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Aforismi, frasi e citazioni di Valentino Zeichen

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Valentino Zeichen (Fiume 1938 - Roma 2016), scrittore e poeta italiano. Dal 1974, anno della prima raccolta di poesie, Valentino Zeichen ha pubblicato diversi libri fra cui Ricreazione (1979), Tana per tutti (1983), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio (2000), Passeggiate romane (2004).e Neomarziale (2006). Una raccolta di tutte le poesie di Valentino Zeichen è apparsa negli Oscar Mondadori.

Come osserva Valerio Magrelli, "Che parli del big bang o di un amore, che evochi un amico o parli di guerra, [Valentino Zeichen] imbastisce sempre un complicato congegno dimostrativo, un piccola macchina logica tramite cui esibire acquisizioni di tipo cognitivo. In alternativa, ecco esplodere veri flash visivi, come quando, ad esempio, definisce il treno "una chiusura lampo che fila sui binari". Il costante uso dell'ironia, il rifiuto di una versificazione formalizzata e la quasi totale assenza di giochi fonici (rara, in tal senso, la rima), giungono infine a produrre quello straniato effetto anti-lirico che resta certo la sigla più personale di questa personalissima poetica".

I seguenti pensieri di Valentino Zeichen, redatti in stile poetico e in alcuni casi più simili a degli haiku che a degli aforismi, sono tratti da Aforismi d'autunno, pubblicato dall'editore Fazi nel 2010.
Parlando di sé stesso, ha scritto Valentino Zeichen: "Più che la poesia e le subdole manovre degli addetti alle poetiche per spartirsele, io amo fare vita d’artista".
Evito sempre di fare drammi: E semmai li scrivo. (Valentino Zeichen)
Aforismi d'autunno
© Fazi 2010 - Selezione Aforismario

Ai gradi militari ho preferito quelli alcolici.

Aveva scambiato il tempo per una comoda amaca mentre ne era la ragnatela.

Beviamo dai calici dal bordo di labbra un brindisi di baci.

Chiunque cavalchi la stravaganza in arte, non si aspetti discernimenti, neanche stima, ma solo risentita acredine.

Come la Bibbia ci insegna, Dio non poteva spiegare i dettagli della creazione, e per non dilungarsi troppo con le teorie dell’evoluzione, preferì sintetizzarli nella celebre “settimana” lavorativa.

Dopo aver prestato all'uomo le proprie sembianze, il Signore sperimentò l’individuo, e fra questi selezionò gli individualisti; una sottospecie umana che si danna per imitarlo.

Evito sempre di fare drammi: E semmai li scrivo.

Gli amori perduti evocano gli ombrelli dimenticati, ma dove? Sarebbe struggente ricordarsene sotto queste piogge incessanti.

Gli anni sono come docili cavalli al pascolo la cui indolenza ci rassicura, quando partono all'improvviso al galoppo numerico.

Gli eletti scarsi d’idee ne mascherano la penuria dietro il culto professorale della razionalità fanatica.

Il cielo non legge, e neanche parla le lingue umane, le ascolta ma non le capisce.

Il tempo è come un gatto selvatico che attraversa il giardino e poi fa anche capolino, ma non lascia mai trapelare quale numero civico sia recapito del suo nascondino.

L’impazienza biasima i restauri interminabili degli affreschi nuvolosi.

La mira dell’artista deve essere superiore a quella dell’arciere poiché punta all'infinito.

Il tempo è un soggetto senza “oggetto”, perciò la gioventù non lo considera essendogli, al momento, creditrice.

Mentre si è giovani si viene costantemente sollecitati a conseguire al più presto la “maturità. Poi ci si avvede che la vecchiaia la fornisce gratuitamente.

Nel ritirarsi dal mondo gli Dèi tralasciarono parti delle loro sembianze, e il sacro divenne l’estetico.

Provenendo dal niente il mio divenire non può che finire in questo luogo comune.

Quanti molti sono tenuti in vita dal denaro, io, che non ne posseggo, trovo un ripiego nei princìpi.

Se le generazioni passate avessero consumato il tempo, questo non esisterebbe più. E noi, posteri immortali, oggi festeggeremmo l’estinzione del tiranno. Ma non si capisce per dove transita questo filo temporale senza capo né coda.

Solo nel frattempo, il tempo può sembrare elastico e non per sempre, poi mai più.

Sono transitati secoli dentro i miei anni e (io) non vi ho fatto caso.

Spesso le previsioni meteorologiche sembrano perturbate da fattori imponderabili, come se fossero influenzate dagli oroscopi dell’astrologia.

Stagioni senza variazioni apparenti, anni senza età. E chi poteva supporre che il tempo tenesse un diario con la nostra contabilità anagrafica?

Libro di Valentino Zeichen 
Aforismi d'autunno
Editore: Fazi, 2010

Con questo libro, Valentino Zeichen sperimenta un genere nuovo, interamente formato da sostanza e pensiero, dall'autore stesso definito "intelligente". Composto pensando ai cambi di colore della natura in autunno, a metafora di una condizione esistenziale, trae ispirazione dalla profondità di Karl Kraus, dall'eleganza di Oscar Wilde nonché dalla raffinata leggerezza di Ennio Flaiano: questi, infatti, sono i principali modelli di riferimento per la raccolta nonché maestri in generale nell'arte di scrivere aforismi, forma per eccellenza di "intelligenza organizzata". Zeichen qui, ragionando unicamente di ciò in cui crede, e di ciò che pensa, arriva a un concentrato di parole che appaiono rimescolate in base a una chimica sofisticata che coinvolge prima di tutto la lingua: spesso oscura, talvolta più limpida, sempre icastica. Il risultato è una sorta di autoritratto intellettuale in cui è esplicitato il punto di vista dell'autore su temi importanti e definitivi quali il tempo come inganno, la letteratura come ispirazione, l'inevitabile passaggio delle stagioni.