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Frasi e citazioni di Celso contro i cristiani

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Celso (in greco antico Κέλσος, Kélsos, in latino Celsus), filosofo greco o romano del II sec., noto per essere l'autore del testo contro i cristiani intitolato Alethès lógos (tradotto in genere come: Discorso di veritàDiscorso veroLa vera dottrina o La vera parola).

Di Celso si sa poco o niente. Visse probabilmente nel II secolo e la sua opera lo mostra conoscitore non solo della filosofia platonica, polemicamente contrapposta al pensiero cristiano, ma anche della dottrina ebraica e degli apologisti. Ma soprattutto lo rivela sensibile ai problemi politici e religiosi della sua epoca, tanto che il suo attacco riguarda proprio la carica eversiva della nuova religione, che insidia le leggi e la stabilità stessa dello Stato.

Quando i primi cristiani, grazie all'aiuto di qualche imperatore, mosso più da convenienza politica che da altro, videro ufficialmente riconosciuto dallo Stato il loro credo, con quella compassione e quell'amore per il prossimo che sin dalle origini li ha sempre contraddistinti, non trovarono di meglio che festeggiare il lieto evento distruggendo tutto ciò che non rappresentava la loro fede e non  osannava il loro dio. Templi pagani, monumenti, sculture, biblioteche, libri, opere d'arte, niente, o quasi, che non fosse cristiano sopravvisse al loro impetuoso agape.

Tra le rare cose che si sono salvate − grazie a qualche dio pagano − c'è il "Discorso vero" di Celso, che aveva le idee molto chiare sulla trasparenza e sull'onestà intellettuale dei cristiani dell'epoca, i quali fondavano la loro religione su un cumulo di falsità e menzogne talmente grande da non essere più visibile a coloro che gli stavano − e che gli stanno − troppo vicino. Dallo scritto di Celso emergono una lucidità critica e una libertà di pensiero tali, che potremo ritrovarle soltanto in epoca illuministica, dopo secoli di oscurantismo religioso ad opera proprio dell'allora nascente Chiesa cattolica.

Ma com'è possibile che un testo così dichiaratamente anticristiano abbia potuto salvarsi dalla distruzione dei cristiani? La risposta è semplice: il testo fu probabilmente distrutto come tutti gli altri (vedi ad esempio Contro i cristiani di Porfirio, dato alle fiamme perché contro la santa religione cristiana), ma fu salvato involontariamente proprio da un teologo cristiano, Origene, il quale, per confutare le tesi di Celso, le riportò passo passo nel suo Contro Celso (Contra Celsum, ca. 248), dandoci così l'opportunità di vedere il cristianesimo delle origini da un punto di vista diverso rispetto a quello apologetico che ci viene propinato di solito.
I Cristiani sono volgari e rozzi, volgare è la loro dottrina e per la sua
volgarità e per la sua assoluta incapacità ai ragionamenti ha conquistato
le sole persone volgari. (Celso)
Foto: Predica di san Paolo a Efeso - Eustache Le Sueur, 1649
Discorso vero
Alethès lógos, ca. 178

I Cristiani stringono fra loro dei patti che violano le istituzioni tradizionali. I patti possono essere palesi, quando si fanno in conformità alle leggi, oppure occulti, quando vengono stipulati contro le istituzioni tradizionali. La cosiddetta agape dei Cristiani nasce dal pericolo comune, e vale assai più dei giuramenti. I patti fra Cristiani contravvengono alla legge comune.

I Cristiani sono volgari e rozzi, volgare è la loro dottrina e per la sua volgarità e per la sua assoluta incapacità ai ragionamenti ha conquistato le sole persone volgari.

Gli Ebrei e i Cristiani attribuiscono a Dio collera e minacce, cioè le umani passioni, e professano così empie opinioni nei suoi riguardi e sono in grave errore quando ne avanzano spiegazioni.

I Cristiani sono impostori, ed evitano accuratamente le persone più sofisticate, perché poco disposte a lasciarsi ingannare; e adescano invece gli zotici.

I Cristiani dicono che la sapienza umana è follia agli occhi di Dio. Il motivo di questa affermazione è stato esposto molto più indietro, ed è il fatto di voler fare proseliti solo fra gli incolti e gli sciocchi.

La loro morale è banale, e in confronto a quella degli altri filosofi non insegna alcunché di straordinario o di nuovo.

Più assennati sono quei cristiani che fanno le seguenti prescrizioni: "Nessuno che sia istruito si accosti, nessuno che sia sapiente, nessuno che sia saggio (perché tutto ciò è ritenuto male presso di loro); ma chi sia ignorante, chi sia stolto, chi sia incolto, chi sia di spirito infantile, questi venga fiducioso!". E infatti che persone del genere siano degne del loro dio, essi lo ammettono apertamente proprio in quanto vogliono e possono convertire solo gli sciocchi, gli ignobili, gli insensati, gli schiavi, le donnette e i ragazzini.

Nemmeno, mentendo, riusciste a rivestire di credibilità le vostre invenzioni. Anzi, alcuni fedeli, come ubriachi che arrivano ad attaccar briga fra di loro, alterano il testo originario del Vangelo in tre e in quattro e in molti modi diversi e ne divulgano rifacimenti, per aver modo di controbattere le confutazioni.

Alla vostra affermazione, secondo cui Dio ci ha dato il potere di catturare le fiere e di usarne a nostro piacimento, risponderemo che verosimilmente prima che esistessero le città e le arti e rapporti sociali di questo genere e armi e reti, gli uomini venivano catturati e divorati dalle fiere, mentre era rarissimo che le fiere venissero prese dagli uomini.

T'inventasti la nascita da una vergine: in realtà tu sei originario da un villaggio della Giudea e figlio di una donna di quel villaggio, che viveva in povertà filando a giornata. Inoltre costei, rea di adulterio, fu scacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, essa ti generò quale figlio furtivo.

Tua madre, dunque, fu scacciata dal falegname, che l'aveva chiesta in moglie, perché convinta di adulterio e fu resa incinta da un soldato di nome Pantera. Ma l'invenzione della nascita da una vergine è simile alle favole di Danae, di Malanippe, di Auge e di Antiope.

La sentenza di Gesù contro i ricchi, secondo cui «è più facile per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio», è stata evidentemente mutuata da Platone; Gesù ha alterato il detto platonico, in cui Platone afferma: «È impossibile per chi è eccezionalmente buono essere al contempo straordinariamente ricco».

Poiché su un fatto così evidente, cioè la morte di Gesù, non avevano nulla da ribattere, pensarono bene di dire che egli aveva previsto tutto. Così hanno scritto su di lui tali cose a giustificazione di quanto gli accadde. Come se, sostenendo che uno è giusto, lo si dimostrasse poi ingiusto e, sostenendo che uno è pio, lo si dimostrasse assassino e, sostenendo che uno è immortale, lo si mostrasse cadavere, aggiungendo però, per tutti questi casi, che egli li aveva predetti.

Dicono che Dio è stato inviato ai colpevoli. E perché non a chi è senza colpa? Che male c'è a non avere colpe? 

Chi mai, inviato quale messaggero, si nasconde, mentre dovrebbe annunciare ciò che gli è stato ordinato? O si deve dire che, quando in carne ed ossa non era creduto, senza posa annunciava a tutti la sua novella, quando invece resuscitando dai morti avrebbe offerto una sicura garanzia, allora apparve di nascosto ad una sola donnetta e a quelli della sua confraternita? Quando veniva messo al supplizia lo vedevano tutti, quando resuscitò lo vide una sola persona. Tutto il contrario sarebbe dovuto avvenire!

Quando Gesù dice: "Guai a voi" e "Io vi predico", egli scaglia minacce e imprecazioni vane, perché con esse ammette apertamente di essere incapace di persuadere. Ma in questa condizione non verrebbe a trovarsi, non dico un dio, ma nemmeno un uomo saggio!

Libro di Celso consigliato
Il discorso vero
A cura di Giuliana Lanata 
Editore: Adelphi, 1987 

Questo libro è una testimonianza decisiva dello scontro dottrinale fra Pagani e Cristiani. Celso, filosofo medioplatonico del II secolo, sferrò con Il discorso vero un attacco radicale contro lo scandalo della nuova religione che veniva dalla Palestina e pretendeva di sostituirsi a culti immemorabili. Col gesto di un aristocratico cosmopolita, lo osserviamo reagire all'invadenza della pìstis, della fede, là dove dovrebbe regnare soltanto la conoscenza. E insieme rivoltarsi contro la boria antropocentrica dei Cristiani, che gli appaiono simili «a un grappolo di pipistrelli, o a formiche uscite dalla tana, o a rane raccolte in sinedrio attorno a un acquitrino, o a vermi riuniti in assemblea in un angolo fangoso che litigano per stabilire chi di loro è più colpevole». Dalla parte cristiana, Celso incontrò, dopo qualche decennio, l’avversario più temibile: Origene. E, per un’ironia della storia, mentre Il discorso vero, nella sua interezza, andò perduto, ciò che sopravvisse furono i frammenti che Origene ne citava nella poderosa opera di confutazione che gli dedicò. In essi, qui presentati per la prima volta in edizione italiana, possiamo riconoscere, in tutto il suo vigore, la voce di una grande civiltà su cui incombe il declino, ma che non vuole rinunciare a se stessa.