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Frasi e citazioni di Cesare Lombroso

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Cesare Lombroso, pseudonimo di Marco Ezechia Lombroso (Verona 1835 - Torino 1909), medico, antropologo, sociologo, filosofo e giurista italiano, padre della moderna criminologia. Bisogna dire che la maggior parte delle teorie di Lombroso, influenzate dalla fisiognomica, dal darwinismo sociale e dalla frenologia, oggi sono destituite di ogni fondamento scientifico.

Scrive Mario Canciani: "Una volta mostrarono a Lombroso una foto di detenuti e gli chiesero chi fosse quello che mostrava più nettamente i caratteri del criminale. Lombroso mise il dito su una testa che stava al centro della foto, dietro agli altri. Era il cappellano. Lombroso si giustificò poi affermando che non tutti realizzano le proprie inclinazioni... «Astra inclinant, non necessitant
A questo proposito, però, non possiamo non ricordare una battuta di Gesualdo Bufalino: "O calunniato Lombroso! Qualcuno ha provato a misurare le bozze frontali dei naziskin?".
Nulla somiglia più ad un matto, sotto l'accesso, quanto
un uomo di genio, che mediti e plasmi i suoi concetti.
(Cesare Lombroso)
Genio e follia
1864-1877 - Selezione Aforismario

Anche del genio, purtroppo si disse, come del pazzo, che nasce e muore solitario, freddo, insensibile agli affetti di famiglia e ai convegni sociali.

Il genio, quella sola potenza umana, innanzi a cui si possa, senza vergogna, piegare il ginocchio, fu, da non pochi psichiatri, confinato insieme al delitto, fra le forme teratologiche della mente umana, fra le varietà della pazzia.

Nulla somiglia più ad un matto, sotto l'accesso, quanto un uomo di genio, che mediti e plasmi i suoi concetti.

Chi ebbe la rara fortuna di convivere con uomini di genio è colpito subito dalla facilità che essi hanno d'interpretare, male, ogni azione degli altri, di credersi perseguitati e di trovare, dappertutto, cause profonde, infinite, di dolore e di melancolia. A tutto ciò contribuisce l'ingegno maggiore, che è più atto come a trovare i lati nuovi del vero, così ad inventarsene del falsi a conferma delle dolorose illusioni.

I pensatori hanno comune coi pazzi anche, la costante iperemia del cervello, il maggiore caldo del capo e il freddo all'estremità - e la tendenza alle malattie acute del cervello - e la minore sensibilità agli stimoli della fame e del freddo; essi dividono coi monomaniaci la strana abitudine d'inventare delle parole speciali o delle frasi a cui annettono un tutto loro significato.

La melancolia, l'abbattimento, la timidità, l'egoismo [dei geni] è una mercede crudele del consumo nelle forze più sublimi dell'intelletto, come i catarri uterini, l'impotenza e la tabe dorsale, sono i compensi degli abusi di Venere , e le gastriti di quelli del ventricolo.

Se noi, colla scorta delle autobiografie e della osservazione, indaghiamo più addentro, in che distinguasi l'organizzazione d'un uomo di genio da quella d'un uomo volgare, noi troviamo, che, in grandissima parte, la prima si risolve in una squisita, ed, alle volte, pervertita, sensibilità.

Per questa esagerata e concentrata sensibilità così difficile ci riesce il persuadere o dissuadere tanto i pazzi come i grandi uomini. Gli è che le radici dell'errore, come quelle del vero, piantaronsi in essi più profondamente e più numerose che non negli altri uomini, pei quali l'opinione è come una veste, un affare di moda o di circostanza.

Io non credo che siavi stato al mondo, mai, un grande uomo che, anche nel colmo della felicità, non siasi creduto e detto, anche senza causa, infelice e perseguitato, che non abbia per qualche momento provato quelle dolorose modificazioni della chenestesi, che formano la base della melancolia eretistica.

Il calore, meno poche eccezioni, giova alle produzioni del genio, come giova alla vegetazione, come pur troppo contribuisce alla eccitazione maniaca.

Quanto più si procede nella scala morale, cresce la sensibilità, che è massima negli elevati ingegni, ed è fonte delle loro sventure come dei loro trionfi.

Tante e tante analogie tra l'alienazione ed il genio, se non dimostrano punto che l'uno e l'altro si debbano confondere insieme, ci apprendono tuttavia come e perché l'uno non sempre escluda l'esistenza dell'altro in un medesimo soggetto.

È bene una triste missione, la nostra, di dovere, colla forbice dell'analisi, ad uno ad uno, sminuzzare, distruggere, quei delicati e variopinti velami, di cui si abbella e s'illude, l'uomo, nella sua boriosa pochezza, e non potere dar in cambio degli idoli più venerati, dei più soavi sogni, che l'agghiacciato sorriso del cinico! Tanto, è fatale, anche, la religione del vero!

L'uomo bianco e l'uomo di colore
1871

Una scienza affatto nuova, eppure gigante, è sorta ad un tratto, o Signore, dal germe fecondo delle scuole moderne, sui ruderi dei vecchi e dei nuovi pregiudizi. È la scienza dell'antropologia, che studia l'uomo col mezzo e coi metodi delle scienze fisiche, che ai sogni dei teologi, alle fantasticherie dei metafisici, sostituisce pochi aridi fatti... ma fatti.

L'uomo delinquente
1876

Far sparire le barbarie non si può tutto ad un tratto, ma ben si può scemarne i danni.

I criminali non delinquono per un atto cosciente e libero di volontà malvagia, ma perché hanno tendenze malvagie, tendenze che ripetono la loro origine da una organizzazione fisica e psichica diversa da quella normale.

Gli Anarchici
1894

Come ogni favola contiene una parte di vero, ogni teoria, per quanto assurda, massime quando è seguita da un gran numero di persone, deve contenere una qualche parte di giusto.

È solo la sconfinata vanità umana che ci può far credere in un continuo progresso sul vecchio e sull'uomo primitivo.

In questi tempi, in cui si tende sempre più a complicare la macchina di governo, non puoi considerare una teoria come l'anarchica, che accenna al ritorno verso l'uomo preistorico, prima che sorgesse il paterfamilias, che come un enorme regresso.

L'uomo di genio
in rapporto alla psichiatria, alla storia ed all'estetica, 1894

L'ignorante adora sempre quanto non riesce a comprendere.

Nuovi studi sul Genio
1902

Io ammetto [...] che la natura del genio sia spesso analoga a quella dell'idea fissa; e che i genî, come gli affetti da ossessione e da idee fisse, tocchino l'apice della creazione, tendendo tutta la loro attenzione in quella direzione in cui li ha incanalati una grande impressione ricevuta o nella pubertà o in altri stati critici analoghi.

Fonte sconosciuta
La riconoscenza non esiste in natura, è dunque inutile pretenderla dagli uomini.

Note
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