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Frasi e aforismi di Leonardo da Vinci

Selezione di aforismi, frasi e pensieri di Leonardo da Vinci (Vinci 1452 - Castello di Clos-Lucé - Amboise - 1519), artista e scienziato italiano. Leonardo da Vinci è riconosciuto in tutto il mondo come uno dei più grandi geni dell'umanità, e anche uno dei più versatili; è stato pittore, scultore, architetto, musicista, ingegnere, scenografo, anatomista e inventore. 
A questa lista di attività, già di per sé strabiliante, noi aggiungiamo anche quella di aforista. Leonardo, infatti, era solito annotare i propri pensieri, e alcuni di questi hanno tutte le caratteristiche dell'aforisma. Qui di seguito è riportata un'ampia selezione dei migliori aforismi di Leonardo da Vinci tratti dai vari Codici.
In fondo alla pagina sono riportate anche alcune di riflessioni tratte dal suo celebre Trattato della pittura e alcune facezie scritte da Leonardo per divertire e per divertirsi.
Su Aforismario trovi anche una raccolta di opinioni e giudizi su Leonardo da Vinci. [Il link è in fondo alla pagina].
Autoritratto di Leonardo da Vinci
Reprendi l'amico in segreto e laldalo in paleso.
[Riprendi l'amico in segreto e lodalo dinanzi agli altri]. (Leonardo da Vinci) [1]

Codice Arundel
1478-1518 - British Library, Londra - Selezione Aforismario

Ciò che non ha termine non ha figura alcuna.

L'omo ha desiderio d'intendere se la femmina è cedibile alla dimandata lussuria, e intendendo di sì e come ell'ha desiderio dell'omo, elli la richiede e mette in opera il suo desiderio, e intender nol pò se non confessa, e confessando fotte. 

Ogni azione fatta dalla natura non si pò fare con più brieve modo co' medesimi mezzi. Date le cause la natura partorisce li effetti per i più brievi modi che far si possa.

Perché vede più certa la cosa l'occhio ne' sogni che colla immaginazione stando desto.

Sì come ogni regno in sé diviso è disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.

Codice Atlantico
1478-1518 - Biblioteca Ambrosiana, Milano - Selezione Aforismario

Chi disputa allegando l'alturità1 non adopera lo 'ngegno, ma più tosto la memoria.

Chi si promette dalla sperienza quel che non è in lei si discosta dalla ragione.

Chi vole vedere come l'anima abita nel suo corpo, guardi come esso corpo usa la sua cotidiana abitazione, cioè se quella è sanza ordine e confusa, disordinato e confuso fia il corpo tenuto dalla su' anima.

Chi più possiede, più debbe temere di non perdere.

Chi tempo ha e tempo aspetta, perde l'amico e danari non ha mai.

Amor onni cosa vince.

Raro cade chi ben cammina. 

Nessuna azione naturale si pò abreviare. 

Sì come il ferro s'arruginisce sanza esercizio e l'acqua si putrefà o nel freddo s'addiaccia, così lo 'ngegno sanza esercizio si guasta.

Questo per isperienza è provato, che chi non si fida mai sarà ingannato.

Nessuno effetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non ti bisogna sperienza.

Il pittore che ritrae per pratica e giudizio d'occhio sanza ragione è come lo specchio, che in sé imita tutte le a sé contrapposte cose, sanza cognizione d'esse.

La somma filicità sarà somma cagione della infelicità, e la perfezion della sapienza cagion della stoltizia.

Siccome l'animosità è pericolo di vita, così la paura è la sicurtà di quella.

L'omo e gli animali sono propio transito e condotto di cibo, sepoltura d'animali, albergo de' morti, facendo a sé vita dell'altrui morte, guaina di corruzione.

Fogli di Windsor
1478-1518 - Royal Library, Castello di Windsor, Berkshire - Selezione Aforismario

No' si volta chi a stella è fisso.

El sole non si move.

Non promettere cose e non le fare sì tue, che non l'avendo,  t'abbino a dare passione.

Ogni impedimento è distrutto dal rigore.

Chi vol essere ricco in un dì è impiccato in un anno.

Chi biasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusione, e mai porrà silenzio alle contraddizioni delle sofistiche scienzie, colle quali s'impara uno etterno gridore.

La verità al fine non si cela; non val simulazione. Simulazion è frustrata avanti a tanto giudice.

Codice Trivulziano
1487/1490 - Biblioteca Trivulziana, Castello Sforzesco, Milano - Selezione Aforismario

L'acqua che tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente.

Ogni nostra cognizione prencipia da' sentimenti.

La vita bene spesa lunga è.  

Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire.

La stoltizia è scudo della vergogna, come la improntitudine della povertà.

Salvatico è quel che si salva. 

Dov'è più sentimento, lì è più ne' martiri gran martire. 

I sensi sono terrestri, la ragione sta for di quelli quando contempla.

Il moto è causa d'ogni vita. 

Codici di Madrid
1490/1505 - Biblioteca Nacional, Madrid - Selezione Aforismario

Aristotile e Alessandro furon precettori l'un de l'altro. Alessandro fu ricco di Stato, il qual li fu mezzo a osurpare il mondo; Aristotile ebbe grande scienza, le quale li furon mezzo a osurparsi tutto il rimanente delle scienze composte dalla somma de' filosofi.

Chi nega la ragion delle cose, pubblica la sua ignoranza.

Come è più difficile a 'ntendere l'opere di natura che un libro d'un poeta.

Ogni corpo dimanda le sue membra e ogni arte dimanda i suoi strumenti. E subito ch'è creato il tutto, ancora son create le sue parti.

Codici A - B - C - E - F - G - H - I - K - L - M
Selezione Aforismario

Chi altri offende, sé non sicura.

Chi non punisce il male, comanda che si facci.

Chi non raffrena la volontà colle bestie s'accompagni. 

Chi non stima la vita, non la merita.

Chi poco pensa molto erra.

Chi teme i pericoli non perisce per quegli.

Cogli la gremigna perché le bon'erbe crescino. 

D'ogni cosa la parte ritiene in sé della natura del tutto.

Dimanda consiglio a chi ben si corregge. 

Fuggi e precetti di quelli speculatori che le loro ragioni non son confermate dalla isperienza. 

Il voto nasce quando la speranza more.

L'uomo ha grande discorso, del quale la più parte è vano e falso. Li animali l'hanno piccolo, ma è utile e vero, e meglio è la piccola certezza che la gran bugia.

La meccanica è il paradiso delle scienze matematiche, perché con quelle si viene al frutto matematico.

La natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive. 

La paura nasce più tosto che altra cosa.

La scienza è il capitano, e la pratica sono i soldati.

La verità sola fu figliola del tempo. 

Li omini e le parole son fatti. E tu, pittore, non sapiendo operare le tue figure, tu se' come l'oratore che non sa adoperare le parole sue.

Lussuria è causa della generazione. Gola è mantenimento della vita. Paura ovver timore è prolungamento di vita. Dolor è salvamento dello strumento.

Natura non rompe sua legge.

Nessuna certezza delle scienze è dove non si pò applicare una delle scienze matematiche, ovver che non sono unite con esse matematiche. 

Nessuna cosa è da temere quanto la sozza fama. Questa sozza fama è nata da' vizi.

Non si debba desiderare lo impossibile.

Ogni torto si dirizza.

Quelli che s'innamoran di pratica sanza scienzia son come 'l nocchier ch'entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada. 

Reprendi l'amico in segreto e laldalo in palese.

Sì come il mangiare sanza voglia fia dannosa alla salute, così lo studio sanza desiderio guasta la memoria e non ritien cosa ch'ella pigli.

Codici Forster II e III
1493/1505 - Victoria and Albert Museum, Londra - Selezione Aforismario

E questo omo ha una somma pazzia, cioè che sempre stenta per non istentare, e la vita se li fugge sotto speranza di godere i beni con somma fatica acquistati.

Ecco alcuni che non altramente che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di destri chiamarsi debono, perché per loro non altro nel mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perché di loro altro che pieni destri non resta.

La sapienza è figliola della sperienzia.

O speculatori dello continuo moto, quanti vani disegni in simile cerca avete creati! Accompagnatevi colli cercatori dell'oro.

Il dipintore disputa e gareggia colla natura.

Tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro.

La natura pare qui in molti o di molti animali stata più presto crudele matrigna che madre e d'alcuni non matrigna ma piatosa madre.

Monumento di Leonardo da Vinci
Tristo è quel discepolo che non avanza il suo maestro. (Leonardo da Vinci)

Trattato della pittura
XVI secolo - Selezione Aforismario

Chi biasima la pittura, biasima la natura, perché le opere del pittore rappresentano le opere di essa natura, e per questo il detto biasimatore ha carestia di sentimento.

Il grande amore nasce dalla gran cognizione della cosa che si ama, e se tu non la conoscessi, poco o nulla la potrai amare.

La pittura rappresenta al senso con piú verità e certezza le opere di natura, che non fanno le parole o le lettere, ma le lettere rappresentano con piú verità le parole al senso, che non fa la pittura.

La pittura [...] non s’insegna a chi natura nol concede, come fan le matematiche, delle quali tanto ne piglia il discepolo, quanto il maestro gliene legge.

La pittura è una poesia che si vede e non si sente, e la poesia è una pittura che si sente e non si vede.

La pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca.

Non è laudabile quel pittore che non fa bene se non una cosa sola, come un nudo, testa, panni, o animali, o paesi, o simili particolari, imperocché non è sí grosso ingegno, che voltatosi ad una cosa sola, e quella sempre messa in opera, non la faccia bene.

Quel pittore che non dubita poco acquista. Quando l’opera supera il giudizio dell’operatore, esso operante poco acquista. E quando il giudizio supera l’opera, essa opera mai finisce di migliorare, se l’avarizia non l’impedisce.

Se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo.

Tra la pittura e la scultura non trovo altra differenza, senonché lo scultore conduce le sue opere con maggior fatica di corpo che il pittore, ed il pittore conduce le opere sue con maggior fatica di mente.

Tristo è quel maestro del quale l’opera avanza il giudizio suo. E quello si drizza alla perfezione dell’arte, del quale l’opera è superata dal giudizio.

Facezie
Selezione Aforismario

Fu dimandato un pittore, perché facendo lui le figure sì belle, che eran cose morte, per che causa avessi fatto i figlioli sì brutti. Allora il pittore rispose che le pitture le fece di dì e i figlioli di notte.

Due camminando di notte per dubbiosa via, quello dinanzi fece grande strepido col culo; e disse l'altro compagno: «Or veggo io ch'i son da te amato». «Come?», disse l'altro. Quel rispose: «Tu mi porgi la correggia perch'io non caggia, né mi perda da te».

Fu detto a uno che si levasse dal letto, perché già era levato il sole, e lui rispose: «Se io avessi a fare tanto viaggio e faccende quanto lui, ancora io sarei già levato, e però, avendo a fare sì poco cammino, ancora non mi vo' levare».

Uno disse che in suo paese nasceva le più strane cose del mondo. L'altro rispose: «Tu che vi se' nato, confermi ciò esser vero, per la stranezza della tua brutta presenza».

Note
  1. Immagine: autoritratto di Leonardo Da Vinci, ca. 1515, Biblioteca Reale di Torino.
  2. Vedi anche: Opinioni su Leonardo da Vinci