Aforismi, frasi e citazioni sul Dialetto
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul dialetto, dal latino dialectos, dal greco διάλεκτος «lingua», da διαλέγομαι «parlare, conversare». Secondo la puntuale definizione del Vocabolario Treccani, il dialetto è un "sistema linguistico di ambito geografico o culturale limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte a un altro sistema divenuto dominante e riconosciuto come ufficiale, col quale tuttavia, e con altri sistemi circostanti, forma un gruppo di idiomi molto affini per avere origine da una stessa lingua madre".
Come osserva il linguista Tullio De Mauro: "Alcune lingue hanno maggiore prestigio di altre; chiamiamo le prime lingue, le seconde dialetti; da un punto di vista linguistico non c’è alcuna differenza tra lingua e dialetto, le differenze sono storiche, politiche, sociali, culturali". [ Linguistica elementare, 1998].
Riguardo alla definizione del dialetto, scrive Carlo Dossi: "Né etimologicamente né razionalmente [i dialetti] differiscono dalle lingue. Manzoni che sapeva quel che si faceva, in una sua lettera, parlando del milanese, dice lingua, non dialetto. Vi ha chi dice che “dialetto è la lingua senza letteratura”. E allora perché dite dialetti, il veneziano, il napoletano, il bolognese, il milanese ecc.? Pochi, starei per dire nessuno dei dialetti, manca di letteratura - Altri dice “dialetto è la lingua parlata dalle infime classi” - Nuovo errore. Il Senato di Venezia parlava veneto e l'alta società di Milano, parla Milanese - Altri ancora, “il dialetto è la lingua parlata dai pochi”. Chi intendete per pochi e chi per molti? A rispetto di chi parla il francese in Europa, pochi parlerebbero in italiano; e però l'italiano dovrebbe, secondo voi, chiamarsi dialetto". [Note azzurre, 1870-1907].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla lingua, il linguaggio e la lingua italiana. [I link sono in fondo alla pagina].
Come osserva il linguista Tullio De Mauro: "Alcune lingue hanno maggiore prestigio di altre; chiamiamo le prime lingue, le seconde dialetti; da un punto di vista linguistico non c’è alcuna differenza tra lingua e dialetto, le differenze sono storiche, politiche, sociali, culturali". [ Linguistica elementare, 1998].
Riguardo alla definizione del dialetto, scrive Carlo Dossi: "Né etimologicamente né razionalmente [i dialetti] differiscono dalle lingue. Manzoni che sapeva quel che si faceva, in una sua lettera, parlando del milanese, dice lingua, non dialetto. Vi ha chi dice che “dialetto è la lingua senza letteratura”. E allora perché dite dialetti, il veneziano, il napoletano, il bolognese, il milanese ecc.? Pochi, starei per dire nessuno dei dialetti, manca di letteratura - Altri dice “dialetto è la lingua parlata dalle infime classi” - Nuovo errore. Il Senato di Venezia parlava veneto e l'alta società di Milano, parla Milanese - Altri ancora, “il dialetto è la lingua parlata dai pochi”. Chi intendete per pochi e chi per molti? A rispetto di chi parla il francese in Europa, pochi parlerebbero in italiano; e però l'italiano dovrebbe, secondo voi, chiamarsi dialetto". [Note azzurre, 1870-1907].
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Molta parte dell'anima nostra è dialetto. (Benedetto Croce) |
In certi momenti e situazioni ci si cala nel proprio dialetto per serbare l’espressività e l’affettività di un idioma materno, e del morire del proprio dialetto nessuno di noi, penso, si allieta. Non vorremmo disfarcene. I dialetti nel nostro paese hanno ancora una significativa tenuta come lingua familiare. Sarebbe un peccato smarrirli.
Gian Luigi Beccaria, L'italiano in 100 parole, 2015
Il prezzo per imparare le lingue non è la cancellazione del dialetto. Lo dimostrano i popoli confìnari, plurilingui: friulani, sloveni di frontiera, veneti d'Istria. Hanno maggiore vantaggio nell'apprendimento delle lingue, come confermano i ricercatori, proprio perché sollecitati al confronto con quella propria lingua locale che si tengono ben stretta nell'orgoglio di appartenenza.
Ulderico Bernardi, citato in Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992
Viene spontanea una metafora: il fatto che ci siano grandi aerei da trasporto che consentono di raggiungere lontani continenti in modo veloce, non ha portato a buttar via le automobili e nemmeno le biciclette, così utili per i nostri movimenti in città e dintorni. Solo uno sconsiderato spendaccione consumista usa la vettura per spostarsi da casa alla piazza distante un chilometro. Né sostituisce l'aereo all'auto, se si tratta di poche decine di chilometri. La vera ricchezza, anche d'intelligenza, è di poter usare tutti questi mezzi. Altrettanto vale per le lingue: anch'esse mezzo di comunicazione tra gli uomini, ma infmitamente più ricche di senso e di storia. Per questo è sciocco e criminale indurre nelle famiglie l'idea che bisogna insegnare ai figli solo l'italiano e non la lingua della comunità locale, se si vuole aiutarli per la vita.
Ulderico Bernardi, citato in Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992
Tendo a non fidarmi di chi non ha inflessioni dialettali.
Paolo Bianchi, Lampi, 2017
I dialetti sono eterni. Gesù parlava in dialetto. Dante scriveva in dialetto. Il Padreterno, in cielo, parla in dialetto.
Libero Bovio, citato in Motti e detti napoletani, 1967
Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano.
Gianni Brera [1]
“Dammi tempu ca ti perciu” (“Dammi tempo e ti bucherò”), così nel mio dialetto il sorcio alla noce. Altrettanto la morte a ciascuno di noi.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987
Sul letto di morte esclamò le sue ultime parole: Che cosa stupida la vita, e come duole il perderla! Ma lo disse in dialetto, e nessuno vi fece caso.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001
La parlata romagnola in bocca a Francesca da Rimini. Il dialetto veronese sulle labbra di Giulietta. Le acca aspirate nelle parole di Beatrice. È la traduzione in lingua del loro eloquio a non compromettere la grandezza poetica dei personaggi femminili.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001
Un populu | mittitulu a catina | spugghiatulu | attuppatici a vucca | è ancora libiru. || Livatici u travagghiu | u passaportu | a tavola unni mancia | u lettu unni dormi | è ancora riccu. || Un populu, diventa poviru e servu | quannu ci arrubbano a lingua | addutata di patri: è persu pi sempri.
Viene spontanea una metafora: il fatto che ci siano grandi aerei da trasporto che consentono di raggiungere lontani continenti in modo veloce, non ha portato a buttar via le automobili e nemmeno le biciclette, così utili per i nostri movimenti in città e dintorni. Solo uno sconsiderato spendaccione consumista usa la vettura per spostarsi da casa alla piazza distante un chilometro. Né sostituisce l'aereo all'auto, se si tratta di poche decine di chilometri. La vera ricchezza, anche d'intelligenza, è di poter usare tutti questi mezzi. Altrettanto vale per le lingue: anch'esse mezzo di comunicazione tra gli uomini, ma infmitamente più ricche di senso e di storia. Per questo è sciocco e criminale indurre nelle famiglie l'idea che bisogna insegnare ai figli solo l'italiano e non la lingua della comunità locale, se si vuole aiutarli per la vita.
Ulderico Bernardi, citato in Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992
Tendo a non fidarmi di chi non ha inflessioni dialettali.
Paolo Bianchi, Lampi, 2017
I dialetti sono eterni. Gesù parlava in dialetto. Dante scriveva in dialetto. Il Padreterno, in cielo, parla in dialetto.
Libero Bovio, citato in Motti e detti napoletani, 1967
Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano.
Gianni Brera [1]
“Dammi tempu ca ti perciu” (“Dammi tempo e ti bucherò”), così nel mio dialetto il sorcio alla noce. Altrettanto la morte a ciascuno di noi.
Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987
Sul letto di morte esclamò le sue ultime parole: Che cosa stupida la vita, e come duole il perderla! Ma lo disse in dialetto, e nessuno vi fece caso.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001
La parlata romagnola in bocca a Francesca da Rimini. Il dialetto veronese sulle labbra di Giulietta. Le acca aspirate nelle parole di Beatrice. È la traduzione in lingua del loro eloquio a non compromettere la grandezza poetica dei personaggi femminili.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001
Un populu | mittitulu a catina | spugghiatulu | attuppatici a vucca | è ancora libiru. || Livatici u travagghiu | u passaportu | a tavola unni mancia | u lettu unni dormi | è ancora riccu. || Un populu, diventa poviru e servu | quannu ci arrubbano a lingua | addutata di patri: è persu pi sempri.
[Un popolo rimane libero anche se lo mettono in catene, se lo spogliano di tutto, se gli chiudono la bocca; un popolo rimane ricco anche se gli tolgono il lavoro, il passaporto, la tavola su cui mangia, il letto in cui dorme. Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ereditata dai padri: allora sì, è perso per sempre!].
Ignazio Buttitta, Lingua e dialettu, 1970
La più grande invenzione tecnologica non m’impressiona quanto la scoperta dell’etimologia di una parola del mio dialetto.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010
Gerghi e dialetti sono più vivi delle lingue nazionali.
Pasquale Cacchio, ibidem
È un ostacolo al sistema la molteplicità di lingue e dialetti, facciamo che chi li parli se ne vergogni.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010
Non sopravvivono in città i dialetti.
Pasquale Cacchio, ibidem
Il popolo era libero di parlare la lingua di propria creazione, il dialetto. La borghesia ha imposto la lingua nazionale dello Stato e quella universale del mercato. I popoli sono diventati massa.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010
In poche decine di anni scompaiono lingue e dialetti parlati per millenni.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010
Con la perdita del dialetto non perdiamo solo la lingua ma anche la libertà di esprimerci diversamente da come vorrebbero costoro.
Pasquale Cacchio, Frantumi, 2010
Finché l’italiano è rimasto una lingua letteraria, non professionale, nei dialetti (quelli toscani compresi, s’intende) esisteva una ricchezza lessicale, una capacità di nominare e descrivere i campi e le case, gli attrezzi e le operazioni dell’agricoltura e dei mestieri che la lingua non possedeva. La ragione della prolungata vitalità dei dialetti in Italia è stata questa. Ora questa fase è superata da un pezzo: il mondo che abbiamo davanti, – case e strade e macchinari e aziende e studi, e anche molta dell’agricoltura moderna, – è venuto su con nomi non dialettali, nomi dell’italiano, o costruiti su modelli dell’italiano, oppure d’una interlingua scientifico-tecnico-industriale, e vengono adoperati e pensati in strutture logiche italiane o interlinguistiche.
Italo Calvino, su Il Giorno, 1965
Il dato fondamentale è questo: gli sviluppi dell’italiano oggi nascono dai suoi rapporti non con i dialetti ma con le lingue straniere.
Italo Calvino, ibidem
Il dialetto più bello d'Italia è l'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014
Tutti i dialetti sono metafore e tutte le metafore sono poesia.
Gilbert Keith Chesterton, L'imputato, 1901
Per me il dialetto costruisce mondi. È più di una lingua, è una visione.
Emanuele Crialese, intervista su Marie Claire, 2011
Che significa contestare i diritti della poesia dialettale? Come si può impedire il comporre e poetare in dialetto? Molta parte dell'anima nostra è dialetto, come tanta altra parte è fatta di greco, latino, tedesco, francese, o di antico linguaggio italiano.
Benedetto Croce, su La Critica, 1903
Il dialetto nasce dentro, è lingua dell'intimità, dell'habitat, "coscienza terrosa" di un popolo, sta all'individuo parlante come la radice all'albero; nasce nella zolla, si nutre nell'humus, si fonde nella pianta stessa. È, insomma, l'anima di un popolo.
Marcello D'Orta, su La Gazzetta del Sud, 2005
Importanza di mantenere i cosiddetti dialetti: che sono uno strato mobile nella lingua di un paese, ove si generano e si educano le nuove parole, che poi adattandosi a poco a poco all'orecchio dei parlatori, cadono inavvertitamente dalla penna degli scrittori, finché, acquistata autorità, vengono assunte all'onore dei dizionari.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)
La lingua rappresenta la immutabilità; il dialetto il suo contrario - questo è il sentimento, l'altra la legge.
Carlo Dossi, ibidem
Una lingua non parlata ma semplicemente scritta (come, secondo Foscolo, sarebbe l'italiana) dura più immodificata di una parlata; ché le lingue si mutano coll'insensibile alterarsi della pronuncia... - Donde la importanza di tener in fiore i cosiddetti dialetti, che sarebbero le lingue semplicemente parlate.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)
Era un dialettico: infatti, nessuno capì il suo dialetto.
Wolfgang Eschker [1]
Fastidio per il linguaggio attuale dei romani: non è italiano e non è dialetto... Sembra che avvolgano ogni parola in una fetta di pecorino...
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009
Strampalato che possa sembrarci, qualsiasi fonema che la nostra bocca riesca a emettere significa sempre, in un'ignota lingua africana o in uno sperduto dialetto asiatico, qualcosa di orribile o sconveniente.
Carlo Ferrario, L'allegro e il pensieroso, 2009
I popoli in ascesa non hanno dialetti.
Ennio Flaiano, Frasario essenziale, 1959/72 (postumo, 1986)
Niuno può mai, per lungo studio ch'ei faccia, divezzarsi affatto dal suo dialetto materno; e comechè molti il contrastino, non però è meno vero che i dialetti diversi hanno perpetuamente cospirato a comporre una lingua letteraria e nazionale in Italia, non mai parlata da veruno, intesa sempre da tutti, e scritta più o meno bene secondo r ingegno, e l'arte, e il cuore più eh' altro, degli scrittori.
Ugo Foscolo, Opere, XIX sec.
Il dialetto non permette una propria lingua, ma una propria voce.
Hugo von Hofmannsthal, Il libro degli amici, 1922
Non esistono lingue uniformi. Esiste il dialetto dei governanti e quello dei governati.
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964
Due persone che si ponessero a scrivere uno stesso dialetto senza saper l’uno dell’altro, né seguire un metodo già ricevuto, si può scommettere che non iscriverebbero una parola sola nello stesso modo. La più parte dei nostri dialetti hanno un alfabeto di suoni più ricco assai del comune.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)
Si va sempre più diffondendo, non solo tra la borghesia, ma anche nel proletariato emergente, l'abitudine di parlare in italiano con i figli_ Si abbandona il dialetto, considerato umiliante retaggio dei tempi della miseria, delle braghe rotte, e lo si sostituisce con l'italiano, visto come simbolo di promozione sociale, un segno «parlato» che non siamo più povera gente_ Le nostre nonne facevano la lissia, noi adesso abbiamo la lavatrice. Per risuolare le scarpe non si va più dallo scarpolìn, ma dal calzolaio. I pistori son diventati arte bianca, i marangoni mobilieri. È un errore.
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)
Rinunciare al dialetto significa ripudiare secoli di cultura locale, di tradizioni orali, di sapienza gnomica trasmessa dagli antenati. Significa perdere un inestimabile patrimonio di metafore, similitudini, modi di dire, frutto della fantasia popolare che quando crea le sue immagini, pittoresche e folgoranti, le crea in dialetto.
Cesare Marchi, ibidem
Molte brave madri sono convinte che sottraendo il figlio al «contagio» del dialetto egli possa imparare meglio l'italiano, ed è un'illusione. La conoscenza di una lingua (e il dialetto è una lingua, o meglio, una parlata, come è una parlata quella fiorentina, poi assurta a dignità di uso nazionale) non ostacola l'apprendimento delle altre lingue.
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)
Insegnare ai bambini il dialetto è affondarne le radici nell'humus della propria stirpe e comunità.
Cesare Marchi, ibidem
Quando [la lingua nazionale] non sa come esprimersi, questa gli domanda dei prestiti. E la Lombardia presta il risotto, la michetta, il teppista, la fìlanda, la brughiera; il Piemonte il brogliaccio e i grissini, le Venezie l'arsenale, la naia, il ciao; l'Emilia i cappelletti, il cotechino, il gallo della Checca; 1'Italia Centrale lo scorfano, il malloppo, la pennichella, il benzinaro e me ne frego, il Sud il guappo, il magliaro, la malafemmina, il carosello, lo sfizioso, smazzare, intrallazzo, mafia e camorra. I dialetti, generosi donatori di sangue, si svenano, perché l'italiano viva .
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)
Il massimo dell'accorgimento pedagogico sarebbe, una volta insegnato il dialetto, sovrapporvi un insegnamento comparato dell'italiano, per stabilire illuminanti confronti e verificare quanti e quali contributi lessicali i dialetti danno alla lingua nazionale.
Cesare Marchi, In punta di lingua, 1992 (postumo)
Non rinneghiamo mai il nostro dialetto. Chi rinnega il proprio dialetto, ha rinnegato la terra che lo ha generato, ha rinnegato le proprie radici culturali.
Emanuele Marcuccio, Pensieri minimi e massime, 2012
Ci sono due strati nella personalità di un uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto. C'è un nòcciolo indistruttibile di materia apprehended, presa coi tralci prensili dei sensi; la parola del dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa, appercepita prima che imparassimo a ragionare, e non più sfumata in seguito dato che ci hanno insegnato a ragionare in un'altra lingua.
Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, 1963
Esistono anche un gergo e un dialetto dei sentimenti.
Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80
Non si deve dare più ascolto alle persone che lamentano la fine delle tradizioni popolari (nei costumi, nella morale, nei concetti giuridici, nei dialetti, nelle forme di poesia, e così via). Proprio a questo prezzo ci si innalza al sopranazionale, agli scopi generali dell'umanità, al sapere radicale, alla comprensione e al godimento di ciò che è passato e non è familiare : insomma, proprio così si smette di essere barbari.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89
Il dialetto è come una lingua che abbia il privilegio di possedere espressioni che le altre lingue non conoscono; e possa quindi rivelarci il segreto di una parte di realtà, che rimarrebbe, senz'esso, misteriosa e celata.
Ernesto Giacomo Parodi, XX sec. [1]
Il dialetto è l'espressione artistica conveniente alla realtà che sogliamo chiamare più umile, e i poeti che sentono il bisogno di rappresentarla divengono per una naturale necessità poeti dialettali.
Ernesto Giacomo Parodi [1]
Ogni lingua letteraria grava sull'anima del poeta e dei lettori con tutto il peso di una tradizione di dignità e di decoro, cosicché, oltrepassato un certo limite, vi sono argomenti che diventano subito di necessità o parodia o pornografia; vi sono parole, vi sono particolari che non possiamo sentire se non come artisticamente volgari o sconciamente osceni. Ma nel dialetto non è così. tra l'anima del poeta e la lingua non si frappone nessun velo; la lingua non prende nessuna speciale e artificiale colorazione dall'esterno; la frase di tutti i giorni e di tutte le occasioni conserva il suo preciso colore naturale di tutti quei momenti e di tutte quelle occasioni, non rialzato né abbassato di tono.
Ernesto Giacomo Parodi [1]
Nel dialetto non si sceglie − si è immediati, si parla d'istinto. In lingua si crea.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)
Il dialetto usato con fini letterari è un modo di far storia, è una scelta, un gusto.
Cesare Pavese, ibidem
Ormai il dialetto è distinto dalla lingua, e non si può tornare indietro se non mascherandosi da strapaesani.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)
Il dialetto non si salva solo con le poesie, le commedie e i festival. Si tramanda anche infilandolo nel discorso, come un cetriolino in un panino. È un po' snob, lo ammetto. Ma mica possiamo parlare tutti inglese.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
Belin. Quando si fa l'imitazione del dialetto genovese usarlo sempre.
Umberto Simonetta e Maurizio Costanzo, Dizionario delle idee correnti, 1975
Far notare con divertito stupore come il dialetto genovese assomigli al portoghese. Raccontare di un proprio conoscente ligure che a Lisbona riusciva a capire tutti perfettamente.
Umberto Simonetta e Maurizio Costanzo, ibidem
La nostra vita avrebbe tutt'altro aspetto se fosse detta nel nostro dialetto.
Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923
Convien parlare la lingua che l'uomo dee scrivere; pensare in quella. Chi pensa un dialetto, scrivendo traduce; la parola di lui non isgorga, ma cola.
Niccolò Tommaseo, Sull'educazione, 1834
Scoprire che tutti i dialetti son di bellezza pari; a questa bella dottrina scoprire non arrivano se non se i letterati finiti.
Niccolò Tommaseo, Sull'educazione, 1834
Secondo le statistiche le lingue parlate nel mondo sarebbero circa tremila. Sono barriere. E i dialetti? L'uomo è ancora molto lontano da Dio, cioè dall'Unità. Ciò che divide gli uomini fra loro e li raggruppa per affinità è sempre in funzione della loro evoluzione.
Amadeus Voldben (Amedeo Rotondi), Pensieri per una vita serena, 2008 (postumo)
Note
- Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
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