Aforismi, frasi e battute sulla Lingua Italiana
Raccolta di aforismi, frasi e battute divertenti sulla lingua italiana e sul parlare e scrivere in italiano corretto.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla lingua in generale, le lingue straniere, la lingua inglese e il dialetto. [I link sono in fondo alla pagina].
Fra due o trecento anni, quando la lingua italiana sarà diventata veramente nazionale, e non sarà più indispensabile far studiare ai ragazzi delle scuole il latino, il quale resta a tutt'oggi l'unico connettivo del caos linguistico nazionale, allora, anche in Italia, tutto sarà possibile.
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La nostra lingua è seminata di trabocchetti per gli stranieri che la studiano, figuriamoci per gli italiani, che non la studiano mai. (Cesare Marchi) |
Giorgio Bassani, In risposta, in Di là dal cuore, 1984
Settimo comandamento: non rubare. Dio ci ha fatto un trattamento di favore, perché ha scritto questo comandamento proprio per noi italiani, è una norma ad personam, anzi pare lo abbia scritto direttamente in italiano. E’ quello al quale si obbedisce di meno, in Italia lo capiscono anche i bambini, ma forse solo quelli.
Roberto Benigni, I dieci comandamenti, su Rai 1, 2014
Le traduzioni, ha detto qualcuno, se vogliono essere belle, debbono anche essere infedeli. Perché? Proprio perché è cattivo traduttore quello che, volendo restare fedelissimo al testo, adopera alla fine un italiano contorto e striminzito, che infastidisce il lettore. Una certa dose di libertà occorre, se si vuol rendere in bell'italiano un bello scritto straniero. Fedeltà allo spirito più che alla lettera.
Settimo comandamento: non rubare. Dio ci ha fatto un trattamento di favore, perché ha scritto questo comandamento proprio per noi italiani, è una norma ad personam, anzi pare lo abbia scritto direttamente in italiano. E’ quello al quale si obbedisce di meno, in Italia lo capiscono anche i bambini, ma forse solo quelli.
Roberto Benigni, I dieci comandamenti, su Rai 1, 2014
Le traduzioni, ha detto qualcuno, se vogliono essere belle, debbono anche essere infedeli. Perché? Proprio perché è cattivo traduttore quello che, volendo restare fedelissimo al testo, adopera alla fine un italiano contorto e striminzito, che infastidisce il lettore. Una certa dose di libertà occorre, se si vuol rendere in bell'italiano un bello scritto straniero. Fedeltà allo spirito più che alla lettera.
Luciano Bianciardi, Il traduttore, 1969
Ad un nostro giovane scrittore che con sussiego mi annunziava che il suo nuovo romanzo sarebbe stato tradotto in tedesco, francese, spagnuolo, inglese e giapponese, io, ingenuamente, osai domandare: – E sarà tradotto anche in italiano?
Libero Bovio, Scritti vari, 1971 (postumo)
L’italiano finalmente è nato, – ha detto in sostanza Pasolini, – ma io non lo amo perché è «tecnologico». L’italiano da un pezzo sta morendo, – dico io, – e sopravviverà soltanto se riuscirà a diventare una lingua strumentalmente moderna; ma non è affatto detto che, al punto in cui è, riesca ancora a farcela.
Italo Calvino, su Il Giorno, 1965
Maschilismo della nostra lingua: la parola donna è nascosta nella parola uomo.
Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009
Gli italiani non conoscono la pronuncia dell'inglese, ma compensano il difetto ignorando anche quella dell'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014
Gli italiani ignorano la pronuncia della propria lingua e procedono per tentativi.
Pino Caruso, ibidem
Pino Caruso, ibidem
Pino Caruso, ibidem
L'inglese si sta mangiando l'italiano, e smetterà solo quando se lo sarà mangiato tutto.
Pino Caruso, ibidem
Chiamare un prodotto italiano con un nome inglese significa nasconderlo, non distinguerlo.
Pino Caruso, ibidem
Usiamo l'inglese come se all'italiano mancassero le parole.
Pino Caruso, ibidem
Non stiamo imparando l'inglese, stiamo dimenticando l'italiano.
Pino Caruso, ibidem
Un settimanale si chiede quanti politici italiani conoscono l'inglese. Avrebbe fatto meglio a chiedersi quanti conoscono l'italiano.
Pino Caruso, Appartengo a una generazione che deve ancora nascere, 2014
Il latino non era morto. L’abbiamo seppellito e dimenticato. L’italiano da solo è incapace di sopravvivere. Parliamo una lingua malata, scriviamo per dei cretini con la lingua e le radici tagliate.
Guido Ceronetti, Pensieri del tè, 1987
La Costituzione della Repubblica abolì nel 1947 la pena di morte. Ma l’applichiamo freneticamente (la gente neppure si volta) verso la lingua italiana. Ogni nuova insegna di botteghe, o indicazione o contratto in inglese, ogni sostituzione di parola italiana con espressioni anglofone, sono scariche di spietati plotoni di cekisti assassini.
Guido Ceronetti, L'occhio del barbagianni, 2014
L’italiano è una lingua poetica.
Emil Cioran, Un apolide metafisico, 1995
Preferisco la prosa francese a quella italiana, poiché la prosa francese ha un rigore straordinario, ma il francese non è una lingua poetica, affatto. L’italiano sì, è impressionante. Dante in francese non è possibile, non passerebbe.
Emil Cioran, Un apolide metafisico, 1995
L'italiano è una lingua senza saliva, il napoletano invece tiene uno sputo in bocca e fa attaccare bene le parole.
Erri De Luca, Montedidio, 2002
L'italiano è una lingua parlata dai doppiatori.
Ennio Flaiano, D'ont forget, 1967/72 (postumo, 1976)
La lingua italiana non è adatta alla protesta alla rivolta alla discussione dei valori e delle responsabilità, è una lingua buona per fare le domande in carta da bollo, ricordi d’infanzia, inchieste sul sesso degli angeli e buona, questo sì, per leccare. Lecca, lecca, buona lingua italiana infaticabile fa’ il tuo lavoro per il partito o per i buoni sentimenti, ma lascia la rivolta e la protesta...
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976 (postumo)
La diffusione dell'italiano è un pezzo della politica estera del nostro Paese. Perché la lingua è il veicolo attraverso cui passano la nostra cultura, i nostri valori, la nostra visione del mondo.
Paolo Gentiloni, L'italiano, patrimonio da tutelare, su Il Messaggero, 2016
Nel cinquecento, e anche durante il seicento, sebbene la lingua scritta italiana, si fosse allontanata dalla parlata, molto più che nel trecento (non però quanto oggidì), tuttavia la letteratura continuava ancora in grandissima relazione colle classi, se non volgari, certo non di professione letterata, e quindi anche passava agli stranieri. E ciò, parte perchè la nazione conservava ancora un sentimento, uno spirito patrio, un'azione, una vita, e gli scrittori bastante libertà ed originalità; parte perchè l'italiano che si parlava, era italiano ancora, più o meno, e non barbaro, come oggidì, che volendo scrivere come si parla, non si scriverebbe italiano, anzi appena si riuscirebbe a farsi intendere alla stessa nazione.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)
L'Italiano è [...] la lingua della dilazione e dell'accomodamento con l'insostenibile, buona per divagare e confondere un po' il destino a furia di chiacchiere.
Claudio Magris, Un altro mare, 1991
Esiste il pericolo che la capillare penetrazione del mezzo audiovisivo diffonda tra le masse, anche negli strati più sensibili alla corretta italianità, una strisciante codificazione dell’errore spacciandola per espressione ortodossa, se non addirittura dogma («L’ha detto la tv!»).
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984
La nostra lingua è seminata di trabocchetti per gli stranieri che la studiano, figuriamoci per gli italiani, che non la studiano mai.
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984
L’italiano è una lingua un po’ ballerina; stabilita una regola subito si contraddice con eccezioni e concessioni, non si sa mai come la pensi, insomma come le donne troppo amate, quando dice forse vuol dire sì, e quando dice no vuol dire forse.
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984
Più ancora che alle istorie, conviene esortare gl’italiani al dizionario, scrigno discreto che racchiude, dall’A alla Z, la nostra sterminata ignoranza.
Cesare Marchi, Impariamo l'italiano, 1984
Tutti i popoli della terra ascoltano con piacere l'italiano, ma nessuno lo scrive, nessuno è andato a tirarlo fuori dai suoi deliziosi domini geografici.
Pedro Felipe Monlau, Dizionario etimologico della lingua castigliana, 1856
Ormai scrivere bene l'italiano sembra un mero esercizio, fuori del tempo e della necessità: qualcosa come una bella calligrafia nel tempo della macchina da scrivere.
Ugo Ojetti, Sessanta, 1937
La lingua italiana ha bisogno di carta vetrata.
Ezra Pound [1]
L'italiano è una lingua di gesti, la cui comprensione è resa difficile dalle parole.
Anthony Quinn [1]
Chi difende il buon italiano non difende la pedanteria, né rifiuta le innovazioni: difende invece il buon senso, e accetta le novità.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
Esiste l'Italiano Parallelo: quello che molti scrivono, ma nessuno parla. La faccia diventa volto, la pancia ventre, la testa capo, i piedi estremità, la macchina autoveicolo, le piogge precipitazioni. Direste a vostro figlio "Prendi l'ombrello, Luca, che è in arrivo una precipitazione"? Ovviamente, no. Il ragazzo domanderebbe: "Mamma, stai bene?". Nell'Italiano Parallelo nessuno va, tutti si recano. In cielo non ci sono uccelli, ma vi sono volatili. I capi non sgridano, redarguiscono. Le ragazze non vengono avanti, incedono; non si fermano, si arrestano; non se ne vanno, prendono commiato (e se parlate in quel modo - diciamolo fanno bene).
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
Esiste l'Italiano Parallelo: quello che molti scrivono, ma nessuno parla. La faccia diventa volto, la pancia ventre, la testa capo, i piedi estremità, la macchina autoveicolo, le piogge precipitazioni. Direste a vostro figlio "Prendi l'ombrello, Luca, che è in arrivo una precipitazione"? Ovviamente, no. Il ragazzo domanderebbe: "Mamma, stai bene?". Nell'Italiano Parallelo nessuno va, tutti si recano. In cielo non ci sono uccelli, ma vi sono volatili. I capi non sgridano, redarguiscono. Le ragazze non vengono avanti, incedono; non si fermano, si arrestano; non se ne vanno, prendono commiato (e se parlate in quel modo - diciamolo fanno bene).
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
L'inglese è formidabile, ma è un'altra lingua. Quando scriviamo in italiano, cerchiamo di usare parole italiane. Non si tratta di atteggiarsi a puristi: le lingue sono per natura impure, e prosperano grazie a continue mutazioni e trasfusioni. Si tratta di non diventare pigri, prevedibili o - peggio - ridicoli.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
Basta andare a leggere un po’ qua e un po’ là sul web come scrivono le persone comuni, per rendersi conto che per molti la madrelingua è in realtà una matrigna, mentre per altri – ahiloro – è una madre affatto degenerata.
Beppe Severgnini, L'italiano, 2007
Basta andare a leggere un po’ qua e un po’ là sul web come scrivono le persone comuni, per rendersi conto che per molti la madrelingua è in realtà una matrigna, mentre per altri – ahiloro – è una madre affatto degenerata.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022
Da una parte l’80% del nostro dire è ormai pervaso da linguaggi settoriali, dall'altra parte si usano termini e sintagmi più o meno universali di facile e largo intendimento. L’italiano di un tempo corre il rischio di diventare oggetto estetico a rapido esaurimento nell'approccio col reale.
Roberto Vecchioni, intervista, 2000
L'italiano, tra non molto, sarà la più bella tra le lingue morte.
Roberto Vecchioni, intervista, 2000
Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete.
Karol Wojtyła (papa Giovanni Paolo II), discorso, 1978
In italiano ci sono espressioni difficili da pronunciare. La più difficile di tutte è: "È colpa mia".
Anonimo
Da una parte l’80% del nostro dire è ormai pervaso da linguaggi settoriali, dall'altra parte si usano termini e sintagmi più o meno universali di facile e largo intendimento. L’italiano di un tempo corre il rischio di diventare oggetto estetico a rapido esaurimento nell'approccio col reale.
Roberto Vecchioni, intervista, 2000
L'italiano, tra non molto, sarà la più bella tra le lingue morte.
Roberto Vecchioni, intervista, 2000
Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete.
Karol Wojtyła (papa Giovanni Paolo II), discorso, 1978
In italiano ci sono espressioni difficili da pronunciare. La più difficile di tutte è: "È colpa mia".
Anonimo
Note
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