Aforismi, frasi e greguerías di Ramón Gómez de la Serna
Selezione dei migliori aforismi e delle frasi più celebri di Ramón Gómez de la Serna (Madrid 1888 - Buenos Aires 1963), scrittore e aforista spagnolo. Autore assai prolifico (scrisse un centinaio di libri) Gómez de la Serna è celebre soprattutto per aver ideato un nuovo genere letterario, quello della greguería. Le greguerías sono frasi molto brevi, simili ad aforismi, che hanno per ingredienti la metafora e un umorismo eccentrico e grottesco, alquanto cerebrale. Come scrive Tiziano Scarpa: "Le greguerías non sono racconti, non sono aforismi. Sono frasi, spesso brevissime, che presentano un’analogia fra due cose, un’intuizione allo stato nascente. Ti danno un’impressione di freschezza, come se ti mostrassero l’idea nel momento stesso in cui essa si forma. Sembra di assistere al primo germogliare dell’ispirazione".
Gómez de la Serna le definisce così: "Le greguerías hanno qualcosa dell'indovinello, evitano l'aspetto del colmo e non devono mai essere barzellette o facezie, per quanto lo possano sembrare. Non devono somigliare a nulla che sia già stato detto. Non sono riflessioni né hanno niente a che vedere con esse, giacché bisogna diffidare delle riflessioni, che sono come quelle palle di neve che fabbricano i monelli cattivi nascondendo una pietra dentro la neve. La greguería non è nemmeno aforistica. L'aforisma è enfatico e sentenzioso. Io non lo pratico. Si riduce quindi alla metafora? Tutto quanto è materiale e immateriale può essere oggetto di metafora. La metafora moltiplica il mondo, senza far caso al retore che proibisce di collegare cose solo perché lui non è capace di farlo. Umorismo + metafora = greguería".
Il termine "greguería", che in italiano può essere tradotto con "strepito", anche se Gesualdo Bufalino preferiva quello di "sghiribizzo", è stato scelto da Gómez de la Serna un po' per caso: "Perché si chiamano greguerías? Scoperto il genere, mi resi conto che bisognava trovare una parola che non fosse riflessiva né troppo usata, per battezzarlo a dovere. Allora infilai la mano nella grande urna delle parole e affidandomi al caso, che è il padrino di battesimo delle trovate migliori, estrassi una pallina... Era greguería, e mi tenni quella parola perché suonava bene e racchiudeva segreti nel suo sesso. Schiamazzo, trambusto, parlata incomprensibile e confusa: è quello che gridano le cose. Almeno non c'è dubbio che ho battezzato un genere con una parola sperduta nel dizionario, che non nominava nulla e che ora, scritta su un giornale o detta in un microfono, rimanda a me che ne ho cambiato il senso, trasformandola in quello che non era".
Bisogna notare, però, che seppure la greguería è stata definita e teorizzata da Gómez de la Serna, altri autori prima di lui avevano scritto frasi che possono essere fatte rientrare in questo genere letterario: "Nell'antichità si trovano greguerías perfette. Ad esempio, sono greguerías la frase di Luciano: 'Quando grandina sulla terra è perché tremano le viti della luna', o l'altra di Euripide: 'Il miele è il lavoro pubblico delle api'. Gregherizzano sia Orazio chiamando saliere gli occhi, sia Carlomagno quando chiede: «Qual è il sogno degli svegli?» e si risponde: «La speranza». Pascal grcgherizza quando dice che i fiumi sono strade che camminano, e cosi fa Quevedo, quando dice che gli occhi piccoli hanno pupille e quelli grandi ragazze cresciute, per arrivare fino a Victor Hugo, che definisce il mormorio come il fumo della conversazione, o scrive: 'i salici sono spuntati dagli acquazzoni del diluvio'. Si possono citare anche greguerías di Heine: 'Perfino dopo il pianto più sublime uno finisce per soffiarsi il naso', e di Hebbel: 'Il profumo è la morte dei fiori' o 'Le pulci sono gli unici animali che non hanno le pulci' o 'L'uomo è in estasi solo quando prega o si rade', aggiungendo infine quelle di Jules Renard, che grcgherizza dicendo che 'quando piove viene la pelle d'oca allo stagno' o che 'la chiocciola si è piantata in testa due ferri da calza'".
In questa pagina, oltre a una selezione delle migliori greguerías, sono riportate anche alcune citazioni dal libro Seni, pubblicato nel 1918, che costituisce un vero e proprio elogio del seno della donna.
Seni
Gómez de la Serna le definisce così: "Le greguerías hanno qualcosa dell'indovinello, evitano l'aspetto del colmo e non devono mai essere barzellette o facezie, per quanto lo possano sembrare. Non devono somigliare a nulla che sia già stato detto. Non sono riflessioni né hanno niente a che vedere con esse, giacché bisogna diffidare delle riflessioni, che sono come quelle palle di neve che fabbricano i monelli cattivi nascondendo una pietra dentro la neve. La greguería non è nemmeno aforistica. L'aforisma è enfatico e sentenzioso. Io non lo pratico. Si riduce quindi alla metafora? Tutto quanto è materiale e immateriale può essere oggetto di metafora. La metafora moltiplica il mondo, senza far caso al retore che proibisce di collegare cose solo perché lui non è capace di farlo. Umorismo + metafora = greguería".
Il termine "greguería", che in italiano può essere tradotto con "strepito", anche se Gesualdo Bufalino preferiva quello di "sghiribizzo", è stato scelto da Gómez de la Serna un po' per caso: "Perché si chiamano greguerías? Scoperto il genere, mi resi conto che bisognava trovare una parola che non fosse riflessiva né troppo usata, per battezzarlo a dovere. Allora infilai la mano nella grande urna delle parole e affidandomi al caso, che è il padrino di battesimo delle trovate migliori, estrassi una pallina... Era greguería, e mi tenni quella parola perché suonava bene e racchiudeva segreti nel suo sesso. Schiamazzo, trambusto, parlata incomprensibile e confusa: è quello che gridano le cose. Almeno non c'è dubbio che ho battezzato un genere con una parola sperduta nel dizionario, che non nominava nulla e che ora, scritta su un giornale o detta in un microfono, rimanda a me che ne ho cambiato il senso, trasformandola in quello che non era".
Bisogna notare, però, che seppure la greguería è stata definita e teorizzata da Gómez de la Serna, altri autori prima di lui avevano scritto frasi che possono essere fatte rientrare in questo genere letterario: "Nell'antichità si trovano greguerías perfette. Ad esempio, sono greguerías la frase di Luciano: 'Quando grandina sulla terra è perché tremano le viti della luna', o l'altra di Euripide: 'Il miele è il lavoro pubblico delle api'. Gregherizzano sia Orazio chiamando saliere gli occhi, sia Carlomagno quando chiede: «Qual è il sogno degli svegli?» e si risponde: «La speranza». Pascal grcgherizza quando dice che i fiumi sono strade che camminano, e cosi fa Quevedo, quando dice che gli occhi piccoli hanno pupille e quelli grandi ragazze cresciute, per arrivare fino a Victor Hugo, che definisce il mormorio come il fumo della conversazione, o scrive: 'i salici sono spuntati dagli acquazzoni del diluvio'. Si possono citare anche greguerías di Heine: 'Perfino dopo il pianto più sublime uno finisce per soffiarsi il naso', e di Hebbel: 'Il profumo è la morte dei fiori' o 'Le pulci sono gli unici animali che non hanno le pulci' o 'L'uomo è in estasi solo quando prega o si rade', aggiungendo infine quelle di Jules Renard, che grcgherizza dicendo che 'quando piove viene la pelle d'oca allo stagno' o che 'la chiocciola si è piantata in testa due ferri da calza'".
In questa pagina, oltre a una selezione delle migliori greguerías, sono riportate anche alcune citazioni dal libro Seni, pubblicato nel 1918, che costituisce un vero e proprio elogio del seno della donna.
L’amore nasce dal desiderio improvviso di rendere eterno il passeggero. (Ramón Gómez de la Serna) |
Senos 1918 © ES 1991- Traduzione di Elena Carpi Schirone
Selezione Aforismario
Selezione Aforismario
E il talento del Creatore quando riuscì a modellarli? Che malizia di scultore! Pose su di loro i panni umidi con i quali si mantiene molle la scultura, così a lungo e fino all'ultimissimo momento, che quella dei seni diventò la creta più molle del mondo.
I seni nuovi che vengono depredati, possiedono in quell'istante soave, che dura un attimo, una inquietante e dolce qualità di avorio, un avorio terso e morbido, ma con quella durezza sdrucciolevole delle bilie d'avorio.
I seni dell'Arte non possono far niente contro la propria stoltezza. Non sono capaci. Il seno è davvero pastoso - per questo non gli serve la pittura - e deve essere davvero morbido - per questo non gli serve la scultura - e deve essere vivo - per questo non gli servirà nessun'arte imitativa, anche se troverà la pomice o la spugna più delicata per imitarlo.
Il seno sinistro è quello del cuore, che vi si trova dentro, avvolto, ingabbiato dolcemente e mollemente. Ha più vita dell'altro, ed è quello verso il quale si va sempre, e sul quale si insiste, soppesando nella mano il seno e il cuore, il dolce seno e il dolce cuore.
Il termine di un'esistenza può essere la contemplazione cenobita di alcuni seni, la contemplazione dell'eremita che prende nelle mani i seni di una donna e li guarda come scorgendo in essi tutta la menzogna della vita, visibile e palese.
La cosa più sfingica della sfinge non è il suo sorriso, né i suoi occhi, né la sua fronte, ma i suoi seni, i suoi seni nei quali il segreto della materia si è coagulato come in nessun'altra forma.
La mattina, molto presto, i seni hanno una tranquillità e un abbandono come quello che rimane alle puerpere dopo il parto... Chi pensa a loro! Sono i seni delle donne che fanno le pulizie, che mettono in ordine la camera, più dimenticati che mai in mezzo alla generale dimenticanza... Eppure, qualche volta, l'uomo pensa a loro di mattina, e quando li scopre sotto le vestaglie semiaperte lo inebriano come l'alcool bevuto al mattino, quando si è un po' a corto di forze...
Non c'è chi possa negare che in loro si trova tutta la materia del mondo sublimata. Il mondo è essenzialmente materiale, ed essi sono la più elevata categoria di questa materia, una materia che pur senza sfuggirci come quella liquida e gassosa, è eterea ed è materiale.
Non dimenticherò quei seni che non potei evitare di mangiare per primo poiché ella me li offrì come i suoi due migliori dolcetti, con quell'inimitabile disinteresse proprio del primo amore.
Una delle cose che farebbe più piacere vedere, è come cadono tutti i seni quando la donna si china a raccogliere qualcosa. Oh, maledetto vestito!
Greguerías
I seni nuovi che vengono depredati, possiedono in quell'istante soave, che dura un attimo, una inquietante e dolce qualità di avorio, un avorio terso e morbido, ma con quella durezza sdrucciolevole delle bilie d'avorio.
I seni dell'Arte non possono far niente contro la propria stoltezza. Non sono capaci. Il seno è davvero pastoso - per questo non gli serve la pittura - e deve essere davvero morbido - per questo non gli serve la scultura - e deve essere vivo - per questo non gli servirà nessun'arte imitativa, anche se troverà la pomice o la spugna più delicata per imitarlo.
Il seno sinistro è quello del cuore, che vi si trova dentro, avvolto, ingabbiato dolcemente e mollemente. Ha più vita dell'altro, ed è quello verso il quale si va sempre, e sul quale si insiste, soppesando nella mano il seno e il cuore, il dolce seno e il dolce cuore.
Il termine di un'esistenza può essere la contemplazione cenobita di alcuni seni, la contemplazione dell'eremita che prende nelle mani i seni di una donna e li guarda come scorgendo in essi tutta la menzogna della vita, visibile e palese.
La cosa più sfingica della sfinge non è il suo sorriso, né i suoi occhi, né la sua fronte, ma i suoi seni, i suoi seni nei quali il segreto della materia si è coagulato come in nessun'altra forma.
La mattina, molto presto, i seni hanno una tranquillità e un abbandono come quello che rimane alle puerpere dopo il parto... Chi pensa a loro! Sono i seni delle donne che fanno le pulizie, che mettono in ordine la camera, più dimenticati che mai in mezzo alla generale dimenticanza... Eppure, qualche volta, l'uomo pensa a loro di mattina, e quando li scopre sotto le vestaglie semiaperte lo inebriano come l'alcool bevuto al mattino, quando si è un po' a corto di forze...
Non c'è chi possa negare che in loro si trova tutta la materia del mondo sublimata. Il mondo è essenzialmente materiale, ed essi sono la più elevata categoria di questa materia, una materia che pur senza sfuggirci come quella liquida e gassosa, è eterea ed è materiale.
Non dimenticherò quei seni che non potei evitare di mangiare per primo poiché ella me li offrì come i suoi due migliori dolcetti, con quell'inimitabile disinteresse proprio del primo amore.
Una delle cose che farebbe più piacere vedere, è come cadono tutti i seni quando la donna si china a raccogliere qualcosa. Oh, maledetto vestito!
1917-1960 - Selezione Aforismario
Affacciandoci al fondo del pozzo ci facciamo un ritratto da naufraghi.
C'è in ogni armadio un paio di calzini che non si usano mai, ma che sono semenza di calzini.
Chi gioca a dadi sembra che getti in aria le ossa in sovrappiù.
Chi nelle stazioni si siede sulla propria valigia sembra un esiliato dal mondo.
Ci sono certe notti di luna cosi ben agghindate che sembra che la Natura stia filmando sé stessa.
Ci sono certe pastiglie di farmacia che ci curano, se non altro, dalla tristezza di aver perso tanti bottoni della biancheria intima.
Ci sono cieli sporchi in cui sembra siano stati sciacquati i pennelli di tutti gli acquarellisti del mondo.
Ci sono coppie di sposi che si voltano le spalle mentre dormono per non rubarsi a vicenda i sogni ideali.
Ci sono giorni luridi come banconote molto usate.
Ciò che più inorgoglisce la forchetta è battere uova, giacché è un favore extra che non rientra nei suoi doveri.
Di ciò che si dice al buio rimane copia su carta carbone.
Di fronte alle donne che portano un braccialetto alla caviglia, è intrigante sapere come sia potuto arrivare fin lì dal polso.
Dopo aver aiutato un cieco ad attraversare la strada rimaniamo un po' ciechi e indecisi.
Dopo aver usato il dentifricio ci guardiamo i denti con un gesto da fiere.
Era un tale moralista che perseguitava le congiunzioni copulative.
Fine estate: deposito di moscerini morti sulle lampade dei treni.
Fra le rotaie del treno crescono fiori suicidi.
Gabbiani: àncore delle navi che percorrono i cieli.
Giorno senza quotidiani: l'assassino esibizionista rimanda il delitto a dopodomani.
Gli angeli custodi dei musicisti dovrebbero voltargli le pagine degli spartiti.
Gli armadi a specchio sono come confessionali che conoscono tutti i nostri calzini rammendati.
Gli occhi dei gatti stanno guardando attraverso il buco della serratura della stanza da letto del mistero.
Gli orgogliosi dicono "colonna vertebrale" e i modesti "spina dorsale".
Grazie alle gocce di rugiada il fiore ha occhi per vedere la bellezza del cielo.
I baci sono come i francobolli: ce n’è che s’attaccano e altri che non prendono.
I cani ci mostrano la lingua come se ci avessero presi per il dottore.
I chiodi non desiderano altro che cascare a terra prima che il martello li raggiunga coi suoi colpi, perché sanno che solo così si salveranno.
I cuscini messi a prender aria sui davanzali delle finestre sono dei pulcinella stanchi per la recita della sera prima.
I fiori muoiono in odore di santità.
I garofani bianchi sfoggiano la biancheria intima più raffinata.
I laghi sono le pozzanghere rimaste dopo il Diluvio.
I libri sono gli unici che trattengono la polvere dei secoli: in senso materiale e spirituale.
I prigionieri attraverso la grata vedono la libertà alla griglia.
Il cieco muove il suo bastone bianco come a misurare la temperatura dell'indifferenza umana.
Il cielo delle notti gelate d'inverno, con una luna stagliata come un ghiacciolo, è un cielo per pattinatori.
Il cipresso è un pozzo che si è fatto albero.
Il collezionista di francobolli tiene una corrispondenza col passato.
Il Colosseo in rovina è come una tazza sbreccata della colazione dei secoli.
Il divano è un letto senza capo né coda.
Il fisarmonicista dipana il filo della musica con le due mani occupate dalla nera matassa.
Il foglietto del calendario ci consola perché il suo 7 o il suo 22 ci sono noti da moltissimo tempo. Che spavento se invece apparisse il giorno numero 30.117 della nostra vita!
Il gatto firma ogni suo pensiero con la coda.
Il grillo misura le pulsazioni della notte.
Il lettore - come la donna - ama di più chi più l’ha ingannata.
Il neonato saluta sé stesso dando la mano al proprio piede.
Il primo bacio è un furto.
Il primo sonaglio e l'ultimo aspersorio si somigliano troppo.
Il seggiolino del pianoforte è il cavatappi del concerto.
Il sogno è un deposito d’oggetti smarriti.
Il suggeritore è l’eco prima della parola.
Il tram approfitta delle curve per piangere.
Il vento è maldestro: non sa chiudere una porta.
L’alfabeto è un nido da cui escono stormi e stormi di parole.
L’amore nasce dal desiderio improvviso di rendere eterno il passeggero.
L’elettricità fa parte del sistema nervoso di Dio.
L’unico ricordo retrospettivo che resta al giorno è quel rumorino che fa la sveglia quando passa per la stessa ora in cui ha suonato l'ultima volta.
La bandiera sale su per l’asta come se fosse l’acrobata più agile del mondo.
La camicia stirata ci attende con le braccia in croce.
La chiave ci prende in giro fingendo di non appartenere alla serratura cui appartiene.
La cosa peggiore dei medici è che ti guardano come se tu non fossi te stesso.
La cosa più importante della vita è non esser morto.
La differenza che c'è tra le ninfe e le sirene è che le ninfe danno baci dolci e le sirene salati.
La donna si dipinge le unghie per avere dieci cuori a portata di mano.
La gente ama ricevere un invito per i giorni venturi perché così gli sembra di avere già un diritto acquisito sul futuro.
La lucertola è la spilla dei muretti.
La malinconia dei fiumi d'America è che sono così grandi che non possono avere ponti.
La matita scrive ombre di parole.
La medicina si offre di curare tra cent'anni quelli che stanno morendo adesso.
La meridiana segna le ore col pugnale che uccide.
La mezzaluna mette la notte tra parentesi.
La pioggia è triste perché ci ricorda quand'eravamo pesci.
La pipa non brucia: quindi se l'umanità fabbricasse le case con legno da pipa i pompieri sarebbero inutili.
La polvere è piena di vecchi e dimenticati starnuti.
La q è la p che torna da una passeggiata.
La rondine arriva da tanto lontano perché è freccia e arco contemporaneamente.
La vestaglia da bagno rende frati le donne, ma depongono subito l’abito.
L'arancia, sotto il suo berretto d’oro, ha la testa bendata.
L'arcobaleno è il nastrino che si mette la natura dopo essersi lavata la testa.
Le alghe che si trovano sulle spiagge sono i capelli che le sirene si strappano pettinandosi.
Le candele sgocciolano cammei.
Le farfalle le fanno gli angeli nelle ore d’ufficio.
Le galline si sistemano sulle stecche del pollaio come per assistere a una rappresentazione del "Don Giovanni" con il gallo nel ruolo di protagonista.
Le ghiande nascono col portauovo.
Le parentesi cadono dalle ciglia di chi scrive.
Le prime gocce del temporale scendono a vedere se c'è terra su cui atterrare.
Le serre sono carceri modello per le piante.
Le viti sono chiodi pettinati con la riga in mezzo.
Le vongole sono le nacchere del mare.
Leggendo i giornali nelle hall degli alberghi, ci viene il sospetto che qualcuno abbia rubato la notizia più interessante.
Leggi e pensa, che per non pensare hai dei secoli.
L'importante non è avere o non avere dei microbi, ma che siano ammaestrati.
L'opera è la verità della menzogna, il cinema è la menzogna della verità.
Luna nuova: cambio di lenzuola nel paesaggio.
Luna: cinematografo con vecchi film.
Mentre il rasoio del parrucchiere lavora la nuca, il cliente osserva un minuto di silenzio.
Nei giorni di vento, i giunchi hanno lezione di scherma.
Nei mantici che collegano i vagoni del treno si sente il tango del viaggio.
Nella risacca, l'onda, pentita di aver lasciato a riva il suo regalo di conchiglie, cerca di riprendersele.
Nella vita bisogna essere un poco idioti, perché se no gli altri se ne approfittano e lo sono solo loro.
Non abbiamo il giusto rispetto della nostra ombra, non pensiamo abbastanza a lei. Per rimediare a quest'ingiustizia, io la saluto, le parlo, e spesso esco appositamente per portarla a passeggio lungo il muro su cui spicca meglio.
Non bisogna lasciare le forbici aperte perché potrebbero tagliare il filo del destino.
Non vi dice nulla il fatto che tanti grandi uomini siano morti? A me dice più di quanto essi dissero in vita.
Nulla torna, ma tutto si somiglia.
Odiano i negri e passano ore intere al sole a cercare di diventar neri.
Preferisco le macchine per scrivere usate, perché hanno già esperienza e conoscono l’ortografia.
Quando la donna chiede macedonia per due, perfeziona il peccato originale.
Quando la luna passa da un lato all'altro della strada, ci viene voglia di darle il braccio, aiutandola come un cieco.
Quando raccogliamo il guanto caduto, stringiamo la mano alla morte.
Quel che dà più fastidio alle statue di marmo è che hanno sempre i piedi freddi.
Quel che dà più piacere alle anziane è poter dire: "torna di moda".
Quel che difende le donne è che pensano che tutti gli uomini siano uguali, mentre ciò che perde gli uomini è che credono che tutte le donne siano diverse.
Quella donna mi ha guardato come si guarda un taxi libero.
Quelli che scendono dall'aereo sembra che escano dall'Arca di Noè.
Quelli che vengono dalla pioggia hanno la faccia di bicchieri d'acqua.
Russare è sorbire rumorosamente minestra di sogni.
Scale di tutto il mondo, unitevi! E ci potrete condurre in cielo.
Se le lenzuola sono gelate, si sogna in slitta.
Se si guardano di giorno gli occhi del gatto, sembra che si sia dimenticato di spegnere la luce della camera da letto.
Se si potesse sfruttare la noia disporremmo della più potente fonte di energia.
Se uno conosce troppo sé stesso, smette di salutarsi.
Se vendessero un orologio con un campanello speciale che ci annunciasse la nostra penultima ora, non lo comprerebbe nessuno.
Sembra che la luna rimbianchi le pareti per scriverci sopra qualcosa.
Senza la morte, la crudeltà di tutti aumenterebbe fino al parossismo.
Sui fili del telegrafo rimangono, quando piove, delle lacrime che rendono tristi i telegrammi.
Sulla carta vetrata c'è la mappa del deserto.
Tuono: un baule rotola giù dalle scale del cielo.
Tutti i salami s’impiccano.
Tutti vorrebbero avere due fegati per lamentarsi di entrambi.
Un foglio di carta nel vento è come un uccello ferito a morte.
Un secondo è un secolo in miniatura.
Una saponetta nuova è come la mano di una nuova fidanzata.
Venezia è il posto dove navigano i violini.
Vini di "riserva speciale" vuol dire che non diranno a nessuno come sono stati adulterati.
Libro di Ramón Gómez de la Serna consigliato
Mille e una greguería
Traduzione: Danilo Manera
Editore Robin, 2002
Editore Robin, 2002
Il meglio di un genere "telegrafico" che sta alla base dell'opera di Gómez de la Serna. Le impertinenti greguerías qui raccolte mischiano sberleffo e innocenza, metafora e umorismo, incongruenza e arguzia, nascendo da un'occhiata demolitrice sulle contraddizioni del mondo. "La greguería non si trova in un punto determinato, né con sicurezza in nessun posto, ma tutt'a un tratto la si acciuffa guardando la scia di pulviscolo che scende dal sole fino al pavimento della stanza e che si forma quando si socchiude appena uno spiraglio impercettibile tra gli scuri delle finestre sotto il sole dei meriggi estivi". [...] "Il mio raccolto di greguería non è costante. Sgorgano solo a volte, raramente, perché per cogliere una greguería bisogna trovarsi in uno stato di grazia profano e difficile. Non si muovono in branchi. Non possono mai essere ricercate. Bisogna aspettarle passeggiando o seduti. Nemmeno un passo volontario verso l'immagine. Acchiappamosche della greguería, mi tocca trascorrere molte ore con le braccia tese a far gesti come quelli dei segnalatori su una pista d'atterraggio".
Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Joan Fuster - Enrique Jardiel Poncela
Note
Vedi anche aforismi, frasi e citazioni di: Joan Fuster - Enrique Jardiel Poncela