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Frasi e citazioni di Indro Montanelli

Selezione di frasi e citazioni di Indro Montanelli (Fucecchio 1909 - Milano 2001), giornalista, saggista e scrittore italiano. Le seguenti citazioni di Montanelli, considerato da molti il più grande giornalista italiano del Novecento, sono tratte da suoi articoli su vari quotidiani (soprattutto il Giornale e il Corriere della Sera), da alcuni suoi libri (come Storia d'ItaliaSoltanto un giornalista), dai suoi Diari e da sue interviste.
Foto di Indro Montanelli
Fare gl'Italiani doveva rivelarsi impresa molto più difficile che fare l'Italia.
Tant'è vero che vi siamo ancora impegnati. (Indro Montanelli)

Storia d'Italia
1965-2000 - con Roberto Gervaso e Mario Cervi

Fare gl'Italiani doveva rivelarsi impresa molto più difficile che fare l'Italia. Tant'è vero che vi siamo ancora impegnati.

Gli uomini non sanno apprezzare e misurare che la fortuna degli altri. La propria, mai.

Questa Costituzione porta male gli anni da quando aveva un giorno.

I cinici sono tutti moralisti, e spietati per giunta.

Forse uno dei guai dell'Italia è proprio questo, di avere per capitale una città sproporzionata, per nome e per storia, alla modestia di un Popolo che quando grida "forza Roma!" allude solo ad una squadra di calcio.
 
Una religione conta non in quanto costruisce dei templi e svolge certi riti; ma in quanto fornisce una regola morale di condotta. Il paganesimo questa regola l'aveva fornita. Ma quando Cristo nacque, essa era già in disuso, e gli uomini, consciamente o inconsciamente, ne aspettavano un'altra. Non fu il sorgere della nuova fede a provocare il declino di quella vecchia; anzi, il contrario.

il Giornale
1974-1994 - Selezione Aforismario

Noi, di fascismi ne conosciamo e ne esecriamo uno solo: quello di chi appiccica questa etichetta a qualunque idea o opinione che non corrisponde alle sue. Di questo giuoco, la nostra sinistra è spesso maestra. Non per nulla lo stesso Mussolini veniva dai suoi ranghi. (1974)

Gl'intellettuali italiani che preferiscono aver ragione da soli piuttosto che torto con gli altri, sono pochi. I più seguono la massima di Toulet: «Quando i lupi urlano, urla con loro». (1976)

Anche noi italiani dobbiamo qualcosa a Elvis Presley: quella di offrirci una delle rare occasioni in cui preferiamo essere italiani piuttosto che americani. (1977)
 
A non capire la politica italiana ci sono anche cinquantacinque milioni di italiani, compresi coloro che la fanno. (1974)

Al conformismo l'ironia fa più paura d'ogni argomentato ragionamento. (1978)

Preferiamo le zanne delle belve alla bava degli sciacalli. (1978)

Avvicinandosi il 25 dicembre, decine di migliaia di teneri abeti vengono strappati dai boschi della Penisola per allestire il tradizionale albero di Natale. Ogni anno lo scempio si ripete, tra la generale indifferenza. Soppresso l'Ente protezione animali, figuriamoci se qualcuno ha voglia di proteggere gli alberi. Diciamo la verità: la sola pianta che interessi all'italiano medio è la pianta stabile. (1979)
 
«Il socialismo può fare di chiunque un milionario». Ci crediamo senz'altro. A patto che quel chiunque fosse prima un miliardario. (1981)

La guerra, diceva Clemenceau è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai militari. Ma anche la pace è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai pacifisti. (1991)
 
Non c'è alleato più prezioso di un nemico cretino. (1984)
 
I nostri uomini politici non fanno che chiederci, a ogni scadenza di legislatura, «un atto di fiducia». Ma qui la fiducia non basta; ci vuole l'atto di fede. (1987)

l'Unità
In Italia a fare la dittatura non è tanto il dittatore quanto la paura degli italiani e una certa smania di avere, perché è più comodo, un padrone da servire. (1994)

Corriere della Sera
Selezione Aforismario

L'unico incoraggiamento che posso dare ai giovani, e che regolarmente gli do, è questo: "Battetevi sempre per le cose in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Una sola potete vincerne: quella che s'ingaggia ogni mattina, quando ci si fa la barba, davanti allo specchio. Se vi ci potete guardare senza arrossire, contentatevi". (1996)

Una delle eterne regole italiane: nel settore pubblico, tutto è difficile; la buona volontà è sgradita; la correttezza, sospetta. Per questo, le persone capaci continueranno a tenersi a distanza di sicurezza dalla "cosa pubblica", lasciando il posto ai furbastri (magari bravi) e alle mezze cartucce (magari oneste). Così, purtroppo, vanno le cose in questo bizzarro paese. (1996)
 
A fare l'Italia alcuni pochi italiani ci sono, senza e contro i più, riusciti. A fare gl'italiani, l'Italia, in centocinquant'anni, non c'è riuscita; anzi non ci s'è nemmeno provata". (1997)
 
Il vero cacciatore ama gli animali a cui dà la caccia, forse anche perché li considera complici di questo gioco in cui ritrova la sua origine esistenziale. Non spara, per esempio, sul bersaglio fermo: lo considera sleale. (1997)
 
I conti col passato, si capisce, bisogna farli. Ma a un certo punto bisogna chiuderli. Perché nella Storia non ce n'è mai stato uno che, protratto all'infinito, non ne abbia innescato un altro. (1998)
 
L'Italia sarà anche, come dicono i nostri tromboni universitari, "la culla del diritto". Ma è anche il sepolcro di una giustizia che, per decidere se un imputato è innocente o colpevole, aspetta il suo certificato di morte che la esenta dal dirlo. (1998)
 
La vocazione a dividerci sempre e su tutto per il nostro "particulare", come lo chiamava Guicciardini, noi italiani ce la portiamo nel sangue, e non c'è legge che possa estirparla. (1998)
 
Tradotto in politica, non c'è nulla di più intollerante e fazioso, e quindi di meno pacifico, del pacifismo in generale, e di quello italiano in particolare. È un pacifismo a fasi alterne, e che si sveglia soprattutto, anzi quasi esclusivamente, quando a fare la guerra sono gli americani. (1999)

Il revisionismo è la materia prima della storiografia che, senza di esso, sarebbe una disciplina morta. (2000)
 
La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi. (2000)
 
A me sembra che l'insegnamento della Chiesa debba valere per chi crede nella Chiesa, cioè per i fedeli. Ma non per i cittadini fra i quali ci sono - e in larga maggioranza - i miscredenti, gli agnostici, i seguaci di altre religioni. Finché la Chiesa opera e si appella alla Legge Divina, è libera di fare ciò che vuole. Ma quando cerca d'influenzare la Legge Civile, commette un abuso perché toglie al cittadino una scelta che gli appartiene. (2001)

la Repubblica
Selezione Aforismario

È la solita bruciante delusione, questa nostra borghesia. Non cambia mai, è sempre la stessa: la più vile di tutto l'Occidente. Gente portata a correr dietro a chi alza la voce, a chi minaccia, al primo manganello che passa per la strada. Questo sono i nostri borghesi: tutti fascisti sotto il fascismo, poi tutti antifascisti fin dall'indomani. (1998)

Il suicidio è una cosa che non ha né diritti né doveri. Di fronte a esso ci sono soltanto due sentimenti: di pietà, di enorme pietà, per lo stato di disperazione che ha condotto la vittima al suicidio. E di rispetto. Di altrettanto rispetto per il coraggio che ha chi resta vittima di questa cosa. (2000)

L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. (2001)

Soltanto un giornalista
© Rizzoli 2002

Da quando ho cominciato a pensare, ho pensato che sarei stato un giornalista. Non è stata una scelta. Non ho deciso nulla. Il giornalismo ha deciso per me.

In Italia il giornalista non si sente espressione dell'opinione pubblica ma portavoce della sua fazione. Attacca in nome della confraternita di cui fa parte ma non dirà mai una parola contro la sua confraternita
 
I princìpi restano e le idee invece cambiano con gli uomini cui vengono date in appalto. 

Tutto quel che ho fatto lo debbo soprattutto a un alleato ch'è sempre rimasto al mio fianco: il caso.

L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.

Diari
I conti con me stesso,1957-1978 - 2009 (postumo) - Selezione Aforismario

Tutta la mia vita è stata contesa fra la noia di vivere insieme e la paura di vivere solo.

Dire che la Storia, quella con la Esse maiuscola, è fatta di frasi come: «Tutto è perduto fuorché l'onore»!

La mia religione. Credo in Qualcuno. Non credo che saprò mai, né da vivo né da morto, chi è e com'è fatto.

Se si vuol commuovere la gente, farsi prima un'accreditata fama di cinico.

Quarantanove anni. Me ne manca uno solo per cominciare a credere ai giovani e a sedurre le minorenni.

Ogni tanto sono colto da accessi di umiltà. Dico a me stesso che sono soltanto un abile intarsiatore di frasi e che, più che a convincere il lettore, miro a colpirlo con mezzi talvolta poco leciti; che sono più spavaldo che coraggioso. Eccetera. Ma poi alla fine, invariabilmente, concludo che soltanto coloro che ne hanno molto dubitano del proprio talento. E così alle molte virtù che nei momenti di orgoglio mi attribuivo finisco con aggiungere, per umiltà, la modestia.

In fondo, che noia dover fingere la cattiveria perché la bontà è alla moda!

Conosco ben pochi "solitari" che non siano il frutto di qualche accoppiamento.

Rispetto la falsa modestia. È l'unica che ci si guadagni col sudare del nostro orgoglio.

Egoismo, avarizia, presunzione, stupidità: quei difetti individuali che fanno la buona salute della società.

Tra gli italiani la solidarietà non esiste. Esiste la complicità.

Il guaio, con le donne, è che diventano insopportabili al momento stesso in cui smettono di essere necessarie.

Fascismo. Il più comico tentativo per instaurare la serietà.

Il guaio più grosso della Repubblica è che, mentre il Re poteva essere di sangue straniero e di solito lo era, il presidente bisogna sceglierlo fra gl'italiani.

Il maggior difetto degl'italiani non è quello di essere servili. È quello di voler sempre a tutti i costi accusare qualcuno di averli asserviti.

Depressi si nasce. E lo si resta anche coi quattrini.

L'amore platonico esisterà, non ne dubito. Ma com'è che non si riesce mai a concepirlo per una donna di età inferiore ai quarant'anni?

Gl'italiani sono sempre pronti a fare la rivoluzione, purché i carabinieri siano d'accordo.

Eppure un momento di autentica grandezza nella mia giornata c'è: la mattina quando, guardandomi allo specchio, respingo vittoriosamente la tentazione di nascondere la mia calvizie sotto qualche riporto. Cesare, che era Cesare, vi soccombeva.

C'è chi vive di partito. C'è chi vive di Eni. C'è chi vive di Agnelli, o di Perrone, o di Crespi. Io vivo di lettori. I lettori non m'impongono altra servitù che la sincerità: l'unica che non pesi.

È già scoccata, anche per me, l'ora in cui si tenta di familiarizzare con la morte, di spogliarla della sua orrenda solennità, di darle del tu. Invidio coloro che temono l'Inferno. Io non temo nulla. E per questo ho tanta paura.

Frasi da scritti vari, interviste e discorsi
Selezione Aforismario

Io mi considero un condannato al giornalismo, perché non avrei saputo fare niente altro.

Io il giornale urlato non è che non glielo voglio dare, non lo so fare! La clava non è nel mio armamentario! Non lo posso fare e non credo che sia un buon segno di civiltà politica l'uso della clava.

I ricordi vanno messi sotto teca, appesi a una parete e guardati. Senza tentare di rinnovarli. Mai.

Quando mi viene in mente un bell'aforisma, lo metto in conto a Montesquieu, od a La Rochefoucauld. Non si sono mai lamentati.

Avremo un giornalismo sempre peggiore perché sempre più in cerca di audience, sempre più in cerca di pubblicità e quindi sempre più portato ad assecondare i peggiori gusti del pubblico, invece di correggerli. Intendiamoci, il pubblico è sempre il nostro padrone, non si può prenderlo di petto ma lo si deve educare. Senza mostrarlo però, perché non c’è niente di peggio degli atteggiamenti da mentori.

Il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza.

La cultura, per un giornalista, è come una puttana: la puoi frequentare ma non devi ostentarla. La cultura si tiene nel cassetto. Il lettore non va trattato dall'alto in basso, ma preso per mano come un amico e portato dove vuoi.

Nei grandi giornali di oggi, che non possono farne a meno, chi comanda non è più nemmeno il direttore: è l'ufficio marketing.

Il pubblico è uno strano animale, sembra uno che capisce poco ma si ricorda, e se vi giocate la sua fiducia siete perduti.

Il bello dei politologi è che, quando rispondono, uno non capisce più cosa gli aveva domandato.

Il fascismo privilegiava i somari in divisa. La democrazia privilegia quelli in tuta. In Italia i regimi passano, e i somari restano. Trionfanti.

Nulla al mondo è tanto mutevole come un italiano.

Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore.

La cultura, per un giornalista, è come una puttana: la puoi frequentare ma non devi ostentarla. La cultura si tiene nel cassetto. Il lettore non va trattato dall'alto in basso, ma preso per mano come un amico e portato dove vuoi.

Alle nuove generazioni dico: il mondo è quello che costruite voi. Se esce brutto, non prendetevela con la televisione, la società o l’America. Sappiate che, qualunque faccia avrà, vi somiglierà.

Fra gli errori ci sono quelli che puzzano di fogna, e quelli che odorano di bucato.

Famiglie in cui le lenzuola erano (in genere) pulite solo perché i maschi potevano sporcare quelle dei bordelli, dove peraltro imparavano a fare l'amore senza complessi e timidezze, i bordelli essendo le uniche istituzioni italiane in cui la tecnica venisse rispettata e la competenza riconosciuta.

Un paese che ignora il proprio ieri, non può avere un domani.

La depressione è una malattia democratica: colpisce tutti.

Siamo un paese cattolico, che nella provvidenza ci crede o almeno ne è affascinato. Il pericolo è questo: gli italiani sentendo aria di provvidenza sono sempre pronti a mettersi in fila speranzosi.

Le cose non sono importanti per quello che sono, ma per quello che uno ci mette.

In Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia.

Ieri mattina il Pirellone, grattacielo sede della Regione Lombardia, è stato improvvisamente evacuato per una esercitazione antincendio. C’è stato qualche momento di confusione. Poi, purtroppo, assessori e impiegati sono tornati al loro posto.

Non sono nato per comandare, ma per disubbidire.

Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a ogni cittadino di regolarsi secondo le regole.

Tutti gli uomini sono delle scatole a sorpresa.

Solo chi non fa nulla non sbaglia mai. Sbaglia soltanto a nascere.

Un giudice che ha venduto la propria imparzialità ai partiti è un giudice che, prima di processare gli altri, dovrebbe essere processato lui e cacciato in galera. 

Gli italiani accettano lo scherzo sulle cose serie; su quelle futili esigono il più assoluto rigore.

Siamo un paese cattolico, che nella Provvidenza ci crede o almeno ne è affascinato. Il pericolo è questo: gli italiani sentendo aria di provvidenza sono sempre pronti a mettersi in fila speranzosi.

La Nuova Zelanda ha 55 milioni di pecore e circa 3 milioni di abitanti, il che fa 18 pecore per abitante. L’Italia viceversa ha 6 milioni di pecore e 55 milioni di abitanti, cioè 9 abitanti per pecora. Potremmo scambiare in compensazione, italiani contro pecore.

Le democrazie non vengono mai uccise, le democrazie muoiono. Dopodiché si dà la colpa a chi le seppellisce

La democrazia è sempre, per sua natura e costituzione, il trionfo della mediocrità.

Tutta l'intellighenzia italiana ha una vecchia tradizione di servilità, com'è logico, perché si è sviluppata in un paese analfabeta, per secoli e secoli analfabeta. Non avendo il lettore doveva per forza procurarsi il protettore. Scriveva per il protettore.

L'UIL ha proposto di togliere il passaporto a chi non è in regola con il fisco. Avrebbe fatto prima a dire: chiudiamo le frontiere.

La cultura si è chiusa nella torre eburnea. Rimane lì, arroccata in sé stessa, perché ha orrore dei contatti col pubblico, si crede diminuita dai contatti col pubblico. Questa è la cultura italiana. È una cultura di cretini.

Noi italiani non crediamo in nulla e tanto meno nelle virtù che qualcuno ci attribuisce. Ma tra di esse ce n'è una nella quale riponiamo una fede incorruttibile: quella della nostra capacità di corrompere tutto.

Noi dobbiamo metterci in testa che la lotta alla corruzione la si fa in un modo solo: cambiando gli italiani, non cambiando le classi politiche. Le classi politiche, anche quelle nuove, si corrompono, è inevitabile. 

Oramai sono giunto alla conclusione che la corruzione non ci deriva da questo o quel regime o da queste o quelle "regole", di cui battiamo, inutilmente, ogni primato di produzione. Ci deriva da qualche virus annidato nel nostro sangue e di cui non abbiamo mai trovato il vaccino. Tutto in Italia ne viene regolarmente contaminato. 

Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente.

Noi l'Italia la vediamo realisticamente qual è: non un vivaio di poeti, di santi e di navigatori, ma una mantenuta costosa e scostumata: ma è la sola che riesce a riscaldare il nostro letto e a farci sentire uomini, anche se cornuti.

Siamo tolleranti e civili, noi italiani, nei confronti di tutti i diversi. Neri, rossi, gialli. Specie quando si trovano lontano, a distanza telescopica da noi.

Strano paese il nostro. Colpisce i venditori di sigarette, ma premia i venditori di fumo.

In Italia si può cambiare soltanto la Costituzione. Il resto rimane com'è. 

Agnelli ha detto che non siamo nella repubblica delle banane, però qualche banana in Italia c'è, perché avvengono cose veramente singolari.

Una democrazia senza opposizione è un totalitarismo con carta d'identità contraffatta.

Non do più nessun significato a queste due parole [destra e sinistra], le ritengo un cascame, un residuato di situazioni oramai defunte. Destra e sinistra non hanno più nessun significato e credo che noi ci stiamo attardando su una terminologia arcaica, oramai da seppellire.

Tutti gli uomini hanno diritto ad avere paura. Tutti. Però quando un uomo sceglie la politica, e nella politica emerge a uomo di Stato – a uomo rappresentativo dello Stato – non perde il diritto a avere paura, ma perde il diritto a mostrarla.

Una cultura che perde i contatti col pubblico si sterilisce e muore. Questa è la verità. E la nostra cultura è assolutamente sterile. Noi culturalmente non contiamo più nulla nel mondo. Perché? Perché è chiusa in sé stessa, la cultura, ha perso i contatti col pubblico, con la vita. Non c'è più. Sono mummie. Non è più cultura: è mafia.

Il pudore femminile non è mai stato altro che un incentivo alla civetteria.

Omosessuale. Persona alle cui spalle avviene sempre qualcosa.

La nostra classe politica ha fatto del partito una specie di totem intoccabile e gli ha attribuito tutti i poteri, con in più un diritto: il diritto di abusarne.

Oggi manca la capacità di indignazione. Spesso si dice che l'opinione pubblica è indignata. E magari è anche vero: al mattino. Alla sera siamo tutti a guardare la partita!

Io non voglio soffrire, io non ho della sofferenza un'idea cristiana. Ci dicono che la sofferenza eleva lo spirito; no la sofferenza è una cosa che fa male e basta, non eleva niente. E quindi io ho paura della sofferenza. Perché nei confronti della morte, io, che in tutto il resto credo di essere un moderato, sono assolutamente radicale. Se noi abbiamo un diritto alla vita, abbiamo anche un diritto alla morte. Sta a noi, deve essere riconosciuto a noi il diritto di scegliere il quando e il come della nostra morte.

La vita è come il pane: col trascorrere del tempo diventa più dura, ma quanto meno ne resta tanto più la si apprezza.

Frasi attribuite
[Per approfondimenti, vedi "Citazioni Errate" su Aforismario].

Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante. 
(su il Giornale, 1993 - citazione di Ernest Renan)

Certe famiglie sono come le patate: la parte migliore sta sottoterra.
(citazione di Thomas Overbury).

Quando non sai qual è la via del dovere, scegli la più difficile.
(citazione anonima in Indro Montanelli, Il generale Della Rovere, 1959).

Note
Leggi anche le citazioni dei giornalisti e saggisti italiani: Roberto GervasoLeo LonganesiEugenio Scalfari