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Frasi e citazioni di Beppe Severgnini

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Beppe Severgnini (Crema 1956), giornalista, saggista e scrittore italiano. Oltre a collaborare per importanti testate giornalistiche italiane e straniere (Corriere della Sera, Il Giornale, The European, The Sunday Times, ecc.) Beppe Severgnini è autore di numerosi saggi, molti dei quali trattano degli usi, dei costumi e della psicologia degli italiani. 
La maggior parte delle seguenti citazioni di Severgnini sono tratte da: Italiani con valigia (1993), La testa degli italiani (2005), L'italiano (2007), La pancia degli italiani (2010) e Italiani di domani (2012).

Foto di Beppe Severgnini
Gli italiani sono realisti. Prima di scegliere ciò che ritengono giusto,
prendono quello che sembra utile. (Beppe Severgnini)

Italiani con valigia
Il Belpaese in viaggio © 1993 Rizzoli RCS Libri - Selezione Aforismario

Alberto Moravia paragonava gli atteggiamenti di quattro nazionalità alle prese con il rito turistico: "Un francese visita un Paese straniero, un tedesco lo studia, un inglese ne fa la sua casa, un americano se lo mangia". Un italiano, avrebbe potuto aggiungere, chiede quanto costa.

Il grande passatempo nazionale: lamentarsi.

L'Inghilterra, ad ogni ora del giorno e della notte, è attraversata da raffiche di thankyou, in Italia nessuno ringrazia nessuno.

Noi italiani non facciamo niente in maniera normale. Facciamo tutto da italiani, e questo non è necessariamente un difetto.

Noi italiani siamo straordinari. Se ci mettiamo d'impegno, riusciamo ad insegnare l'inglese agli inglesi.

Per bontà d'animo, ignoranza delle lingue o semplice pigrizia, i turisti italiani tendono a essere passivi: più turisti, insomma, che viaggiatori; più rassegnati alle rassicuranti ovvietà del falso viaggio che interessati a vedere il mondo com'è.

Se fossero state istituite le Olimpiadi della buona educazione, l'Inghilterra le avrebbe stravinte.

Italiani si diventa
© 1998 Rizzoli RCS Libri

Il bravo turista deve saper usare i luoghi comuni come ormeggi, e poi navigare usando buon senso e intuizione.

Interismi
Il piacere di essere neroazzurri © 2002 Rizzoli RCS Libri

L'Inter, signori, è una forma di allenamento alla vita. È un esercizio di gestione dell'ansia, e un corso di dolcissima malinconia. È un preliminare lungo anni. È il gioco, da grandi, di quelli che da bambini tenevano ai sudisti e agli indiani.

Manuale dell'uomo domestico
© 2002 Rizzoli RCS Libri

L'umorismo è l'abilità di sorridere delle stonature del mondo.

La dipendenza sociale dal telefonino mostra la nostra inquietudine personale. Anzi, la nostra irrequietezza. Non ci bastano i luoghi, la compagnia, le attività. Vogliamo sentire altro, parlare con altri, essere altrove. Incontentabili.

Le rivoluzioni tecnologiche, in Italia, devono innestarsi su una caratteristica nazionale. Il telefonino, per esempio, è stato un successo formidabile perché ha stuzzicato prima il nostro esibizionismo (farsi belli); poi il nostro conformismo (ce l'hanno tutti!); infine il nostro familismo (papà chiama mamma, mamma chiama nonna, nonna chiama nipote, nipote chiama amico eccetera).

Altri Interismi
Un nuovo viaggio nel favoloso labirinto neroazzurro © 2003 Rizzoli RCS Libri

Il tifoso interista è uno scettico per vocazione. Un amante cauto, perché sa che quando apre le porte al cuore qualcuno le richiude di colpo, e lui ci lascia dentro le dita.

L'interismo è una corsa ad ostacoli, e gli ostacoli sono sempre interessanti.

Scegliere l'Inter è come entrare in un labirinto. Un favoloso dedalo neroazzurro, pieno di sorprese a ogni svolta. Al centro c'è l'obiettivo, il premio, la gioia che attendiamo. Il problema è: come arrivarci?

La testa degli italiani
Una visita guidata © 2005 Rizzoli RCS Libri - Selezione Aforismario

Ecco perché, in Italia, le norme non vengono rispettate come in altri paesi: accettando una regola generale, ci sembra di far torto alla nostra intelligenza. Obbedire è banale, noi vogliamo ragionarci sopra. Vogliamo decidere se quella norma si applica al nostro caso particolare. Lì, in quel momento.

Essere italiani è un lavoro a tempo pieno.

Federico Fellini sarebbe stato un buon primo ministro, se avesse voluto. Occorre un gran regista, infatti, per governare gli italiani.

Il clima italiano spinge all'indulgenza. Ci fosse un tempo scozzese, in Italia, avremmo avuto diverse rivoluzioni. Invece abbiamo registrato alcune proteste, molte promesse e infinite conversazioni.

Il fascino italiano esiste. È una capacità di seduzione che non diventa, necessariamente, sessuale. Funziona tra esseri umani, e il rapporto ricorda quello tra un modem e un server: i due sistemi dialogano, e trovano una modalità di connessione.

In Italia abbiamo col cibo nel piatto lo stesso rapporto che alcune popolazioni amazzoniche hanno con le nuvole in cielo: un'occhiata, e sappiamo cosa aspettarci.

L'Italia non è un inferno: troppo gentile. Non è neppure un paradiso: troppo indisciplinata. Diciamo che è un purgatorio insolito, pieno di orgogliose anime in pena, ognuna delle quali pensa d'avere un rapporto privilegiato col padrone di casa.

L'Italia è un labirinto. Affascinante, ma complicato. Si rischia di entrare e girare a vuoto per anni. Divertendosi un mondo, sia chiaro.

L'Italia è un posto dove le cose stanno sempre per succedere. Di solito, sono cose insolite: la normalità, da noi, è eccezionale.

La famiglia italiana è un'assicurazione, senza polizze da sottoscrivere, premi da pagare e clausole da leggere: in caso di necessità, genitori e parenti intervengono.

Le abitazioni dimostrano che in Italia vivono milioni di conservatori. Forse il motivo per cui manteniamo certi personaggi in parlamento è lo stesso per cui conserviamo i peluche di quand'eravamo bambini: sono spelacchiati, ma non riusciamo a farne a meno.

Novanta italiani su cento, rivela un sondaggio inglese, preferiscono la cucina nazionale a tutte le altre: nessuno stomaco, in Europa, è altrettanto patriottico.

L'italiano
Lezioni semiserie © 2007 Rizzoli RCS Libri - Selezione Aforismario

Chi difende il buon italiano non difende la pedanteria, né rifiuta le innovazioni: difende invece il buon senso, e accetta le novità.

Chi scrive chiaro, sa scrivere.

Di solito il motivo per cui chi scrive NON dice qualcosa è questo: non sa cosa dire.

La semplicità - non solo nella lingua - è fatica invisibile, ma porta vantaggi evidenti.

Scrivere bene si può, e non è neppure difficile. L'importante è capire chi scrive male, e regolarsi di conseguenza.

Scrivere/ parlare con efficacia è utile, affascinante e gratuito. In un mondo dove tutti sono sempre in cerca di costosi strumenti di seduzione sociale, il lessico - usato con intelligenza - costituisce una miniera d'oro.

Scrivere è come scolpire, bisogna togliere. È un esercizio faticoso, e qualcuno preferisce evitarlo. Ecco spiegata la massa di parole inutili a spasso per il sistema solare.

Scrivere è scolpire: occorre soprattutto togliere, con un obiettivo in mente e un po' di ironia nelle dita.

Tripli Interismi! 
Lieto fine di un romanzo neroazzurro © 2007 Rizzoli RCS Libri

L'Inter è un amore difficile, non un prodotto in serie.

Se l'Inter è una forma di allenamento alla vita, siamo allenatissimi

Manuale del perfetto turista
© 2009 BUR Rizzoli

Tra il viaggiatore e il telefono esiste uno stretto rapporto. Il telefono è il cordone ombelicale con la casa, l'ufficio, la mamma, la moglie, i figli, il cane. Gli italiani si avventurano nel mondo, ma vogliono conservare un collegamento con ciò che si lasciano dietro.

Un aspetto meno entusiasmante del turismo italiano è la sua rumorosità. È scientificamente provato che una comitiva di cinquanta bergamaschi produce gli stessi decibel di cento francesi, centocinquanta tedeschi e duecento giapponesi.

La pancia degli italiani
Berlusconi spiegato ai posteri © 2010 Rizzoli RCS Libri - Selezione Aforismario

Date a un italiano un titolo, un grado e una divisa e lo farete felice. Siamo una nazione di capi impettiti, di vice speranzosi, di piramidi gerarchiche che appaiono vertiginose e sono invece consolanti. Riempiono la vita, danno un senso alle grandi attese e alle piccole fatiche: un italiano su quattro è presidente di qualcosa, gli altri tre sperano di diventarlo un giorno.

Gli italiani pretendono prodigi da chi li comanda: è un modo per rimandare sforzi, rinunce e ammissioni. Per questo, negli ultimi novant'anni, ci siamo trasformati in fascisti senza esserlo, in antifascisti senza crederci, in democristiani senza ammetterlo, in socialisti senza fidarci, in referendari senza capirlo, in berlusconiani senza accorgerci.

Gli italiani sono realisti. Prima di scegliere ciò che ritengono giusto, prendono quello che sembra utile.

Vale per i giornali e vale per i telegiornali: il grande pubblico non ama i dubbi, col cappuccino e a cena. Il senso critico italiano paga la giovane abitudine alla democrazia e l'antica pratica alla partigianeria. La massa, come il pubblico del Truman Show, non vuole obiezioni, ma conferme. Non chiede problemi, ma una trama. Non cerca informazione, ma intrattenimento.

Italiani di domani
Otto porte sul futuro © 2012 Rizzoli RCS Libri - Selezione Aforismario

Ci sono i bravi e i cattivi in Italia, ma costituiscono due minoranze. La maggior parte di noi – mi metto nel mucchio – soffre di ricorrenti microsciatterie. Sulla bandiera è cucito un motto invisibile: «Pressappoco». Se una nuova generazione volesse cambiarlo, le saremmo grati. Non è mai troppo tardi.

Convincere un ragazzo o una ragazza che può diventare felice, ricco e famoso con un’idea; non mostrando i tatuaggi e le mutandine in televisione.

Il talento non basta: occorre tenacia. Tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra tenace, ma senza talento, sarà quest’ultima a ottenere i risultati migliori.

Il tempismo – la capacità di cogliere il momento – è una qualità; l’opportunismo, un difetto. Il tempismo è la virtù di chi guarda il mondo che gli gira intorno, e trova l’attimo e il modo per salire a bordo. L’opportunismo è il vizio di chi pretende il turno, e non si diverte nemmeno.

In Italia l’ironia viene generalmente capita e apprezzata, ma è utilizzata poco. Il sarcasmo è invece popolare, ma distrugge convivenze, amicizie, rapporti di lavoro. Gli umoristi sono pochi, in Italia. I sarcastici, legioni.

L’errore di molti personaggi pubblici è utilizzare i social network per autopromozione. Non è vietato, ogni tanto, segnalare una propria iniziativa. Ma è bene ricordare il patto implicito di Twitter: evitiamo di annoiarci a vicenda.

L’ironia è salutare, ma come tutte le cose buone va trattata con delicatezza: rischia di inacidire, e diventare sarcasmo.

La distrazione cronica ha un prezzo, soprattutto in giovane età. Farà di voi persone disinformate. E l’informazione è potere, anche oggi. Chi sa le cose, parte davanti. Chi non le sa, rincorre.

La fantasia italiana, quando si tratta di piegare le regole a proprio vantaggio, non ha concorrenti (se non in Cina, forse).

La tolleranza è come il vino: un po’ fa bene, troppa è dannosa.

Le recriminazioni sono àncore nella sabbia, impediscono di prendere il largo.

Molti avevano capito, già da anni, le potenzialità relazionali di internet. Ma unire un algoritmo a un’intuizione, e cavarci un affare planetario – be’, è un’altra cosa.

Noi italiani possediamo qualità permanenti e difetti rimediabili. Quando decidiamo di essere seri e affidabili, non ci batte nessuno, e tutti ci ammirano. Perché gentilezza, generosità, grinta, gusto e genio – salvo eccezioni, e purtroppo non sono poche – ci vengono spontanei. Sono le qualità che mancano ai nostri critici. E questo, state certi, non ce lo perdoneranno mai.

Non cercate continuamente scorciatoie. Le scorciatoie italiane sono affollate come i lungomare d’agosto.

Precisione, efficacia e serietà non sono sinonimi di pedanteria: quest’ultima è un rischio che noi italiani non correremo mai.

Su noi italiani pende il sospetto metodico dell’inaffidabilità. Siamo i campioni mondiali del bel gesto, che richiede generosità e teatralità. Siamo meno bravi nei buoni comportamenti, che impongono metodo e coerenza.

Tra le novità sociali d’inizio secolo, metterei l’incapacità di ascoltare. Meglio: il sostanziale disinteresse per le opinioni altrui. Accettiamo di conoscere il parere degli altri, ma solo se viene espresso in un messaggio, un tweet o su una pagina Facebook. L’ascolto tradizionale viene giudicato una perdita di tempo, anzi un fastidio. Da evitare, appena è possibile.

Twitter [...] è un esercizio quotidiano di igiene mentale, uno spazzolino per il cervello.

Un social network non è un’occupazione a tempo pieno. Non esagerare, quindi. Ma evitare la volubilità di chi s’entusiasma per la novità, e poi l’abbandona.

La vita è un viaggio
© 2014 Rizzoli RCS Libri

Lamentarsi non serve, bisogna smentire con i fatti.

Frasi attribuite erroneamente
Il mondo finisce in questo modo / non con un’esplosione ma con un lamento.
[Thomas Stearns Eliot, The Hollow Men, 1925]

Il processo di selezione dei talenti è così marcio che nel Belpaese molte persone, soprattutto donne e dotate della capacità di essere manager, sono confinate al ruolo di segretaria. Mentre i posti dirigenziali sono affidati a chi è ben introdotto, anche se spesso incapace. Per questo in Italia ci sono le migliori segretarie e i peggiori manager.
[Luigi Zingales, Manifesto capitalista, 2012]

Note
Leggi anche le citazioni dei giornalisti italiani: Corrado Augias - Massimo Gramellini - Eugenio Scalfari