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Frasi e aforismi di Vincenzo Cardarelli

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia 1887 - Roma 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. In Memorie della mia infanzia, scrive Vincenzo Cardarelli: "Io nacqui forestiero in Maremma, di padre marchigiano, e crebbi come un esiliato, assaporando con commozione precoci tristezze e indefinibili nostalgie. Non mi ricordo la mia famiglia, né la casa dove son nato, esposta a mare, nel punto più alto del paese, buttata giù in una notte come dall'urto di un ciclone, quando io avevo due anni appena".

Cardarelli è generalmente noto come poeta, ma è stato anche uno scrittore di prosa, come si può evincere dai seguenti aforismi e pensieri tratti dal libro Parole all'orecchio, pubblicato nel 1929. Riguardo alla scrittura aforistica ha affermato: "Potere scrivere una sentenza che non sia ortograficamente scorretta ed essenzialmente banale, è una qualità, in mezzo a letterati che si paga sempre cara. Ai tempi che corrono poi, non ne parliamo".
Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a sé stessi.
(Vincenzo Cardarelli)
Parole all'orecchio
1929 - Selezione Aforismario

I giovani hanno timori esagerati, i vecchi fiducie eccessive. 

La mia infelicità è di non avere un dialetto. Qualunque cosa mi frulli per il capo sono costretto a metterla in lingua.

La morale chiama buono ciò che è vitale, cattivo il suo opposto. Non bisogna perdere di vista questo per essere giusti colla morale.

Non c'è, mi sembra, altro modo di trattare le donne e di parlarne che da cavalieri. Come non c'è miglior mezzo per schermirsi da esse che la galanteria.

Odio le improvvisazioni, i fuochi di paglia, i libri scritti tutti di seguito e che si leggono d'un fiato. L'epoca se ne compiace, ma il tempo non sa che farsene.

Pare uno scherzo il dirlo, ma ci si accorge di essere in qualche contatto con la natura da quando la si comincia a distinguere e dominare. 

Pensar bene un'immagine, pensarla preziosamente, e scriverla nel modo più semplice, quasi sciatto.

Per essere italiani in arte non c'è che un modo: rifarsi all'altezza delle nostre spirituali tradizioni.

Poesia potrebbe anche definirsi: la fiducia di parlare a sé stessi.

Potere scrivere una sentenza che non sia ortograficamente scorretta ed essenzialmente banale, è una qualità, in mezzo a letterati, che si paga sempre cara. Ai tempi che corrono poi, non ne parliamo.

Si fa un gran parlare di gioventù ai tempi nostri. Si portano i vent'anni come un privilegio. Quando noi avevamo vent'anni il nostro più ardente desiderio era di giungere ai quaranta, al più presto.

Si potrebbe scrivere un capitolo sullo sbadiglio. L'uomo sbadiglia quando ha sonno, quando si sveglia, quando ha appetito, quando s'annoia: il che dimostra che lo sbadiglio è segno di buona salute e del regolare svolgimento delle funzioni animali.

Sono rari quei critici i quali potrebbero sostenere un téte-à-téte coll'autore che hanno giudicato.

Un errore che commettiamo più di frequente, parlando colla donna, è quello di generalizzare sul di lei conto, di dire: le donne. C'è in ognuna di esse la presunzione di essere l'eccezione, l'unica, l'incomparabile. Il vedersi confusa colle altre offende la nostra compagna.

Un popolo che si getta nell'avvenire, trascurando, disconoscendo le sue tradizioni, è paragonabile ad un esercito che fa un'avanzata tagliandosi le retrovie.

Un uomo di sughero è sempre sicuro di stare a galla.

Una critica è sempre in procinto di diventare una rettorica. Rettorica: vorrebbe dire, in questo caso, cattivo uso d' argomenti, malignità, farisaismo. Eppoi anche indiscrezione. Per dare un esempio doloroso: Nietzsche contro Wagner, o contro Beethoven.

Note
  1. La foto di Vincenzo Cardarelli riportata in alto è tratta da una fotografia di Paolo Monti © Biblioteca digitale BEIC e Fondo Paolo Monti, presso il Civico Archivio Fotografico di Milano. (Licenza Creative Commons su Wikipedia).
  2. Vedi anche: Aforisti del '900