Aforismi, frasi e citazioni di Adam Phillips

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Adam Phillips (Cardiff 1954), psicoterapeuta e saggista inglese. Le seguenti riflessioni di Adam Phillips sono tratte da alcuni dei suoi saggi più noti: Monogamia (Monogamy, 1996), I lombrichi di Darwin e la morte di Freud (Darwin’s worms, 1999), Elogio della gentilezza (On Kindness, 2009), In lode della vita non vissuta (Missing Out, 2012).
Il passato influenza tutto e non impone nulla. (Adam Phillips)
Monogamia
Monogamy, 1996 - Selezione Aforismario

Al principio della nostra vita la sopravvivenza ci costringe a qualcosa di simile alla fedeltà. Crescere ci costringe a qualcosa di simile all'infedeltà. (Sfidiamo i nostri genitori, li tradiamo, li abbandoniamo). Per questo quando pensiamo alla monogamia la pensiamo come fossimo ancora bambini, e non anche adulti. Cosa ne pensino gli adulti non ci è noto.

Infedeltà è l'altra parola che abbiamo per dire cambiamento: l'unico grande cambiamento alla nostra portata che non sia anche una conversione. Tradire noi stessi è una gran bella soddisfazione.

L'infedeltà è un problema così grosso proprio perché di solito ci basiamo sulla monogamia. Forse dovremmo rilassarci e sostituirla con l'infedeltà. Allora sì che riusciremmo a giocare alla monogamia.

L'infedeltà rende essenziale una vita di assoluta monogamia.

Nel migliore dei casi la monogamia è il desiderio di trovare qualcuno con cui morire; nel peggiore è una terapia contro il terrore di essere vivi. Le due varianti vengono facilmente confuse.

Nella vita di coppia non si fa mai niente a metà. Così non ha mai molto senso dire che qualcuno è possessivo nei confronti del partner, perché in un ménage i due sono tutt'uno. Ecco perché non ci si separa mai veramente. E perché non si è mai davvero insieme.

Non tutti credono nella monogamia: tutti, però, vivono come se ci credessero. Quando c'è di mezzo la fedeltà, ognuno di noi sa benissimo se sta mentendo o se vorrebbe dire la verità. Ognuno si vede come il traditore o il tradito. Ognuno si sente geloso o in colpa, e in entrambi i casi sconta l'angoscia delle proprie inclinazioni. Poi ci sono i rari eletti che sembrano non conoscere la gelosia, e se ne fanno un vanto o un motivo di sconcerto. Nessuno è mai stato escluso dal sentirsi tagliato fuori. Tutti, in compenso, hanno il chiodo fisso di ciò da cui vengono esclusi. Credere nella monogamia, in altre parole, è come credere in Dio.

Ogni matrimonio è un appuntamento al buio che ci spinge a domandarci che alternativa c'è a un appuntamento al buio.

Quasi nessuno sarebbe andato a cacciarsi nella monogamia se non se ne fosse parlato tanto.

Quello che nessuno ha mai osato pensare dell'aldilà è che potrebbe essere assolutamente identico a dove siamo ora.

Solo i bambini che hanno un posto sicuro possono concedersi di correre dei rischi. Gli adulti sono meno audaci perché non si sentono mai al sicuro.

I lombrichi di Darwin e la morte di Freud
Darwin’s worms, 1999 - Selezione Aforismario

Il passato influenza tutto e non determina niente. La cosiddetta conoscenza del passato non anticipa né garantisce la nostra conoscenza del futuro. Il futuro non è prodotto dal passato: ne è semplicemente permeato.

La capacità dell’uomo di sopravvivere, in un modo o nell'altro, alla perdita e alla distruzione è un fatto banale e nello stesso tempo notevole. Se pensiamo alla sua duttilità, alla sua fede negli ideali, al suo opportunismo o anche al suo masochismo, non possiamo non rimanere stupiti da ciò che riesce a superare nel corso della vita.

Il concetto freudiano di istinto di morte suggerisce, nella sua accezione più semplice, che noi vogliamo (o abbiamo bisogno di) qualcosa di cui non sappiamo nulla; che siamo attratti soprattutto da ciò che crediamo di voler evitare a tutti i costi. Che noi siamo costituzionalmente e fondamentalmente suicidi, non per disperazione, ma perché morire è, letteralmente, nella nostra natura. 

La morte, nella fantasia poetica di Freud, è un oggetto del desiderio paradossale e perciò esemplare; è l’oggetto del desiderio che finalmente ci libera dal desiderio. La fine, in entrambi i sensi, delle nostre sofferenze.

Elogio della gentilezza
On Kindness, 2009 (con Barbara Taylor)

In un certo senso, la gentilezza è sempre un azzardo, perché si fonda sulla sensibilità nei confronti degli altri, sulla capacità di identificarsi con i loro piaceri e le loro sofferenze. Mettersi nei panni degli altri, come si usa dire, può essere molto scomodo. Ma se i piaceri della gentilezza, come del resto tutti i più grandi piaceri umani, sono di per sé rischiosi, non di meno essi rientrano tra le cose più appaganti alla nostra portata.

Oggi, appena si comincia a crescere, gran parte di noi crede intimamente che la gentilezza sia la virtù dei perdenti. Ma accettare di ragionare in termini di vincenti e perdenti è già un modo per stare dentro lo schema del rifiuto fobico, del terrore contemporaneo per la generosità. Infatti, una delle cose che i nemici della generosità non si chiedono mai – e che la rendono un nemico nascosto in ognuno di noi – è perché mai proviamo una cosa del genere. Perché mai siamo spinti, in qualche modo, a essere gentili verso gli altri, per non dire verso noi stessi? Perché la generosità conta per noi? Forse, una delle cose che la contraddistinguono, diversamente da quel che accade a un ideale astratto come la giustizia, è che, rispetto alla gran parte delle situazioni quotidiane, sappiamo esattamente cosa sia; tuttavia, proprio il fatto di sapere cosa sia un gesto gentile ci rende più agevole il rifiuto di compierlo.

In lode della vita non vissuta
Missing Out, 2012

Ci saranno sempre una vita vissuta, e la vita che la affianca, la vita parallela, o le vite parallele, che non si sono mai realizzate, che viviamo nella nostra mente, la vita (o le vite) che tanto desideriamo: i rischi che non abbiamo corso, le opportunità che abbiamo evitato o che non ci sono state concesse. Le chiamiamo vite non vissute perché in qualche modo crediamo che avremmo potuto viverle, ma per qualche ragione - e magari trascorriamo gran parte della nostra vita «vera» cercando di trovare queste ragioni - non è stato possibile. E ciò che non è stato possibile diventa fin troppo facilmente la storia della nostra vita. Anzi, le nostre vite vissute potrebbero tramutarsi nel lutto mai elaborato, o nel capriccio senza fine, per le vite che non siamo riusciti a vivere.

Libro di Adam Phillips consigliato
Monogamia 
Traduzione: Giulia Arborio Mella; Matteo Codignola 
Editore: Adelphi, Milano, 1997 

A partire da intuizioni non certo marginali («In due si sta insieme, ma per fare una coppia bisogna essere in tre»), Phillips dimostra infatti come, nella vita a due, uno sconcertante bisogno di essere traditi accomuni vittima e colpevole; e in tal modo smantella a uno a uno i nostri alibi, fino a trasformare l’ingombrante edificio della coppia in una galleria di specchi («Il climax della monogamia è la separazione. Il climax dell’infedeltà è la monogamia») dove nulla è più quel che sembra. Così, di volta in volta depistandoci, irritandoci, mettendoci con le spalle al muro, Phillips ci costringe ad affrontare, sulla scorta delle sue provocatorie indicazioni, gli enigmatici moventi del nostro personale sentimento dello scandalo, nonché quanto di paradossale si cela nei nostri commerci con l’altro. E alla fine questo volume offrirà al lettore un incontro fra i più inattesi: quello con uno psicologo generosamente provvisto di humour.

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