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Aforismi, frasi e citazioni di Alphonse Daudet

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Alphonse Daudet (Nîmes 1840 - Parigi 1897), scrittore e drammaturgo francese. Come ha scritto Charles Sarolea: "L’arte del racconto è un’arte essenzialmente francese e nessuna regione di Francia, più del paese dei trovatori, ha dato i natali a un maggior numero di narratori squisiti e, tra i narratori provenzali, nessuno è paragonabile a Daudet, e fra le opere di Daudet nessuna supera le Lettere dal mio mulino".
I seguenti pensieri di Alphonse Daudet sono tratti dalla sua famosa raccolta di novelle Lettere dal mio mulino (Lettres de mon moulin, 1870) e da altre sue opere meno conosciute.
Quanta gente sulla cui biblioteca si potrebbe scrivere: "per uso esterno",
come sulle boccette di farmacia. (Alphonse Daudet)
Fratello maggiore
Frère aîné, 1867

A volte c'è del coraggio nel fuggire.

Lettere dal mio mulino
Lettres de mon moulin, 1870 (Novelle)

Sto così bene nel mio mulino! È proprio l’angolo che cercavo, un piccolo angolo profumato e caldo, distante mille leghe dai giornali, dalle carrozze, dalla nebbia!

Ogni domenica andavano ai mulini, a schiere. Lassù, i miei mugnai offrivano il moscato. Le mugnaie erano belle come regine, con i loro fazzoletti di pizzo e le croci d’oro. Io portavo il mio piffero e, fino a notte inoltrata, si danzava la farandola. Vedete: quei mulini erano la gioia e la ricchezza del nostro paese.

Il giorno è la vita degli esseri, ma la notte è la vita delle cose.

L'odio è l'ira dei deboli.

La golosità comincia quando non si ha più fame.

Vedete, figli miei; quando il grano è maturo, bisogna tagliarlo; quando il vino è stagionato, bisogna berlo.

Tutto ha fine, in questo mondo.

Tartarino di Tarascona
Les aventures prodigieuses de Tartarin de Tarascon, 1872

Le donne amano consolare.

Le donne degli artisti
Les femmes d'artistes, 1874

I grandi attori non muoiono né di malattia né di vecchiaia; cessano di esistere quando non sono più applauditi.

La donna a volte è carnefice, a volte vittima, ma più spesso carnefice che vittima.

Solo i bambini possono consolarci del fatto di invecchiare.

Jack
Jack, 1876

L'arte è una gran maga! Essa crea un sole che splende per tutti come per l'altro e coloro che vi si avvicinano, anche i poveri, anche i contraffatti, anche i ridicoli gli rapiscono un po' del suo calore, un po' dei suoi raggi. Questo fuoco del cielo imprudentemente rapito, che i ratés raccolgono nel fondo delle loro pupille, li rende talvolta terribili, più spesso ridicoli; ma la loro esistenza ne ritrae una serenità grandiosa, un disprezzo del male, una grazia a soffrire sconosciuta agli altri miserabili.

Il nababbo
Le Nabab, 1877

Il sogno è la valvola attraverso cui tutto ciò evapora con bollori febbrili, con un vapore da fornace e con immagini fluttuanti subito dileguantisi. Da codeste visioni alcuni escono raggianti, altri, storditi, sconcertati di ritrovarsi nella realtà di tutti i giorni.

L'amicizia è un bene, ma ancora meglio di ogni altra cosa, è avere la pace in famiglia.

La vera famiglia si trova tra gli umili.

Vi è nella giovinezza un ardore, un bisogno di entusiasmo che al minimo tocco si sveglia.

Note sulla vita
Notes sur la vie, 1899

La storia è la vita delle collettività; il romanzo, la vita delle individualità.

Per alcune donne, la stessa carità è uno sport.

Quanta gente sulla cui biblioteca si potrebbe scrivere: "per uso esterno", come sulle boccette di farmacia.

Tra le parole ci devono essere dei legami passeggeri, ma nessun eterno matrimonio.

Fonte sconosciuta
Il modo migliore per imporre un'idea agli altri è quello di fargli credere che proviene da loro.

Libro di Alphonse Daudet consigliato
Lettere dal mio mulino
Editore: La Spiga-Meravigli, 1995

Libro assai popolare in Francia, dove è spesso considerato - ingiustamente - un'opera per ragazzi, Lettere dal mio mulino è una raccolta di 24 novelle, per la maggior parte ambientate in Provenza. Le Lettere dal mio mulino costituiscono l’opera radiosa della giovinezza di Daudet. Quando apparvero la prima volta sull’«Événement» nel 1866, Daudet aveva 26 anni. Costretto a lasciare all'età di 15 anni la sua città natale di Nìmes, gettato a 17 anni sul selciato di Parigi, i suoi primi passi come scrittore furono molto difficili. Si era cimentato nella poesia, nel teatro e, prima di compiere 21 anni, aveva avuto dei successi strepitosi. Ma le Lettere dal mio mulino sono state il suo primo trionfo popolare. Da un giorno all'altro egli, da autore quasi sconosciuto al grosso pubblico, divenne celebre. Riguardo alle Lettere, ha affermato Daudet: "Furono scritte al capriccio del vento, del momento, di un'esistenza terribilmente agitata".