Aforismi, frasi e citazioni sul Manicomio
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul manicomio e sulla camicia di forza. L'istituto manicomiale e l'ospedale psichiatrico sono strutture nate, in teoria, per la cura delle persone con gravi disturbi mentali, ma che in realtà sono sempre state, più che altro, luoghi di detenzione per tutti quegli individui ritenuti pericolosi per sé stessi e per la la società.
Com'è noto, in Italia il manicomio è stato abolito nel 1978 (Legge 180) grazie al grande movimento contro l'istituzionalizzazione della malattia mentale creato dallo psichiatra Franco Basaglia, di cui si riportano, insieme a quelli di altri autori, alcuni pensieri sull'argomento. Sulla condizione degli internati verso la fine del '700, scrive lo storico e filosofo francese Michel Foucault in Storia della follia nell'età classica:
"L'umanità, la giustizia e la buona medicina prescrivono di rinchiudere solo i folli che praticamente possano nuocere agli altri; d'incatenare soltanto quelli che, altrimenti, nuocerebbero a se stessi. La giustizia che regnerà nell'asilo non sarà più quella della punizione, ma quella della verità: una certa precisione nell'uso delle libertà e delle restrizioni, un adeguamento, estremamente rigoroso, della coercizione all'alienazione della libertà. E la forma concreta di tale giustizia e il suo simbolo visibile non si trovano più nella catena (restrizione assoluta e punitiva, che ammacca sempre le parti che stringe), ma in quella che sta per diventare la famosa camicia di forza: questo stretto corpetto di traliccio o di robusta tela, che rinserra e imprigiona le braccia, e che deve infastidire tanto più quanto più i movimenti che uno fa divengono violenti. Non bisogna considerare la camicia di forza un surrogato umanitario delle catene o un progresso verso l'autodisciplina. Esiste tutta una deduzione concettuale del "gilet de force", che mostra come nella follia non si tratti più di un affrontarsi decisivo tra ragione e sragione, ma di un gioco sempre relativo, mobile, della libertà e dei suoi limiti".Per quanto riguarda la camicia di forza, essa è un mezzo di contenzione a forma di camicia, usato in psichiatria, soprattutto in passato, per immobilizzare i pazienti in stato di agitazione, per evitare che possano fare del male ad altri o a sé stessi. Secondo alcuni, la camicia di forza (in francese: camisole de force) sarebbe stata inventata verso il 1790 dal tappezziere francese Guilleret, che l'avrebbe realizzata per l'ospedale di Bicêtre, vicino Parigi, in sostituzione di corde e catene. Secondo altri, però, la camicia di forza (in inglese straitjacket) era già descritta in un testo del 1772 del medico irlandese David Macbride (1726-1778).
L'uso della camicia di forza come metodo di contenimento dei pazienti psichiatrici è cominciato a diminuire, fino quasi a scomparire del tutto, soltanto verso la metà del XX secolo, con la diffusione degli psicofarmaci, il cui abuso, in certi casi, finisce per diventare, secondo la definizione di alcuni esponenti dell'antipsichiatria, una sorta di camicia di forza chimica.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa, sulla psichiatria, le psicosi, la schizofrenia e la follia. [I link sono in fondo alla pagina].
Il manicomio non serve a curare la malattia mentale ma solo a distruggere il paziente. (Franco Basaglia) |
Il manicomio: immensi spazi vuoti, di un bianco gelido. Il bianco era il colore della morte. Il bianco era il colore della follia, della follia intesa come pre-morte.
Vittorino Andreoli, I miei matti, 2004
Per gli abitanti del manicomio è il "fuori" ad essere anomalo.
Vittorino Andreoli, ibidem
La realtà manicomiale, che si può toccare perché è fatta di pareti, è ben poca cosa di fronte alla diffusione del concetto stesso di manicomialità che si fonda esclusivamente sulla persistenza del giudizio psichiatrico.
Giorgio Antonucci, I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria, 1986
I medici dei manicomi sono dei sadici coscienti e premeditati, e a quello che mi dirà: "Antonin Artaud, tu sei pazzo", io gli risponderò: "Tu sei il cinico, e non è da un giorno che ti conosco".
Antonin Artaud, Dossier di Artaud le mômo (Alienazione e magia nera), su "aut aut", 1998
La medicina moderna, complice della più sinistra e abietta magia, passa i suoi morti per l'elettrochoc o per l'insulinoterapia per bene vuotare ogni giorno gli uomini dal loro io.
Antonin Artaud, ibidem
Se non ci fossero stati dei medici non ci sarebbero stati dei malati, perché è dai medici e non dai malati che la società è cominciata. Quelli che vivono, vivono dei morti. E bisogna anche che la morte viva, e non c'è niente come un manicomio per covare dolcemente la morte.
Antonin Artaud, Dossier di Artaud le mômo (Alienazione e magia nera), su "aut aut", 1998
La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, per tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere che è poi quella di far diventare razionale l'irrazionale. Quando qualcuno è folle ed entra in manicomio smette di essere folle per trasformarsi in malato. Diventa razionale in quanto malato.
Franco Basaglia (a cura di), Che cos'è la psichiatria?, 1967
"Pericoloso a sé e agli altri e di pubblico scandalo". Questa è la motivazione con la quale il malato mentale entra in manicomio; in un luogo la cui funzione è - in questa motivazione stessa - già precisata come azione di tutela, di difesa del sano di fronte alla follia e dove il malato assume un ruolo puramente negativo, come se il suo rapporto con l'istituzione si svolgesse al solo livello della sua eventuale pericolosità.
Franco Basaglia (a cura di), Che cos'è la psichiatria?, 1967
Se partiamo dall'origine della psichiatria, nata come elemento di liberazione dell'uomo, dobbiamo ricordare Pinel, che liberò i folli dalle prigioni ma purtroppo, dopo averli liberati, li rinchiuse in un'altra prigione che si chiama manicomio. Cominciano così il calvario del folle e la grande fortuna dello psichiatra.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Il manicomio è tanto sporco che quando si tenta di eliminarlo viene fuori qualcosa che comunque è più pulito.
Franco Basaglia, ibidem
Il manicomio non serve a curare la malattia mentale ma solo a distruggere il paziente, a controllare la sua devianza, la sua improduttività.
Franco Basaglia, ibidem
La ragione per la quale molte di queste persone erano dovute andare in ospedale, tanto tempo prima, era stata una conseguenza dell'insopportabilità della vita sociale. Il manicomio non faceva altro che catturare persone indesiderabili e contenerle nell'istituzione, in una specie di morte civile. Questa è ancora la terapia dei manicomi.
Franco Basaglia, ibidem
Le persone che sono in manicomio da cinque, dieci, quindici anni, non sono più "malate di malattia", sono "malate di istituzione".
Franco Basaglia, ibidem
Nel manicomio, l'identità del tecnico è quella di essere il padrone assoluto, il padrone medioevale di molte anime, dieci, venti, trenta, mille, duemila anime. Il problema è che quando si parla di distruzione del manicomio la terra trema sotto i piedi del tecnico, che perde la sua identità ed entra in una situazione anomala, perché non sa più chi è.
Franco Basaglia, ibidem
Nel manicomio la condizione di potere del medico e di dipendenza del malato non dà alcuna possibilità di mettere in atto una terapia. È per questo che noi proponiamo l'eliminazione di queste istituzioni che si chiamano manicomi. Perché nel manicomio non si può praticare alcuna terapia data la relazione di potere del medico sul malato. La terapia ha senso quando c'è reciprocità fra malato e medico.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Chi non ha denaro per la terapia non esiste, e di conseguenza sta in manicomio.
Franco Basaglia, ibidem
Quando diciamo no al manicomio, noi diciamo no alla miseria del mondo e ci uniamo a tutte le persone che nel mondo lottano per una situazione di emancipazione.
Franco Basaglia, ibidem
Il problema dell'oppressione, dell'istituzionalizzazione non riguarda solo il malato mentale o il manicomio ma la struttura sociale nel suo complesso, il mondo del lavoro in tutte le sue articolazioni. La fabbrica in cui l'operaio lavora è alienante quanto il manicomio; il carcere non è un luogo di riabilitazione per il detenuto ma un luogo di controllo e di annientamento; l'università e la scuola, che sono tra le istituzioni più importanti della società, non insegnano nulla né ai bambini né ai giovani, sono solo un punto di partenza o una sala d'attesa prima di entrare nel gioco della produttività.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Una società, per essere civile, deve essere razionale. Ecco perché tutto ciò che è irrazionale deve essere controllato dalla ragione. È così che nasce l'istituzione razionale del manicomio, che racchiude l'irrazionalità. Una persona folle diventa nuovamente razionale nel momento in cui è internata in manicomio.
Franco Basaglia, ibidem
"Folle", "pazzo" sono parole generiche, astratte. Ma quando si dice "malato mentale" questa persona diventa concreta ed è accettata dal mondo in cui viviamo, e quando si dice "schizofrenico" è più accettata ancora perché è chiaro a tutti che la casa del malato di mente, dello schizofrenico, è il manicomio. Questo è il luogo che rende possibile la sua accettazione per la società razionale.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
La strada per la creatività passa molto vicino al manicomio, e alcune volte devia o finisce proprio lì.
Ernest Becker [1]
Vivo per la maggior parte del giorno fra quattro pareti irte di libri, in una camera-biblioteca dove invecchio a ogni istante, sempre più persuaso ch’essa è una cella imbottita in un manicomio chiamato terra. Penso a volte se mai la terra stessa sia la cella d’un manicomio più ampio, e questo d’un altro, e quest’altro d’un altro ancora... Simili tutti a scatole cinesi, costruite per gioco da un Meccanico e Demente Assoluto a sua immagine e somiglianza.
Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994
La vita era davvero insopportabile, solo che alla gente era stato insegnato a fingere che non lo fosse. Ogni tanto c'era un suicidio o qualcuno entrava in manicomio, ma per la maggior parte le masse continuavano a vivere fingendo che tutto fosse normalmente piacevole.
Charles Bukowski, Shakespeare non l'ha mai fatto, 1979
Ero buono per la chimica, per la chimica pura. / Ma preferii fare il vagabondo. / Vidi l'amore di mia madre nelle bufere del pianeta. / Vidi occhi senza corpo, occhi sospesi orbitando sul mio letto. / Dicevano che non stavo bene di testa. / Presi treni e barche, percorsi la terra dei giusti / di buon mattino e con la gente più umile: / gitani e mercanti. / Mi svegliavo presto o non dormivo. Nell'ora / in cui la nebbia non era ancora svanita / e i fantasmi a guardia del sonno comunicano inutilmente. / Sentivo gli avvisi e gli allarmi ma non ho saputo decifrarli. / Non erano diretti a me bensì a quelli che dormivano, / però non ho saputo decifrarli. / Parole inintelligibili, grugniti, gridi di dolore, lingue / straniere sentivo ovunque andassi. / Esercitai i mestieri più umili. / Percorsi l’Argentina e tutta l'Europa nell'ora in cui tutti / dormono e appaiono i fantasmi a guardia del sonno. / Ma proteggevano il sonno degli altri e non ho saputo / decifrare i loro urgenti messaggi. / Frammenti, forse sì, e per questo visitai i manicomi / e le prigioni. Frammenti, / sillabe brucianti. / Non credevo alla posterità, benché talvolta / credessi alla Chimera. / Ero buono per la chimica, per la chimica pura.
Dino Campana, Poesie, XX sec.
È giusto chiudere i manicomi. Ci siamo accorti, finalmente, sia pure senza riconoscerlo apertamente, che il manicomio è tutto quanto l'umano; compreso dentro le mura del mondo, case, città, giardini, templi, fontane, macchine, teatri, passioni, legislazioni, necropoli, malattia e salute, parlamenti e prigioni, università, bordelli, chiese, e che come tutti i manicomi questo manicomio dai confini planetari ha le sue luci, i suoi filantropi, le sue bontà, i suoi medici, e anche i suoi tormentati e i suoi assassini inguaribili; ipemaniaci al potere, paranoici alla guida di grandi folle non sono mai mancati. Purtroppo, questo non è un manicomio che si possa chiudere; non riusciamo neppure a migliorarlo. Ci sono camerate sovraffollate che dovrebbero preoccupare il Direttore: lì può succedere di tutto.
Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo, 1979
In due tavolette babilonesi si prescrive di curare il pazzo con il rogo, o seppellendolo vivo. Manicomio e elettroshock diventano di colpo rimedi pietosi.
Guido Ceronetti, ibidem
In fatto di compassione, come in ogni cosa, il manicomio ha l’ultima parola.
Emil Cioran, Sillogismi dell'amarezza, 1952
Siamo ridotti a vivere in una società così male organizzata che l'unico posto in cui si possa urlare impunemente è il manicomio. E così ci è negato il solo metodo che abbiamo per sbarazzarci dell'orrore degli altri e di quello di noi stessi.
Emil Cioran, La caduta nel tempo, 1964
Esprimere è salvarsi, anche se si scarabocchiano soltanto sciocchezze, anche se si è privi di talento, Nei manicomi si dovrebbe fornire ciascun ospite di tonnellate di carta da riempire. L’espressione come terapia.
Emil Cioran, Un apolide metafisico, 1995
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto / ritagliando un angolo che fosse solo il nostro / ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi / non come le cartelle cliniche stipate negli archivi.
Simone Cristicchi, Ti regalerò una rosa, 2007
Il posto dopo più fiorisce l'ottimismo è il manicomio.
Havelock Ellis, La danza della vita, 1923
È tra le mura dell'internamento che Pinel e la psichiatria del diciannovesimo secolo incontrarono i folli; è là – non dimentichiamolo – che li lasceranno, non senza gloriarsi di averli “liberati”.
Michel Foucault, Storia della follia nell'età classica, 1961
Oggi i manicomi (non si sa fino a quando) sono stati chiusi, e i folli, sottratti al trattamento manicomiale, sono stati affidati al trattamento biochimico.
Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009
La nostra società è un manicomio gestito dagli internati.
Erving Goffman [1]
Il mondo non è meno strano fuori dei manicomi che dentro.
Hermann Hesse, Lettere 1895-1962 (postumo 1973-1986)
Piangere senza sapere perché aveva l’odore sgradevole dell’anticamera di un manicomio…
Stephen King [1]
Dentro il manicomio tutto è sacro, ogni oggetto è alacre e vivo, può essere tormentoso o amoroso, ma in ogni modo reca in sé una sconvolgente volontà di significato, è ustionato e consacrato da un destino.
Giorgio Manganelli, su Alfabeta, 1983 (in prefazione a Alda Merini, L’altra verità, 1997)
Si va in manicomio per imparare a morire.
Alda Merini, La vita facile, 1992
Quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.
Alda Merini, La pazza della porta accanto, 1995
Il manicomio è senz'altro una istituzione falsa, una di quelle istituzioni che, create sotto l’egida della fratellanza e della comprensione umana, altro non servono che a scaricare gli istinti sadici dell’uomo.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
Il manicomio non è correzionale. Ognuno che vi entra vi porta i suoi valori sostanziali e ve li conserva gelosamente. Così ho fatto io, a dispetto di tutti i vituperi e di tutti gli elettroshock.
Alda Merini, ibidem
Credo che solo le illustrazioni del Doré per la Commedia dantesca potessero rendere bene il fascino e la mostruosità del manicomio.
Alda Merini, ibidem
Il silenzio è una cosa insopportabile. In manicomio ci avevano abituati al silenzio. Ci mettevano al mattino allineate sopra le panche, con le mani in grembo, e con l’ordine di “non fiatare”. Qualcuna che, grazie alla pazzia, riempiva l’aria e il vento dei suoi urli, era accolta da noi come una novità, qualcosa di finalmente vivo.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
In manicomio il sesso è bandito come sconcezza, quasi come portatore di microbi patogeni e noi per l’appunto eravamo asessuati ma non per questo il nostro sguardo era meno carico di intesa e di sessuali domande.
Alda Merini, ibidem
In fondo il cammino all'interno del manicomio non è altro che il cammino nella truffa e nelle cloache dove l’umano sapere diventa infingimento e menzogna, e c’è anche molto spargimento di sangue e di lacrime.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
In manicomio è ben difficile uccidere lo spirito iniziale, lo spirito dell’infanzia, che non è, né potrà mai essere corrotto da alcuno.
Alda Merini, ibidem
Si parla spesso di solitudine, fuori, perché si conosce solo un nostro tipo di solitudine. Ma nulla è così feroce come la solitudine del manicomio. In quella spietata repulsione da parte di tutto si introducono i serpenti della tua fantasia, i morsi del dolore fisico, l’acquiescenza di un pagliericcio su cui sbava l’altra malata vicina, che sta più su. Una solitudine da dimenticati, da colpevoli. E la tua vestaglia ti diventa insostituibile, e così gli stracci che hai addosso perché loro solo conoscono la tua vera esistenza, il tuo vero modo di vivere.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
L’aver vissuto in un manicomio e l’avere interpretato questo vissuto, non è cosa da tutti; l’esserne poi riusciti, è stata impresa quanto mai difficile in quanto è pericoloso uscire dai meandri della propria inquietudine per addentrarsi nella socialità.
Alda Merini, ibidem
Il manicomio che ho vissuto fuori e che sto vivendo non è paragonabile a quell’altro supplizio che però lasciava la speranza della parola. Il vero inferno è fuori, qui a contatto degli altri, che ti giudicano, ti criticano e non ti amano.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
Il manicomio è una grande cassa / di risonanza / e il delirio diventa eco / l’anonimità misura, / il manicomio è il monte Sinai, / maledetto, su cui tu ricevi / le tavole di una legge / agli uomini sconosciuta
Alda Merini, Poesie, XX sec.
La luna s’apre nei giardini del manicomio, / qualche malato sospira, / mano nella tasca nuda. / La luna chiede tormento / e chiede sangue ai reclusi: / ho visto un malato / morire dissanguato / sotto la luna accesa.
Alda Merini, Poesie, XX sec.
Si chiudono alcuni matti in manicomio per far credere a quelli che stanno fuori di essere ancora savi.
Michel de Montaigne, Saggi, 1580/88
Si chiudono alcuni matti in una casa di salute, per dare a credere che quelli che stanno fuori sono savi.
Charles-Louis de Montesquieu, Lettere persiane, 1721
È indubbio che l'amore abbia un carattere diverso dall'amicizia: quest'ultima non ha mai mandato nessuno in manicomio.
Charles-Louis de Montesquieu, I miei pensieri, 1716-55 (postumo 1899-01)
Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali: chi sente diversamente va da sé al manicomio.
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883/85
Che non basti la beatitudine a fare di una idea fissa un'idea vera, che la fede non sposti le montagne, sebbene ponga le montagne laddove non esistono: un rapido giro attraverso un manicomio è abbastanza chiarificativo al riguardo.
Friedrich Nietzsche, L'anticristo, 1888
In certe persone la felicità è più commovente dell'infelicità. Chi può ascoltare un'allegra melodia da un manicomio senza versare lacrime?
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89
Se la società è demoniaca e determina le malattie mentali e se cambiarla è difficile, se non impossibile, non resta in pratica altro da fare allo psichiatra, nel concreto gioco dei rapporti umani, che appoggiare la nascita di strutture difensive per la società e per il malato: i manicomi.
Paolo Pancheri e Giovanni B. Cassano (a cura di), Trattato italiano di psichiatria, 1992/ 2003
Nella vita attuale il mondo appartiene solo agli stupidi, agli insensibili e agli agitati. Il diritto a vivere e trionfare oggi si conquista quasi con gli stessi requisiti con cui si ottiene il ricovero in manicomio: l’incapacità di pensare, l’amoralità e l’ipereccitazione.
Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, 1982 (postumo)
Che un santone, un sacerdote o una qualsiasi specie di prete deliri – come spesso accade a questi tipi umani – non c’è da meravigliarsi: la follia, in fondo, fa parte dell’umanità. Ma quando si vedono masse sterminate dare credito a questi deliri e conferire autorevolezza a coloro che ne sono affetti, ci si rende drammaticamente conto di trovarsi rinchiusi in un enorme manicomio dal quale è praticamente impossibile evadere, perché i suoi confini coincidono con i confini della terra stessa.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013
Il mondo è un gran manicomio dove ognuno pensa che i matti siano gli altri.
Per gli abitanti del manicomio è il "fuori" ad essere anomalo.
Vittorino Andreoli, ibidem
La realtà manicomiale, che si può toccare perché è fatta di pareti, è ben poca cosa di fronte alla diffusione del concetto stesso di manicomialità che si fonda esclusivamente sulla persistenza del giudizio psichiatrico.
Giorgio Antonucci, I pregiudizi e la conoscenza critica alla psichiatria, 1986
I medici dei manicomi sono dei sadici coscienti e premeditati, e a quello che mi dirà: "Antonin Artaud, tu sei pazzo", io gli risponderò: "Tu sei il cinico, e non è da un giorno che ti conosco".
Antonin Artaud, Dossier di Artaud le mômo (Alienazione e magia nera), su "aut aut", 1998
La medicina moderna, complice della più sinistra e abietta magia, passa i suoi morti per l'elettrochoc o per l'insulinoterapia per bene vuotare ogni giorno gli uomini dal loro io.
Antonin Artaud, ibidem
Se non ci fossero stati dei medici non ci sarebbero stati dei malati, perché è dai medici e non dai malati che la società è cominciata. Quelli che vivono, vivono dei morti. E bisogna anche che la morte viva, e non c'è niente come un manicomio per covare dolcemente la morte.
Antonin Artaud, Dossier di Artaud le mômo (Alienazione e magia nera), su "aut aut", 1998
La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, per tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere che è poi quella di far diventare razionale l'irrazionale. Quando qualcuno è folle ed entra in manicomio smette di essere folle per trasformarsi in malato. Diventa razionale in quanto malato.
Franco Basaglia (a cura di), Che cos'è la psichiatria?, 1967
"Pericoloso a sé e agli altri e di pubblico scandalo". Questa è la motivazione con la quale il malato mentale entra in manicomio; in un luogo la cui funzione è - in questa motivazione stessa - già precisata come azione di tutela, di difesa del sano di fronte alla follia e dove il malato assume un ruolo puramente negativo, come se il suo rapporto con l'istituzione si svolgesse al solo livello della sua eventuale pericolosità.
Franco Basaglia (a cura di), Che cos'è la psichiatria?, 1967
Se partiamo dall'origine della psichiatria, nata come elemento di liberazione dell'uomo, dobbiamo ricordare Pinel, che liberò i folli dalle prigioni ma purtroppo, dopo averli liberati, li rinchiuse in un'altra prigione che si chiama manicomio. Cominciano così il calvario del folle e la grande fortuna dello psichiatra.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Il manicomio è tanto sporco che quando si tenta di eliminarlo viene fuori qualcosa che comunque è più pulito.
Franco Basaglia, ibidem
Il manicomio non serve a curare la malattia mentale ma solo a distruggere il paziente, a controllare la sua devianza, la sua improduttività.
Franco Basaglia, ibidem
La ragione per la quale molte di queste persone erano dovute andare in ospedale, tanto tempo prima, era stata una conseguenza dell'insopportabilità della vita sociale. Il manicomio non faceva altro che catturare persone indesiderabili e contenerle nell'istituzione, in una specie di morte civile. Questa è ancora la terapia dei manicomi.
Franco Basaglia, ibidem
Le persone che sono in manicomio da cinque, dieci, quindici anni, non sono più "malate di malattia", sono "malate di istituzione".
Franco Basaglia, ibidem
Nel manicomio, l'identità del tecnico è quella di essere il padrone assoluto, il padrone medioevale di molte anime, dieci, venti, trenta, mille, duemila anime. Il problema è che quando si parla di distruzione del manicomio la terra trema sotto i piedi del tecnico, che perde la sua identità ed entra in una situazione anomala, perché non sa più chi è.
Franco Basaglia, ibidem
Nel manicomio la condizione di potere del medico e di dipendenza del malato non dà alcuna possibilità di mettere in atto una terapia. È per questo che noi proponiamo l'eliminazione di queste istituzioni che si chiamano manicomi. Perché nel manicomio non si può praticare alcuna terapia data la relazione di potere del medico sul malato. La terapia ha senso quando c'è reciprocità fra malato e medico.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Chi non ha denaro per la terapia non esiste, e di conseguenza sta in manicomio.
Franco Basaglia, ibidem
Quando diciamo no al manicomio, noi diciamo no alla miseria del mondo e ci uniamo a tutte le persone che nel mondo lottano per una situazione di emancipazione.
Franco Basaglia, ibidem
Il problema dell'oppressione, dell'istituzionalizzazione non riguarda solo il malato mentale o il manicomio ma la struttura sociale nel suo complesso, il mondo del lavoro in tutte le sue articolazioni. La fabbrica in cui l'operaio lavora è alienante quanto il manicomio; il carcere non è un luogo di riabilitazione per il detenuto ma un luogo di controllo e di annientamento; l'università e la scuola, che sono tra le istituzioni più importanti della società, non insegnano nulla né ai bambini né ai giovani, sono solo un punto di partenza o una sala d'attesa prima di entrare nel gioco della produttività.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Una società, per essere civile, deve essere razionale. Ecco perché tutto ciò che è irrazionale deve essere controllato dalla ragione. È così che nasce l'istituzione razionale del manicomio, che racchiude l'irrazionalità. Una persona folle diventa nuovamente razionale nel momento in cui è internata in manicomio.
Franco Basaglia, ibidem
"Folle", "pazzo" sono parole generiche, astratte. Ma quando si dice "malato mentale" questa persona diventa concreta ed è accettata dal mondo in cui viviamo, e quando si dice "schizofrenico" è più accettata ancora perché è chiaro a tutti che la casa del malato di mente, dello schizofrenico, è il manicomio. Questo è il luogo che rende possibile la sua accettazione per la società razionale.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
La strada per la creatività passa molto vicino al manicomio, e alcune volte devia o finisce proprio lì.
Ernest Becker [1]
Vivo per la maggior parte del giorno fra quattro pareti irte di libri, in una camera-biblioteca dove invecchio a ogni istante, sempre più persuaso ch’essa è una cella imbottita in un manicomio chiamato terra. Penso a volte se mai la terra stessa sia la cella d’un manicomio più ampio, e questo d’un altro, e quest’altro d’un altro ancora... Simili tutti a scatole cinesi, costruite per gioco da un Meccanico e Demente Assoluto a sua immagine e somiglianza.
Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994
La vita era davvero insopportabile, solo che alla gente era stato insegnato a fingere che non lo fosse. Ogni tanto c'era un suicidio o qualcuno entrava in manicomio, ma per la maggior parte le masse continuavano a vivere fingendo che tutto fosse normalmente piacevole.
Charles Bukowski, Shakespeare non l'ha mai fatto, 1979
Ero buono per la chimica, per la chimica pura. / Ma preferii fare il vagabondo. / Vidi l'amore di mia madre nelle bufere del pianeta. / Vidi occhi senza corpo, occhi sospesi orbitando sul mio letto. / Dicevano che non stavo bene di testa. / Presi treni e barche, percorsi la terra dei giusti / di buon mattino e con la gente più umile: / gitani e mercanti. / Mi svegliavo presto o non dormivo. Nell'ora / in cui la nebbia non era ancora svanita / e i fantasmi a guardia del sonno comunicano inutilmente. / Sentivo gli avvisi e gli allarmi ma non ho saputo decifrarli. / Non erano diretti a me bensì a quelli che dormivano, / però non ho saputo decifrarli. / Parole inintelligibili, grugniti, gridi di dolore, lingue / straniere sentivo ovunque andassi. / Esercitai i mestieri più umili. / Percorsi l’Argentina e tutta l'Europa nell'ora in cui tutti / dormono e appaiono i fantasmi a guardia del sonno. / Ma proteggevano il sonno degli altri e non ho saputo / decifrare i loro urgenti messaggi. / Frammenti, forse sì, e per questo visitai i manicomi / e le prigioni. Frammenti, / sillabe brucianti. / Non credevo alla posterità, benché talvolta / credessi alla Chimera. / Ero buono per la chimica, per la chimica pura.
Dino Campana, Poesie, XX sec.
È giusto chiudere i manicomi. Ci siamo accorti, finalmente, sia pure senza riconoscerlo apertamente, che il manicomio è tutto quanto l'umano; compreso dentro le mura del mondo, case, città, giardini, templi, fontane, macchine, teatri, passioni, legislazioni, necropoli, malattia e salute, parlamenti e prigioni, università, bordelli, chiese, e che come tutti i manicomi questo manicomio dai confini planetari ha le sue luci, i suoi filantropi, le sue bontà, i suoi medici, e anche i suoi tormentati e i suoi assassini inguaribili; ipemaniaci al potere, paranoici alla guida di grandi folle non sono mai mancati. Purtroppo, questo non è un manicomio che si possa chiudere; non riusciamo neppure a migliorarlo. Ci sono camerate sovraffollate che dovrebbero preoccupare il Direttore: lì può succedere di tutto.
Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo, 1979
In due tavolette babilonesi si prescrive di curare il pazzo con il rogo, o seppellendolo vivo. Manicomio e elettroshock diventano di colpo rimedi pietosi.
Guido Ceronetti, ibidem
In fatto di compassione, come in ogni cosa, il manicomio ha l’ultima parola.
Emil Cioran, Sillogismi dell'amarezza, 1952
Siamo ridotti a vivere in una società così male organizzata che l'unico posto in cui si possa urlare impunemente è il manicomio. E così ci è negato il solo metodo che abbiamo per sbarazzarci dell'orrore degli altri e di quello di noi stessi.
Emil Cioran, La caduta nel tempo, 1964
Esprimere è salvarsi, anche se si scarabocchiano soltanto sciocchezze, anche se si è privi di talento, Nei manicomi si dovrebbe fornire ciascun ospite di tonnellate di carta da riempire. L’espressione come terapia.
Emil Cioran, Un apolide metafisico, 1995
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto / ritagliando un angolo che fosse solo il nostro / ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi / non come le cartelle cliniche stipate negli archivi.
Simone Cristicchi, Ti regalerò una rosa, 2007
Il posto dopo più fiorisce l'ottimismo è il manicomio.
Havelock Ellis, La danza della vita, 1923
È tra le mura dell'internamento che Pinel e la psichiatria del diciannovesimo secolo incontrarono i folli; è là – non dimentichiamolo – che li lasceranno, non senza gloriarsi di averli “liberati”.
Michel Foucault, Storia della follia nell'età classica, 1961
Oggi i manicomi (non si sa fino a quando) sono stati chiusi, e i folli, sottratti al trattamento manicomiale, sono stati affidati al trattamento biochimico.
Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009
Ci siamo fortunatamente liberati dei manicomi, ma non abbiamo affatto sanato il problema dei malati, anche perché, pur riconoscendo gli avanzamenti siglati su questo terreno, non siamo ancora riusciti ad annullare lo stigma che accompagna questo tipo di malattia.
Silvio Garattini, Fa bene o fa male?, 2013
Si ha come l’impressione che, a distanza di molto tempo dalla chiusura dei manicomi, lo Stato si sia assunto poche responsabilità e abbia scaricato la maggior parte dei problemi sulle famiglie, che devono sopportarne l’onere.
Silvio Garattini, ibidem
La nostra società è un manicomio gestito dagli internati.
Erving Goffman [1]
Il mondo non è meno strano fuori dei manicomi che dentro.
Hermann Hesse, Lettere 1895-1962 (postumo 1973-1986)
Piangere senza sapere perché aveva l’odore sgradevole dell’anticamera di un manicomio…
Stephen King [1]
Dentro il manicomio tutto è sacro, ogni oggetto è alacre e vivo, può essere tormentoso o amoroso, ma in ogni modo reca in sé una sconvolgente volontà di significato, è ustionato e consacrato da un destino.
Giorgio Manganelli, su Alfabeta, 1983 (in prefazione a Alda Merini, L’altra verità, 1997)
Si va in manicomio per imparare a morire.
Alda Merini, La vita facile, 1992
Quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita.
Alda Merini, La pazza della porta accanto, 1995
Il manicomio è senz'altro una istituzione falsa, una di quelle istituzioni che, create sotto l’egida della fratellanza e della comprensione umana, altro non servono che a scaricare gli istinti sadici dell’uomo.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
Il manicomio non è correzionale. Ognuno che vi entra vi porta i suoi valori sostanziali e ve li conserva gelosamente. Così ho fatto io, a dispetto di tutti i vituperi e di tutti gli elettroshock.
Alda Merini, ibidem
Credo che solo le illustrazioni del Doré per la Commedia dantesca potessero rendere bene il fascino e la mostruosità del manicomio.
Alda Merini, ibidem
Il silenzio è una cosa insopportabile. In manicomio ci avevano abituati al silenzio. Ci mettevano al mattino allineate sopra le panche, con le mani in grembo, e con l’ordine di “non fiatare”. Qualcuna che, grazie alla pazzia, riempiva l’aria e il vento dei suoi urli, era accolta da noi come una novità, qualcosa di finalmente vivo.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
In manicomio il sesso è bandito come sconcezza, quasi come portatore di microbi patogeni e noi per l’appunto eravamo asessuati ma non per questo il nostro sguardo era meno carico di intesa e di sessuali domande.
Alda Merini, ibidem
In fondo il cammino all'interno del manicomio non è altro che il cammino nella truffa e nelle cloache dove l’umano sapere diventa infingimento e menzogna, e c’è anche molto spargimento di sangue e di lacrime.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
In manicomio è ben difficile uccidere lo spirito iniziale, lo spirito dell’infanzia, che non è, né potrà mai essere corrotto da alcuno.
Alda Merini, ibidem
Si parla spesso di solitudine, fuori, perché si conosce solo un nostro tipo di solitudine. Ma nulla è così feroce come la solitudine del manicomio. In quella spietata repulsione da parte di tutto si introducono i serpenti della tua fantasia, i morsi del dolore fisico, l’acquiescenza di un pagliericcio su cui sbava l’altra malata vicina, che sta più su. Una solitudine da dimenticati, da colpevoli. E la tua vestaglia ti diventa insostituibile, e così gli stracci che hai addosso perché loro solo conoscono la tua vera esistenza, il tuo vero modo di vivere.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
L’aver vissuto in un manicomio e l’avere interpretato questo vissuto, non è cosa da tutti; l’esserne poi riusciti, è stata impresa quanto mai difficile in quanto è pericoloso uscire dai meandri della propria inquietudine per addentrarsi nella socialità.
Alda Merini, ibidem
Il manicomio che ho vissuto fuori e che sto vivendo non è paragonabile a quell’altro supplizio che però lasciava la speranza della parola. Il vero inferno è fuori, qui a contatto degli altri, che ti giudicano, ti criticano e non ti amano.
Alda Merini, L’altra verità, 1997
Il manicomio è una grande cassa / di risonanza / e il delirio diventa eco / l’anonimità misura, / il manicomio è il monte Sinai, / maledetto, su cui tu ricevi / le tavole di una legge / agli uomini sconosciuta
Alda Merini, Poesie, XX sec.
La luna s’apre nei giardini del manicomio, / qualche malato sospira, / mano nella tasca nuda. / La luna chiede tormento / e chiede sangue ai reclusi: / ho visto un malato / morire dissanguato / sotto la luna accesa.
Alda Merini, Poesie, XX sec.
Si chiudono alcuni matti in manicomio per far credere a quelli che stanno fuori di essere ancora savi.
Michel de Montaigne, Saggi, 1580/88
Si chiudono alcuni matti in una casa di salute, per dare a credere che quelli che stanno fuori sono savi.
Charles-Louis de Montesquieu, Lettere persiane, 1721
È indubbio che l'amore abbia un carattere diverso dall'amicizia: quest'ultima non ha mai mandato nessuno in manicomio.
Charles-Louis de Montesquieu, I miei pensieri, 1716-55 (postumo 1899-01)
Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali: chi sente diversamente va da sé al manicomio.
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883/85
Che non basti la beatitudine a fare di una idea fissa un'idea vera, che la fede non sposti le montagne, sebbene ponga le montagne laddove non esistono: un rapido giro attraverso un manicomio è abbastanza chiarificativo al riguardo.
Friedrich Nietzsche, L'anticristo, 1888
In certe persone la felicità è più commovente dell'infelicità. Chi può ascoltare un'allegra melodia da un manicomio senza versare lacrime?
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89
Se la società è demoniaca e determina le malattie mentali e se cambiarla è difficile, se non impossibile, non resta in pratica altro da fare allo psichiatra, nel concreto gioco dei rapporti umani, che appoggiare la nascita di strutture difensive per la società e per il malato: i manicomi.
Paolo Pancheri e Giovanni B. Cassano (a cura di), Trattato italiano di psichiatria, 1992/ 2003
Nella vita attuale il mondo appartiene solo agli stupidi, agli insensibili e agli agitati. Il diritto a vivere e trionfare oggi si conquista quasi con gli stessi requisiti con cui si ottiene il ricovero in manicomio: l’incapacità di pensare, l’amoralità e l’ipereccitazione.
Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, 1982 (postumo)
Che un santone, un sacerdote o una qualsiasi specie di prete deliri – come spesso accade a questi tipi umani – non c’è da meravigliarsi: la follia, in fondo, fa parte dell’umanità. Ma quando si vedono masse sterminate dare credito a questi deliri e conferire autorevolezza a coloro che ne sono affetti, ci si rende drammaticamente conto di trovarsi rinchiusi in un enorme manicomio dal quale è praticamente impossibile evadere, perché i suoi confini coincidono con i confini della terra stessa.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013
Il mondo è un gran manicomio dove ognuno pensa che i matti siano gli altri.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022
Non pensare che io scherzi o che parli per immagini se considero tutti gli uomini che sono fissati su qualcosa di superiore − e sono l'enorme maggioranza, quasi tutta l'umanità − completamente matti, matti da manicomio.
Max Stirner, L'unico e la sua proprietà, 1844
La società è un manicomio e i suoi guardiani sono i funzionari e la polizia.
August Strindberg [1]
È interessante prendere in considerazione il tradizionale metodo giapponese di trattare i pazzi, cioè il sistema della cosiddetta «reclusione domestica» del malato di mente. Secondo tale sistema, i cosiddetti psicotici venivano segregati in casa. Era una sorta di arresto a domicilio, come avviene ancora in certi paesi quando persone eminenti siano sospettate di essere colpevoli di qualche reato, specialmente di natura politica. Questa consuetudine giapponese, che rimase in auge fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, viene dipinta dagli osservatori occidentali in termini assurdamente sciovinistici, dando per scontato che la brutalizzazione sistematica cui sono sottoposti gli alienati mentali nei manicomi europei sia più umana di qualsiasi attenzione o trascuratezza ricevessero i malati di mente giapponesi nelle mani dei propri familiari. Questo mi sembra piuttosto improbabile.
Thomas Szasz, Schizofrenia: simbolo sacro della psichiatria, 1976
Nell'attuale stato di cose, i manicomi possono contenere i sani di mente, ma se cercassimo di rinchiudervi tutti matti finiremmo coll'essere a corto di materiali da costruzione.
Mark Twain [1]
Non è stata un’idea sbagliata abolire i manicomi in Italia. Che ci stavano a fare, dal momento che l’Italia stessa è un manicomio all'aperto? Là, se uno è pazzo, nessuno se ne accorge.
Anacleto Verrecchia, Rapsodia viennese, 2003
Non pensare che io scherzi o che parli per immagini se considero tutti gli uomini che sono fissati su qualcosa di superiore − e sono l'enorme maggioranza, quasi tutta l'umanità − completamente matti, matti da manicomio.
Max Stirner, L'unico e la sua proprietà, 1844
La società è un manicomio e i suoi guardiani sono i funzionari e la polizia.
August Strindberg [1]
È interessante prendere in considerazione il tradizionale metodo giapponese di trattare i pazzi, cioè il sistema della cosiddetta «reclusione domestica» del malato di mente. Secondo tale sistema, i cosiddetti psicotici venivano segregati in casa. Era una sorta di arresto a domicilio, come avviene ancora in certi paesi quando persone eminenti siano sospettate di essere colpevoli di qualche reato, specialmente di natura politica. Questa consuetudine giapponese, che rimase in auge fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, viene dipinta dagli osservatori occidentali in termini assurdamente sciovinistici, dando per scontato che la brutalizzazione sistematica cui sono sottoposti gli alienati mentali nei manicomi europei sia più umana di qualsiasi attenzione o trascuratezza ricevessero i malati di mente giapponesi nelle mani dei propri familiari. Questo mi sembra piuttosto improbabile.
Thomas Szasz, Schizofrenia: simbolo sacro della psichiatria, 1976
Nell'attuale stato di cose, i manicomi possono contenere i sani di mente, ma se cercassimo di rinchiudervi tutti matti finiremmo coll'essere a corto di materiali da costruzione.
Mark Twain [1]
Non è stata un’idea sbagliata abolire i manicomi in Italia. Che ci stavano a fare, dal momento che l’Italia stessa è un manicomio all'aperto? Là, se uno è pazzo, nessuno se ne accorge.
Anacleto Verrecchia, Rapsodia viennese, 2003
La Terra è un vasto manicomio lasciato nelle mani dei peggiori pazienti.
Robert W. Welch, Jr. [1]
Gli unici veri anticonformisti si trovano rinchiusi nei manicomi.
Herman Wouk [1]
Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza. (Edgar Allan Poe) |
Se noi seguiamo il modo in cui viene ricoverata una persona in manicomio, e la rivediamo dopo un anno, noi possiamo cogliere bene "il vortice degli inganni', tutto l'iter attraverso il quale la persona viene ridotta a cosa. La persona che viene internata protesta per il suo internamento e la prima cosa che viene fatta è un'iniezione, se non viene legata con la camicia di forza. Comincia così la "carriera morale del malato di mente" che a un certo punto capisce che è meglio adattarsi agli ordini dell'istituzione, non ribellarsi. Si avvia così quel processo chiamato istituzionalizzazione: la persona, il folle incarcerato dalla e nella malattia viene incarcerato nell'istituzione, e in questo momento la persona sofferente diventa un oggetto dell'istituzione, docile come una bestia selvaggia addomesticata.
Franco Basaglia, Conferenze brasiliane, 1979 (a cura di Franca Ongaro Basaglia e Maria Grazia Giannichedda, 2000)
Morboso è non tanto l'eccesso quanto l'assenza di paura. Penso all'amica che non aveva mai avuto paura di niente, che non riusciva nemmeno a immaginare un pericolo, di qualunque genere fosse. Tanta libertà, tanta sicurezza, dovevan condurla, un giorno, direttamente alla camicia di forza.
Emil Cioran, Il funesto demiurgo, 1969
Nelle crisi di furore è salutare ricorrere al vuoto: al suo contatto i nostri peggiori impulsi si smussano. Senza il vuoto, chissà, a quest'ora forse saremmo in galera, o con la camicia di forza.
Emil Cioran, ibidem
Senza l'idea di un universo sbagliato, lo spettacolo dell'ingiustizia sotto tutti i regimi condurrebbe anche un abulico alla camicia di forza.
Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973
La follia non spegne l'invidia e neppure la placa. Ne fa testimonianza X', che esce dalla cella più velenoso che mai. Se la camicia di forza non giunge a modificare la natura profonda di un essere, che cosa sperare da una cura o anche dall'età?
Emil Cioran, Squartamento, 1979
Lo sguardo del pazzo è la camicia di forza con cui s’interdice l’assennato.
Carlo Dante, Minime pervenute, 2010
Morboso è non tanto l'eccesso quanto l'assenza di paura. Penso all'amica che non aveva mai avuto paura di niente, che non riusciva nemmeno a immaginare un pericolo, di qualunque genere fosse. Tanta libertà, tanta sicurezza, dovevan condurla, un giorno, direttamente alla camicia di forza.
Emil Cioran, Il funesto demiurgo, 1969
Nelle crisi di furore è salutare ricorrere al vuoto: al suo contatto i nostri peggiori impulsi si smussano. Senza il vuoto, chissà, a quest'ora forse saremmo in galera, o con la camicia di forza.
Emil Cioran, ibidem
Senza l'idea di un universo sbagliato, lo spettacolo dell'ingiustizia sotto tutti i regimi condurrebbe anche un abulico alla camicia di forza.
Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973
La follia non spegne l'invidia e neppure la placa. Ne fa testimonianza X', che esce dalla cella più velenoso che mai. Se la camicia di forza non giunge a modificare la natura profonda di un essere, che cosa sperare da una cura o anche dall'età?
Emil Cioran, Squartamento, 1979
Lo sguardo del pazzo è la camicia di forza con cui s’interdice l’assennato.
Carlo Dante, Minime pervenute, 2010
− Siamo proprio nati con la camicia. − Sì, ma tu dovevi nascere con quella di forza.
Terence Hill e Bud Spencer, in Enzo Barboni, Nati con la camicia, 1983
Nei luoghi di cura migliori, dove la camicia di forza è stata abolita, dove le porte sono senza chiavistelli, dove le leucotomie non si fanno quasi più, si usano tuttavia mezzi di aspetto più innocuo, lobotomie e tranquillanti che ri-istituiscono, questa volta dentro il paziente, le sbarre e i catenacci del manicomio.
Ronald Laing, L'Io diviso, 1960
Anche la camicia di forza dovrebbe essere su misura della pazzia.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957
Quando il popolo è nudo, gli viene messa la camicia di forza.
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964
Se ti capita di entrare in una clinica psichiatrica, cerca di non fare confusione: gli psichiatri si distinguono dai malati per la camicia di forza abbottonata davanti. (Uno psichiatra non è altri che un pazzo che ha deciso di curarsi in proprio, per risparmiare.).
Gianni Monduzzi, Il manuale della playgirl, 1985
Gli psichiatri sono le mannequin della follia: indossano con maggiore eleganza gli stessi abiti dei loro pazienti. In clinica, è facile distinguerli dai malati: la camicia di forza ce l’hanno abbottonata davanti.
Gianni Monduzzi, Orgasmo e pregiudizio, 1997
Le parole sono le camicie di forza del pensiero.
Gianni Monduzzi, ibidem
Quando un pazzo sembra perfettamente ragionevole è gran tempo, credetemi, di mettergli la camicia di forza.
[When a madman appears thoroughly sane, indeed, it is high time to put him in a straight jacket].
[When a madman appears thoroughly sane, indeed, it is high time to put him in a straight jacket].
Edgar Allan Poe, Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma, 1845
La Terra è il manicomio dell'universo.
Anonimo
La Terra è un manicomio dove gli altri pianeti deportano i loro matti.
Anonimo (attribuito a Voltaire)
Se c'è vita su altri pianeti, allora la Terra è il manicomio dell'Universo.
Anonimo (attribuito a George Bernard Shaw)
– Pronto, parlo con il manicomio? – No! Ha sbagliato numero, noi non abbiamo il telefono!
Anonimo (barzelletta)
Anonimo
La Terra è un manicomio dove gli altri pianeti deportano i loro matti.
Anonimo (attribuito a Voltaire)
Se c'è vita su altri pianeti, allora la Terra è il manicomio dell'Universo.
Anonimo (attribuito a George Bernard Shaw)
– Pronto, parlo con il manicomio? – No! Ha sbagliato numero, noi non abbiamo il telefono!
Anonimo (barzelletta)
- Ci sono più matti fuori del manicomio che dentro.
- I pazzi scrivono manicomio fuori.
- Il manicomio è il campionario della merce che è fuori.
- Il manicomio è la vetrina e il mondo è il magazzino.
- Non tutti i pazzi stanno al manicomio.
Note
- Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
- Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Schizofrenia - Psicosi - Follia o Pazzia - Psichiatria