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Aforismi, frasi e citazioni di Thomas Hobbes

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Thomas Hobbes (Malmesbury 1588 - Hardwick Hall 1679), filosofo britannico. Le seguenti riflessioni di Thomas Hobbes sono tratte da due delle sue opere più importanti: Del cittadino (De Cive, 1642) e Leviatano (Leviathan, 1651).
Non si diventa saggi leggendo i libri, ma leggendo gli uomini.
(Thomas Hobbes)
Del cittadino
De Cive, 1642

Certamente, si afferma con verità sia che l'uomo è per l'uomo un dio, sia che l'uomo è per l'uomo un lupo. Quello, se poniamo a "confronto dei concittadini; questo, se poniamo a confronto degli Stati. Nel primo caso si giunge ad assomigliare a Dio per la giustizia e la carità, le virtù della pace. Nel secondo, a causa della protervia dei malvagi, anche i buoni devono ricorrere, se vogliono difendersi, alla forza e all'inganno, le virtù della guerra; cioè, alla ferocia delle belve. 

La vera saggezza non è altro che la scienza della verità in ogni materia. Poiché la si deriva dalla memoria delle cose, suscitata da appellativi certi e definiti, non c'è bisogno dell'impeto di un animo irrequieto e troppo pronto, ma della retta ragione, cioè della filosofia. Per mezzo di essa infatti ci si apre la via dalla contemplazione delle cose singole ai precetti universali. 

L'interesse e la paura sono i principi della società.

Se i filosofi morali avessero assolto al loro compito con esito felice, non vedo come l'industria umana avrebbe potuto contribuire di più alla felicità di questa vita. Se infatti la ragione delle azioni umane fosse conosciuta con la stessa certezza "con cui conosciamo la ragione delle grandezze nelle figure" l'ambi-zione e l'avidità, la cui potenza si sostiene sulle false opinioni del volgo circa il diritto e il torto, sarebbero disarmate, e la gente umana godrebbe di una pace costante.

Come in un orologio o in un'altra macchina un poco complessa non si può sapere quale sia la funzione di ogni parte e di ogni ruota, se non lo si scompone, e si esaminano separatamente la materia, la figura, il moto delle parti, cosi nell'indagine sul diritto dello Stato e sui doveri dei cittadini si deve, se non certo scomporre lo Stato, considerarlo come scomposto, per intendere correttamente quale sia la natura umana, in quali cose sia adatta o inadatta a costruire lo Stato, e come debbano accordarsi gli uomini che intendono riunirsi. 

L'indole naturale degli uomini e tale che, se non vengono trattenuti dal timore di una potenza comune, diffidano l'uno dell'altro, e si temono a vicenda; e, potendo legittimamente provvedere a se stessi con la propria forza, ne hanno necessariamente la volontà.

Vediamo che tutti gli Stati, anche quando si trovano in pace con i vicini, proteggono i propri confini con presidi militari, e le città con mura, porte e sentinelle. A che scopo, se non temessero i loro vicini? Vediamo, inoltre, che negli stessi Stati, in cui sono istituite leggi e pene contro i malvagi, i singoli cittadini non si mettono in viaggio senza un'arma per difendersi, e non vanno a dormire senza avere serrato non solo gli usci contro i concittadini, ma gli armadi e i cassetti contro i domestici. Potrebbero gli uomini affermare più apertamente che diffidano tutti l'uno dell'altro? Poiché tutti fanno cosi, sia gli Stati che gli uomini, essi ammettono il timore e la diffidenza reciproca.

Homo homini lupus.
[L'uomo è lupo all'uomo].

La condizione dell'uomo al di fuori della società civile non era altro che una condizione di guerra di tutti contro tutti.

La prima e fondamentale legge di natura è che si deve cercare la pace, quando la si può avere, e quando non si può, si devono cercare aiuti per la guerra.

Se si conoscessero con ugual certezza le regole delle azioni umane come si conoscono quelle delle grandezze in geometria, sarebbero debellate l'ambizione e l'avidità, il cui potere si appoggia sulle false opinioni del volgo intorno al giusto e all'ingiusto; e la razza umana godrebbe una pace così costante, che non si riterrebbe di dover mai più combattere, se non per il territorio, in ragione del continuo aumento della popolazione.

Leviatano
Leviathan, 1651

Questa è l'origine del grande Leviatano, o meglio, per parlare con più riverenza, di quel dio naturale al quale noi dobbiamo, al di sotto del Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa. Infatti con l'autorità concessa a lui da ogni singolo individuo nello stato egli possiede tanto potere e tanta forza, che gli sono stati conferiti, che col terrore così ispirato è in condizione di ridurre tutte le volontà di essi alla pace in patria e al reciproco aiuto contro i loro nemici esterni.

Colui che deve governare un'intera nazione, deve leggere in sé stesso non questo o quel particolare uomo ma il genere umano.

La prudenza è una presunzione del futuro tratta dall'esperienza del tempo passato.

Come la prudenza è costituita da molta esperienza, così dal possesso di molta scienza deriva la sapienza.

È un precetto, o una regola generale della ragione, "che ciascuno debba cercare la pace per quanto ha speranza di ottenerla, e che, se non è in grado di ottenerla, gli sia lecito cercare e utilizzare tutti gli aiuti e i vantaggi della guerra". La prima parte di questa regola contiene la prima e fondamentale legge di natura che è "cercare e perseguire la pace". La seconda contiene l'essenziale del diritto di natura che è "difendersi con tutti i mezzi di cui si dispone".

Il papato non è altro che il fantasma del defunto impero romano, che siede incoronato sulla sua tomba.
[The papacy is no other than the ghost of the deceased Roman Empire, sitting crowned upon the grave thereof].

Quelli che approvano un'opinione privata la chiamano opinione; ma quelli che la disapprovano la chiamano eresia; eppure eresia non significa altro che opinione privata.

È il potere, non la verità che crea le leggi.

Il maggior potere umano è quello costituito dai poteri del maggior numero di uomini, riuniti per loro consenso in una sola persona, naturale o civile, la quale può far uso di tutti i loro poteri secondo la sua volontà, e di questo genere è il potere di uno Stato.

Avere servi è potere, avere amici è potere; si tratta infatti di una riunione di forze.

La fama di avere potere è essa stessa potere perché porta con sé l'adesione di coloro che hanno bisogno di protezione.

Il successo è potere perché genera fama di saggezza o di fortuna, procurando il timore o la fiducia altrui.

La bellezza è potere perché, essendo una promessa di bene, raccomanda gli uomini al favore delle donne e degli estranei.

L'esaltazione degli antichi scrittori procede non dalla reverenza per i morti, ma dallo spirito di rivalità e dalla reciproca invidia dei vivi.

Mostrare un qualunque segno di amore o di timore per un'altra persona equivale ad onorarla poiché tanto l'amore quanto il timore sono una valutazione. Disprezzare, oppure amare o temere meno di quanto l'altra persona si aspetti equivale a disonorare perché si tratta di una svalutazione.

Ascoltare il consiglio di una persona o una sua affermazione di qualunque genere è onorarla in quanto segno che noi la reputiamo saggia, o eloquente, o intelligente. Sonnecchiare, andarsene o chiacchierare mentre costui parla, equivale a disonorarlo.

Dove non c'è un potere comune, non c'è legge, dove non c'è legge, non c'è nessuna ingiustizia. Forza e frode, in guerra, sono le virtù cardinali. 

L'errore di un uomo non diventa la sua legge, né lo obbliga a persistere in esso.

L’ozio è la madre della filosofia.

I patti, senza la spada, non sono che parole e non hanno la forza di difendere nessuno.
[Covenants, without the sword, are but words and of no strength to secure a man at all].

Le parole sono i gettoni dei saggi, che non fanno i conti con essi, ma sono i soldi degli stolti.

Le due virtù cardinali in guerra sono la forza e la frode.
[Force and fraud are in war the two cardinal virtues].

La scienza è la conoscenza delle conseguenze e della dipendenza di un fatto da un altro. 

Il diritto di natura, che gli scrittori chiamano comunemente jus naturale, è la libertà che ciascuno ha di usare il proprio potere a suo arbitrio per la conservazione della sua natura, cioè della sua vita e conseguentemente di fare qualsiasi cosa che, secondo il suo giudizio e la sua ragione, egli concepisca come il mezzo più idoneo a questo fine.

Il privilegio dell'assurdo, al quale nessuna creatura vivente è soggetta tranne l'uomo. 
[The priviledge of absurdity; to which no living creature is subject but man only].

Il riso, questa compulsione fisica a tutti nota, è prodotta dallo spettacolo inaspettato della nostra superiorità sugli altri.

Il timore delle cose invisibili è il seme naturale di ciò che ognuno in sé stesso chiama religione.

Il valore o pregio di un uomo è, come in tutte le altre cose, il suo prezzo, vale a dire quanto si darebbe per l'uso del suo potere.

La vita non è altro che movimento e non può mai essere senza desiderio o senza timore, non più di quanto possa essere senza sensazione.

La vita dell'uomo è solitaria, misera, ostile, brutale e breve.
[The life of man, solitary, poor, nasty, brutish, and short].

Le passioni che spingono l'uomo alla pace sono la paura della morte, il desiderio di quelle cose che sono necessarie per una vita confortevole, e la speranza di ottenerle attraverso il proprio lavoro. E la ragione suggerisce dei principi capaci di assicurare la pace, sui quali gli uomini possono essere indotti ad accordarsi. Questi principi sono quelli che sono anche definiti leggi di natura.

Non si diventa saggi leggendo i libri, ma leggendo gli uomini.

Quando si costruisce su false fondamenta, più grande è la costruzione, maggiore è la rovina.

Qualunque sia l'oggetto dell'appetito o desiderio di un uomo, questi lo chiamerà per conto suo bene e l'oggetto del suo odio e della sua avversione male; mentre l'oggetto del disprezzo sarà chiamato da lui vile e non degno di considerazione. Infatti queste parole: bene, male e spregevole sono sempre usate in relazione alla persona che le usa, non essendoci niente che sia tale in sé stesso e in senso assoluto e nemmeno una comune regola del bene e del male che si possa ricavare dalla natura stessa delle cose.

Vero e falso sono attributi del discorso, non delle cose. E laddove non c'è discorso non c'è nemmeno verità o falsità.

Fonte sconosciuta
Prima vivere, poi filosofare.
(Primum vivere, deinde philosophari)
[Attribuito - detto latino]

L'inferno è la verità vista troppo tardi.
[Hell is truth seen too late].

Con i dogmi della fede si deve fare come con le pillole delle medicine: berle senza masticare, ingoiarle subito.

Ultime parole
Sto per intraprendere il mio ultimo viaggio, un grande salto nel buio.
[Now am I about to take my last voyage - a great leap in the dark].

Libro di Thomas Hobbes consigliato
Leviatano
La materia, la forma e il potere di uno Stato ecclesiastico e civile 
Curatore A. Pacchi 
Traduzione:  A. Lupoli; M. V. Predaval Magrini; R. Rebecchi 
Editore Laterza, 2008 

Il "Leviatano" è ancor oggi l'opera hobbesiana di gran lunga più ristampata in area anglosassone, e la più tradotta all'estero. Questa particolare popolarità l'accompagna fin dagli esordi, e infatti si potrebbe arrivare ad affermare che, per la maggior parte dei suoi contemporanei, il pur prolifico Hobbes sia stato l'autore di quell'unico libro; un libro «maledetto», peraltro, fatto oggetto di una critica scandalizzata e acrimoniosa, che lo incalza per tutta la seconda metà del Seicento, senza placarsi neppure con l'avvento del nuovo secolo. Com'è noto, il Leviatano è un mostro biblico, immane e fortissimo (qualcosa di mezzo tra la balena e il drago) che Dio menziona, vantandosi di averlo creato, quando ricorda a Giobbe la propria onnipotenza. Hobbes si richiama ad esso per significare lo Stato, poderoso artificio umano, al quale «nessun'altra potenza terrena può essere paragonata», come recita il versetto del Libro di Giobbe (41.25) posto in epigrafe al frontespizio dell'edizione del 1651,

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Francis Bacon