Frasi e citazioni di Wilhelm Reich

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Wilhelm Reich (Dobrzcynica 1897 - Lewisburg 1957), psichiatra e psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense. Wilhelm Reich, allievo di Sigmund Freud, è noto per le sue ricerche sul ruolo sociale della sessualità e per i suoi studi sul rapporto tra autoritarismo e repressione sessuale.
Le seguenti riflessioni di Wilhelm Reich sono tratte da due delle sue opere più importanti: Psicologia di massa del fascismo (Massenpsychologie des Faschismus, 1933) e La rivoluzione sessuale (Die Sexualitaet im Kulturkampf, 1936).

Foto di Wilhelm Reich
Ogni specie di moralismo è negazione della vita. (Wilhelm Reich)

Psicologia di massa del fascismo
Massenpsychologie des Faschismus, 1933

La mentalità fascista è la mentalità dell'«uomo della strada» mediocre, soggiogato, smanioso di sottomettersi ad un'autorità e allo stesso tempo ribelle. (Prefazione)

Il fascismo, nella sua forma più pura, è la somma di tutte le reazioni irrazionali del carattere umano medio. (Prefazione)

Il fascismo ideologicamente è la ribellione di una società malata mortalmente sia sul piano sessuale che economico contro le dolorose ma decise tendenze del pensiero rivoluzionario verso la libertà sessuale ed economica, una libertà al solo pensiero della quale l'uomo reazionario viene assalito da una paura mortale. (Prefazione)

La ribellione fascista nasce sempre laddove una emozione rivoluzionaria viene trasformata in illusione per paura della libertà. (Prefazione)

La sociologia marxista contrapponeva per ignoranza della psicologia di massa il «borghese» al «proletario». Questo è psicologicamente sbagliato. La struttura caratteriale non si limita al capitalista, ma impregna i lavoratori di tutte le professioni! Vi sono capitalisti liberali e lavoratori reazionari. "Non esistono confini caratteriali di classe". (Prefazione)

L'uomo educato e formato autoritariamente non conosce le leggi naturali della autoregolazione, non ha alcuna fiducia in sé stesso; ha paura della propria sessualità perché non ha mai imparato a viverla naturalmente.

Il senso di colpa sessuale spezza il naturale decorso orgastico della fusione sessuale e crea ingorghi sessuali che si sfogano in diversi modi. Compaiono ora le nevrosi, le aberrazioni sessuali e la sessualità dissociata come fenomeni sociali permanenti.

La costrizione all'autocontrollo sessuale, al mantenimento della rimozione sessuale porta allo sviluppo di idee irrigidite, caratterizzate da accenti emotivi di onore e dovere, di coraggio e di autocontrollo.

La famiglia autoritaria è il primo essenziale luogo di riproduzione di qualunque mentalità reazionaria, la fabbrica dell'ideologia e della struttura reazionarie. Perciò la «protezione della famiglia», cioè della famiglia autoritaria e con prole numerosa, è il primo imperativo di ogni politica culturale reazionaria. Questo si nasconde essenzialmente dietro la frase della «protezione dello stato, della cultura e della civiltà».

Le inibizioni e debilitazioni sessuali, che costituiscono le più importanti basi dell'esistenza della famiglia autoritaria e che sono le basi essenziali della formazione della struttura del piccolo borghese, vengono ottenute con l'aiuto della paura religiosa, che in questo modo si riempie di senso di colpa sessuale, ancorandosi emotivamente in profondità.

Lo Stato autoritario ha un interesse immenso nella famiglia autoritaria: "essa è diventata la sua fabbrica strutturale e ideologica" .

L'inibizione morale della sessualità naturale del bambino, la cui ultima tappa è una grave limitazione della sessualità "genitale" del bambino piccolo, rende quest'ultimo pauroso, timido, timoroso dell'autorità, ubbidiente, «buono» ed «educabile» in senso autoritario.

Se si esaminano le ideologie ecclesiastiche, fasciste, e altre ideologie reazionarie nel loro contenuto inconscio, se ne individuerà la natura di reazioni essenzialmente difensive, provocate dalla paura dell'inferno inconscio che ciascuno porta in sé.

Si ha spesso l'impressione che l'affermazione della libertà personale e sociale sia accompagnata da paura e da senso di colpa. Come se essere liberi fosse un peccato proibito o almeno una cosa non del tutto corretta.

Sia la morale sessuale che inibisce la volontà di libertà, sia quelle forze che favoriscono gli interessi autoritari traggono la loro energia dalla sessualità rimossa.

Un capo o l'esponente di un'idea può avere successo solo quando (anche se non in una prospettiva storica, almeno in una prospettiva limitata), "la sua concezione personale, la sua ideologia o il suo programma trovano riscontro nella struttura media di un largo strato di individui che fanno parte della massa".

La rivoluzione sessuale
Die Sexualitaet im Kulturkampf, 1936

Il comportamento patologico dell'individuo medio della massa manifesta chiaramente gli stessi aspetti che ci sono familiari attraverso l'osservazione dei singoli pazienti: una generale inibizione sessuale; il carattere coercitivo delle prescrizioni morali; l'incapacità di considerare compatibili la soddisfazione sessuale e le realizzazioni del lavoro; la particolare convinzione che la sessualità dei bambini e degli adolescenti sia un'aberrazione patologica; il non riuscire a concepire altra forma di sessualità che non sia una monogamia destinata a durare tutta la vita; la mancanza di fiducia nelle proprie forze e nel proprio giudizio, e quindi l'acuto bisogno di una figura di padre onnisciente che faccia da guida, eccetera.

È vero che il rifiuto dei desideri sessuali infantili è il presupposto della sessualità normale; ma anche una vita sessuale normale con una soddisfazione effettiva è un presupposto indispensabile per abbandonare definitivamente gli obiettivi dell'istinto infantile.

La futura evoluzione sociale - se saprà il fatto suo - non abolirà di punto in bianco la regolazione morale. Cercherà di trasformare la struttura umana in modo da mettere gli individui in grado di vivere e di lavorare nella società senza altra autorità e pressione morale che la loro indipendenza e una disciplina veramente spontanea, che non può essere imposta dall'esterno.

Finché non si riuscirà a trasformare la struttura umana al punto che la naturale regolazione delle energie biologiche escluda automaticamente ogni tendenza antisociale, sarà impossibile abolire la regolazione morale.

Nel conflitto tra istinto e principi morali, tra ego e mondo esterno, l'organismo è costretto a «corazzarsi» tanto contro l'istinto quanto contro il mondo circostante; è una rigida corazza che si risolve inevitabilmente in una limitazione delle facoltà vitali e di cui soffre la maggioranza degli uomini: è come se tra loro e la vita si innalzasse un muro. È in questa corazza che risiede la ragione chiave della solitudine di tanti uomini in seno alla collettività .

Oggi non c'è nessuno che abbia una struttura solidamente e pienamente affermatrice del sesso, perché tutti noi siamo passati attraverso un sistema educativo autoritario, religioso, sessuo-negativo.

È naturale non volere che l'essere amato sia abbracciato da un altro; ma è altrettanto innaturale - se non si hanno più rapporti sessuali con il proprio partner, come può capitare nel matrimonio o in altre relazioni di lunga durata - pretendere di proibirgli un'altra relazione .

La repressione sessuale è alla base della psicologia di massa di una «certa» civiltà e precisamente di quella «patriarcale e autoritaria», in tutte le sue forme. Errata invece è la formula secondo la quale la repressione sessuale sarebbe alla base della civiltà in generale.

La morale coercitiva, esemplificata nel dovere coniugale e nell'autorità familiare, è la morale dei vigliacchi e degli impotenti incapaci di ottenere con l'amore ciò che essi cercano invano di ottenere con l'aiuto della polizia e della legislazione matrimoniale.

I moralisti non riusciranno mai a capire che l'infelicità sessuale è parte integrale dell'ordinamento sociale che essi difendono.

L'esistenza di severi dogmi morali prova, e ha sempre provato, che i bisogni biologici e particolarmente i bisogni sessuali non sono soddisfatti. La regolazione morale di ogni tipo è di per sé sessuonegativa, condanna o non riconosce i bisogni sessuali naturali.

Lungi da noi l'intenzione di costringere a liberarsi della vita familiare chi quella vita desidera; epperò non intendiamo neanche permettere ad alcuno di costringere alla vita familiare coloro che non vogliono. Chi può vivere per tutta la vita nella monogamia lo faccia pure; ma chi non vi riesce, chi potrebbe esserne rovinato, deve avere l'opportunità di regolare differentemente la propria esistenza. Se si vuole instaurare una «nuova vita» bisogna rendersi conto delle contraddizioni inerenti all'antica.

Quella fabbrica di mentalità autoritarie che è la famiglia.

Ciò che vogliamo distruggere non è la famiglia, ma l'odio che la famiglia crea, la coercizione, anche se essa assume l'apparenza dell'«amore».

Ogni specie di moralismo è negazione della vita e il compito più importante di una società libera è quello di dare a tutti i suoi membri la possibilità di soddisfare i bisogni naturali.

Se esaminiamo la storia della repressione sessuale e l'origine della rimozione sessuale constatiamo che essa non ha inizio all'origine dello sviluppo culturale, e che quindi non è la premessa per lo sviluppo culturale, ma cominciò a formarsi solo relativamente tardi insieme al patriarcato autoritario e all'inizio della divisione in classi della società.

Note
Leggi anche le citazioni degli psicoanalisti: Sigmund Freud - Carl Gustav Jung - Alexander Lowen

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