Frasi e aforismi di Dario Bernazza

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Dario Bernazza (Priverno 1920 - Roma, 1995), saggista, pensatore e aforista italiano. L'argomento fondamentale dei suoi libri, secondo la definizione dello stesso autore, è la "filosofia pratica", che consiste nell'applicazione della ragione e delle conoscenze filosofiche per risolvere i problemi più importanti della vita:
"Posso dire che il «problema vita» mi ha interessato, anzi, che mi ha appassionato fin da quando ero poco più che un ragazzo. Domande quali: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Che cos'è la vita? Qual è il miglior modo di viverla? Qual è il suo scopo? Esiste Dio? Esiste l'aldilà? e simili, non hanno mai smesso di assillarmi e di esigere risposte sempre più adeguate, sempre più precise. Invece di eluderlo, questo assillo, io l'ho sempre secondato, ascoltato, obbedito; sicché ho trascorso la mia vita in sua compagnia - una preziosa compagnia -, riflettendo incessantemente su queste domande e cercando di trovare loro le risposte più sensate, più corrette, più giuste".
Pochi sanno che Dario Bernazza si è cimentato anche nella scrittura aforistica. Una prova di questa sua abilità come aforista è presente in un capitolo, intitolato Trucioli di verità, del libro O si domina o si è dominati (1980). Una selezione di questi aforismi è riportata in fondo a questa pagina.

Dario Bernazza ha pubblicato i seguenti libri: La migliore maniera di vivere (1978), O si domina o si è dominati (1980), La soluzione del problema vita (1982), La soluzione del problema Dio (1984), Il problema della pace (1985), Esistere non è vivere (1987), Vivere alla massima espressione (1989), Verità vincenti (1992).
Foto di Dario Bernazza
La vita è unica, irripetibile, e perciò viverla distrattamente, irriflessivamente
o rassegnatamente è una specie di blando suicidio. (Dario Bernazza)

O si domina o si è dominati
Messaggerie del Libro / Mondadori, 1980 - Selezione Aforismario

La vita è unica, irripetibile, e perciò viverla distrattamente, irriflessivamente o rassegnatamente è una specie di blando suicidio.

Spesso non è la verità che si nega all’uomo, ma è l’uomo che si nega alla verità.

Se riflettiamo onestamente e obiettivamente sulle vere cause dei nostri dispiaceri e delle nostre sconfitte, finiamo col dover ammettere che nella grande maggioranza dei casi li dobbiamo a qualche cosa che abbiamo fatto male o che abbiamo omesso di fare.

Se gli uomini conservassero per tutta la vita la straordinaria avidità di conoscenza che hanno nell’infanzia, sarebbero tutti dei profondi pensatori. 

Non sono le difficoltà insite nei problemi che ne impediscono la soluzione, ma piuttosto il loro mancato approfondimento da parte dell’uomo. È la sua trascuratezza nel cercare la verità, è la sua inettitudine a filosofare che impedisce veramente all’uomo di trovare le soluzioni giuste, le soluzioni che gli occorrono. 

In ogni uomo sonnecchia un filosofo. Ogni uomo perciò, «se si sveglia», può diventare un buon filosofo.

La vita domina soltanto chi se ne lascia dominare.

Per risolvere il problema «vita» non c’è che un modo, uno solo: adottare sempre soluzioni che rispondano alla logica più rigorosa. 

La disonestà non è mai un affare migliore dell’onestà, quando l’onestà non è dovuta a dabbenaggine. L’uomo «onesto e abile» ottiene sempre dalla vita, in quantità ma soprattutto in qualità, più di quanto non riesca a ottenere il «disonesto abile». 

Il denaro, il successo e la fama ottenuti prostituendo la propria anima e tramando machiavellicamente non riescono mai a ripagare la perdita della serenità, degli affetti autentici e della stima di sé verso se stessi. Anzi, non riescono neppure a bilanciarli.

Ognuno di noi sarebbe un modello di saggezza se si comportasse così come consiglia agli altri di comportarsi.

Se nella vita è necessario, com’è necessario, saper essere attori, tanto vale cercare di essere dei buoni attori.

L’uomo sottovaluta il suo intelletto: e lo sottovaluta perché, non usandolo come dovrebbe e quanto dovrebbe, non ne conosce i poteri.

Ogni uomo normale, se davvero lo vuole, può riuscire a fare della sua mente uno strumento dalle prestazioni meravigliose.

Se ci pensiamo, scopriamo che una delle ragioni più importanti, se non la più importante, per cui non riusciamo a ottenere dalla vita più di quel tanto, è che i nostri pensieri e le nostre azioni sono più o meno i pensieri e le azioni di tutti, e di cui «tutti sono delusi». Manca in essi l’impronta dell’originalità, l’orgoglio dell’individualità, il gusto dell’esplorazione personale, l’uzzolo della conquista… Senza queste emozioni, senza queste vibrazioni la vita non può non essere deludente.

È inutile, oltre che sciocco, cercare fuori di noi la forza e l’abilità necessarie per combattere vittoriosamente le battaglie della vita. Questa forza e quest’abilità sono in noi e soltanto in noi: nella nostra capacità di pensare e di agire secondo logica e buon senso.

Non è la forza di un problema ad impedirne la soluzione, ma la debolezza della ragione di chi lo affronta. La forza di un problema può soltanto ritardarla, la soluzione, mai impedirla.

Noi possediamo nella ragione, «veramente e concretamente», lo strumento capace di risolvere in modo soddisfacente ogni problema che la vita ci pone; uno strumento non facile ad adoperarsi, ma dalle prestazioni «sicure».

La fatica di vivere consiste in gran parte in questa continua e sfibrante schermaglia d’ipocrisie, in questa incessante e snervante cura che tutti poniamo nel cercare di essere e non sembrare, o di sembrare e non essere.

È inutile che speriamo di cambiare in meglio la nostra società se prima non cambiamo in meglio noi stessi, che ne siamo i componenti.

La vita dà moltissimo a chi le chiede molto, ma dà pochissimo a chi le chiede poco: anzi, lo umilia e lo castiga.

In sé e per sé la vita offre ben poco. Anzi la vita è più nemica che amica di chi viene al mondo; per cui nascere è, in sé e per sé, più svantaggioso che vantaggioso. È il fervore, l’estro, la tenacia, la fantasia, la concentrazione e le ambizioni con cui la si vive a renderla accettabile e interessante, a farla diventare vantaggiosa. 

Non illuderti mai che qualcuno possa sostituirsi a te nel determinare la buona qualità della tua esistenza. O lo fai tu, o non lo farà mai nessuno: siine ben sicuro.

La soluzione del problema Dio
Mondadori, 1984 - Selezione Aforismario

Che cos'è che sta alla base della maggior parte dei dispiaceri che angustiano l'esistenza? Proprio l'errata o la mancata soluzione dei problemi del vivere. Dato però che la ragione - se debitamente usata - è in grado di risolverli, ne consegue che ogni errata o mancata soluzione dipende unicamente dall'uso improprio o distorto o insufficiente - insomma inadeguato - che viene fatto della ragione. Non si sfugge.

Chi dispera della ragione finisce, prima o poi, col dover sperare in Dio.

Chi ha motivo di temere la ragione non può essere altri che colui il quale, avendo «costruito» una religione, teme che la ragione ne scopra i difetti, le incongruenze, i controsensi, e ne dimostri perciò l'infondatezza. Così si spiega - e si spiega bene - la larvata ma sostenuta proibizione, da parte dei preti, di ragionare «criticamente» di Dio.

Le religioni chiedono all’uomo la fede proprio perché egli possiede la ragione (nessuna religione, infatti, ha mai chiesto la fede a un animale); ma poi esigono che non la usi, esigono che la fede sia «cieca», esigono che la ragione sia tacitata, sacrificata, annullata. Ma che avrebbero da temere, dalla ragione, se fossero «davvero sicure» di essere la verità?

La fede e la ragione si escludono a vicenda, per cui credere di conservare «inalterato» l’uso della propria ragione - se si ha la fede - è un’illusione.

Tutta la fede di tutti gli uomini non può influenzare minimamente la realtà di un atomo, come non può riuscirvi tutta la loro miscredenza. 

Quante menti superiori non hanno creduto a cose vere, e viceversa? Per esempio, tutti i grandi uomini credettero, prima di Copernico, che fosse il Sole a girare intorno alla Terra. Tutti i grandi uomini. E dunque? Dunque la verità è «tale» a prescindere dalla fede o dalla miscredenza di chicchessia.

Consideriamo per un momento il problema metafisico per eccellenza: il problema Dio. Perché non siamo e non saremo mai in gradi di risolverlo? Perché, soprattutto, ignoriamo e ignoreremo sempre il significato stesso della parola Dio

L’etica religiosa è irrimediabilmente fallimentare. Difatti, più un popolo è «supinamente» religioso, più sono misere le condizioni in cui vive; in altre parole, più impera l’etica religiosa, più il modo di vivere diventa irrazionale e quindi miserevole.

L’etica religiosa, più che fare, «dice»; mentre l’etica razionale, più che dire, «fa».

Perciò coesistono numerose teologie: perché nessuna di esse può fornire le prove di essere quella «giusta».

Tutti coloro che continuano a sostenere che la teologia è una scienza come tutte le altre, sono pregati di rinunziare a tale affermazione: essa è un’offesa non tanto alla nostra intelligenza, quanto alla loro

Occorre che l’uomo abbandoni il più presto possibile la partita metafisica e che se ne stia tranquillo e sereno nel più sereno e tranquillo agnosticismo, tutto dedito alle cose di questo mondo.

È onorevole smettere di interessarsi di problemi metafisici e arroccarsi nell’agnosticismo.

Dio è semplicemente un quid, e un quid può essere tutto e il contrario di tutto. È per questo che sostengo che solo Dio può risolvere il problema Dio.

L'esistenza di Dio non può essere né affermata né negata, poiché l'inconoscibile non può essere né accettato né respinto: si sbaglia, logicamente, in entrambi i casi. E allora? E allora non si può far altro che «sospendere il giudizio».

L'agnosticismo è la più sensata, la più corretta, la più profonda, la più inattaccabile posizione che l'uomo possa dare al problema Dio. Ed è, soprattutto, l'unica filosoficamente corretta.

Trucioli di verità
 Aforismi tratti da O si domina o si è dominati, 1980 - Selezione Aforismario

Non dobbiamo mai rifiutarci di prendere una decisione che ci compete, poiché, se ci lasciamo guidare dalla coscienza e dal buon senso, possiamo essere incerti sull’esito, mai sulla «qualità» delle nostre decisioni.

La massa è facilmente prevedibile; e chi è facilmente prevedibile è facilmente turlupinabile.

Chi spera nella fortuna dispera di se stesso.

La perfezione non la si raggiunge mai; ma la più alta felicità consiste proprio nell’aspirare alla perfezione.

La vera laurea non la dà la scuola, ma la vita, e «honoris causa», quando la dà.

Meritare di essere felice è già una maniera di esserlo.

Nessuno può fare alcunché di notevole finché non smette di essere l’uomo che è e non costruisce in sé l’uomo che sa e sente di poter diventare.

Invece di perdere il tempo a invidiare, impieghiamolo a imitare colui che è oggetto della nostra invidia. Otterremo, più o meno, gli stessi risultati che gl’invidiamo.

L’amicizia è il matrimonio delle anime.

Può essere più entusiasmante non arrendersi che vincere.

Non vincere non vuol mai dire perdere, se si è combattuto bene.

Se ci rifiutiamo di ragionare dobbiamo rassegnarci al fatto che altri ragionino per noi.

L’uomo, che vive soltanto con il corpo non meritava di nascere uomo. Comunque, l’essere nato uomo, e non animale, gli è pressoché inutile.

Il dubbio è il padre della verità e la ragione ne è la madre.

Sarebbe meglio non averla, la ragione, piuttosto che averla e usarla male. Tutto sommato, un animale o una pianta vivono meglio di un uomo che sragiona.

Per chi non sollecita la critica e non si avvale delle esperienze altrui, non sbagliare è impossibile.

I governi migliori li hanno quei popoli che meno hanno bisogno di essere governati.

Le gioie più belle sono quelle più pulite.

Più sappiamo comandare a noi stessi, meno siamo costretti a obbedire agli altri.

Note
Leggi anche le citazioni dei saggisti italiani: Vittorio Buttafava - Cesare Marchi - Luigi De Marchi

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