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Frasi e citazioni di Adam Smith

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Adam Smith (Kirkcaldy 1723 - Edimburgo 1790), filosofo ed economista scozzese. Le seguenti riflessioni di Adam Smith sono tratte dalle sue opere più importanti: Teoria dei sentimenti morali (The Theory of Moral Sentiments, 1759) e Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, 1776).
Ritratto di Adam Smith
Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che dobbiamo aspettarci
il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. (Adam Smith)

Teoria dei sentimenti morali
The Theory of Moral Sentiments, 1759 - Selezione Aforismario

Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli non ottenga altro che il piacere di contemplarla.

Approvare le opinioni di un altro uomo significa far proprie quelle opinioni, e farle proprie significa approvarle. 

La società e la conversazione sono i rimedi più potenti per riportare la mente alla sua tranquillità, se in qualsiasi momento l’ha sfortunatamente perduta, così come sono i migliori modi per mantenere quel carattere equilibrato e felice, che è così necessario per la propria soddisfazione e la propria gioia.

Gli uomini solitari e speculativi, che tendono a starsene in casa a rimuginare le proprie pene o il proprio risentimento, nonostante possano spesso possedere una maggiore umanità, una maggiore generosità, un più spiccato senso dell’onore, raramente possiedono quell’equilibrio così comune tra gli uomini di mondo.

La società non può sussistere a meno che le leggi della giustizia non siano accettabilmente osservate, poiché nessun rapporto sociale può realizzarsi tra uomini che non si astengano dall'offendersi l'un l'altro.

La misericordia per i colpevoli è crudeltà verso gli innocenti.
[Mercy to the guilty is cruelty to the innocent].

La virtù è il grande sostegno e il vizio è il grande disturbatore della società umana. Perciò la virtù è gradevole, e il vizio offensivo per ogni uomo, dal momento che l’una gli fa prevedere la prosperità e l’altro la rovina e il disordine di quanto è necessario alla comodità e alla sicurezza della propria esistenza.

Cosa si può aggiungere alla felicità di chi è in salute, senza debiti e con la coscienza pulita?
[What can be added to the happiness of the man who is in health, who is out of debt, and has a clear conscience?].

Nel benessere fisico e nella tranquillità mentale, tutti i diversi ranghi della vita sono quasi sullo stesso piano, e il mendicante che si crogiola al sole al margine della strada possiede quella sicurezza per la quale i re combattono.

La disposizione ad ammirare, e quasi a venerare, il ricco e il potente, e a disprezzare, o come minimo trascurare, persone di condizione mediocre o bassa, nonostante sia necessaria a stabilire e mantenere la distinzione in ranghi e l’ordine della società, è allo stesso tempo la grande e più universale causa di corruzione dei nostri sentimenti morali.

Dal momento che ci vergogniamo sempre della nostra invidia, spesso fingiamo, e a volte desideriamo realmente, di simpatizzare con la gioia altrui, quando quello spiacevole sentimento ci rende incapaci di farlo.

Simpatizzare con la gioia è piacevole, e, laddove l’invidia non le si opponga, il nostro cuore si abbandona con soddisfazione ai più alti trasporti di questo delizioso sentimento. Ma condividere la pena è doloroso, ed è sempre con riluttanza che vi prendiamo parte.

Una volta che l’ambizione ha preso possesso dell’animo, non ammette né rivali né successori.

Se sei deciso a non barattare mai la tua libertà con la fastosa servitù di una corte, se vuoi vivere libero, tranquillo e indipendente, c’è forse solo una strada per rispettare questa virtuosa decisione: non entrare mai in quel luogo da cui pochi sono stati capaci di tornare; non farti prendere dal vortice dell’ambizione; non metterti mai a confronto con i signori della terra, che hanno già monopolizzato l’attenzione di mezza umanità prima di te.

Non c’è nulla che renda ancora più scuro il buio dell’avversità come sentire che le nostre sventure non sono oggetto del sentimento di partecipazione, ma del disprezzo e dell’avversione dei nostri simili.

Non sempre le disgrazie più terribili sono quelle più difficili da sopportare. Spesso è più mortificante mostrare in pubblico piccoli guai, che gravi sventure.

Un uomo valoroso non diventa disprezzabile se viene condotto al patibolo, lo diventa invece se viene messo alla gogna.

Paragonati al disprezzo dell’umanità, tutti gli altri mali esteriori sono facilmente sopportabili.

Sono principalmente i saggi e i virtuosi, un gruppo scelto, sebbene, temo, ridotto, i reali e costanti ammiratori della saggezza e della virtù. La gran massa degli uomini è composta da chi ammira e adula, spesso, cosa straordinaria, in modo disinteressato, la ricchezza e la grandezza.

A parità di merito, non c’è quasi nessuno che non rispetti più il ricco e il potente che il povero e l’umile. La maggior parte degli uomini ammira più la presunzione e la vanità del primo che il reale e fondato merito del secondo.

Quello che ogni uomo fa, può essere fatto a lui, e la ritorsione sembra essere la grande legge dettataci dalla Natura. 

Nonostante, secondo il proverbio, ogni uomo possa rappresentare tutto il mondo per se stesso, per il resto dell’umanità egli non è che una sua insignificante parte.

Ciò che ci fa infuriare di più contro l’uomo che ci offende o ci insulta è il poco conto in cui sembra tenerci, l’irragionevole preferenza che accorda a se stesso piuttosto che a noi, e quell’assurdo amor di sé per il quale egli sembra ritenere che gli altri possano in ogni momento essere sacrificati alla sua convenienza o al suo umore.

Quale gioia più grande dell’essere amati, sapendo di meritarlo, e quale miseria più grande dell’essere odiati, sapendo di meritarlo?

L’uomo desidera naturalmente non solo di essere amato, ma di essere amabile, ovvero di essere un naturale e appropriato oggetto di amore. Teme naturalmente non solo di essere odiato, ma di essere odioso, ovvero di essere un oggetto naturale e appropriato di odio.

Provar piacere per un elogio privo di fondamento è prova della più superficiale leggerezza e debolezza. È ciò che viene propriamente detto vanità, ed è a fondamento dei vizi più ridicoli e disprezzabili, i vizi dell’affettazione e della volgare menzogna.

Non ci fa piacere solo la lode, ma anche aver fatto ciò che è degno di lode.

Sono solo gli uomini più frivoli e superficiali quelli che possono rallegrarsi della lode che sanno bene di non aver affatto meritato.

La Natura, nel fare l’uomo per la società, lo fornì di un originario desiderio di piacere e di un’originaria avversione per l’offesa verso i suoi fratelli. Gli insegnò a provar piacere nell’esser considerato favorevolmente, e ad addolorarsi nell’esser considerato sfavorevolmente da loro. Fece sì che la loro approvazione fosse per loro molto lusinghiera e molto gradevole in se stessa, e la loro disapprovazione molto mortificante e offensiva.

L’amore per la lode è il desiderio di ottenere i sentimenti favorevoli dei nostri fratelli. L’amore per l’esser degni di lode è il desiderio di diventare oggetti appropriati di quei sentimenti. 

Un uomo saggio può spesso ignorare la lode, anche quando l’ha meritata nel migliore dei modi, ma in tutte le questioni serie cercherà più attentamente possibile di regolare la sua condotta in modo da evitare non solo di esser degno di biasimo, ma, per quanto possibile, anche qualsiasi accusa biasimevole.

Quando siamo soli, tendiamo a sentire in modo troppo forte ciò che riguarda noi stessi: tendiamo a sopravvalutare quanto di buono possiamo aver compiuto e le offese che possiamo aver subito; tendiamo a esaltarci troppo per la nostra buona sorte, e ad abbatterci troppo per quella cattiva. Allora ci fa bene conversare con un amico, e ancor più con un estraneo. 

 Ti trovi in una situazione avversa? Non piangere nell’oscurità della solitudine, non regolare la tua sofferenza sulla simpatia indulgente dei tuoi amici intimi: torna il più presto possibile alla luce del giorno, al mondo, alla società.

L’uomo prudente è sempre sincero, e il pensiero stesso di esporsi alla vergogna che segue la scoperta della falsità lo disgusta.

L’uomo prudente non è desideroso di caricarsi di responsabilità che non rientrano nei suoi doveri. Non lo troviamo mai indaffarato in faccende che non lo riguardano, non si intromette negli affari degli altri, non si propone come consulente o consigliere, non interviene con i suoi consigli quando nessuno glieli chiede. Finché il dovere glielo consente, egli si limita alle sue faccende, e disdegna quella stolta importanza che molti sperano di ottenere mostrando di avere una qualche influenza nella gestione delle faccende degli altri. 

Tra uomini di buon carattere, la necessità e la convenienza del reciproco adattamento produce molto spesso un’amicizia non dissimile da quella che nasce tra chi è nato nella stessa famiglia. I colleghi di lavoro, i soci nel commercio si chiamano fratelli, e spesso si sentono realmente tali.

L’uomo che agisce secondo le regole della perfetta prudenza, della severa giustizia, e dell’appropriata benevolenza può esser considerato perfettamente virtuoso.

Dominare la collera in molte occasioni appare non meno generoso e nobile del dominare la paura.

Il dominio di sé non solo è in se stesso una grande virtù, ma sembra che tutte le altre virtù derivino da esso il loro principale lustro.

L’uomo vanitoso vede quale rispetto viene attribuito al rango e alla ricchezza, e desidera usurparlo, come desidera usurpare quello per i talenti e le virtù.

L’uomo vanitoso ricerca la compagnia dei suoi superiori quanto l’orgoglioso la evita. Sembra ritenere che il loro splendore si rifletta su chi li circonda.

È raro che l’uomo che stima se stesso come dovrebbe, e non più di quanto dovrebbe, non ottenga dagli altri tutta la stima che pensa gli sia dovuta. Egli non desidera più di quanto gli è dovuto, e ne è completamente soddisfatto.

L’orgoglioso e il vanitoso sono sempre insoddisfatti. L’uno si tormenta indignato di fronte a quella che ritiene l’ingiusta superiorità degli altri. L’altro teme continuamente la vergogna che lo aspetta nel caso si scoprisse che le sue pretese non hanno fondamento.

La preoccupazione per la nostra felicità ci suggerisce la virtù della prudenza, la preoccupazione per la felicità degli altri, le virtù della giustizia e della beneficenza; la prima di queste due virtù ci impedisce di ferire l’altrui felicità, la seconda ci spinge a favorirla.

La ricchezza delle nazioni
An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations, 1776 - Selezione Aforismario

La causa principale del progresso nelle capacità produttive del lavoro, nonché della maggior parte dell’arte, destrezza e intelligenza con cui il lavoro viene svolto e diretto, sembra sia stata la divisione del lavoro.

La grande moltiplicazione dei prodotti di tutte le varie arti, in conseguenza della divisione del lavoro, è all’origine, in una società ben governata, di una generale prosperità che estende i suoi benefici fino alle classi più basse del popolo.

Il consumo è il solo fine e scopo di ogni produzione; e non si dovrebbe mai prender cura dell'interesse del produttore, se non in quanto ciò possa tornare necessario per promuovere quello del consumatore.

La gente dello stesso mestiere raramente si incontra, anche solo per divertimento e diporto, senza che la conversazione finisca in una cospirazione contro il pubblico o in qualche escogitazione per aumentare i prezzi.

La scienza è il grande antidoto al veleno dell'entusiasmo e della superstizione.

Nessuna società può essere florida e felice se la maggior parte dei suoi membri è povera e infelice.
[No society can surely be flourishing and happy, of which the far greater part of the members are poor and miserable].

In quasi tutte le altre razze animali l’individuo giunto a maturità è del tutto indipendente e nel suo stato naturale non ha bisogno dell’assistenza di altre creature viventi. L’uomo ha invece quasi sempre bisogno dell’aiuto dei suoi simili e lo aspetterebbe invano dalla sola benevolenza; avrà molta più probabilità di ottenerlo volgendo a suo favore l’egoismo altrui e dimostrando il vantaggio che gli altri otterrebbero facendo ciò che egli chiede.

Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che dobbiamo aspettarci il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse.
[It is not from the benevolence of the butcher, the brewer, or the baker that we expect our dinner, but from their regard to their own interest].

Non appena la divisione del lavoro si è generalmente consolidata, soltanto una piccolissima parte dei bisogni di un uomo può essere soddisfatta col prodotto del suo personale lavoro. La massima parte egli la soddisfa scambiando la parte in sovrappiù dei prodotti del suo lavoro che supera il suo consumo, con le parti del prodotto del lavoro degli altri uomini di cui ha bisogno. Così ogni uomo vive di scambi o diventa in certa misura un mercante, e la società stessa tende a diventare ciò che propriamente si chiama una società commerciale.

Nessuno che non sia un mendicante sceglie mai di dipendere soprattutto dalla benevolenza dei suoi concittadini.

Non è stato con l’oro o con l’argento, ma col lavoro, che sono state comprate in origine tutte le ricchezze del mondo.

Non vi è arte che un governo impari prima che cavare soldi dalle tasche della gente.
[There is no art which one government sooner learns of another than that of draining money from the pockets of the people]. 

Ovunque c'è grande proprietà, c'è grande disuguaglianza.
[Wherever there is great property, there is great inequality].

Per la maggior parte dei ricchi, il principale piacere della ricchezza consiste nello sfoggiarla.

Perseguendo il proprio interesse, l'individuo spesso promuove quello della società in modo più efficace di quando intenda realmente promuoverlo.
[By pursuing his own interest (the individual) frequently promotes that of the society more effectually than when he really intends to promote it]. 

Il governo civile, in quanto viene instaurato per la sicurezza della proprietà, viene in realtà instaurato per la difesa dei ricchi contro i poveri, cioè di coloro che hanno qualche proprietà contro coloro che non ne hanno nessuna.

Nel lungo periodo l’operaio può essere tanto necessario al padrone quanto il padrone all’operaio, ma la necessità non è altrettanto immediata.

Non è molto irragionevole che i ricchi contribuiscano alla spesa pubblica non solo in proporzione al loro reddito, ma anche qualcosa di più che in proporzione.

Tutto per noi e niente per gli altri, sembra essere stata in ogni età del mondo la vile massima di tutti i padroni del genere umano. 
[All for ourselves, and nothing for other people, seems, in every age of the world, to have been the vile maxim of the masters of mankind].

Solo la moralità più esemplare può dare dignità a un uomo non ricco. I vizi della leggerezza e della vanità lo rendono necessariamente ridicolo e gli sono altrettanto dannosi che alla gente comune.

Gli uomini desiderano avere una certa parte dell’amministrazione degli affari pubblici, principalmente per l’importanza che ne ricavano

Gli uomini, come tutti gli altri animali, si moltiplicano naturalmente in proporzione ai loro mezzi di sussistenza, il cibo è sempre più o meno richiesto.

Le capitazioni di ogni genere sono spesso considerate come segni di schiavitù. Invece ogni imposta è, per l’individuo che la paga, non un segno di schiavitù, ma di libertà, in quanto denota che egli è suddito del governo, ma anche che, avendo una certa proprietà, non può essere egli stesso proprietà di un padrone.

La povertà, per quanto non impedisca necessariamente la procreazione, è estremamente sfavorevole all’allevamento dei bambini. La tenera pianta è prodotta; ma in un suolo così freddo e in un clima così rigido presto appassisce e muore.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Samuel Johnson - Thomas Paine