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Frasi e citazioni di Carl Schmitt

Selezione di frasi e citazioni di Carl Schmitt (Plettenberg, 1888-1985), giurista e politologo tedesco. Le opere di Carl Schmitt pubblicate negli anni '20 e '30 hanno contribuito in maniera notevole all'ascesa del nazismo. Processato dopo il secondo conflitto mondiale per la sua collaborazione con il regime hitleriano, trascorse un anno in prigione. Rilasciato nel 1947 si rifugiò a Plettenberg, suo paese natio, dove trascorse l'ultima parte della sua vita scrivendo e pubblicando saggi.
Foto di Carl Schmitt
Il consenso causa il potere, questo è vero, ma il potere procura anche il consenso
e non in tutti i casi tale consenso è insensato o immorale. (Carl Schmitt)

Teologia politica
Politische Theologie, 1922

Lo stato di eccezione ha per la giurisprudenza un significato analogo al miracolo per la teologia.

L’eccezione è più interessante del caso normale. Quest’ultimo non prova nulla, l’eccezione prova tutto; non solo essa conferma la regola: la regola stessa vive solo dell’eccezione. 

Nell’eccezione, la forza della vita reale rompe la crosta di una meccanica irrigidita nella ripetizione.

Solo una filosofia della vita concreta non può ritrarsi davanti all’eccezione e al caso estremo, anzi deve interessarsi ad esso al più alto grado. Per essa l’eccezione può essere più importante della regola.

Le categorie del «politico»
Der Begriff des Politischen, 1927

In genere si identifica in qualche modo il concetto di “politico” con quello di “statale”, o per lo meno lo si riferisce allo Stato. Lo Stato appare così come qualcosa di politico, e ciò che è politico come qualcosa che stia in rapporto con lo Stato: il che è manifestamente un circolo vizioso.

La peculiare distinzione politica, alla quale si possono ricondurre le azioni e i motivi politici, è la distinzione di amicus e hostis: in sostanza, tutte le azioni e i motivi politici riconducono a essa.

Il nemico politico non deve affatto essere moralmente cattivo, non c’è bisogno che sia esteticamente brutto; non deve di necessità presentarsi come concorrente economico, e può anche apparire vantaggioso e redditizio, si possono fare affari con lui. Ma rimane un altro, uno straniero. 

La possibilità di rapporti specificamente politici è data dal fatto che non ci sono soli amici – esseri che hanno lo stesso nostro modo d’essere, o alleati – ma ci sono anche nemici. Il nemico è un altro, uno straniero, esistenzialmente, e in un senso particolarmente intensivo: con lui sono possibili in caso estremo conflitti esistenziali.

Non si può onestamente e ragionevolmente negare che di fatto i popoli si raggruppino secondo l’opposizione amico-nemico, che questa opposizione sia ancora oggi reale, e sia data come reale per ogni popolo che abbia un’esistenza politica.

L’antitesi politica è l’antitesi più intensiva ed estrema, e ogni contrasto è tanto più politico, quanto più si avvicina ai poli estremi dell’aggruppamento amico-nemico.

La guerra consegue dall’ostilità, poiché questa è negazione essenziale di un altro essere. La guerra è solo l’estrema realizzazione dell’ostilità.

La guerra e la rivoluzione non sono, anche quando finiscono vittoriosamente, né qualcosa di “sociale” né qualcosa di “ideale”.

La lotta militare, considerata per sé, non è la “continuazione della politica con altri mezzi”, come viene citato per lo più inesattamente il famoso detto di Clausewitz, ma ha le sue proprie regole e i suoi propri punti di vista, strategici, tattici e via dicendo.

Il politico è più preparato al combattimento del soldato, poiché il politico combatte tutta la vita, mentre il soldato combatte solo per eccezione.

La guerra non è affatto scopo o fine, o addirittura contenuto della politica, ma è bene il presupposto, sempre dato come reale possibilità.

Un mondo dal quale fosse totalmente eliminata e scomparsa la possibilità di una guerra, un orbe definitivamente pacificato sarebbe un mondo senza differenza di amicus e hostis, e di conseguenza un mondo senza politica.

Il fenomeno della vita politica si può comprendere solo per mezzo del riferimento all’aggruppamento reale di amico-nemico.

Ogni contrasto religioso, morale, economico, etnico o di altro tipo si trasforma in un contrasto politico, se è abbastanza forte da raggruppare effettivamente gli uomini in amici e nemici.

L'umanità è uno strumento particolarmente idoneo alle espansioni imperialistiche ed è, nella sua forma etico-umanitaria, un veicolo specifico dell'imperialismo economico.

Chi parla di umanità, vuol trarvi in inganno.

Riesce difficile agli uomini non considerare il nemico un delinquente.

La contrapposizione politica è la più intensa ed estrema di tutte.

Solo nella lotta reale si manifesta la conseguenza estrema del raggruppamento politico di amico e nemico. È da questa possibilità estrema che la vita dell'uomo acquista la sua tensione specificamente politica.

Maledire la guerra come assassinio e poi pretendere dagli uomini che essi facciano la guerra e in guerra uccidano e si lascino uccidere, affinché "non vi sia mai più una guerra" è un inganno manifesto.

Dialogo sul potere
Geschpräch über die Macht und den Zugang zum Machtaber, 1954

Rispetto alla natura ci sentiamo oggi molto superiori. Non la temiamo più e anche se ci aggredisce con malattie e catastrofi, nutriamo la speranza di sconfiggerla in breve tempo.

Oggi le gesta di Ercole ci sembrano imprese molto modeste; e quando un leone o un lupo piomba in una grande città, al massimo crea ostacoli al traffico o intimidisce i bambini. Di fronte alla natura l'uomo si sente così superiore da permettersi il lusso di istituire parchi naturali.

Per ciò che riguarda dio, l'uomo moderno - e mi riferisco a chi abita nelle grandi città - ha l'impressione che dio sia indietreggiato o che persino lo abbia abbandonato.

Il potere, che viene esercitato da un uomo su un altro uomo, deriva dall'uomo stesso.

Perché gli uomini approvano il potere? In alcuni casi per fiducia, in altri per timore, talvolta per speranza o per disperazione. Comunque cercano sempre protezione e si aspettano questa protezione dal potere.

Chi non ha il potere di proteggere qualcuno, non ha neanche il diritto di pretendere da lui l'obbedienza. E al contrario: chi cerca protezione e l'accetta, non ha il diritto di negare l'obbedienza.

Colui che ha il potere può addurre comunque e sempre ragioni assolutamente efficaci per ottenere l'obbedienza ancorché immorali.

Il consenso causa il potere, questo è vero, ma il potere procura anche il consenso e non in tutti i casi tale consenso è insensato o immorale.

Il potere anche là dove viene esercitato con il pieno assenso da parte di tutti, ha un proprio significato, qualcosa di molto simile a un plusvalore; e ciò in quanto vale più della somma di tutti i consensi ottenuti e anche più dei risultati che consegue.

Teoria del partigiano
Theorie des Partisanen, 1963

Nella storia dell'umanità e delle sue molte guerre e battaglie ci sono sempre stati regolamenti di guerra e regole di combattimento, e di conseguenza ci sono sempre stati anche il mancato rispetto e la violazione di quelle regole.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Konrad AdenauerAdolf Hitler 

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