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Aforismi, frasi e citazioni di Lorenzo Magalotti

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Lorenzo Magalotti (Roma 1637 - Firenze 1712), scienziato, letterato e diplomatico italiano. I seguenti pensieri di Lorenzo Magalotti sono tratti da Lettere familiari (postumo 1719), Lettere scientifiche ed erudite (postumo 1721), Lettere sopra le terre odorose d'Europa e d'America dette volgarmente buccheri. (postumo 1825).
Gl'ignoranti hanno questo di comune con gli empi:
quando sono nel profondo, disprezzano. (Lorenzo Magalotti)
Lettere
XVII sec.

Il buon naso è come l’oratore: si fa. Il buon orecchio è come il poeta: nasce.

Suol dirsi che quando parla il pazzo è segno che ha udito parlare il savio. In certe materie di delicatezza, quando parlano i severi è segno che hanno udito parlare i lubrici, e che, mentre si trovano tutti d’accordo, la cosa è già passata in giudicato.

Chi fabbrica su l’amore, fabbrica sul fango.

L’interesse della nostra stima e della nostra pace merita bene il sacrifizio della nostra vanità in sopprimere di quei talenti che, conosciuti a mezzo, ci rendono ridicoli, e che, conosciuti a fondo ma non pareggiati da quei degli altri, ci rendono odiosi.

Che fosse prima la religione, che l'ateismo, di questo. non mi par che se ne possa dubitare.

Noi abbiamo la religione nel mondo e ve l'abbiamo sempre avuta e l'aviamo avuta in tutti i tempi in tutte le nazioni in tutti i popoli, che abbiano sentito punto dell'uomo e non siano state piuttosto mandrie di bestie.

Guai alle volontà contrarie alla volontà di Dio, poiché sempre toccherà loro a risentir la scossa risultante dall'urto della loro contrarietà.

Gl'ignoranti hanno questo di comune con gli empi: quando sono nel profondo, disprezzano.

I miracoli in mano a un uomo rialzano molto quell'uomo: i miracoli in mano a un Dio, che apparisca aver tutti i difetti dell'uomo, abbassano molto quel Dio.

Intanto che l’uomo esteriore manca coll'invecchiare, perché ha in sé il principio della corruzione, al contrario l’uomo interiore e dirò sopraspirituale si rinvigorisce d’un altro spirito

La ragione fa sempre la sua corte al cuore.

Non bisogna che valutiate tanto la preoccupazione della vostra ragione favorevole a Dio, che non valutiate per lo meno altrettanto la preoccupazione disfavorevole a Lui del vostro cuore fortissimo a sedurre e a far venir dal la sua l'istessa ragione.

Qual maggior tormento del voler sempre quel che non ha a esser mai?

Tutte le virtù grandi, quando sono sole, riescono gravi, odiose, e di poco uso o nessuno.

Bisogna intendere che le virtù umane sono come i gusti: questi in tanto son gusti, in quanto son rimedi o cessazioni di mali; quelle in tanto paion virtù, in quanto son rimedii o cessazioni di vizi.

La natura è una grossolana maestra di delizie, che non intende il buon gusto e che non raffina in sulla delicatezza; e per far qualcosa di buono vuol essere arte, vuol essere industria.

Sapete voi come bisogna esser fatto per potersi lusingare di poter essere di quei pochissimi [atei], i quali arrivano, se pure ce n'è alcuno, a morire ostinatamente pazzi di una simil pazzia? Bisogna essere di un temperamento stravolto austero fisso insensibile a' piaceri e solamente impastato di curiosità e di presunzione per modo, che, assuefacendosi quello spirito a vedere sempre le cose a rovescio di come le vedono gli altri, ei si vada a poco a poco formando un abito di avere sempre per sospetto quello, che appresso tutti gli altri corre per indubitato.

Voi vi tirate innanzi per ateo; non lo siete. La vostra complessione è lontanissima dal dare in questa infermità; e al più tardi al punto della morte, quando anche ad altri ciò non fosse mai avvenuto, vi accorgerete d'esservi ingannato, e, se non avrete la grazia di morire utilmente penitente, avrete la pena di morire inutilmente religioso.