Frasi e citazioni di Alessandro Manzoni
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Alessandro Manzoni (Milano 1785-1873), scrittore, poeta e drammaturgo italiano. Alessandro Manzoni è considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi per il suo celebre romanzo I promessi sposi, caposaldo della letteratura italiana.
Le seguenti citazioni di Alessandro Manzoni, oltre che da I promessi sposi (1827-1842), sono tratte da: Osservazioni sulla morale cattolica (1819), Il cinque maggio (1821), Adelchi (1822), Storia della colonna infame (1840), l'Epistolario e altre opere minori.
Le seguenti citazioni di Alessandro Manzoni, oltre che da I promessi sposi (1827-1842), sono tratte da: Osservazioni sulla morale cattolica (1819), Il cinque maggio (1821), Adelchi (1822), Storia della colonna infame (1840), l'Epistolario e altre opere minori.
Volete aver molti in aiuto? Cercate di non averne bisogno. (Alessandro Manzoni) |
1827-1842 - Selezione Aforismario
A noi poverelli le matasse paion più imbrogliate, perché non sappiam trovarne il bandolo.
A saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente.
A noi poverelli le matasse paion più imbrogliate, perché non sappiam trovarne il bandolo.
A saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente.
All'avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi a imbrogliarle.
Ben di rado avviene che le parole affermative e sicure d'una persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta.
C'è talvolta, nel volto e nel contegno d'un uomo, un'espressione così immediata, si direbbe quasi un'effusione dell'animo interno, che, in una folla di spettatori, il giudizio sopra quell'animo sarà un solo.
Di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.
Dio è l'amico de' tribolati, che confidano in Lui.
È uno de' vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi.
Era sgarbato con tutti [...] Non già che trattasse proprio contro il galateo; ma sapete quante belle cose si ponno fare senza offender le regole della buona creanza: fino a sbudellarsi.
Fate del bene a quanti più potete, e vi seguirà tanto più spesso d'incontrare dei visi che vi mettano allegria.
I poveri, ci vuol poco a farli comparir birboni.
I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi.
Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.
Il coraggio uno non se lo può dare.
Il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto.
Il delitto è un padrone rigido e inflessibile, contro cui non divien forte se non chi se ne ribella interamente.
La collera aspira a punire: e, come osservò acutamente, a questo stesso proposito, un uomo d'ingegno, le piace più d'attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi.
La patria è dove si sta bene.
La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o dell'altro.
Le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi.
Mala cosa nascer povero.
Non rivangare quello che non può servire ad altro che a inquietarti inutilmente.
Per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento.
Que' prudenti che s'adombrano delle virtù come de' vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati, e ci stanno comodi.
Quelli che fanno il bene, lo fanno all'ingrosso: quand'hanno provata quella soddisfazione, n'hanno abbastanza, e non si voglion seccare a star dietro a tutte le conseguenze; ma coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perché hanno quel canchero che li rode.
Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai.
Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio.
Una delle più gran consolazioni di questa vita è l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto.
Volete aver molti in aiuto? Cercate di non averne bisogno.
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!
Osservazioni sulla morale cattolica
Il coraggio uno non se lo può dare.
Il cuore, chi gli dà retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sarà. Ma che sa il cuore? Appena un poco di quello che è già accaduto.
Il delitto è un padrone rigido e inflessibile, contro cui non divien forte se non chi se ne ribella interamente.
La collera aspira a punire: e, come osservò acutamente, a questo stesso proposito, un uomo d'ingegno, le piace più d'attribuire i mali a una perversità umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi.
La patria è dove si sta bene.
La ragione e il torto non si dividon mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o dell'altro.
Le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi.
Mala cosa nascer povero.
Non rivangare quello che non può servire ad altro che a inquietarti inutilmente.
Per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento.
Que' prudenti che s'adombrano delle virtù come de' vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dov'essi sono arrivati, e ci stanno comodi.
Quelli che fanno il bene, lo fanno all'ingrosso: quand'hanno provata quella soddisfazione, n'hanno abbastanza, e non si voglion seccare a star dietro a tutte le conseguenze; ma coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perché hanno quel canchero che li rode.
Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai.
Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio.
Una delle più gran consolazioni di questa vita è l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto.
Volete aver molti in aiuto? Cercate di non averne bisogno.
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!
Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune. (Alessandro Manzoni - Pinacoteca di Brera, Giuseppe Molteni, 1835) |
1819 - Selezione Aforismario
È una cosa riconosciuta, che il reo aggiunge spesso colpa a colpa, per estinguere il rimorso; simile a coloro che, nella perturbazione e nel terrore dell'incendio, buttano nelle fiamme ciò che vien loro alle mani, come per soffocarle.
Il rimorso, quel sentimento che la religione con le sue speranze fa diventar contrizione, e che è muto fecondo in sua mano, è per lo più o sterile o dannoso senza di essa.
Il vero male per l'uomo non è quello che soffre, ma quello che fa.
L'amor permanente, irresistibile, incondizionato di sé, è certamente una legge naturale d'ogni anima umana: non amar gli altri come sé, non è punto una conseguenza di questa legge, ma un'aggiunta arbitraria, fondata unicamente sulla supposizione che non ci siano per l'uomo altri beni fuori di quelli, il possesso de' quali ha per condizione che gli altri ne siano privi.
L'orgoglio che tacitamente ci fa supporre la nostra superiorità nell'abbassamento degli altri, ci consola de' nostri difetti col pensiero che gli altri ne abbiano de' simili o de' peggiori.
La maldicenza rende peggiore chi parla e chi ascolta, e per lo più anche chi n'è l'oggetto.
La modestia è una delle più amabili doti dell'uomo superiore: si osserva comunemente che essa cresce a misura della superiorità: e questa si spiega benissimo con le idee della religione. La superiorità non è altro che un grande avanzamento nella cognizione e nell'amore del vero: la prima rende l'uomo umile, e il secondo lo rende modesto.
Sul romanticismo
1823-1846
L’istituzioni, l’usanze, l’opinioni che hanno regnato lungo tempo in una o più società, lasciano ordinariamente nelle lingue, delle tracce della loro esistenza passata, e ci sopravvivono con un senso acquistato per mezzo dell’uso, e reso indipendente dalla loro origine: la stessa risposta che si darebbe a chi venisse a dire: o rimettete in onore l’astrologia, o bandite dal linguaggio i vocaboli: influsso, ascendente, disastro, e altri derivati dalla stessa fonte.
Del romanzo storico
1830
L'arte è arte in quanto produce, non un effetto qualunque, ma un effetto definitivo. E, intesa in questo senso, è non solo sensata, ma profonda quella sentenza, che il vero solo è bello; giacché il verosimile (materia dell'arte) manifestato e appreso come verosimile, è un vero, diverso bensì, anzi diversissimo dal reale, ma un vero veduto dalla mente per sempre o, per parlar con più precisione, irrevocabilmente: è un oggetto che può bensì esserle trafugato dalla dimenticanza, ma che non può esser distrutto dal disinganno.
Non sempre ciò che vien dopo è progresso.
Storia della colonna infame
1840 - Selezione Aforismario
Certo non è cosa ragionevole l’opporre la compassione alla giustizia, la quale deve punire anche quando è costretta a compiangere, e non sarebbe giustizia se volesse condonar le pene dei colpevoli al dolore degli innocenti.
È men male l'agitarsi nel dubbio, che il riposar nell'errore.
L'operar senza regole è il più faticoso e difficile mestiere di questo mondo.
La menzogna, l'abuso del potere, la violazion delle leggi e delle regole più note e ricevute, l'adoprar doppio peso e doppia misura, son cose che si posson riconoscere anche dagli uomini negli atti umani; e riconosciute, non si posson riferire ad altro che a passioni pervertitrici della volontà.
Dell'invenzione
1850
Il raziocinio è un lume che uno può accendere, quando vuole obbligar gli altri a vedere, e può soffiarci sopra, quando non vuol più veder lui.
La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859
1869
È un giusto motivo, anzi il solo giusto motivo d’annullare un governo, l'esser questo una causa permanente e irreformabile di pubblico male, o, che torna a un di presso al medesimo, un impedimento ostinato e perpetuo al bene pubblico. E la ragione di questo è che, non essendo un governo altro che un mezzo per ottenere il bene pubblico, e non avendo per conseguenza alcun diritto, se non in relazione a quel fine, viene a perdere per conseguenza alcun diritto quando si trovi in aperta e ostinata opposizione col fine medesimo.
Il cinque maggio
1821
Ei fu. Siccome immobile, | dato il mortal sospiro, | stette la spoglia immemore | orba di tanto spiro, | così percossa, attonita | la terra al nunzio sta, | | muta pensando all'ultima | ora dell'uom fatale; | né sa quando una simile | orma di piè mortale | la sua cruenta polvere | a calpestar verrà.
Tutto ei provò: la gloria | maggior dopo il periglio | la fuga e la vittoria | la reggia e il tristo esiglio | due volte nella polvere | due volte sull'altar. | Ei si nomò: due secoli, | l'un contro l'altro armato, | sommessi a lui si volsero, | come aspettando il fato; | ei fe' silenzio, ed arbitro | s'assise in mezzo a lor.
Fu vera Gloria? Ai posteri l'ardua sentenza.
Adelchi
1822
Gran segreto è la vita, e nol comprende | che l'ora estrema.
Le vie di Dio son molte, | Più assai di quelle del mortal.
Sparsa le trecce morbide | Sull'affannoso petto, | Lenta le palme, e rorida | Di morte il bianco aspetto, | Giace la pia, col tremolo | Sguardo cercando il ciel.
Una feroce / forza il mondo possiede, e fa nomarsi / Diritto
Epistolario
Selezione Aforismario
Gola e vanità − due passioni che crescono con gli anni.
Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo.
Ma dimmi, Pietro, cos’è questo silenzio?
[Lettera al figlio Pier Luigi, 1850].
Trovo la cosa la più inutile la diplomazia. Gli ambasciatori non sono che spie messe a origliare nelle anticamere di quelle potenze che si chiamano amiche.
È una cosa riconosciuta, che il reo aggiunge spesso colpa a colpa, per estinguere il rimorso; simile a coloro che, nella perturbazione e nel terrore dell'incendio, buttano nelle fiamme ciò che vien loro alle mani, come per soffocarle.
Il rimorso, quel sentimento che la religione con le sue speranze fa diventar contrizione, e che è muto fecondo in sua mano, è per lo più o sterile o dannoso senza di essa.
Il vero male per l'uomo non è quello che soffre, ma quello che fa.
L'amor permanente, irresistibile, incondizionato di sé, è certamente una legge naturale d'ogni anima umana: non amar gli altri come sé, non è punto una conseguenza di questa legge, ma un'aggiunta arbitraria, fondata unicamente sulla supposizione che non ci siano per l'uomo altri beni fuori di quelli, il possesso de' quali ha per condizione che gli altri ne siano privi.
L'orgoglio che tacitamente ci fa supporre la nostra superiorità nell'abbassamento degli altri, ci consola de' nostri difetti col pensiero che gli altri ne abbiano de' simili o de' peggiori.
La maldicenza rende peggiore chi parla e chi ascolta, e per lo più anche chi n'è l'oggetto.
La modestia è una delle più amabili doti dell'uomo superiore: si osserva comunemente che essa cresce a misura della superiorità: e questa si spiega benissimo con le idee della religione. La superiorità non è altro che un grande avanzamento nella cognizione e nell'amore del vero: la prima rende l'uomo umile, e il secondo lo rende modesto.
Sul romanticismo
1823-1846
L’istituzioni, l’usanze, l’opinioni che hanno regnato lungo tempo in una o più società, lasciano ordinariamente nelle lingue, delle tracce della loro esistenza passata, e ci sopravvivono con un senso acquistato per mezzo dell’uso, e reso indipendente dalla loro origine: la stessa risposta che si darebbe a chi venisse a dire: o rimettete in onore l’astrologia, o bandite dal linguaggio i vocaboli: influsso, ascendente, disastro, e altri derivati dalla stessa fonte.
Del romanzo storico
1830
L'arte è arte in quanto produce, non un effetto qualunque, ma un effetto definitivo. E, intesa in questo senso, è non solo sensata, ma profonda quella sentenza, che il vero solo è bello; giacché il verosimile (materia dell'arte) manifestato e appreso come verosimile, è un vero, diverso bensì, anzi diversissimo dal reale, ma un vero veduto dalla mente per sempre o, per parlar con più precisione, irrevocabilmente: è un oggetto che può bensì esserle trafugato dalla dimenticanza, ma che non può esser distrutto dal disinganno.
Non sempre ciò che vien dopo è progresso.
Storia della colonna infame
1840 - Selezione Aforismario
Certo non è cosa ragionevole l’opporre la compassione alla giustizia, la quale deve punire anche quando è costretta a compiangere, e non sarebbe giustizia se volesse condonar le pene dei colpevoli al dolore degli innocenti.
È men male l'agitarsi nel dubbio, che il riposar nell'errore.
L'operar senza regole è il più faticoso e difficile mestiere di questo mondo.
La menzogna, l'abuso del potere, la violazion delle leggi e delle regole più note e ricevute, l'adoprar doppio peso e doppia misura, son cose che si posson riconoscere anche dagli uomini negli atti umani; e riconosciute, non si posson riferire ad altro che a passioni pervertitrici della volontà.
Dell'invenzione
1850
Il raziocinio è un lume che uno può accendere, quando vuole obbligar gli altri a vedere, e può soffiarci sopra, quando non vuol più veder lui.
La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859
1869
È un giusto motivo, anzi il solo giusto motivo d’annullare un governo, l'esser questo una causa permanente e irreformabile di pubblico male, o, che torna a un di presso al medesimo, un impedimento ostinato e perpetuo al bene pubblico. E la ragione di questo è che, non essendo un governo altro che un mezzo per ottenere il bene pubblico, e non avendo per conseguenza alcun diritto, se non in relazione a quel fine, viene a perdere per conseguenza alcun diritto quando si trovi in aperta e ostinata opposizione col fine medesimo.
Fu vera Gloria? Ai posteri l'ardua sentenza. (Alessandro Manzoni) |
1821
Ei fu. Siccome immobile, | dato il mortal sospiro, | stette la spoglia immemore | orba di tanto spiro, | così percossa, attonita | la terra al nunzio sta, | | muta pensando all'ultima | ora dell'uom fatale; | né sa quando una simile | orma di piè mortale | la sua cruenta polvere | a calpestar verrà.
Tutto ei provò: la gloria | maggior dopo il periglio | la fuga e la vittoria | la reggia e il tristo esiglio | due volte nella polvere | due volte sull'altar. | Ei si nomò: due secoli, | l'un contro l'altro armato, | sommessi a lui si volsero, | come aspettando il fato; | ei fe' silenzio, ed arbitro | s'assise in mezzo a lor.
Fu vera Gloria? Ai posteri l'ardua sentenza.
Adelchi
1822
Gran segreto è la vita, e nol comprende | che l'ora estrema.
Le vie di Dio son molte, | Più assai di quelle del mortal.
Sparsa le trecce morbide | Sull'affannoso petto, | Lenta le palme, e rorida | Di morte il bianco aspetto, | Giace la pia, col tremolo | Sguardo cercando il ciel.
Una feroce / forza il mondo possiede, e fa nomarsi / Diritto
Epistolario
Selezione Aforismario
Gola e vanità − due passioni che crescono con gli anni.
Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo.
Ma dimmi, Pietro, cos’è questo silenzio?
[Lettera al figlio Pier Luigi, 1850].
Trovo la cosa la più inutile la diplomazia. Gli ambasciatori non sono che spie messe a origliare nelle anticamere di quelle potenze che si chiamano amiche.
Libro di Alessandro Manzoni consigliato
Editore: Rizzoli, 2014
Una risoluta disposizione a rispettare lo svolgimento disordinato e imprevedibile della vita governa il capolavoro manzoniano. Seguendo un filo modesto che si dipana e si arruffa, rimbalza in ogni direzione, il narratore giunge a scoprire la rete di connessioni che unisce tutte le parti della babelica dimora umana, dalle più grandiose alle più inospitali, e l'intimo rapporto di necessità che collega gli elementi del disegno complessivo. Casta ma non timida, la fantasia del Manzoni è affascinata dalla violenza delle passioni che ardono nel cuore umano, e vuol riviverne tutte le potenzialità in un paragone assiduo di estremi opposti, dall'infima bassezza all'eroismo sublime. Romanzo di un amore contrastato nell'Italia del Seicento, "I Promessi Sposi" sono anche il sillabario della nostra modernità: mettono alla prova i valori del cattolicesimo, l'etica borghese, gli ideali risorgimentali, e per le tecniche narrative che adoperano e la lingua viva che inventano segnano un nuovo inizio per la letteratura italiana.