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Frasi e citazioni di Adriano Olivetti

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Adriano Olivetti (Ivrea 1901 - Aigle 1960), imprenditore, ingegnere e politico italiano, figlio di Camillo Olivetti, fondatore della prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. Adriano Olivetti comincia a collaborare con il padre, introducendo nuovi metodi in azienda e diventandone Direttore Generale nel 1933. Gli anni Cinquanta sono quelli della piena affermazione internazionale della Olivetti, che conta 36.000 dipendenti in tutto il mondo. L’azione politica diviene diretta e culmina con l’elezione di Adriano Olivetti a deputato nel 1958 e coincide con i miglioramenti introdotti nella vita di fabbrica. Sempre nel 1958, acquista la Underwood, azienda americana di macchine per scrivere, e promuove la nascita dell’elettronica con la Olivetti in prima linea a livello mondiale.

Figura unica di uomo d’impresa e intellettuale, Adriano Olivetti attrae attorno a sé molti dei più brillanti cervelli in circolazione (sociologi, psicologi, scrittori, poeti, economisti), embrione della migliore classe dirigente dell’Italia repubblicana, affidando a ciascuno di loro precise funzioni, o in azienda o nelle sue attività sociali e intellettuali. La morte nel febbraio 1960 interrompe una vita straordinaria e tutta rivolta al futuro, all'idea di una comunità tecnologicamente avanzata, solidale, partecipe e giusta.

Le seguenti citazioni di Adriano Olivetti sono tratte da discorsi e scritti pubblicati da Le Edizioni di Comunità, fondata dallo stesso Olivetti nel 1946. Simbolo di queste edizioni è una campana: "Ognuno può suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente più fascinoso e spiritualmente più elevato. Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi, vibra ogni qualvolta è in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, l’intelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povertà contro l’egoismo, la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione, la verità contro l’errore, l’amore contro l’indifferenza".
Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello
che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. (Adriano Olivetti)
Democrazia senza partiti
© Edizioni di Comunità 1949 - Selezione Aforismario

All'alba di un mondo che speravamo nuovo, in un tempo difficile e duro, molte illusioni sono cadute, molte occasioni sfuggite perché i nostri legislatori hanno guardato al passato e hanno mancato di coerenza o di coraggio. L’Italia procede ancora nel compromesso, nei vecchi sistemi del trasformismo politico, del potere burocratico, delle grandi promesse, dei grandi piani e delle modeste realizzazioni.

Siamo all’apogeo della forza dei grandi partiti organizzati, così il regime politico attuale prende il nome, non a torto, di partitocrazia, retto da un occulto e complesso ingranaggio di interessi e di personalismi. E l’apogeo è l’inizio della decadenza.

La scienza politica, la coscienza politica e di conseguenza l’ordinamento degli Stati procedono nel mondo in un’evoluzione così incredibilmente lenta che, ancor oggi, per costruire uno Stato ideale si potrebbe far uso quasi esclusivamente della prima grammatica della politica, quella di Aristotele, oppure ci si potrebbe ancora riferire alla Repubblica di Platone.

C’è una speranza, una luce nel mondo, anche perché non è più inutile parlare di nuovi fini per l’uomo, perché l’uomo ha a disposizione nuovi mezzi. Questi mezzi possono essere messi al servizio di Dio per creare o al servizio di Satana per distruggere.

La democrazia ordinaria è troppo debole e incline a essere sopraffatta dalla forza del danaro o dalla pressione di gruppi organizzati che non sono l’espressione della maggioranza; essa dà luogo così, alternativamente, a regimi neo assolutisti o a Stati di massa, entrambi ugualmente lontani dal rispetto della libertà della persona umana.

Alla democrazia autoritaria dei partiti cattolici, alla democrazia progressiva dei partiti comunisti, noi opporremo una democrazia integrata, un tipo nuovo, una forma nuova di rappresentanza più forte, più efficiente della democrazia ordinaria, ma altrettanto rispettosa dell’eterno principio dell’uguaglianza fondamentale degli uomini e della libertà di ognuno all'associazione, alla propaganda, all’esplicazione del proprio pensiero politico.

Il compito dei partiti politici sarà esaurito e la politica avrà un fine quando sarà annullata la distanza fra i mezzi e i fini, quando cioè la struttura dello Stato e della società giungeranno a un’integrazione, a un equilibrio per cui sarà la società e non i partiti a creare lo Stato.

Il popolo non è organizzato; perciò l’espressione della sua volontà è una mistificazione, perché i suoi organizzatori, i suoi mediatori - i partiti - hanno perso il contatto con il popolo.

Il male in politica è l’uso della forza contro il diritto, è l’uso della forza contro il consenso, è l’uso della menzogna contro la verità. È in definitiva, l’anticristianesimo o il non cristianesimo in atto.

Ricordate bene: il vostro prossimo è quello che potete e dovete soccorrere perché il destino l’ha posto davanti a voi, perché l’avete incontrato.

Società, Stato, Comunità
Per un'economia e politica comunitaria,
© Edizioni di Comunità 1952 - Selezione Aforismario

Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo.

Conoscevo la monotonia terribile e il peso dei gesti ripetuti all'infinito davanti a un trapano o a una pressa, e sapevo che era necessario togliere l'uomo da questa degradante schiavitù. Bisognava dare consapevolezza di fini al lavoro.

Città dell'uomo
© Edizioni di Comunità 1959 - Selezione Aforismario

Tutta la mia vita e la mia opera testimoniano anche - io lo spero - la fedeltà a un ammonimento severo che mio Padre quando incominciai il mio lavoro ebbe a farmi: «Ricordati - mi disse - che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; perciò ti affido una consegna: tu devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano da subire il tragico peso dell’ozio forzato, della miseria avvilente che si accompagna alla perdita del lavoro».

Il segreto del nostro futuro è fondato sul dinamismo dell'organizzazione commerciale e del suo rendimento economico, sul sistema dei prezzi, sulla modernità dei macchinari e dei metodi, ma soprattutto sulla partecipazione operosa e consapevole di tutti ai fini dell'azienda.

Questa lotta non avrà mai fine, poiché la concorrenza, le invenzioni, i perfezionamenti non hanno limiti e dovremo, sotto questo riguardo, non dar mai segni di stanchezza, alimentando di nuove forze tecniche i nostri laboratori di ricerche, i nostri centri di studi.

Può l'industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell'indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?

La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica.

Una semplice idea: creare un'impresa di tipo nuovo al di là del socialismo e del capitalismo giacché i tempi avvertono con urgenza che nelle forme estreme in cui i due termini della questione sociale sono posti, l’uno contro l'altro, non riescono a risolvere i problemi dell'uomo e della società moderna.

La nostra Società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell’arte, crede nei valori della cultura, crede, infine, che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora in eliminate tra capitale e lavoro. Crede soprattutto nell'uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto.

Lavorando ogni giorno tra le pareti della fabbrica e le macchine e i banchi e gli altri uomini per produrre qualcosa che vediamo correre nelle vie del mondo e ritornare a noi in salari che sono poi pane, vino e casa, partecipiamo ogni giorno alla vita pulsante della fabbrica, alle sue cose più piccole e alle sue cose più grandi, finiamo per amarla, per affezionarci e allora essa diventa veramente nostra, il lavoro diventa a poco a poco parte della nostra anima, diventa quindi una immensa forza spirituale.

Chi opera secondo giustizia opera bene e apre la strada al progresso. Chi opera secondo carità segue l'impulso del cuore e fa altrettanto bene, ma non elimina le cause del male che trovano luogo nell'umana ingiustizia.

Molte coscienze inquiete sono oggi in crisi, in una crisi dolorosa, perché per esse i partiti non hanno rispettato la verità, non hanno avuto tolleranza e hanno in qualche modo tradito gli stessi ideali dai quali erano nati.

Discorsi
Selezione Aforismario

Ho cercato di portare avanti la missione per far finire il regno del denaro nella società industriale.

La nuova economia che immaginiamo contribuisce al progresso materiale e accompagna l’individuo mentre perfeziona la propria personalità e le proprie vocazioni. E tuttavia non impedisce di volgere l’animo verso una meta più alta, non un fine individuale o un profitto personale, ma un contributo alla vita di tutti sul cammino della civiltà.

Non ci sono sacrifici troppo gravi per ottenere un ordine libero e giusto.

La gioia nel lavoro, oggi negata al più gran numero di lavoratori dell’industria moderna, potrà finalmente tornare a scaturire quando il lavoratore comprenderà che il suo sforzo, la sua fatica, il suo sacrificio – che pur sempre sarà sacrificio – è materialmente e spiritualmente legato a una entità nobile e umana che egli è in grado di percepire, misurare, controllare, poiché il suo lavoro servirà a potenziare quella Comunità, reale, tangibile, laddove egli e i suoi figli hanno vita, legami, interessi.

Ogni soluzione che non desse esclusiva autorità e responsabilità a uomini di altissima preparazione è da considerarsi un inganno. L’operaio direttore di fabbrica è un romantico ma anacronistico ricordo dei primi tempi della rivoluzione sovietica, mentre l’operaio membro di un consiglio di amministrazione è una tragica finzione retorica della repubblica sociale fascista.

Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande.

Abbiamo portato in tutti i paesi della comunità le nostre armi segrete: i libri, i corsi culturali, l'assistenza tecnica nel campo della agricoltura. In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore

Libro di Adriano Olivetti consigliato
Ai lavoratori
Editore: Edizioni di Comunità, 2012

"Può l'industria darsi dei fini? Si trovano questi soltanto nell'indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?" Così si rivolgeva agli operai Adriano Olivetti il giorno dell'inaugurazione del nuovo stabilimento di Pozzuoli. Nei discorsi presentati in questo libro colpiscono i modi del comunicare e alcune affermazioni che si potrebbero definire datate, salvo poi scoprire che sono quanto mai attuali anche se ignorate dai contemporanei.