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Aforismi, frasi e pensieri di Niccolò Tommaseo

Selezione dei migliori aforismi e delle frasi più belle di Niccolò Tommaseo (Sebenico 1802 - Firenze 1874), scrittore, linguista, filologo e aforista italiano. Nel 1822, Niccolò Tommaseo si laurea in legge presso l'Università di Padova. Successivamente, lavora come giornalista e saggista, e conosce alcuni degli intellettuali cattolici italiani più in vista dell'epoca, come Alessandro Manzoni e Antonio Rosmini. Nel 1830 pubblica il Nuovo Dizionario dei Sinonimi della lingua italiana, che gli procura una certa notorietà.

Nel 1831, Niccolò Tommaseo è costretto a trasferirsi a Parigi a causa di problemi con il governo austriaco. Qui, pubblica il testo politico Dell'Italia (1835), il libro di versi Confessioni (1836), da alcuni considerato una sorta di risposta ai Canti di Giacomo Leopardi (autore criticato dal Tommaseo per il suo ateismo e il suo pessimismo); il racconto storico Il Duca di Atene (1837), il Commento alla Divina Commedia (1837) e le Memorie Poetiche (1838). Dopo un periodo di permanenza in Corsica, Tommaseo sin trasferisce a Venezia, dove, nel 1840, pubblica il romanzo Fede e bellezza, considerato il suo capolavoro. Nel 1854, Niccolò Tommaseo si trasferìsce a Torino, e nel 1859 a Firenze, dove si dedica, fino alla morte, alla stesura del monumentale Dizionario della lingua italiana in otto volumi.

Le citazioni di Niccolò Tommaseo riportate qui di seguito, sono tratte dalle sue opere aforistiche: Aforismi della scienza prima (1837), Pensieri morali (1845) e Dizionarietto morale (1867), che ripropone molti degli aforismi pubblicati in Pensieri morali.
L'umiltà ci rende forti, e poi sapienti; l'orgoglio, deboli e stolti.
(Niccolò Tommaseo)
Aforismi della scienza prima
1837 - Selezione Aforismario

Chi non vede i limiti delle cose, è matto; chi li esagera, idiota. I sensisti che ora non li veggono, ora li esagerano, hanno dell'idiota e del matto.

Giova, ad intendere le cose grandi, studiare le piccole. E viceversa.

La stessa sua libertà dice all'uomo: Tu sei finito. E i confini della sua libertà gli dicono: Tu sei libero.

Le cose sono all'uomo limite, indizio, strumento. Come indizio, esercitano l'intelligenza; come limite, la sensività, vale a dire la facoltà passiva; come strumento, l'attività, cioè il volere e l'amore.

Il dolore che i limiti delle cose c'impongono, cioè a dire il mal essere del desiderio non soddisfatto, il senso del non potere tutto, ci dà il sentimento e l'idea del tutto. Il limite diventa indizio. E la più larga via verso l'infinito è il dolore.

La donna, fecondo strumento, è limite bello, centro all'unità della famiglia, e però della città. Chi la tratta come strumento di sola una cosa, cioè di piacere o di dominio o d'utile, la deturpa, e deturpa la specie.

L'uomo è indizio, strumento, limite all'uomo. Di questo principio esce la giurisprudenza e la politica tutta.

Le leggi cattive son limiti al debole, strumenti al forte, indizii di bene a nessuno; se non per la via de' contrarii.

Libertà è conoscere i limiti propri e altrui; questi e quelli difendere.

L'umiltà ci rende forti, e poi sapienti; l'orgoglio, deboli e stolti.

Il panteismo è un paganesimo grossolano, cioè un lieto error popolare, rincupito da tristi filosofi.

La virtù è la logica in atto.

Ogni atomo è armonizzato con l'immenso universo; e la sua natura dipende dalla natura del tutto.

Ogni preghiera si può ridurre a ciò: riconoscere il limite, e chiederne l'allargamento.

Uomo che pensa senza parola, è come uomo che mangia senza bocca.

Pensieri morali
1845 - Selezione Aforismario

A chi non v'ama, non ne domandate il perché; domandatelo piuttosto a voi stesso.

A chi si loda, a diritto o no, badate di non rispondere duramente. Il silenzio è già pena assai.

Abbandonato è sovente l'uomo che s'abbandona.

Cedere è talvolta più coraggio e virtù, che resistere.

Certuni si lascerebbero prima tagliare la mano che perdere un guanto.

Chi bada soltanto a non essere superato da altri; per questo, non foss'altro, resterà indietro a molti.

Chi lascia che altri noccia ingiustamente al fratello, quegli tradisce il fratello. Il pauroso, l'inerte tradiscono.

Chi meglio conosce la propria piccolezza, e non dispera; è più grande.

Chi non fu mai sventurato, non conosce sé stesso né gli altri.

Chi si tiene da molto, e chi dappoco, non ha veri amici.

Chi si vanta dei propri pregi, è più degno di pietà che d'invidia.

Chi si vanta di fare il dover suo, segno è che non fa nemmen quello.

Chi vuol signoreggiare sempre, dimostra con ciò la sua piccolezza. Il sole copre della sua luce le stelle; ma cede la notte.

Diffidare dell'uomo è un corromperlo.

Il bene precipitosamente afferrato fa male.

Il desiderio affretta l'avvenire e crea.

Il disprezzatore è quasi sempre più vile del disprezzato.

Il matrimonio è come la morte: pochi ci arrivano preparati.

Il miglior modo di finir le contese, è non le cominciare.

Il riposo a voi sia, non letargo, ma preparamento di nuove forze e pensieri.

In amore, chi arde, non ardisce; chi ardisce, non arde.

L'amicizia fugge dalla ricchezza, come colomba dal falco.

L'amore che comincia dal giudicare, finisce con calcolare.

L'aspettazione del piacere è talvolta più tormentosa della paura.

L'impazienza è principio di viltà.

L'orgoglio fa tacere, la vanità fa parlare.

L'umana società è congegnata in modo che sempre dal male esca un bene più grande.

L'uomo non è mai ridicolo quando si mostra qual è.

La bellezza delle cose, più che l'utilità, v'innalzi l'anima a Dio.

La carità, come l'amore, si manifestano più col tacere che col parlare. Il tacere costa più, e dice più.

La noia è tristezza senz'amore.

La parola dell'arte è luccicante, ma di luce fredda; la parola del cuore, brilla meno, ma arde.

La pazienza attiva è la virtù delle anime grandi: la pazienza passiva è la virtù del somaro.

La società meglio si gode e si conosce a guardarla dall'alto che a starci in mezzo.

Le anime generose ricevono più offesa dall'essere adulate, che dall'essere ingiuriate.

Le belle, più che le brutte, hanno talvolta cipiglio feroce.

Le croci reggono noi, più che noi le croci.

Non insuperbite dei segni di rispetto che vi vengono offerti: rispetto non sempre è stima.

Non sempre chi s'arrabbia, ha torto: il vile non va in collera mai.

Non si possono amar pienamente se non coloro che in tutte le azioni hanno un fine tra loro comune; e non l'hanno se non l'anime oneste.

Per giudicare un amico aspettate d'essergli più a carico che a vantaggio o ad onore o a diletto.

Più parole potenti e azioni generose ha ispirate il dolore agli uomini, che la gioia.

Quando tra il cielo ed un fiore lontano non è oggetto intermedio, par che quel fiore sia un ornamento del cielo.

Se il codardo corresse contro i nemici con la rapidità che li fugge, li spaventerebbe.

Se mai fosse lecito vantarsi, converrebbe aspettare passato il pericolo: ma quando mai son passati i pericoli?

Se volete conservare gli amici, non abbondate in consigli.

Senz'acqua non fiorisce la terra; né l'anima senza lacrime.

Solo chi sa contentarsi d'una sola amicizia, può meritarne parecchie.

Uomo vano, uom grossolano.

Volete voi liberarvi da certi importuni che vi si chiamano amici? Chiedete un servigio che non appaghi la loro vanità.

Vuoi sapere se un uomo sia virtuoso davvero? guarda s'egli è mansueto coi tristi.

Dizionarietto morale
1867 - Selezione Aforismario

Ai fortunati l’ostacolo pare insulto.

Gli uomini amano piuttosto essere ingannati del tutto che delusi a mezzo.

I furbi che non sanno rispondere, fingono di non intendere.

I piccoli sacrifizi, più che i grandi, provan l’amore.

In taluni l’amore va dal corpo all'anima, in altri dall'anima al corpo.

L’età nostra è più furba che accorta.

L’uomo abbandona l’uomo più per spensieratezza che per crudeltà.

Libro di Niccolò Tommaseo consigliato
Pensieri morali
Curatore Gino Ruozzi 
Editore Il Mulino, 2001 

Pubblicati nello stesso anno dei "Pensieri" di Giacomo Leopardi, i "Pensieri morali" di Niccolò Tommaseo sono il condensato aforistico della saggezza del grande dalmata, di cui mostrano la straordinaria capacità definitoria. Tommaseo ebbe particolare predilezione per il genere aforistico, al quale dedicò diversi libri, dagli "Aforismi della scienza prima" (1837) al "Dizionarietto morale" (1867). Amante della concisione e del pensiero preciso ed efficace, come dimostra ampiamente il suo lavoro di lessicografo, con i "Pensieri morali" Tommaseo allestì una piccola enciclopedia per aforismi, inserendosi nella tradizione filosofica di Bacone e di Vico.

Note
  1. Ricoglitore Italiano e Straniero - Rivista Mensuale Europea di Scienze, Lettere, Belle arti, Bibliografia e Varietà, presso Ant. Fort. Stella e Figli, Milano, 1837
  2. Pensieri morali di N. Tommaseo Antonio ed Angelo Cappelli, Tipografi Editori, 1845
  3. Vedi anche: Aforisti dell'800