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Storia dell'Aforisma

Non tutti sanno che l'aforisma costituisce un vero e proprio genere letterario (al pari della narrativa, della poesia, ecc.), con una sua storia e con sue specifiche caratteristiche. Qui di seguito si offre qualche nota introduttiva sulle origini e sul percorso intrapreso dal genere aforistico nel corso dei secoli.

L'aforisma è molto diffuso − specie sul web − ma poco conosciuto. Per questo motivo Aforismario ha pensato di ripercorrere brevemente la storia dell'aforisma dall'antichità a oggi. Ovviamente si tratta soltanto di un'introduzione utile per conoscere a grandi linee come, quando e perché è nata la scrittura aforistica. Per chi voglia approfondire l'argomento, nella nota bibliografica troverà alcuni testi consigliati.

Su Aforismario, trovi anche un'intera pagina dedicata alla definizione e alle caratteristiche dell'aforisma, oltre a una grande raccolta di "aforismi sull'aforisma", che consentono di cogliere da molteplici punti di vista il significato di questa concisa ma assai significativa forma di scrittura.
Una buona sentenza è troppo dura per il dente del tempo
e non viene consumata neanche da tutti i secoli,
benché serva da nutrimento a ogni epoca. (Friedrich Nietzsche)
L'aforisma nell'antichità
La più antica raccolta di aforismi è quella, dall'omonimo titolo, attribuita al noto medico greco Ippocrate di Cos (460-377 a.e.c.), che ebbe grande notorietà per diversi secoli. Gli aforismi di Ippocrate, a parte la concisione, hanno però ben poco a che vedere con la concezione odierna del termine. In realtà si tratta di semplici precetti di natura medica, frutto dell'esperienza e della conoscenza del loro autore in tale campo. Ecco alcuni esempi:
"La vita è breve, l'arte è lunga, l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile. Bisogna che non solo il medico sia pronto a fare da sé le cose che debbono essere fatte, ma anche il malato, gli astanti, le cose esterne".
"Per le malattie estreme i trattamenti estremi sono i più efficaci".
"Quando due dolori si verificano insieme, ma non nello stesso posto, il più violento oscura l'altro".
Il primo testo aforistico nel senso moderno del termine, può essere considerato, invece, Ricordi (166-179 ca., noto anche col titolo di Pensieri o Colloqui con sé stesso) di Marco Aurelio. In quest'opera, che riscontrò notevole successo a partire dalla prima edizione a stampa avvenuta nel 1559, l'imperatore e filosofo romano trascrisse le sue riflessioni e osservazioni su svariati argomenti per lo più di natura etica: la condotta dell'uomo con sé stesso e gli altri, il suo atteggiamento nei confronti della vita e della morte, del destino e della sofferenza, ecc. Questi alcuni esempi:
"Spesso compie un'ingiustizia non solo chi fa, ma anche chi non fa qualche cosa".
"Non discutere più di come debba essere l'uomo per bene, ma siilo".
"A leggere e a scrivere non sarai mai maestro se non sei stato prima allievo. E tanto meno a vivere".
Nel corso dei secoli successivi, la scrittura aforistica andò lentamente diffondendosi, anche se il termine "aforismi" continuò a essere usato per molto tempo (almeno fino alla seconda metà dell'Ottocento) esclusivamente in ambito tecnico-scientifico. Si vedano a tal proposito gli Aforismi politici (1659) del politologo inglese James Harrington; gli Aforismi dell'arte bellica (1670) del condottiero italiano Raimondo Montecuccoli; gli Aphorismi de cognoscendis et curandis morbis (1709) del medico olandese Hermannus Boerhaave.

La massima
Tra il Seicento e il Settecento, la scrittura aforistica assume grande rilievo grazie alle opere di alcuni autori francesi, che dettero origine a un nuovo genere letterario: quello della massima moralistica. Tra le più note di queste opere, divenute dei veri e propri classici del genere, si possono ricordare: Massime di La Rochefoucauld (1664/78); I caratteri di La Bruyère (1688); Riflessioni e massime di Vauvenargues (1746) e Massime e pensieri di Chamfort (1795). Ma cosa distingue la massima (moralistica) dall'aforisma? Entrambi i generi hanno molte caratteristiche in comune: la concisione, l'isolamento testuale, l'arguzia della forma e del contenuto; l'unica differenza sta nel fatto che la massima, contrariamente all'aforisma, è tradizionalmente incentrata su tematiche inerenti la natura umana e la condotta di uomini e donne in società, spesso con finalità etiche.

Il frammento
Altra tappa fondamentale nella storia dell'aforisma è rappresentata dalle teorizzazioni sul genere compiute verso la fine del Settecento dai principali esponenti del Romanticismo tedesco: Friedrich Schlegel e Novalis. Secondo questi autori, il valore dell'aforisma, o del "frammento", sta nella sua immediatezza, nella possibilità di esprimere profonde "verità soggettive" grazie a un'illuminazione improvvisa. Pertanto, a una concezione tradizionale dell'aforisma visto come frutto di un sapere universale, di elaborate riflessioni e di esperienze di vita, si affianca quella di origine romantica della rapida e geniale intuizione, dell'impressione e del punto di vista personale che diventerà predominante nel Novecento.

L'aforisma come genere letterario
Nella seconda metà dell'Ottocento, il termine "aforisma" comincia a designare un vero e proprio genere letterario, quando il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche lo intende implicitamente come tale in una delle sue ultime opere, Il crepuscolo degli Idoli (1888)
"L'aforisma, la sentenza, in cui io sono il primo dei maestri tedeschi, sono le forme dell''eternità', la mia ambizione è quella di dire in dieci proposizioni quel che ogni altro dice in un libro – quel che ogni altro non dice in un libro...".
Peraltro, Nietzsche aveva già usato la scrittura aforistica come forma espressiva in tutte le sue opere da Umano, troppo umano (1878) in poi, pur consapevole della difficoltà che tale scrittura potesse creare nel lettore per la comprensione del testo; scrive infatti nella prefazione alla Genealogia della morale (1887):
"[...] In altri casi presenta difficoltà la forma aforistica: ciò è dovuto al fatto che oggigiorno non si dà sufficientemente importanza a questa forma. Un aforisma, modellato e fuso con vigore, per il fatto che viene letto non è ancora "decifrato"; deve invece prendere inizio, a questo punto, la sua interpretazione, per cui occorre un'arte dell'interpretazione".
Nietzsche apre dunque la strada all'uso del termine "aforisma" anche in senso letterario, anche se ufficialmente possiamo dire che ciò avvenne nel 1902, quando il filologo tedesco Albert Leitzmann pubblica in volume le osservazioni e i pensieri di Georg Lichtenberg con il titolo di Aforismi.

L'aforisma nel '900
Nel Novecento la diffusione dell'aforisma diventa inarrestabile, i libri e gli scrittori di aforismi si moltiplicano, i temi presi in considerazione sono illimitati e il genere raggiunge i massimi vertici stilistici in autori come Karl Kraus, Emil Cioran, Leo Longanesi, Ennio Flaiano. Ecco alcuni aforismi, che potremmo definire esemplari, scritti da alcuni maestri del pensiero breve:
Talvolta la donna è un utile surrogato dell'onanismo. Naturalmente ci vuole un sovrappiù di fantasia.
Karl Kraus, Detti e contraddetti, 1909
Fallire la propria vita significa accedere alla poesia – senza il supporto del talento.
Emil Cioran, Sillogismi dell'amarezza, 1952
In amore bisogna essere senza scrupoli, non rispettare nessuno. All'occorrenza essere capaci di andare a letto con la propria moglie.
Ennio Flaiano, Taccuino del marziano, 1960 (postumo, 1974)
L'aforisma oggi
Oggi, con l'avvento di internet e dei social network, lo stile conciso, tipico dell'aforisma, è sempre più diffuso sia nelle citazioni d'autore sia nell'espressione dei propri pensieri. Ciò non significa che ogni riflessione breve possa essere considerata un aforisma, tutt'altro, ma in molti, oggi, hanno la possibilità di esprimersi pubblicamente in stile aforistico, di solito in modo piuttosto banale, ma a volte anche in maniera efficace ed originale.

Come nota Emil Cioran, maestro dell'aforisma contemporaneo,: "Oggi c’è tanta gente che scrive aforismi, in Francia è diventata una sorta di moda. A leggerli, non sono poi così male, ma tutto si esaurisce nelle formule, non c’è estensione. E non si ha bisogno di approfondire: non c’è niente da fare, è una confessione senza segreti. Sotto non c’è nulla; nonostante siano scritti bene, abbiano un senso, restano cose effimere. [Un apolide metafisico, 1995].

Sul confronto tra l'aforisma del passato e quello contemporaneo, scrive il paremiologo Carlo Lapucci: "Si assiste all'affermarsi di una forma antica, che già in antico aveva anche colluso con il proverbio: l’aforisma. L’aforisma moderno è un pensiero firmato, individuale, non più condiviso da una società intera: rappresenta la visione personale di un saggio, che può essere condivisa o meno dalla comunità o dai gruppi di individui, a seconda delle diverse posizioni sociali, ideologie, forme di pensiero. Oggi questo materiale si propone ancora in certi calendari o agende, ma non è nemmeno raro che una persona se ne faccia un florilegio personale: qualcuno li scrive sui muri della propria camera, li incornicia nell'ingresso di casa, li ricopia costellandone diario personale, agende, quaderni intimi, li espone intorno alla scrivania sul tavolo di lavoro. Torna sotto altre forme un uso antico, quello delle mattonelle di terracotta con scritte curiose o sapienziali, riflessioni, massime. Ognuno prendeva per quattro soldi quella che faceva al caso suo e se l’appendeva dove gli piaceva. Erano anche meditazioni serie, comunque spiritose, ben congegnate, nelle quali rifulgeva soprattutto l’agudeza. Qualcosa di simile oggi è piuttosto diffuso in Internet, dove in pagine più o meno arabescate si accumulano precetti seri e scherzosi raccolti dalle fonti più diverse. Non del tutto scomparse, le vecchie mattonelle, già custodi di tante forme proverbiali, hanno passato il testimone al mezzo informatico. [Dizionario dei proverbi italiani, 2007].

Note
  1. Giulia Cantarutti (a cura di), La scrittura aforistica, Editore Il Mulino, 2001
  2. Mario Andrea Rigoni (a cura di), La brevità felice. Contributi alla teoria e alla storia dell'aforisma, Editore Marsilio, 2006
  3. Gino Ruozzi (a cura di), Teoria e storia dell'aforisma, Editore Bruno Mondadori, 2004
  4. Vedi anche: AforisticaDefinizione di Aforisma - Caratteristiche dell'Aforisma