Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Frasi e citazioni di Johann Wolfgang Goethe

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Johann Wolfgang Goethe (Francoforte sul Meno 1749 - Weimar 1832) poeta, scrittore e drammaturgo tedesco. Tra i più grandi autori della letteratura moderna, per Friedrich Nietzsche "Goethe non è un avvenimento tedesco, ma europeo: un grandioso tentativo per superare il XVIII secolo con un ritorno alla natura, con uno spingersi in alto, alla naturalità del Rinascimento, una specie di autosuperamento da parte di questo secolo. - Di esso egli portava in sé gli istinti più forti: la sentimentalità, l'idolatria per la natura, l'elemento antistorico, quello idealistico, quello non realistico e rivoluzionario".

La maggior parte delle citazioni di Goethe riportate in questa pagina sono tratte da I dolori del giovane Werther (1774) e da Le affinità elettive (1809). È interessante notare come in conclusione di alcuni dei capitoli di quest'ultima opera, Goethe riporta varie annotazioni come fossero tratte dal diario di una delle protagoniste, Ottilia. Tali annotazioni, in effetti, costituiscono una straordinaria raccolta di aforismi del grande scrittore tedesco. Così Goethe introduce, a un certo punto del romanzo, queste annotazioni: "In corrispondenza con questo periodo si trovano pochi avvenimenti registrati nel diario d'Ottilia, e invece molte più massime e sentenze riferite alla vita o ricavate da essa. Siccome però, per la maggior parte, non possono essere il frutto di sue personali riflessioni, è probabile che qualcuno le avesse passato uno scritto, dal quale trascriveva ciò che le tornava gradito".

Su Aforismario trovi anche una raccolta di aforismi di Goethe [il link è in fondo alla pagina].
A che cosa serve la previdenza? Il pericolo non si lascia mai vedere per intero.
(Johann Wolfgang Goethe)
Götz von Berlichingen
Götz von Berlichingen, 1773

Colui solo è felice e grande, che per essere qualcosa non ha bisogno né di comandare né di ubbidire.

Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.

I dolori del giovane Werther
Die Leiden des jungen Werthers, 1774 - Selezione Aforismario

A che cosa serve la previdenza? Il pericolo non si lascia mai vedere per intero.

Ah! non le grandi e singolari catastrofi del mondo, le alluvioni che portan via i vostri villaggi, i terremoti che inghiottono le vostre città, mi commuovono; ciò che mi stringe il cuore è la forza distruttrice riposta nell'essenza stessa della natura; la quale non ha mai creato cosa alcuna che non sia destinata a distruggere il prossimo, a distruggere se stessa.

Certo è più facile morire che sopportare con fermezza una vita dolorosa.

Ci sarebbero meno dolori tra gli uomini se essi non s'industriassero con tanto zelo a rievocare i ricordi del male trascorso invece di sopportare un tollerabile presente.

Colui il quale sente il bisogno di allontanarsi dalla cosiddetta plebe per averne il rispetto, è biasimevole quanto un codardo che si nasconda al suo nemico per tema di esserne ucciso.

Cos'è mai l'uomo, il tanto esaltato semidio! Non gli mancan forse le forze proprio quando ne avrebbe maggior bisogno? Sia che s'esalti nella gioia, sia che sprofondi nel dolore, non è forse trattenuto e riportato alla cupa e fredda coscienza di sé mentre aspirava a smarrirsi nella pienezza dell'infinito?

Dio del cielo! Tale è il destino che hai assegnato agli uomini, di non esser felici che prima di raggiunger l'uso della ragione, o dopo di averlo perduto!

Doveva proprio avvenire che ciò che forma la felicità dell'uomo fosse anche la fonte della sua miseria?

È certo che al mondo nulla è necessario agli uomini quanto l'amore.

Essere incompresi è il nostro destino.

Ho tante cose, e il sentimento per lei le assorbe tutte; ho tante cose, e senza lei tutto mi è nulla.

I dolori degli uomini sarebbero minori se essi − Dio sa perché siamo fatti così! − non si affaticassero con tanta forza di immaginazione a risuscitare i ricordi del male passato, piuttosto che sopportare un presente privo di cure.

I più felici sono coloro che vivono giorno per giorno come i bambini, portando a spasso le loro bambole che svestono e rivestono, girando con gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso i dolci, e quando infine riescono a ottenere quanto desiderano, lo divorano a piena bocca gridando: "Ancora!".

Il nostro cuore è il solo autore della sua felicità.

Io sono solamente un pellegrino sulla terra; voi siete di meglio?

La natura umana ha i suoi limiti: essa può sopportare la gioia, la sofferenza, il dolore fino a un certo punto, e soccombe se questo è oltrepassato.

La nostra anima che cosa diverrebbe senza l'amore? Simile a una lanterna magica senza luce. Appena si mette la piccola lampada, ecco le immagini più varie appaiono sulla parete bianca. E nonostante siano fantasmi fuggenti, essi ci rendono ugualmente felici, quando sostiamo davanti a esse, simili a innocenti fanciulli, estasiati dalle meravigliose apparizioni.

La razza umana è cosa uniforme. I più passano la maggior parte del tempo lavorando per vivere, e quel po' di libertà che resta loro, li tormenta al punto da cercare ogni mezzo per liberarsene.

La sorte dell'uomo è soffrire fino in fondo, e sorbire fino in fondo il calice della vita? Perché io dovrei mostrarmi forte e dire che è dolce, se anche il Dio del cielo lo sentì troppo amaro per il suo labbro umano? Dovrei forse vergognarmi quando, in un attimo terribile, tutta la mia esistenza trema tra l'essere e il non essere, e il passato è simile a un baleno sull'abisso tenebroso del futuro, mentre tutto sprofonda intorno a me, e con me naufraga l'universo?

L'incomprensione reciproca e l'indolenza fanno forse più male nel mondo della malignità e della cattiveria. Almeno queste due ultime sono certo più rare.

L'uomo è cosi superficiale, che anche dove ha la vera sicurezza della sua esistenza, dove lascia l'orma della sua presenza, cioè nel ricordo, nel cuore dei suoi amici, anche lì deve venir meno, deve sparire, prontamente sparire.

L'uomo è uomo, e quel poco d'intelligenza che egli può avere serve poco o niente quando arde la passione.

Monotona cosa è l'uman genere. Quasi tutti passan la maggior parte dei tempo lavorando per vivere, e quel po' di libertà che gli sopravvanza li opprime talmente che cercano con ogni mezzo di liberarsene.

Non deriva la nostra inquietudine da un'intima coscienza della nostra indegnità, da uno scontento di noi stessi, che sempre si collega con l'invidia e con una pazza vanità?

Non vi è al mondo gioia pura e calda come quella di vedere una grande anima che si apre a noi.

Nulla al mondo rende l'uomo tanto necessario quanto l'amore.

Ogni giorno di più mi rendo conto che è da stolti giudicare gli altri in base a noi stessi. E dal momento che sono impegnato con me stesso, e questo mio cuore è così tempestoso, lascio volentieri che gli altri vadano per la loro strada; augurandomi che a loro volta mi lascino andare per la mia.

Quando non abbiamo più noi stessi, tutto ci manca.

Quello che io sono, tutti lo possono sapere... ma il mio cuore lo possiedo io solo.

Se avessimo sempre il cuore aperto e pronto a godere il bene che Dio ogni giorno ci concede, avremmo poi forza sufficiente per sopportare il male quando viene.

Tutti i più sapienti istitutori e maestri sono d'accordo nel dire che i fanciulli non sanno cosa vogliono; ma che anche gli adulti, come i fanciulli, brancolino su questa terra e, come quelli, non sappiano donde vengono né dove vanno, e che non agiscano secondo uno scopo determinato e si lasciano governare da leccornie e vergate, questo nessuno lo vuol credere volentieri.

Tutto al mondo finisce in nulla, e chi si tormenta per le ricchezze, o per gli onori, o per qualunque altro scopo non è che un pazzo.

Un uomo formatosi secondo le regole non farà mai nulla di assurdo e di cattivo, come chi si modella sulle leggi della buona creanza non sarà mai un vicino insopportabile, né potrà divenire un vero scellerato; ma tutte le regole, si dica quello che si vuole, distruggono il vero sentimento e la vera espressione della natura.

La missione teatrale di Wilhelm Meister
Wilhelm Meisters theatralische Sendung, 1777-1785 - Selezione Aforismario

Chi è nato con un talento, e per esplicare un talento, ritrova in esso la sua più bella esistenza.

Perdono all'attore tutti i difetti dell'uomo, ma non perdono all'uomo nessun difetto dell'attore. 

Ifigenia in Tauride
Iphigenie auf Tauris, 1787

Piacere e amore sono le ali di grandi azioni.

Una vita inutile è una morte anticipata.

Xenie
Xenien, 1796 (con Friedrich Schiller)

L'emergenza insegna a pregare, si dice: per impararlo si vada in Italia! Lo straniero vi trova emergenza di certo.

Non occorre alcuna abilità per invecchiare, ma occorre abilità per saperlo sopportare.

Torquato Tasso
Torquato Tasso, 1790 

Chi è nell'errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.

Il talento si sviluppa nel ritiro; il carattere si forma nel tumulto del mondo.

Arminio e Dorotea
Hermann und Dorothea, 1798 

Colui che lungamente medita, non sempre sceglie la cosa migliore.

La povertà stessa, quando è immeritata, rende orgogliosi. 

Non possiamo formare le menti dei nostri figli secondo i nostri concetti; ma li dobbiamo tenere e amare come Dio ce li ha donati.

Le affinità elettive
Die Wahlverwandschaften, 1809 - Selezione Aforismario

Ad un uomo anziano rimproveravano d'occuparsi ancora di donne giovani. "È l'unico modo," rispose, "per ringiovanirsi, e ciò lo vogliono tutti."

Basta che uno si dichiari libero, e subito avverte la costrizione. Se osa riconoscere la costrizione, ecco che si sente libero.

Certi difetti sono necessari perché un individuo esista. Ci spiacerebbe se i vecchi amici lasciassero certe loro particolarità.

Chi parla da solo in pubblico a lungo, senza adulare gli ascoltatori, suscita antipatia.

Ciò che chiamiamo correttezza e buona educazione, serve ad ottenere quanto, diversamente, è da ottenersi solo con la forza, o magari neppure con essa.

Confidarsi è natura. Accogliere la confidenza così come vien fatta, è educazione.

Contraddizione e adulazione guastano entrambe il dialogo.

Contro le grandi doti di un altro, non c'è salvezza che nell'amore.

Difficilmente si sta in una compagnia numerosa, senza pensare che il caso che ha raccolto tante persone, non debba ricondurci anche i nostri amici.

Dipendere perché lo si vuole, è la condizione più bella: e sarebbe impossibile senza amore!

È così piacevole occuparsi di qualcosa che si conosce solo a metà, che non si dovrebbe biasimare il dilettante alle prese con un'arte che non imparerà mai, né dovrebbe essere lecito criticare l'artista che abbia voglia di sconfinare dalla sua arte in un terreno contiguo.

È impazienza quella che ci coglie di tanto in tanto e allora ci compiaciamo di sentirci infelici.

Esiste una cortesia del cuore, ed è imparentata all'amore. Nasce da essa la più spontanea cortesia del contegno esteriore.

Fra tutte le piacevoli pitture che la fantasia ci offre, forse nulla è più attraente della speranza che amanti o giovani sposi hanno di godere i loro nuovi rapporti in un mondo nuovo e fresco, e di mettere alla prova e confermare un vincolo duraturo fra tante circostanze mutevoli.

Gli uomini li si tiene solitamente per più pericolosi di quanto non siano.

I folli e le persone intelligenti ugualmente sono innocui. I mezzi matti e i mezzi savi, questi sono i più pericolosi.

I più grandi uomini sono sempre legati al loro secolo da una debolezza.

Il contegno è uno specchio in cui ognuno mostra la sua immagine.

Il ridicolo nasce da un contrasto morale, che si propone in modo innocuo ai nostri sensi.

In questo lasciare e prendere, fuggire e ricercarsi, sembra davvero di vedere una determinazione superiore: si dà atto a tali esseri di una sorta di volontà e capacità di scelta, e si trova del tutto legittimo un termine tecnico come affinità elettive.

La passione confessandola s'esalta e s'attenua. In nessun'altra cosa sarebbe forse più da desiderare la via di mezzo, che nel confidarsi e nel tacere con coloro che amiamo.

La sorte appaga i nostri desideri, ma a modo suo, per poterci dare qualcosa al di là dei desideri stessi.

L'arte si occupa del difficile e del buono.

Le affinità cominciano a essere interessanti quando producono separazioni.

Le compagnie più piacevoli sono quelle nelle quali regna, tra i componenti, un sereno rispetto reciproco.

Le difficoltà aumentano via via che ci s'avvicina alla meta.

Le grandi passioni sono malattie senza speranza. Ciò che potrebbe guarirle, è proprio ciò che le rende pericolose.

Le nostre passioni sono vere e proprie fenici. Come la vecchia è bruciata, subito la nuova esce dalle ceneri.

Le passioni sono difetti o virtù, ma elevati di grado.

L'uomo sensuale ride spesso dove non c'è niente da ridere. Qualunque cosa lo stimoli, vien fuori il suo benessere intimo.

Nel caso dell'artista come in quello dell'artigiano, si vede in modo chiarissimo che l'uomo meno di tutto riesce a possedere ciò che gli appartiene più strettamente. Le sue opere lo lasciano, come gli uccelli il nido in cui furono covati.

Nel mondo, ognuno lo si prende per il ruolo che dichiara; ma bisogna pur che dichiari un ruolo. Si sopportano le persone moleste meglio di quanto si tollerino le insignificanti.

Nessuno è più schiavo di colui che si considera libero senza esserlo.

Nessuno parlerebbe molto in società, se sapesse quante volte fraintende gli altri.

Niente rivela meglio il carattere degli uomini, di ciò che essi trovano ridicolo.

Non c'è maggior consolazione per la mediocrità, del fatto che il genio non sia immortale.

Non esistono principi, ci sono soltanto avvenimenti; non esistono leggi, ci sono soltanto circostanze: l'uomo superiore sposa gli avvenimenti e le circostanze per guidarli.

Non siamo mai tanto lontani dai nostri desideri, come quando c'immaginiamo di possedere la cosa desiderata.

Non v'è eroe, si dice, per il suo cameriere. Ma questo semplicemente perché l'eroe può venire riconosciuto solo dall'eroe. Il cameriere, del resto, saprà probabilmente apprezzare i suoi pari.

Ogni parola che si dice, fa pensare al suo contrario.

Per sfuggire al mondo, non c'è mezzo più sicuro dell'arte; e niente è meglio dell'arte, per tenersi in contatto col mondo.

Persino nel momento della più grande felicità o del più grande dolore, abbiamo bisogno dell'artista.
Quali difetti è lecito conservare, anzi, coltivare in noi? Quelli che lusingano il nostro prossimo, piuttosto che ferirlo.

Quando sono gli altri a venire da noi, non li conosciamo; siamo noi che dobbiamo andare da loro per imparare chi siano.

Riposare a fianco di coloro che si amano, è la più piacevole prospettiva che si possa ideare, se ci si spinge col pensiero oltre la vita. "Ricongiungersi ai propri cari" è un'espressione tanto dolce!

Scrutiamo tanto volentieri nel futuro, perché tanto volentieri volgeremmo a nostro favore, con taciti desideri, ciò che in esso oscilla, l'incerto.

Se incontriamo qualcuno che ci deve gratitudine, subito ricordiamo il motivo. Ma quante volte incontriamo qualcuno cui siamo noi a dovere gratitudine, e non ricordiamo più nulla!

Seguendo l'intelletto, quasi tutto è ridicolo; seguendo la ragione, quasi niente lo è.

Seminare non è faticoso come raccogliere.

Si cambiano tanto spesso i discorsi altrui nel ripeterli, semplicemente perché non si sono compresi.

Si ha un bel vivere ritirati, prima che uno se ne accorga, si ritrova debitore o creditore.

Si lascia che ci rinfaccino i nostri difetti, ci si lascia castigare, e per essi si sopportano pazientemente non pochi mali; ma si perde ogni pazienza se dobbiamo rinunciarvi.

Si può imporre tutto alla società, salvo ciò che ha una conseguenza.

Spettacolo insopportabile, un uomo eccezionale dei cui meriti si vantano gli sciocchi.

Un uomo che si vanta di non cambiare mai opinione è uno che si impegna a camminare sempre in linea retta, un cretino che crede all'infallibilità.

Una parola schietta è terribile, quando d'improvviso rivela ciò che il cuore da tanto si permette.

Veder trattato il difficile con facilità, ci dà il senso dell'impossibile.

Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister
Wilhelm Meisters Wanderjahre, 1807-1821

La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti.

Faust
Faust, 1808-1832 - Selezione Aforismario

All'attimo direi: Sei così bello, fermati!

Come merito e fortuna siano concatenati, non viene mai in mente agli stolti.

È lieto soltanto chi può dare.

Esistere è dovere, anche se fosse un attimo.

Il brivido è il meglio dell'umanità.

Il diavolo è un egoista, e non fa facilmente per amor di Dio ciò che giova a un altro.

La conclusione della saggezza è questa: merita la libertà e la vita solo chi ogni giorno le deve conquistare.

La parola muore già sotto la penna.

La vittoria è di chi si astiene.

L'attimo può giovarsi solo di ciò che crea.

L'uomo erra finché aspira.

Se dirò all'attimo: Sei così bello, fermati! allora tu potrai mettermi in ceppi, allora sarò contento di morire!

Vano è darsi da fare sudando per la scienza, ognuno impara solo quel che può; ma colui che afferra l'attimo, quello sì che è un uomo in gamba.

Viaggio in Italia
Italienische Reise, 1816-1817 - Selezione Aforismario

In arte soltanto l'ottimo è buono abbastanza.

L'uomo è una creatura che sa presto, ma mette in pratica tardi. 

Ciò che veramente non ha in sé una ragione di esistere non ha vita e non può essere grande, né diventare grande. 

Roma è la capitale del mondo.

Quando si considera un'esistenza come quella di Roma, vecchia di oltre duemila anni e più, e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso colle, sovente perfino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo tracce dell'antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino. 

Si trovano a Roma vestigia di una magnificenza e di uno sfacelo tali, che superano l'una e l'altro, la nostra immaginazione. 

Solo a Roma ci si può preparare a comprendere Roma.

Il divano occidentale-orientale
West-östlicher Divan, 1819 - Selezione Aforismario

La personalità è la felicità più alta.

Non lasciarti sedurre in nessun caso a discutere. Cade nella stoltezza, il saggio che contente con lo stolto.

Non sfuggire questo giorno; quello che rincorri non è certo migliore.

Libro di Goethe consigliato
Le affinità elettive 
Editore Mondadori 2001

Il romanzo più famoso e più discusso di Goethe che disegna, attraverso l'intreccio di due storie d'amore nate dallo sfaldarsi di un legame matrimoniale, l'immagine di una società ambiguamente sospesa fra la salvaguardia della propria stabilità e la consapevolezza del proprio tramonto. Il successo delle "Affinità elettive" fu in immediato e travolgente, nonostante la sua intrinseca complessità. Il titolo stesso allude a una specularità tra fenomeni fisici e psichici, tra natura e spirito, tanto da far riconoscere nello scambio di attrattive incrociate tra le due coppie del romanzo Eduard-Charlotte e Ottilie-Capitano il comportamento che in natura hanno alcuni elementi di attrarsi reciprocamente e altri di respingersi.

Note
Vedi anche: Aforismi di Goethe