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Frasi e citazioni sulla Sindrome di Peter Pan

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sulla sindrome di Peter Pan (o neotenia psichica), condizione psicologica di chi si rifiuta o è incapace di crescere, di diventare adulto e di assumersi delle responsabilità. La sindrome di Peter Pan, che non è inserita nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), prende il nome dal personaggio principale del romanzo (e testo teatrale) Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere, scritto da James Matthew Barrie nel 1904. L'attenzione sulla sindrome di Peter Pan è cresciuta in seguito alla pubblicazione del libro The Peter Pan Syndrome: Men Who Have Never Grown Up, pubblicato nel 1983 dallo psicologo Dan Kiley. 
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul confronto tra adulti e bambini, sull'immaturità, i mammoni, l'infantilismo e il bambino interiore. [I link sono in fondo alla pagina].
Gli uomini soli a trent'anni sono single, hanno la sindrome di Peter Pan,
noi donne sole a trent'anni siamo additate come Hannibal Lecter
all'ora dell’aperitivo! (Geppi Cucciari)
Se Peter Pan è il simbolo di un fenomeno che è cresciuto sempre più negli ultimi cento anni, cioè l’ostinata volontà di rimanere bambini, Peter Pan ci dice anche qualcosa di più inquietante: abbiamo perso i genitori come modelli, i punti di riferimento saldi, siamo stati abbandonati a noi stessi.
Francesco M. Cataluccio, Immaturità. La malattia del nostro tempo, 2004

Molti [...] hanno paura della profondità dei sentimenti. Forse non hanno mai conosciuto l'amore vero, sicuramente non vogliono affrontarlo. Per questi è sufficiente essere amati e non amare, essere cercati senza dover essere disponibili. Nutrono vanità e bisogno di conferme. Sono persone che soffrono del complesso di Peter Pan: un'immaturità che va ben oltre la giovinezza, tipica di uomini adulti che non compiono mai il grande passo, quelli che odiano il «per sempre», quelli che l'età che avanza non porta maturità ma invita alla fuga. Perché l'amore profondo e maturo è considerato sinonimo d'invecchiamento.
Paolo Crepet, Sull'amore, 2006

Il rifiuto di crescere è un fenomeno in espansione anche dal punto di vista generazionale, tanto da occupare l’intero arco della vita dell’uomo. Questa situazione di «stallo interiore», di impossibilità di passare alla fase adulta della vita, è stata recentemente ratificata anche come categoria psicologica, nota con il termine di Sindrome di Peter Pan.
Giovanni Cucci, La scomparsa degli adulti, su La Civiltà Cattolica, 2012

Come nella mitologia e nel romanzo di James Matthew Barrie, anche nella sindrome di Peter Pan alla base della condizione instabile ed errabonda di questo personaggio si trova per lo più l’assenza di relazioni affettive importanti, in particolare con i genitori, visti come freddi e distanti o incapaci di autorevolezza.
Giovanni Cucci, ibidem

Chi è affetto [dalla sindrome di Peter Pan] ricerca la propria infanzia perduta, comportandosi come se il tempo si fosse fermato, assumendo per tutta la vita la volubilità psichica e affettiva propria dell’adolescenza, imprigionato «nell'abisso tra l'uomo che non si vuole diventare e il ragazzo che non si può continuare ad essere». E, questo, anche se nel frattempo ci si è sposati e si è diventati genitori di figli con cui si finisce per entrare in concorrenza, imitandone atteggiamenti e modi di pensare.
Giovanni Cucci, ibidem

Ma che cosa significa essere adulti? Significa anzitutto accettare di non essere più bambini, rinunciando ai valori e atteggiamenti dell’età precedente per assumerne di nuovi: la rinuncia è la condizione della crescita.
Giovanni Cucci, ibidem

La continua popolarità e attualità di Peter Pan non dice soltanto di un disagio nella crescita. Questo personaggio è anche una forma di protesta nei confronti della fuga degli educatori, di coloro che possano rendere bello, anche se difficile, il compito di diventare adulti, lasciandolo solo.
Giovanni Cucci, ibidem

La scomparsa dell’adulto si traduce anche in una ridefinizione dei ruoli familiari: non sono più i figli a dover imparare dai genitori e a ricevere da loro norme e insegnamenti, ma al contrario sono i genitori che si conformano ai criteri e ai comportamenti dei figli, cercando in questo modo di ottenere la loro approvazione.
Giovanni Cucci, La scomparsa degli adulti, su La Civiltà Cattolica, 2012

Gli uomini soli a trent'anni sono single, hanno la sindrome di Peter Pan, noi donne sole a trent'anni siamo additate come Hannibal Lecter all'ora dell’aperitivo!
Geppi Cucciari, Meglio donna che male accompagnata, 2006

Questa è una società dove tutti vogliono sentirsi bambini, e si comportano di conseguenza. Rifiutano ogni responsabilità, pretendono di avere diritto a ogni capriccio, a ogni sciocchezza, pur di sentirsi «autentici». La televisione, il cinema, la società tutta favoriscono questo modo di fare. Per me questo problema è reale e grave perché essere bambini da adulti vuol dire vivere tutta la vita come una ripetizione di fatti e di personaggi conosciuti nell'infanzia, non poter conoscere la realtà, né prendersi le proprie responsabilità nei suoi confronti.
Giorgio Gaber, in Guido Harari, Quando parla Gaber, 2011

Un cane è come un eterno Peter Pan, un bambino che non invecchia mai e che perciò è sempre disponibile ad amare e a essere amato.
Aaron Katcher, citato in Louis L. Vine, Il tuo cane nevrotico, 1983

I ragazzi se seguono le orme di Peter Pan (la legione dei Ragazzi Perduti) sono condannati ad accumulare sensazioni di isolamento dagli altri e di fallimento, via via che si compie l'ingresso definitivo in una società dotata di assai poca pazienza con gli adulti che si comportano da bambini.
Dan Kiley, Sindrome di Peter Pan. Gli uomini che hanno paura di crescere, 1983 

Esistono donne che si comportano come Peter Pan che, proprio come questo eterno bambino, preferiscono non crescere, rimangono fanciulle eterne. I vantaggi di questa scelta sono comprensibili. [...] Ma gli svantaggi di questo stile di vita femminile sono anch'essi numerosi. In cambio di questi benefici l'eterna fanciulla spesso cede la sua indipendenza e si costruisce una vita passiva e dipendente. Invece di svilupparsi dal punto di vista personale e professionale, invece di arrivare a costruire la propria identità, invece di scoprire chi è in realtà attraverso l'arduo compito della trasformazione personale, la fanciulla eterna di solito ricava la sua identità dalle proiezioni che gli altri fanno su di lei. [...] Invece di assumere la forza e il vigore del suo potenziale e la responsabilità che ne consegue, la fanciulla eterna abita nella debolezza. Come una bambola permette agli altri di fare quello che vogliono della sua vita.
Linda Schierse Leonard, La donna ferita, 1982

Secondo l'opinione di molti, il maschio deve essere un consumatore di femmine. Un tempo si definiva questo personaggio come "il collezionista", ma spesso, dietro a questa facciata, si scopriva che il più delle volte le prede venivano lasciate... sul più bello di un rapporto, per la velocità con cui si concludeva. Su un piano simbolico l'eiaculazione precoce smaschera il bluff di chi incarna questo ruolo: non Superman, ma il maschio spaventato o rancoroso, il Peter Pan che deve fuggire il più rapidamente possibile dal rischio di un rapporto vero e adulto.
Raffaele Morelli, Come risvegliare l'eros, 2003

La sindrome di Peter Pan, ovvero la paura di crescere, colpisce soprattutto gli uomini, eterni adolescenti, che non vogliono o non possono diventare adulti e quindi «impegnarsi» con una persona. Si tratta di individui che rifuggono dalle responsabilità, anche sentimentali. Piacciono, a motivo della loro leggerezza e spontaneità, ma è impossibile «afferrarli».
Willy Pasini, L'autostima, 2001

[Gli uomini con la sindrome di Peter Pan] sono seducenti, infaticabili raccontatori di barzellette e intrattenitori di salotti mondani. Ma appena percepiscono che una donna vorrebbe una relazione più seria o esclusiva, avvertono un peso enorme gravare sulla nuova coppia. Fuggono da un pericolo che è solo nella loro testa. Eterni adolescenti, hanno paura delle responsabilità del mondo adulto. Preferiscono stare «alla finestra», pronti a ritirarsi nella loro tana privata, accessoriata come una sala giochi (non manca mai un computer, la PlayStation, il grande schermo Tv e il lettore Dvd). E alla compagnia di una donna impegnativa e poco giocherellona preferiscono quella degli amici della loro palestra.
Willy Pasini, L'autostima, 2001

Se si guarda attentamente al contenuto della TV, vi si può trovare una documentazione abbastanza precisa non solo della nascita del bambino "reso adulto", ma anche di quella dell'adulto "reso bambino" [...]. Salvo rare eccezioni, gli adulti, alla televisione, non prendono seriamente il loro lavoro, non allevano bambini, non fanno politica, non praticano alcuna religione, non rappresentano alcuna tradizione, non hanno capacità di pensare al futuro o di formulare seriamente dei programmi, non sono capaci di parlare a lungo, e non sanno mai evitare atteggiamenti degni di un bambino di otto anni.
Neil Postman, La scomparsa dell'infanzia, 1984

Gli adulti sembrano essersi persi nello stesso mare in cui si perdono i loro figli, senza più alcuna distinzione generazionale; rincorrono facili amicizie sui vari social network, si vestono allo stesso modo dei figli, giocano coi loro giochi, parlano lo stesso linguaggio, hanno gli stessi ideali. Questo nuovo ritratto dell’adulto esalta il mito immortale di Peter Pan, il mito della giovinezza perenne, la retorica di un culto dell’immaturità che propone una felicità spensierata e priva di ogni responsabilità.
Massimo Recalcati, Il complesso di Telemaco, 2013

– A cinquant'anni è normale avere la sindrome di Peter Pan, no?
– Sì, ma non uscire con Campanellino.
Alessandro Gassman e Marco Giallini, in  Paolo Genovese, Tutta colpa di Freud, 2014

A vent'anni un uomo tradisce per gioco, a trenta per autostima, a quaranta per noia, a cinquanta per il complesso di Peter Pan, a sessanta se ha fortuna e a settanta per un miracolo.
Anonimo

Note
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