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Frasi sul Dare del Lei o Dare del Tu

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul dare del lei (o del voi) e sul dare del tu. Com'è noto, il dare del lei è una forma di rispetto e di riverenza nei confronti delle persone che non si conoscono o con le quali non si ha molta confidenza. Alcune delle seguenti citazioni fanno riferimento alla perdita, in epoca recente, dell'uso del "lei", sostituito con il confidenziale tu; ma come nota Umberto Eco: "Darsi sempre del tu è una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto".
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul rispetto, il galateo, le buone maniere, la confidenza e sul mantenere le distanze. [I link sono in fondo alla pagina].
Foto di Roberto Gervaso
La soddisfazione di dare del lei a chi, vedendoci per la prima volta, ci dà del tu.
(Roberto Gervaso)

Chi decide se darsi del tu o del lei, tra due persone? Partendo dal presupposto che non ci si dà del tu automaticamente, di norma dovrebbe essere la persona più importante, o più anziana, a proporlo.
Roberta Bellinzaghi e Roberta Mascheroni, Galateo a tavola, 2011

"Pronto? Sono Papa Francesco. Diamoci del tu".
Jorge Mario Bergoglio (papa Francesco), [incipit di varie sue telefonate].

− Posso darti del tu? − Sì. − Ma vaffanculo!
Gino Bramieri (barzelletta)

lo sono uno che al posto di un Tu si contenterebbe di un tu; ma che al fondo del Tu e del tu non troverebbe che lo.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

Non tollero confidenze, io per primo mi do del Lei.
Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994

Da quando si dà regolarmente del tu, non ha più niente da dire.
Elias Canetti, La rapidità dello spirito, 1994

Il borghese entra in profonda crisi quando le ragazze giovani iniziano a dargli del lei.
Paolo Costa, Aforismi borghesi, 2007

Il borghese sul lavoro pretende che i suoi sottoposti gli diano del lei.
Paolo Costa, ibidem

Il borghese, essendo molto paterno, sul lavoro dà del tu ai suoi sottoposti.
Paolo Costa, Aforismi borghesi, 2007

La volgarità consiste, fondamentalmente, nel dare del tu a Platone o a Goethe.
Nicolás Gómez Dávila, Tra poche parole, 1977/92

C’è gente che si sente in diritto di darti comunque del tu. Come quando entri nei negozi di jeans. “Ciao, dimmi!” “Ma chi ti ha mai visto?”
Gioele Dix [1]

C'è chi trova che l'uomo coll'applicazione del voi e del Lei come pronomi di 2a persona singolare, oltre di aver offesa la grammatica, si sia procurato un altro civile incomodo e non abbia giovato alla causa della fraternità umana. Si può rispondere che, quanto a quest'ultima, tutto va come prima, poiché, benché si dette del tu agli imperatori romani, imperversarono e Silla e Nerone ed Eliogabalo, peggiori assai degli attuali monarchi che si trattano in voi, fatta eccezione dei Cesari russi, i quali mantengono il tu e la efferatezza antica. Per la gramatica chi volesse risalire alle fonti etimologiche di ogni parola, troverebbe che è una raccolta di spropositi legittimati dai buoni scrittori e dall'uso. Resta l'accusa dell'incomodo, ma di questo non ci dovessimo lamentare se per la triplice espressione con cui possiamo indirizzarci altrui, abbiamo modo di poter segnare distintamente le preferenze del nostro cuore, e gli ossequi del nostro animo. Il sentimento umano è certo oggi molto più delicato e complicato di quanto era ai tempi di Grecia e di Roma; esige quindi maggiori voci per esprimere i diversi gradi de' suoi affetti. Sarà forse un errore, ma noi, in questo momento, crediamo che la trovata del voi e dell'Ella fu un progresso.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

Nella Roma antica si usava solo il Tu, ma in epoca imperiale appare un Vos che permane per tutto il Medioevo (per esempio quando ci si rivolge a un abate) e nella Divina Commedia appare il Voi quando si vuole esprimere grande rispetto (“Siete voi, qui, ser Brunetto?”). Il Lei si diffonderà solo nel Rinascimento nell'uso cancelleresco e sotto influenza spagnola. Nelle nostre campagne si usava il Voi tra coniugi (“Vui, Pautass”, diceva la moglie al marito)
Umberto Eco, Tu, Lei, la memoria e l'insulto,su la Repubblica, 2015

Il regime fascista aveva giudicato il Lei capitalista e plutocratico e aveva imposto il Voi. Il Voi veniva usato nell'esercito, e sembrava più virile e guerresco.
Umberto Eco, ibidem

L’alternanza tra Tu, Lei e Voi è singolare nei Promessi sposi . Si danno del Voi Agnese e Perpetua, Renzo e Lucia, Il Cardinale e l’Innominato, ma in casi di gran rispetto come tra Conte Zio e Padre Provinciale si usa il Lei. Il Tu viene usato tra Renzo e Bortolo o Tonio, vecchi amici. Agnese da del Tu a Lucia che risponde alla mamma con il Voi. Don Abbondio da del Voi ad Agnese che risponde per rispetto con il Lei. Il dialogo tra Fra Cristoforo e don Rodrigo inizia col Lei, ma quando il frate s’indigna passa al Voi (“la vostra protezione…”) e per contraccolpo Rodrigo passa al Tu, per disprezzo (“come parli, frate?”).
Umberto Eco, Tu, Lei, la memoria e l'insulto, su la Repubblica, 2015

Una volta per rispetto, anche in un’aula universitaria o in una conferenza, si usava il plurale Loro (“come Loro m’insegnano…”) ormai desueto e sostituito dal Voi. Usato solo ormai in senso ironico è l’arcaico Lorsignori. Ormai dire ”come lorsignori m’insegnano” equivale a suggerire che gli interlocutori siano una massa d’imbecilli.
Umberto Eco, ibidem

A un giovanotto sui quarant'anni che entra in un negozio, il commesso o la commessa della stessa età apparente, cominciano a dare del Tu. In città il commesso ti da evidentemente del Lei se hai i capelli bianchi, e possibilmente la cravatta
Umberto Eco, ibidem

Darsi sempre del tu è una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto.
Umberto Eco, ibidem

Il problema del Tu generalizzato non ha a che fare con la grammatica ma con la perdita generazionale di ogni memoria storica, e i due problemi sono strettamente legati.
Umberto Eco, ibidem

Nessuno si prende cura degli extracomunitari appena arrivati per insegnare loro a usare correttamente il Tu e il Lei, anche se usando indistintamente il Tu essi si qualificano subito come linguisticamente e culturalmente limitati, impongono a noi di trattarli egualmente con il Tu (difficile dire Ella a un nero che tenta di venderti un parapioggia) evocando il ricordo del terribile “zi badrone”. Ecco come pertanto i pronomi d’allocuzione hanno a che fare con l’apprendimento e la memoria culturale.
Umberto Eco, Tu, Lei, la memoria e l'insulto,su la Repubblica, 2015

− Allora, ragioniere, che fa? Batti? − Ma... mi dà del tu?
− No, no! Dicevo: batti lei? − Ah, congiuntivo! − Sì!
Filini e Fantozzi, in Paolo Villaggio, Fantozzi, 1975

La soddisfazione di dare del lei a chi, vedendoci per la prima volta, ci dà del tu.
Roberto Gervaso, Il grillo parlante, 1983

L'Eroe si guarda dall'alto in basso dandosi del voi.
Roberto Gervaso, ibidem

Quest’anno ho fatto ogni tipo di conoscenze poco chiare, e comunque portate avanti soltanto per motivi diplomatici, ma sono stato punito perché adesso devo darmi del tu con un paio di individui che
avevano la presunzione di invitarmi a farlo solo perché non conoscevano il nucleo della mia natura e mi ritenevano simile a loro non senza un certo diritto.
Friedrich Hebbel, Diari, 1835/63 (postumo 1885/87)

È probabile che ai fiori piaccia essere annusati, così come alle donne piace che sia dato loro del tu.
Victor Hugo, Oceano, XIX sec. (postumo 1989)

Capitava abbastanza spesso che venissero a casa delle ragazze, una più carina dell'altra; si sedevano sul divano o su una sedia della cucina e mi salutavano educatamente quando entravo. «Buongiorno signore». «Non è il caso di chiamarmi signore. E neanche di darmi del lei». Allora per una volta mi davano del tu e mi chiamavano «Paul», ma qualche giorno dopo tornavano al «lei» e al «signore».
Herman Koch, La cena, 2009

In questo mondo ci sono delle facce, alle quali non potrei assolutamente dare del tu.
Georg Lichtenberg, Aforismi, 1766/99 (postumo 1902/08)

Bisogna dare del tu solo in pochi casi, e soprattutto non si deve cadere nel ridicolo di quelli che danno del tu a persone di condizione molto superiore alla loro.
Damien Mitton, Pensieri sull'onestà, 1694 (postumo)

Paradosso della coscienza: diamo del lei a certi lestofanti e diamo del tu a Dio quando preghiamo.
Davide Morelli (Aforismi inediti su Aforismario)

Esiste anche un'indiscrezione verso le opere; e accompagnarsi già da giovani, imitandole, alle opere più illustri di tutti i tempi, con la confidenza del tu per tu, dimostra una totale mancanza di pudore.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano II, 1879/80

Essere amato è stata una cosa che mi è sembrata sempre impossibile, come un estraneo che mi desse del tu.
Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, 1982 (postumo)

Le anime hanno un loro particolar modo d'intendersi, d'entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali. Han bisogni lor propri e loro proprie aspirazioni le anime, di cui il corpo non si dà per inteso, quando veda l'impossibilità di soddisfarli e di tradurle in atto. E ogni qualvolta due che comunichino fra loro così, con le anime soltanto, si trovano soli in qualche luogo, provano un turbamento angoscioso e quasi una repulsione violenta d'ogni minimo contatto materiale, una sofferenza che li allontana, e che cessa subito, non appena un terzo intervenga. Allora, passata l'angoscia, le due anime sollevate si ricercano e tornano a sorridersi da lontano. 
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, 1904

Per vedere se andrà meglio / aspettiamo quelli lì / che già la pensano così… / "Noi siamo piccoli, / ma cresceremo / e allora, virgola! / ce la vedremo! / Chiusa parentesi, riporto sei, / noi siamo piccoli / ma dateci del lei!
Renato Rascel, Sì,…buonasera!, 1978

È un errore comune prendere per amici due persone che si danno del tu.
Jules Renard, Diario, 1887/1910 (postumo, 1925/27)

Cominciava dando del tu alla gente, giudicandola tutta di poca importanza, e, quando la conosceva e poteva stimarla, improvvisamente grave, diceva loro «voi».
Jules Renard, ibidem

Si può essere villani dandosi del tu, e si può essere amici dandosi del lei. 
Cesare Romiti [1]

Un Direttore generale di banca era preoccupato per un suo giovane collaboratore che, dopo un periodo di lavoro insieme, in cui non si era mai fermato neanche per la pausa pranzo, comincia a un certo punto ad assentarsi tutti i giorni a mezzogiorno. Il Direttore Generale chiama quindi un detective privato e gli dice: "Segua il signor Bianchi per una settimana intera, non vorrei che  fosse coinvolto in qualcosa di sporco". Il detective fa il suo lavoro, torna e rapporta: "Allora Direttore, Bianchi esce normalmente a mezzogiorno, prende la sua macchina, va a pranzo a casa sua, fa l’amore con sua moglie, fuma uno dei suoi eccellenti sigari e torna a lavorare". Risponde il Direttore: "Oh, meno male che non c’è niente di losco in tutto questo!". Il detective quindi domanda: "Posso darLe del tu, Direttore?". Sorpreso il Direttore risponde: " Sì certo, come no!". E il detective: "Allora ti ripeto: Bianchi esce normalmente a mezzogiorno, prende la tua macchina, va a pranzo a casa tua, fa l’amore con tua moglie, fuma uno dei tuoi eccellenti sigari e torna a lavorare.
Anonimo

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Rispetto - Galateo - Buone Maniere - Confidenza - Mantenere le Distanze