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Aforismi, frasi e citazioni di Tommaso Landolfi

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Tommaso Landolfi (Pico 1908 - Ronciglione 1979), scrittore, poeta e traduttore italiano, vincitore del Premio Strega nel 1975 con il libro A caso. Le maggiori opere di Tommaso Landolfi, pubblicate in precedenza da Vallecchi e altri editori, sono state ripubblicate dalla casa editrice Adelphi a cura di Idolina Landolfi, figlia dell'autore.
"Ma": la terribile parola della disperazione. (Tommaso Landolfi)
Dialogo dei massimi sistemi
© Parenti 1937

Ho imparato a conoscere i due unici rimedi contro il dolore la tristezza le paturnie e piaghe simili del cuore umano: essi sono la cioccolata e il tempo.

Quando ci si sente tristi e addolorati ecc. basta mangiare un po' di cioccolata o aspettare un po' di tempo perché tutto si metta matematicamente a bene.

Il principe infelice
© Vallecchi 1943

Al mondo non sempre i buoni e i generosi hanno la ricompensa che si meritano.

Le due zittelle
© Bompiani 1946

È costume degli uomini tenere se possibile in gabbia l'oggetto del proprio amore.

Cancroregina
© Vallecchi 1950

Si facciano al minimo cambiar nome, i lavoratori, se vogliono accreditare presso i migliori la loro causa. Ma che davvero si può seguitare con denominazioni come: masse lavoratrici, camera del lavoro, confederazione del lavoro, o con quell'altra simile al rumore d'un ventre diarroico, di proletario, con relativo proletariato, eccetera?

La bière du pécheur
© Vallecchi 1953

Mio Dio, mio Dio! da tanto tempo desideravo cominciare uno scritto con questa inutile invocazione. Ed ecco, almeno questo avrò fatto.

Ammirevoli personaggi, quei tali che tiran su un romanzo in quattro volumi, giungendo fino a riscriverlo sette volte; non pure per la loro forza taurina e resistenza al caldo della febbre, ma perché, arrivati a metà, credono ancora a quello che stanno facendo, e ancora ci credono arrivati al terzo volume, e ancora a una pagina dalla fine del quarto, e ancora alla prima, seconda, settima riscrittura; credono addirittura alla utilità, di quello che stanno facendo. Questo si chiama comunemente "fiato", e par nome acconcio.

Sono anche stanco di questa mia scrittura, giacché stile non si vuol chiamare, falsamente classicheggiante, falsamente nervosa, falsamente sostenuta, falsamente abbandonata, e giù con tutte le altre falsità; possibile che io non sappia arrivare a una onesta umiltà e che le frasi mi nascano già tronfie dal cervello come Pallade armata dal... ecco che ci risiamo? 

Un libro è come una malattia, e solo chi ha forza da vendere si può permettere di scriverlo, a momenti dicevo di passarlo.

Ombre
© Vallecchi 1954

L'uomo decade e involgarisce, si fa grosso ed ottuso, secondo o quando decade in lui il senso religioso delle parole.

Se non la realtà
© Vallecchi, 1960

La natura umana è tanto corrotta e tanto legata alla materia, che, come l'amante non si contenta dell'affetto che ispira, ma non riposa fino a quando non abbia rovinato ogni cosa col possesso della persona amata, così il giocatore non ha pace finché non si sia incornato al tavolo verde, o, se si vuole, finché non abbia tutto perduto.

Racconti
© Vallecchi, 1961

Il bianco è il colore sfacciato del pudore. 

Il ricordo è un compromesso: gli uomini si difendono con quello.

Rien va
© Vallecchi 1963

Una fede: come si può affrontare la morte senza fede (non parlo già di una fede propriamente religiosa) o senza ad essa diuturnamente e quotidianamente prepararsi?

Tre racconti
© Vallecchi 1964

Le responsabilità sono di chi se le prende, di chi le sente come tali, laddove io non ho mai sentito niente di simile nei confronti della famiglia, degli altri in generale e in ultima analisi di me stesso. Per la via della responsabilità si arriverebbe al famigerato rispetto per se medesimi e, chissà, forse anche della democrazia: ci mancherebbe altro!

Un amore del nostro tempo
© Vallecchi 1965

"Ma": la terribile parola della disperazione.

Forse la chiave che ci apre il mondo sarebbe in un umile atto d'amore, nell'atto di un'umile creatura terrestre, che non presumesse dominare e foggiare gli eventi, gli oggetti, ma s'abbandonasse al suo minimo sentimento dell'ora, ricavato come nicchia nello spesso corpo di un'esistenza e verità universali, quasi volontariamente chiudendovisi e dalla sua stessa natura inferiore, dai suoi sensi magari, derivando una forza succube e insieme sovrana?

Gogol a Roma
© Vallecchi 1971

Il comunismo come si è manifestato nella rivoluzione russa, ha negato la libertà, ha negato la personalità, ha negato lo spirito. Precisamente in ciò, non già nel suo sistema sociale, si è manifestato il male demoniaco del comunismo.

Non potrei incasellarmi secondo le concezioni del mondo che sogliono chiamare di "sinistra", di "destra": socialismo, nazionalismo, statalismo, clericalismo, collettivismo, fascismo, comunismo totalitario e via dicendo. Quanto piace al gregge, io l'ho in odio.

Ho pure opposto il principio della personalità, la sua indipendenza davanti a ogni ordine sociale, davanti a ogni governo, davanti a ogni ambiente esteriore. Ciò significa che ho difeso lo spirito e quanto ad esso si riferisce.

Viola di morte
© Vallecchi 1972

Ciò che io contemplo è l'ultimo paese, / è l'estrema dimora del mio sguardo: / ché se la morte attendo ad ogni istante, / ogni istante è la morte.

A caso
© Rizzoli 1975

Un nome qualunque non esiste, per così dire non si dà in natura: ogni nome reca una certa carica di destino.