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Frasi e citazioni di Michel Onfray

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Michel Onfray (Argentan 1959), filosofo e saggista francese. Michel Onfray è noto per le sue posizioni filosofiche imperniate sull'ateismo, l'anarchismo e l'edonismo: 
"Io sono per una controstoria della filosofia alternativa alla storiografia dominate idealistica; per una ragione corporale e per il romanzo autobiografico che l'accompagna in una logica puramente immanente, nel caso specifico materialistica; per una filosofia intesa come egodicea da costruire e decodificare; per una vita filosofica come epifania della ragione; per una prospettiva esistenziale con obiettivi utilitaristici e pragmatici. L'insieme converge verso un punto focale: l'edonismo. Metto spesso in primo piano questa massima di Chamfort, perché essa funziona come imperativo categorico edonista: godere e far godere, senza far del male né a te né a nessuno, questa è tutta la morale". [La potenza di esistere, 2006].
In Italia Onfray è diventato un autore molto conosciuto nel 2007, dopo la pubblicazione da parte della Fazi Editore del Trattato di ateologia, che ha suscitato grande interesse, ma anche diverse polemiche per il suo radicale ateismo. Altre opere di Onfray che meritano di essere ricordate sono: L'arte di gioire (1991), La potenza di esistere (2006) e Controstoria della filosofia.
Foto di Michel Onfray
Non rimandare mai, non rinviare mai a domani un piacere possibile qui e ora,
non abbandonare mai la preda per l’ombra. Vivere, vivere e ancora vivere.
(Michel Onfray)

L'arte di gioire
Per un materialismo edonista - L’Art de jouir. Pour un matérialisme hédoniste, 1991
© 2009 Fazi Editore - Selezione Aforismario

I filosofi edonisti esaltano la festa dei sensi, senza trascurarne nessuno, anzi esacerbando quelli maggiormente dimenticati e disprezzati da coloro che denigrano il corpo. Sanno odorare, gustare, toccare, respirare, ascoltare, guardare, ed è per loro una gioia far funzionare quei meccanismi sottili che permettono al mondo di farsi forme, effluvi, volumi, colori, profumi, suoni, temperature. Il sensibile è sensuale, la pelle del reale merita ogni attenzione.

Il materialismo è deprimente, riduce la totalità di ciò che è a combinazioni che non lasciano spazio alcuno al delirio o alla fantasia che animano gli idealisti, non nuovi a elucubrazioni che poco si preoccupano del reale.

L’individuo che mira all'edonismo non solo dovrà smettere di considerare il proprio corpo come qualcosa di estraneo, uno straniero, ma dovrà anche accettare le folgorazioni che lo abitano. Anzi, dovrà suscitarle, decuplicarle e assicurarne la vitalità.

L’edonista è un adoratore della vita che non conosce stanchezza.

L’edonismo implica un reale totalmente privo di sacro. La sola concessione fatta alla devozione riguarda il godimento.

La prossimità della morte è sempre lezione di edonismo per un animo lucido. Godere, dunque, finché c’è ancora tempo.

L’ateismo è la condizione di possibilità dell’edonismo: l’esistenza di Dio è incompatibile con la libertà degli uomini.

Non ci sono altre soluzioni: o l’ideale ascetico, il rifiuto della carne e del corpo, il disprezzo del sensibile e l’eliminazione del mondo reale, oppure l’edonismo, il riconoscimento dell’importanza dei sensi, delle passioni, del corpo e della vita.

Non rimandare mai, non rinviare mai a domani un piacere possibile qui e ora, non abbandonare mai la preda per l’ombra. Vivere, vivere e ancora vivere.

Ogni esistenza è costruita sulla sabbia, e la morte è la sola certezza che abbiamo. Più che di addomesticarla, si tratta di disprezzarla. L’edonismo è appunto l’arte del disprezzo.

Solo il godimento importa, il resto è libera interpretazione e questione soggettiva. Corpo in movimento, carne attraversata da energie piacevoli, libera da tensioni sgradevoli, organi stimolati per il piacere che possono procurare: l’edonismo è una filosofia della materia corporale, una saggezza dell’organismo.

Foto di Michel Onfray
Esiste un solo mondo e ogni offerta di un oltremondo ci fa perdere l'uso e il beneficio
del solo mondo esistente. È questo il vero peccato mortale. (Michel Onfray)

Trattato di Ateologia
Fisica della metafisica - Traité d’athéologie. Physique de la métaphysique, 2005
© 2005 Fazi Editore - Selezione Aforismario

Come a un'era precristiana è seguita un'era cristiana, inevitabilmente sta per seguire un'era postcristiana.

Contro tutte le teologie strampalate, preferisco fare appello alle correnti di pensiero alternative alla storiografia filosofica dominante: burloni, materialisti, radicali, cinici, edonisti, atei, sensisti, gaudenti. Essi sanno che esiste un solo mondo e che ogni offerta di un oltremondo ci fa perdere l'uso e il beneficio del solo mondo esistente. È questo il vero peccato mortale.

Dappertutto ho constatato quanto gli uomini favoleggiano per evitare di guardare in faccia la realtà. La creazione di oltremondi non sarebbe molto grave se non venisse pagata a caro prezzo: l’oblio della realtà, e dunque la colpevole negligenza del solo mondo esistente. 

Dio non è morto perché non è mortale. Una finzione non muore.

Dirsi ateo è difficile; atei si è chiamati, e sempre nella prospettiva insultante di un'autorità impaziente di condannare.

Ecco il pericolo dell'atomismo e del materialismo: esso rende metafisicamente impossibile le futilità teologiche della Chiesa! All'analisi atomica contemporanea, nel pane e nel vino si riscontra unicamente la predizione di Epicuro: materia.

Gli oltremondi mi sembrano subito contromondi inventati da uomini stanchi, sfiniti, essiccati dai ripetuti viaggi tra le dune o sulle piste pietrose arroventate. Il monoteismo nasce dalla sabbia.

I teisti hanno un bel fare contorsioni metafisiche per giustificare il male sul pianeta pur affermando l'esistenza di un Dio al quale nulla sfugge. I deisti sembrano meno ciechi, gli atei sembrano più lucidi.

Il regno dei cristiani non è di questo mondo, certo, ma per quale motivo trascurarlo quando per giunta permette il fasto, l'oro, la porpora, l'argento, il potere, la potenza, tutte virtù evidentemente dedotte dai messaggi del figlio del falegname?

Il rifiuto dei Lumi caratterizza le religioni monoteistiche: esse preferiscono le notti della mente utili per alimentare le loro favole.

Il silenzio di Dio permette la chiacchiera dei suoi ministri che usano e abusano dell’epiteto: chiunque non crede al loro Dio, dunque a loro, diventa immediatamente un ateo. 

L'epoca sembra atea, ma solo agli occhi dei cristiani o dei credenti. In realtà, è nichilista.

L'ultimo Dio sparirà con l'ultimo uomo. E con lui spariranno il timore, la paura, l'angoscia, macchine per creare divinità.

La negazione di Dio non è uno scopo, ma un mezzo per arrivare a un'etica postcristiana o francamente laica. 

La religione deriva da una forma di razionalità primitiva, genealogica e datata. Riattivare questa storia di prima della storia significa rallentare, se non addirittura portare fuori strada, la storia di oggi e di domani. 

Le tre religioni monoteistiche esortano a rinunciare a vivere qui e ora col pretesto che un giorno bisognerà rassegnarvisi: magnificano un aldilà (fittizio) per impedire il pieno godimento dell'aldiquà (reale). Il loro carburante? La pulsione di morte e infinite variazioni sul tema.

Meslier ha negato ogni divinità, d'Holbach ha smontato il cristianesimo, Feuerbach ha decostruito Dio, Nietzsche rivela la trasvalutazione: l'ateismo non deve funzionare solo come una fine. Sopprimere Dio, certo, ma per fare che cosa? Un'altra morale, una nuova etica, valori inediti, impensati perché impensabili, ecco ciò che rende possibile la realizzazione e il superamento dell'ateismo. Un compito temibile e riservato al futuro. 

Mosè, Paolo di Tarso, Costantino, Maometto, in nome di Jahwèh, Gesù e Allah, loro utili finzioni, si danno da fare per gestire le forse oscure che li invadono, li agitano e li tormentano. Proiettando sul mondo le loro perfidie essi lo oscurano ancora di più e non si liberano da nessuna pena. L'impero patologico della pulsione di morte non si cura con un'irrorazione caotica e magica, ma con un lavoro filosofico su di sé. Un'introspezione ben condotta ottiene che arretrino i sogni e i deliri di cui si nutrono gli dèi. L’ateismo non è una terapia, ma una salute mentale recuperata. 

Nel nome di Dio, la Storia ne è testimone, i tre monoteismi fanno scorrere incredibili fiumi di sangue per secoli! Guerre, spedizioni punitive, massacri, assassini, colonialismo, etnocidi, genocidi, crociate, inquisizioni, oggi l'iperterrorismo planetario

Non esiste nessun termine per qualificare positivamente colui che non si sottomette alle chimere se non questa costruzione linguistica che inasprisce l'amputazione: a-teo, dunque, ma anche mis-credente, a-gnostico, non-credente, ir-religioso, in-credulo, a-religioso, empio e tutti i termini che da essi derivano: irreligione, miscredenza, empietà ecc. Niente per indicare l'aspetto solare, affermativo, positivo, libero, forte, dell'individuo che si colloca oltre il pensiero magico e le favole. 

Ogni teocrazia rende impossibile la democrazia. Meglio: un sospetto di teocrazia impedisce l'esistenza stessa della democrazia.

Smettiamola di associare il male sul pianeta all'ateismo! L'esistenza di Dio, mi sembra, nella storia ha generato in suo nome ben più battaglie, massacri, conflitti e guerre che pace, serenità, amore del prossimo, perdono dei peccati o tolleranza.

Venire al mondo significa scoprire di essere per la morte; essere per la morte significa vivere giorno per giorno la delusione della vita.

La potenza di esistere
Manifesto edonista - La puissance d'exister. Manifeste hedoniste, 2006
© 2009 Ponte alle Grazie

La prova del filosofo? La sua vita. Un'opera scritta senza la vita filosofica che l'accompagna non merita un secondo di fatica.

Il filosofo è tale ventiquattro ore su ventiquattro, anche nelle sue note della spesa.

La scena filosofica? Non la scuola, l'università, il luogo chiuso, ma il teatro aperto del mondo e della vita quotidiana.

Il crepuscolo di un idolo
Smantellare le favole freudiane - Le Crépuscule d'une idole. L'Affabulation freudienne, 2010
© 2011 Ponte alle Grazie

Il freudismo e la psicoanalisi riposano su una gigantesca affabulazione, a sua volta fondata su una serie di leggende. Freud disprezzava la filosofia e i filosofi, ma non fu che un filosofo, autore di una soggettiva psicologia letteraria.

La filosofia è anzitutto un’arte di pensare la vita e vivere il proprio pensiero, una verità pratica per guidare la propria barca esistenziale.

Il post-anarchismo spiegato a mia nonna
Le postanarchisme expliqué à ma grand-mère. 2012 © 2013 Elèuthera

Il libertario è tale solo per quello che fa concretamente nel corso della sua vita.

Non concedere più al potere il consenso che lo costituisce, bensì creare qui e ora le condizioni concrete di una rivoluzione libertaria.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori francesi: André Comte-Sponville - Michel Houellebecq