saggezza dell'uomo consiste nel conoscere le proprie follie.

La società, e la stessa amicizia della maggior parte degli uomini, non è che un commercio che dura quel tanto che se ne ha bisogno.

Le sciocchezze altrui devono esserci d'insegnamento piuttosto che motivo per mettere in ridicolo coloro che le commettono.

Lo studio e la ricerca della verità spesso ad altro non servono che a mostrarci, mediante l’esperienza, la nostra innata ignoranza.

Lodiamo talvolta le cose passate per criticare le presenti e, per disprezzare quel che c’è ora, apprezziamo ciò che non esiste più.

Misconoscere i propri difetti, quando ce li rimproverano, equivale ad aumentarli.

Non bisogna badare a quale bene ci fa un amico, ma esclusivamente al desiderio che ha di farcelo.

Possiamo pur conoscere noi stessi, ma non ci esaminiamo abbastanza, e ci preoccupiamo più d’apparire come dobbiamo essere che non d’essere davvero come dovremmo.

Preferiamo di gran lunga quelli che vogliono imitarci a quelli che cercano d’eguagliarci. L’imitazione, infatti, è un segno di stima, mentre il desiderio d’eguagliare gli altri è un segno d’invidia.

Riuscire a scandagliare l’interiorità altrui e, al tempo stesso, celare la propria è una grande prova di superiorità mentale.

Se ci preoccupassimo d’essere come dobbiamo quanto ci preoccupiamo d’ingannare gli altri dissimulando quel che siamo, potremmo mostrarci così come siamo, senza darci la pena di fingere.

Spesso il desiderio d’apparire esperti impedisce di diventarlo davvero, perché si desidera maggiormente mostrare quel che si sa che non imparare quel che s’ignora.

Valutiamo tanto superficialmente le cose che il consenso ad azioni e parole comuni, dette e fatte con aria convincente e una certa conoscenza delle cose del mondo, ha sovente più successo della più grande sagacia.

Vile è trarre vantaggio dal proprio rango e dalla propria grandezza per farsi beffe di coloro che sono a noi inferiori.