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Frasi e battute di Totò (Antonio de Curtis)

Raccolta delle frasi più belle e delle battute più divertenti di Totò tratte dai suoi tantissimi film. Il nome di Totò, com'è noto, è lo pseudonimo dell'attore, comico, sceneggiatore e poeta italiano Antonio de Curtis (Napoli, 1898 - Roma 1967), detto "il principe della risata", tra i più popolari interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani.

La grande quantità di film interpretati da Totò a volte è andata a discapito della qualità, e non sono mancate le critiche nei suoi confronti. Secondo la testimonianza dell'amata compagna Franca Faldini, qualche tempo prima di morire, Totò avrebbe affermato: 
"Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire". (Intervista di Maurizio Costanzo, Bontà Loro, Rai 1, 1977).
Tutte le citazioni riportate in questa raccolta sono in ordine cronologico secondo l'anno d'uscita del film da cui sono tratte. Inoltre, in appendice è riportato il testo integrale della famosa lettera scritta da Totò e Peppino De Filippo nel film La malafemmina (1956). 
Oltre alle tante battute, motti, lazzi e frasi divertenti, su Aforismario sono riportate anche alcune tra le più note poesie di Totò, come 'A livella, in lingua originale napoletana e traduzione in italiano. [Trovi il link in fondo alla pagina].
Foto di Totò (Antonio de Curtis)
Non sono brutto, ma mi arrangio. (Totò)

Fermo con le mani, 1937
Toglimi una curiosità, tuo zio è sempre morto?

La mia faccia non mi è nuova, ce l'ho da quando sono nato.

Non mi sono insediato: qui non ci sono sedie.

Parli come badi, sa!

Il funzionario civico municipale è un aggettivo qualificativo di genere funzionario, il funzionario fisiologicamente funziona con la metamorfosi della leptempsicosi, la fase del funzionamento muove la leva idraulica delle cellule che, agendo sull'arteriosclerosi del soggetto patologico, lo fa funzionare nell'esercizio delle proprie funzioni Non ha capito che cosa vuol dire? Beh, nemmeno io.

San Giovanni decollato, 1940
Che cosa ho chiesto a San Giovanni? Un terno? una quaterna? una cinquina? Niente di tutto questo, ma una sciocchezzuola, una bazzecola, una quisquilia, una pinzillacchera: far cadere la lingua a mia moglie.

Lo stomaco mi funziona benissimo: non ho appetito perché sono dissidente.

Non so leggere, ma intuisco.

Se non sapete fare il calzolaio, fate il farmacista. Calzolai si nasce, non si diventa.

Due cuori fra le belve, 1943
L'uomo discende dalla scimmia. Io no perché sono raccomandato.
Il ratto delle sabine, 1945
Aristofane è morto? E quando è successo? Duemila anni fa? Dio, come passa il tempo.

Anche se è civile, la morte sempre morte è.

Voi siete un attore e io vi ammiro, come uomo e come cane, ma voi non potete essere stato una spalla, voi non avete mai fatto nemmeno il ginocchio.

I due orfanelli, 1947
Chi dice che i soldi non fanno la felicità, oltre a essere antipatico, è pure fesso.

Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsa nera, la borsa nera rifà il denaro, il denaro rifà la guerra.

I giovani servono solo per certe cose, e spesso neanche per quelle.

Io non so leggere, so soltanto scrivere.

Fifa e arena, 1948
Io non rubo, integro. D'altra parte in Italia chi è che non integra?

A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?

Sono ghiotto di ossibuchi, ma mangio solo il buco perché l'osso non lo digerisco.

Che tipi di topi sono? Topazi? Bene, si possono eliminare con la toponomastica, ma il gatto rimane sempre il rimedio migliore.

Io tacio, ma non capisco un cacio.

Ne capitano di tutti i colori: guerre, rivoluzioni, terremoti, calamaretti fritti...

Ottimista, pessimista, esistenzialista... Veramente io sono farmacista.

Vola spesso lei? Allora è un volatile, io sono un mammifero.

Totò al Giro d'Italia, 1948
Disse un pescatore: a pesce donato non si guarda in bocca.

Il ciclismo: un esperimento di propulsione con carica abbinata con un mezzo metallico, munito di punzone e campanello.

Jellato io? Ma se avevo uno zio con una gobba che era una bellezza!

Per i campioni sportivi, niente fumo, niente vino e niente donne. Ma allora che vincono a fare?

Sono pallido come un morto: mi alleno.

Volere è potere, volare è potare.

Si dice che l'appetito vien mangiando, ma in realtà viene a stare digiuni.

Totò cerca casa, 1949
Lei vuole sposare mia figlia? No, non se ne fa niente: a me i generi non interessano, a meno che non siano alimentari.

La vedova è la moglie di un cadavere.

Signora, ma come, lei si spoglia così davanti a un uomo maschile?

Futurista? impressionista? realista? Veramente io sono socialdemocratico monarchico napoletano.

Lei è venuto per un decesso? Ho capito, vada in fondo in destra.

Totò Le Mokò, 1949
Io sono integro e puro, sia di corpo che di spirito: non ho commesso peccati né di carne né di pesce.

Lei è un cretino: si specchi, si convinca.

Totò cerca moglie, 1950
Una ragazza con gli occhi a mandorla, la bocca a ciliegia e le guance di pesca.

Non sarà mica un'ortolana? Mah! Purché non abbia il naso a patata e la testa a pera.

Il matrimonio non m'interessa, voglio restare nubile. Lo so, si dice celibe; ma tanto, nubile o celibe, sempre scapolo è.

Io sposare una come me? Brutta e racchia, allora? No, non se ne fa niente, meglio una delle mie condizioni, con la condizionale.

L'aria condizionata è un prodotto della civiltà, ma io mica mi posso prendere una polmonite civile.

Vado soggetto ad amnistie cerebrali.

Vorrei una moglie, possibilmente di prima mano.

Signora, sono a sua completa disposizione, corpo, anima e frattaglie.
Totò sceicco, 1950
Avete fatto caso che i ribelli hanno la faccia da cretini?

Hai perso un occhio per la causa? Mi dispiace, ma chi te lo fa fare a perdere tempo con le cause? Vanno sempre per le lunghe e poi gli avvocati costano cari. Non fare il causillo!

Ho cercato di fermarlo con la forza, c'è stato un vero colluttorio.

Il sole africano è tremendo... produce colpi d'insolenza.

Morire, morire, che noia! Tutto il giorno sotto terra, con le solite facce dei vermiciattoli. È vero, ci sono i fuochi fatui, ma solo la domenica. Per il resto della settimana si sta chiusi in cassa: una vita da morti.

Sono bello piaciucchio, ho il mio sex appello.

È vero, ho rubato per venticinque anni, ma l'ho fatto per alleviare le sofferenze di un orfano, povero, senza casa, senza madre, né padre: io.

Ho cercato di fermarlo con la forza, c'è stato un vero colluttorio.

Totòtarzan, 1950
Lei la faccia del cretino ce l'ha: s'informi.

Cara, di cognome ti chiami Ranocchia? Vieni, andiamo a fare un girino.

Sono un uomo della foresta, un forestiero.

La civiltà è avere tutto quello che vuoi quando non ti serve.

Totò terzo uomo, 1951
Si dice che l'occasione fa l'uomo ladro, ma anche per la donna non ci metterei la mano sul fuoco.

Vorrei un caffè corretto con un po' do cognac, più cognac che caffè... anzi, giacché si trova, mi porti solo una tazza di cognac e non se ne parla più.

Non bevi, non fumi, non vai con le donne; lo vuoi un consiglio? Sparati?

Totò a colori, 1952
La serva serve, soprattutto se è bona, serve eccome!

Parli come badi!

Ogni limite ha una pazienza.

Sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo.

Totò e Carolina, 1953
Nella vita non siamo mai soli, abbiamo sempre qualche appendicite.

Il mio naso ha molto fiuto, vale a dire è un fìutatoio.

In che mondo viviamo! Non c'è pace, non c'è Dio, non c'è igiene.

In via eccezionale, non si potrebbe sapere che intenzioni ha Nostro Signore?

Io sono fortunato, io: ho la macchina rovinata, un vestito quasi nuovo da buttare via, la salute manomessa, forse una broncopolmonite con prognosi riservata, la capa scassata. Ah, come sono felice, come godo, che goduria!

La battona ammalata: è un caso peripatetico, chiamatemi il primario.

Un po' di rispetto, è un cadavere morto!
Foto di Totò (Antonio de Curtis)
Futurista? impressionista? realista?
Veramente io sono socialdemocratico monarchico napoletano. (Totò)

Un turco napoletano, 1953
C'era una donna che gli uomini li faceva cadere per terra stecchiti. Non che fosse particolarmente affascinante, ma portava jella.

Due secondini fanno un quartino, quattro secondini fanno un mezzo litro.

Evado di giorno perché non mi va di essere un evaso di notte.

Io sono nato col destino di essere forte, la mia è la forza del destino.

Le scarpe le voglio larghe di dentro e strette di fuori. Sapete, ho i piedi che mi hanno fatto una cattiva riuscita.

Signora, per amor suo sono disposto a farmi fare a pezzi da suo marito: tanto, pezzo in più, pezzo in meno...

Sono un forziero, per questo sono un donnaiolo. Alle donne piacciono gli uomini forti. Dal mio aspetto non si direbbe, la mia forza è truccata: sono un falso debole.

Mi sono seduto su una sedia che aveva un chiodo sul fondo e mi sono fatto male ai paesi bassi.

Il medico dei pazzi, 1954
Andiamoci a fare una bella passeggiata al cimitero: ci facciamo due risate, tanto più che domani è il 2 novembre.

Lasciatemi in pace, ché ho un capello per diavolo.

Per me sono tutti uguali, uomini e porci.

Non sono cretino, sono stato cretino un solo giorno: quello del matrimonio.

Signore, di sua moglie mi piace tutto, tranne il marito.

Miseria e nobiltà, 1954
Io non faccio il cascamorto, se casco, casco morto per la fame.

Totò cerca pace, 1954 
Avete fatto caso che l'ultima domenica di Carnevale i cimiteri sono un mortorio?

Però... per essere una parente è gentile... sembra un'estranea.

Sprizzo salute da tutti i pori, sono uno sprizzatoio.

Dagli amici mi guardi Iddio che dai parenti mi guardo io.

Totò all'inferno, 1955
Se ho fornicato? Io nella vita ho fornicato sempre, mi chiamavano il fornichiere!

Il diavolo si è arrabbiato perché gli ho rotto le corna? Ma non si deve preoccupare, tanto, se è sposato, gli ricrescono.

Lei ha trentaquattro denti? Allora è bisestile.

Non sono esistenzialista, sono romanista democratico, ma qualche volta tifo per il Napoli.

Porga tante esequie alla sua signora.

Sono morto oggi, sono un morto di giornata.

Siamo uomini o caporali?, 1955
Io divido l'umanità in due categorie di persone: gli uomini e i caporali. Quella degli uomini è la maggioranza; quella dei caporali, per fortuna, è la minoranza. Gli uomini sono quelli costretti a lavorare come bestie tutta la vita, nell'ombra di un'esistenza misera. I caporali sfruttano, offendono, maltrattano, sono esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno. Li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l'autorità, l'abilità e l'intelligenza per farlo, ma con la sola bravura delle loro facce di bronzo, pronti a vessare l'uomo qualunque.

Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.

Dicono che sono un testimone oculare, ma io non ho oculato niente.

Mi piacciono i romanzi d'appendicite.

A Napoli ho conosciuto una famiglia che di cognome faceva Ossobuchi: era importata da Milano.

Ho preso una botta al malleolo del cervello e per poco non mi veniva la meninge. Ma pensiamo alla salute.

Voi non sapete chi sono io! I miei successi sono proverbiali, alla Scala di Milano, all'ippopodromo di Londra...

La banda degli onesti, 1956
Ho mandato mia moglie e i miei figli a un funerale, così si divagano un po'.

I soldi si fabbricano al Policlinico dello Stato.

Il pavimento è una schifezza, lo so, e mi scuso a nome suo. La prossima volta lo incarto.

Mi piace un soprabito inventato dagli americani, il cocomero, quello che si allaccia coi calamari.

O sei roso dai morsi della coscienza, o da quelli della fame.

Totò, lascia o raddoppia?, 1956
Che mani meravigliose che ha! Ma, mi dica, sono proprio le sue?

Cavalli celebri: il cavallo di Troia, i cavalli di Frisia, piazza Magnacavallo e il cavallo dei pantaloni.

Ho rifiutato l'invito a una partita a polo perché soffro il freddo.

Sotto le armi, sotto tutela, sotto processo, sempre sotto a qualche cosa si deve stare.

Lei è il notaio Baracca? Sinistrato?

Totò, Peppino e i fuorilegge, 1956
Mia moglie è peggio che brutta: è racchia.

Mia moglie è un tipo apprensivo: sta sempre ad Anzio per me.

Non bisogna mai cambiare le donne in tavola.

Non ho paura dei rospi perché sono abituato a mia moglie.

Ho sofferto moltissimo, avevo sempre mia moglie davanti agli occhi. Altrimenti che sofferenza era?

Io e il mio amico siamo ricchi sfondati; io sono il ricco, lui lo sfondato.

Io la cena fredda la lascio riscaldare: a me la cena fredda piace calda.

Sei un cafone, hai agito con modi interurbani.

Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956
Ho un fratello di nome Peppino: io sono il primogenio, lui il secondogenio, ma è un cretino.

Milano è la capitale del Nord, noi sudisti stiamo sotto lo stivale.

Per andare a Milano ci vogliono quattro giorni di mare, a meno di non andare a piedi.

Sono napoletano, membro della CNEF: 'cca nisciuno è fesso.

Più conosco gli uomini, più amo le bestie.

Adesso che stiamo a Milano, finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?

Totò a Parigi, 1958
Signore, scusi se mi disturba!

La mia fame è atavica: vengo da una dinastia di morti di fame!

Non tutti i mali vengono per suocere!

I tartassati, 1959
Giulietta e Romeo non potevano sposare per colpa delle loro famiglie: i Cappelletti e gli Agnolotti.

Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.

Prendo tre caffè alla volta per risparmiare due mance.

Quando incontro la tributaria, mi si chiude la bocca dello stomaco.

Sant'Agostino si interessava di tasse e ha dichiarato che se i tributi sono troppo alti, non è peccato non pagarli. Io obbedisco a Sant'Agostino, il patrono dei tartassati, per non arrivare nudo alla meta.

Vada come vada, la vita costa e il rischio è tutto mio.

Totò, Eva e il pennello proibito, 1959
Al mondo ci stanno tante donne, ma non tutte ci stanno. Starci è l'imperfetto del verbo pomiciare.

Cara, ardo dal desiderio, siamo qui per un'avventura... e allora avventuriamoci!

In Spagna le ragazze si chiamano ciche? Allora mi trasferisco e mi metto a raccogliere le ciche.

Non mi uccida, sono figlio unico!

Lei è un cretino, s'informi! 
[vedi "Citazioni errate" su Aforismario].

Chi si ferma è perduto, 1960
L'orologio a cucù si è guastato perché il becco dell'uccellino si era tappato, il suono gli usciva dalla parte opposta del corpo e, naturalmente, era una fetecchia: sono cose che possono capitare a tutti.

Lei è la sorella? E da quanto tempo?

Lei vuol fare il facente funzione? Ebbene, lo voglio fare anch'io. Modestamente, funziono benissimo.
Meglio un ambo oggi che una gallina domani.

Mi chiamo Guardalavecchia, ma guardo dove mi pare.

Se conosco Shakespeare? Lo conosco benissimo, in casa lo chiamavamo William. C'è del marcio in Danimarca? Mah...

Si vede che lei è esuberante, esuberatore!

Sono napoletano e quindi ho molta stitichezza col caffè. Pardon, volevo dire dimestichezza: è stato un qui pro quo.

Sono superiore a lei per cultura, per nascita e per censo, superiore al censo per censo.

Sono vent'anni che lei dice di essere un perito, ma non perisce mai. Ma perisca una buona volta, mi faccia il piacere!

Tu mi porterai dal pèlago alla riva a cercare il pèlago nell'uovo.

Signori si nasce, 1960
Cara, ti vergogni di me perché sei vestita? Io sono in maniche di mutande.

Era una donna meravigliosa, con gli occhi verdi, i capelli rossi, l'abito azzurro e le scarpe gialle. Volete sapere come è andata a finire? In bianco.

I domestici sono nemici pagati. Io il mio non lo pago per non offenderlo.

Io ballo meglio di Rodolfo, ma non è Valentino, è un mio amico che si chiama Rodolfo Chiappetta e non sa ballare.

La vita... è una cambiale.

La donna è mobile e io mi sento un mobiliere.

Le corna, altrimenti dette cofecchie: moglie e marito si cofecchiano in continuazione,

Perché si chiamano donnine allegre se ridono così poco?

Sai perché i baroni sono bravi a giocare a biliardo? Perché hanno dimestichezza con le palle.

Sei bella, conturbante e, se mi consente, adiacente.

Signori si nasce, cretini si muore.

Signore si nasce, e io lo nacqui, modestamente.

Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, 1960
Che tempi! Gli ospedali tutti pieni, i cimiteri esauriti.

Il capogabinetto? Ma come, in un ministero così grande c'è un solo gabinetto?

La nostra è un'epoca atonica, un'epoca di reattori, missili, metropolitane e stelle filanti.

Se il ragazzo che vuoi sposare è bello, vuol dire che non ha una lira: i fidanzati ricchi sono racchi.

Vi conoscete appena e già volete sposarvi? E che è, un matrimonio tra telegrafisti?

Totòtruffa 62, 1961
Vuole vedere il mio curriculum? Ma qui, davanti a tutti? No, non posso... ci sono delle signore.

Non mi guardi con quegli occhiacci... lei con quegli occhi mi spoglia... Spogliatoio!

Lo so, dovrei lavorare invece di cercare fessi da imbrogliare, ma non posso, perché nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro.

Totò, Peppino e la dolce vita, 1961
Abusivi di tutti i posteggi, urbani e interurbani, unitevi e chiedete al ministro un posteggio al sole.

Ci sono degli anni con febbraio di ventinove giorni e tutto va male: sono gli anni bisestitici.

Diamoci alle orge, facciamocela questa orgiata. Orgiata per due!

I ministri passano, gli uomini restano.

Il cha cha cha è un proverbio cinese.

Pitone, Pitone, questo nome non mi è nuovo. Mi tolga una curiosità: sua sorella si chiama Boa?

I due marescialli, 1962
Lo so, sono vigliacco, ma sono vivo: meglio un vigliacco vivo che un coraggioso morto.

Questo caffè è una ciofeca! Sull'insegna, invece che «Caffè dello Sport», dovete scrivere «Ciofeca dello Sport».

Sono un osso duro, sono tutt'osso.

Totò contro Maciste, 1962
Elena di Troia... Troia... Troia: questo nome non mi è nuovo.

Io prode? No, a me non mi prode nulla.

Non sono brutto, ma mi arrangio.

Qui si abusa, si strabusa.

Il comandante, 1963
Il lavoro: una vita sotto la dipendenza di un uomo qualunque.

La vita è una lotta continua e discontinua.

Il monaco di Monza, 1963
A me mi porta male il 13, ma anche il 14, il 15 e il 17. Peggio di cosi non si può andare.

Abbiamo vegliato la salma per tutta la notte; è stato un veglione.

C'è libero accesso? Va bene, ma in questo momento non ho bisogno.

Lei discende dai Borboni? Allora siamo parenti: da piccolo in casa tenevo un barboncino.

Su con la vita, perché si muore.

Che fine ha fatto Totò baby?, 1964
A volte, anche un cretino ha un'idea.

I parenti sono come le scarpe: più sono stretti e più ti fanno male.

Il perfetto delinquente deve essere immorale, amorale, asessuale e incorruttibile.

Ladri si nasce, facchini si diventa.

Lei è vedovo di moglie? Colgo l'occasione per farle le mie congratulazioni.

Prosseneta a me? Ma come si permette? Io sono un pappa, il mio non è un lavoro, è una vocazione, una missione: sono un pappa missionario.

Totò d'Arabia, 1965
A chi va sul cammello viene spesso il mal di mare. È per questo che i cammelli sono detti le navi del deserto.

Donne, non scappate davanti a me; ché, mi avete preso per uno spaventapassere?

Nel deserto c'è un sole, un sole che spacca le sabbie.

Sono caduto e mi sono fatto male al vòmero.
Foto dal film Totò, Peppino e... la malafemmina
Adesso che stiamo a Milano, finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?
(Totò, Peppino e... la malafemmina, 1956)

La lettera
Totò e Peppino De Filippo in ...la malafemmina

Totò: Giovanotto, carta, calamaio e penna, su, avanti, scriviamo! Dunque, hai scritto?
Peppino: Eh! Un momento, no!
T.: E comincia, su! - P.: Carta, calamaio e penna...
T.: Oh!... - P.: 'A carta…
T.: Oh!... Signorina... signorina... - P.: Dove sta?
T.: Chi è? - P.: La signorina.
T.: Quale signorina? - P.: Hai detto "signorina!"
T.: È entrata una signorina? - P.: E che ne so!... Avanti!
T.: Animale! Signorina è l'intestazione autonoma... della lettera... Oh! Signorina... Non era buona quella signorina lì? - P.: L'ho macchiata.
T.: Signorina, veniamo... veniamo... - P.: Veniamo...
T.: Noi... - P.: Noi...
T.: Con questa mia addirvi... - P.: Con questa...
T.: Veniamo noi con questa mia addirvi... - P.: Mia... a dirvi...
T.: Addirvi, una parola...  addirvi! - P.: A dirvi una parola...
T.: Che... - P.: Che!
T.: Che! - P.: Che?
T.: Che! - P.: Uno... quanti?
T.: Che? - P.: Uno che?
T.: Uno che! - P.: Che.
T.: Che! Scusate se sono poche. - P.: Che...
T.: Che, scusate se sono poche, ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno specie che questanno, una parola, questanno c'è stato una grande moria delle vacche... - Peppino: Una grande...
Totò: Come voi ben sapete. Punto! - Peppino: Punto.
Totò: Due punti! Ma sì, fai vedere che abbondiamo, abbondandis adbondandum. Questa moneta servono... questa moneta servono... questa moneta servono a che voi vi consolate... Aho! Scrivi presto! - P.: Con l'insalata...
T.: Che voi vi consolate... - P.: Ah! con... avevo capito con l'insalata...
T.: Voi vi consolate... non mi fare perdere il filo, che ce l'ho tutto qui! - P.: Avevo capito con l'insalata!
T.: Dai dispiacere... dai dispiacere che avreta... che avreta... che avreta... e già, è femmina, è femminile, che avreta perché... perché? - P.: Non so!
T.: Che è non so? - P.: Perché che cosa?
T.: Perché che? Oh! Perché… - P.: Ah! Perché qua...
T.: Dai dispiaceri che avreta perché… è aggettivo qualificativo, no? - P.: Io scrivo...
T.: Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii, che siamo noi medesimo di persona − ma che stai facendo 'na faticata? Si asciuga il sudore! − che siamo noi medesimi di persona, vi mandano questo... - P.: Questo...
T.: Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura... - P.: Laura....
T.: Laura, che deve tenere la testa al solito posto, cioè... - P.: Cioè...
T.: Sul collo. Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola. - P.: Troppa roba!
T.: Salut... Lascia fare! Che dicono che noi siamo provinciali, che siamo tirati. - P.: Ma è troppo!
T.: Salutandovi indistintamente... salutandovi indistintamente... sbrigati! Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, che siamo noi... apri una parente, apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi. - P.: Caponi...
T.: Hai aperto la parente? Chiudila! - P.: Ecco fatto.
T.: Volevi aggiungere qualcosa? - P.: Ma io se... beh!.. senza nulla a pretendere, non c'è... non c'è bisogno... - T.: In data odierna.
P.: Beh!, ma poi si capisce... - T.: Va bene, si capisce.
T.: Piega i lembi, avanti, svelto. - P.: Ecco fatto!
T.: Chiudi, andiamo. - P.: Ecco fatto, andiamo.

Note