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Aforismi, frasi e battute sui Social Network

Raccolta di aforismi, frasi e battute divertenti sui Social Network o Social Media (in italiano: Servizi di Rete Sociale). A mo' d'introduzione, riportiamo un brano di Jeremy Rifkin sulla "presunta" gratuità dei social network:
"Gli utenti delle applicazioni web che operano su Internet sono senz'altro consapevoli del fatto che siti come Amazon hanno carattere puramente commerciale, mentre sono meno inclini a percepire in termini analoghi siti come Google o Facebook, perché tali piattaforme forniscono loro una serie di servizi gratuiti, dall'accesso al principale motore di ricerca del mondo all'inclusione nel più grande album di famiglia del pianeta. La scarna sequenza di annunci in margine allo schermo è vista come un piccolo inconveniente da sopportare in cambio della possibilità di accedere a determinate connessioni. Tuttavia, dietro le quinte, Google, Facebook, Twitter e decine di altri social network incamerano l’enorme massa di dati inseriti nei loro sistemi sia per mettere a punto nei loro siti servizi a valore aggiunto sia per vendere i dati raccolti a terzi". [La società a costo marginale zero, Mondadori, 2014].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa su internet, Twitter, Facebook, Google e gli hater. [I link sono in fondo alla pagina].
I social network sono gratuiti, la merce sei tu. (Enzo Raffaele)
Calarsi nel mare dei social media significa sottoporsi al loro giudizio impietoso ed essere disposti a interagire, non solo a dispensare saggezza e buona scrittura a senso unico.
Marco Bardazzi, Scrivere e comunicare nell'era digitale, su La Stampa, 2014

Stiamo uscendo dall'era del broadcast, un’epoca fortemente connotata dalla TV nella quale giornalisti, scrittori, politici e altri personaggi con una qualche fama potevano permettersi di mandare messaggi unidirezionali, senza avere la necessità di rispondere. Stiamo entrando nel mondo dello sharing, dove contano parole-chiave come comunità, condivisione, conversazione e contaminazione.
Marco Bardazzi, ibidem

In questo nuovo ecosistema, il vero rischio è il caos. Il fiorire di narrative di ogni genere rende difficile tenere un filo del discorso. La frammentazione sfida la nostra capacità di concentrazione, ci rende lettori distratti, più propensi a prendere spunti e slogan qua e là che non ad analizzare a fondo i temi.
Marco Bardazzi, ibidem

La pluralità delle voci e delle storie del mondo oggi emerge in tutta la sua varietà su Facebook, Twitter, Instagram, YouTube e sulle altre piattaforme social. Capire come cambia il nostro modo di narrare la realtà, richiede di fare i conti con questi strumenti di condivisione e di creazione di comunità.
Marco Bardazzi, Scrivere e comunicare nell'era digitale, su La Stampa, 2014

“Social network”, espressione equivalente o quasi a: “un luogo comune tecnologico”.
Stefano Bartezzaghi, Non se ne può più, 2010

Le aziende preparano pubblicità, promozioni e pubbliche relazioni, ma gli acquirenti si fidano sempre più solo del passaparola. Quello che conta sono le raccomandazioni che i consumatori si scambiano nei network sociali.
Laurenzia Binda, La comunicazione economico-finanziaria e le nuove tecnologie, 2008

La realtà è che tutti hanno bisogno del proprio palcoscenico. Abbiamo l’auditel della nostra vita: «Quanti like ci sono? 3000? Allora ho un buono share. La mia vita piace!». Sì, la tua vita forse piace. Agli altri. Ma a te, piace? La stai vivendo o la stai interpretando? Essere ha perso, apparire ha vinto.
Paolo Bonolis, Perché parlavo da solo, 2019

Volete disintossicarvi dai social? Sui social troverete un milione di suggerimenti. La cura sta dentro la malattia. 
Ambrogio Borsani, La claque del libro, 2019

Tornate a fare l'amore, quello vero, quello viscerale, senza nascondervi dietro a un computer e dentro a quei diabolici social network, un mezzo da cui non ci si può far comandare o soggiogare.
Aldo Busi, su Bresciaoggi.it, 2012

Twitter? Mai usato. Non lo uso, non uso Facebook, non uso nulla, sono strumenti per persone frustrate che invece di incontrarsi e parlarsi si mandano i messaggini.
Massimo Cacciari, su la Nuova di Venezia, 2012

Non ho mai capito questi social network / per me servono solo a fare i porci a letto. / Ogni volta che nasce una nuova piattaforma / mi fa l'effetto di un libro che ho già letto / e poi non ho tutti 'sti amici / ma molti meno, mi danno affetto ma poi / m'affettano come Ghemon.
Caparezza, Chi se ne frega della musica, 2011

Le dittature tradizionali, nate nel secolo scorso, sono pressoché indifese di fronte a processi rivoluzionari "istantanei", che agiscono e reagiscono fulmineamente, alimentati da tecnologie e comportamenti (internet, facebook, twitter, tv satellitare ecc.) che nessun potere sa come controllare.
Khemais Chammari, su Sette, 2011

Abbiamo trasformato lentamente i social network, senza che molti media se ne accorgessero troppo, da luoghi dell'esibizionismo, luoghi del mostrarsi per quello che si fa, in luoghi dell'anima, in luoghi dove finalmente l'identità prende un suo ruolo sempre più importante, e dove il privato e il pubblico sono divisi sempre meno, sono una linea sottile, fragile, impercettibile.
Roberto Cotroneo, su Sette, 2012

Il lato emozionale dei social network ha fuso inconsci, per dirla con Jung, trasformandoli in collettivi, generando altri mondi e altre scritture. Ha cercato risposte in domande che si fanno nel vento del web, e a sua volta ha generato domande che nessuno prima aveva pensato esistessero. Siamo di fronte a un lenta rivoluzione sociale e culturale, che forse sarà lunga, e troverà molte resistenze. Ma che potrebbe cambiare tutto.
Roberto Cotroneo, su Sette, 2012

Gli amori dei social network sono romanzeschi, immaginifici, letterari e intensi. Hanno a che fare con la scrittura, con il tempo dell'attesa e con la distanza. Soffrono di vuoti improvvisi e di verità assolute, corrono con un tempo che non è il tempo delle cose normali, ma un tempo diverso, più veloce, più vero.
Roberto Cotroneo, su Sette, 2012

Non occorre interrogarsi troppo in profondità per scoprire che la socializzazione di Facebook e Twitter è per buona parte illusoria. A dispetto di un aumento di informazioni, sia in termini di numero che di frequenza, a dispetto di un allargamento del campo degli interlocutori (le nuove «amicizie»), l'intento comunicativo tradisce il mio bisogno di luce. In teoria dovrei parlare solo quando ho qualcosa da dire, in pratica dico sempre qualcosa. Mi esprimo, dichiaro, chioso, intervengo, posto, riposto, compio una serie infinita e inevitabilmente inflattiva di atti linguistici, perché questo mi provoca un'immediata sensazione di piacere.
Mauro Covacich, su Corriere della Sera, 2012
Twitter? Mai usato. Non lo uso, non uso Facebook, non uso nulla,
sono strumenti per persone frustrate che invece di incontrarsi
e parlarsi si mandano i messaggini. (Massimo Cacciari)
Una cosa è colloquiare al sole con un altro essere umano, e un'altra è stare chiuso in una stanza con un video davanti.
Luciano De Crescenzo, La distrazione, 2000

Accanto alle esigenze propriamente sociali, di relazione e di contatto, le scritture che proliferano nel web rivestono una funzione di confessionale pubblico, spesso involontario e inconsapevole.
Maurizio Ferraris, Anima e iPad, 2011

Quante volte ci chiariamo con noi stessi mettendo per iscritto il nostro stato d’animo, o almeno parlandone con altri. È questa la ragione profonda di tutte le confessioni sul web che ingorgano i social network e i blog? A mio parere, sì.
Maurizio Ferraris, Anima e iPad, 2011

Che una comunicazione sia «autentica» o «inautentica» non dipende certo dal fatto che avvenga in presenza o per mail, sms, in un social network, per telefono o con una lettera d’altri tempi. Ognuno di questi rapporti ha indubbiamente delle specificità, ma nessuno può essere definito a tavolino – è il caso di dirlo, trattandosi in grandissima parte di scritture – più «autentico» di altri.
Maurizio Ferraris, Anima e iPad, 2011

Tutte le transazioni, tutti gli scambi, e soprattutto ogni nostra ricerca su Internet, vengono tracciati da grandi entità sovranazionali, che esercitano un controllo tanto più capillare in quanto sono i controllati a fornire volontariamente informazioni su di sé. Questo può avvenire in forma palese e deliberata, come nei social network, ma anche in forma occulta e involontaria, come nelle ricerche archiviate e accuratamente schedate da Google. Abbiamo così una enorme quantità di sapere incamerato (dunque di potere) da parte di compagnie che sono al di fuori di qualunque controllo.
Maurizio Ferraris, Anima e iPad, 2011

Se in fondo è chiaro che cosa spingesse un operaio ad andare in fabbrica, lo è molto meno ciò che induce un suo discendente a lavorare gratuitamente caricando contenuti sui social network.
Maurizio Ferraris, L'imbecillità è una cosa seria, 2016

Grazie al social networking, anche la reazione di un singolo consumatore a un prodotto si trasforma in una forza che potrebbe innescare un boicottaggio oppure avviare affari d'oro per nuove imprese. [...] I più giovani sono sempre in contatto, attraverso Internet, come non è mai accaduto prima d'ora e si scambiano informazioni affidabili, prendendosi gioco, al contempo, di quelle fonti su cui si basavano le generazioni precedenti.
Daniel Goleman, Intelligenza ecologica, 2009

In un mondo come l'attuale, i giovani hanno bisogno di abilit per lavorare all'interno dei social network, per condividere conoscenza all'interno di un'intelligenza collettiva, per negoziare attraversando le differenze culturali che caratterizzano gli assunti che governano le diverse comunità e per riconciliare i frammenti contrastanti di informazione al fine di formare un quadro coerente del mondo che li circonda.
Henry Jenkins, Culture partecipative e competenze digitali, 2009

I social network fanno sì che tu resti a casa nella tua stanzetta a comunicare apparentemente con tutti gli altri, ma in realtà internet non è un qualcosa di esterno da te. Quando spegni internet spegni anche te stesso, o quantomeno una parte di te stesso. Magari una proiezione ideale di te stesso. Tutto questo comporta una forte dipendenza fisica, psicologica e la creazione di una realtà parallela.
Daniele Luttazzi, su Leggo, 2009

Fino alla generazione scorsa tutti i ragazzi erano obbligati al coraggio e alla vergogna della posizione presa. Oggi, l'accozzaglia casuale del "gruppo", spesso virtuale e telecomandato, fa sfogare la appartenenza nell'irrealtà dei social network.
Mina, su Vanityfair.it, 2012

Mentre sui giornali e in televisione si trova solo ciò che i proprietari ci mettono, in rete appare di tutto: compreso ciò che ci mettono gli utenti. Il che fa sì che il 90% delle cose che girano su Internet siano delle cazzate: dai social networks come Facebook alle piattaforme come YouTube, dove chiunque può condividere le proprie miserie quotidiane con schiere di «amici» che elargiscono i loro «mi piace».
Piergiorgio Odifreddi, Dizionario della stupidità, 2016

Nel tentativo di accontentare i propri utenti, e convincerli a rimanere il più a lungo possibile nelle proprie "stanze", i social media mettono in atto meccanismi invisibili di selezione dei contenuti, che mostrano solo ciò che corrisponde ai gusti sei singoli utenti e nasconde tutto il resto. In altre parole, se il web è una finestra sul mondo, è come se sui social quella finestra non si aprisse sull'esterno, bensì sulla nostra cameretta, mostrandoci solo ciò che ci è familiare. Qual è la conseguenza? Che, a furia di vedere solo cose che ci piacciono e che condividiamo, finiamo per convincerci che il mondo sia fatto a nostra immagine e somiglianza. E, ovviamente, chiunque dica cose che non si inquadrano con questa visione per noi familiare e rassicurante non può che sembrarci una voce fuori dal coro, forse qualcuno poco informato o, peggio, un provocatore, magari pagato dai "poteri forti" per nasconderci la verità.
Massimo Polidoro, Il mondo sottosopra, 2019

I social network sono gratuiti, la merce sei tu.
Enzo Raffaele, D'Io sono Io!, 2013

Alcuni di noi sono ormai così dipendenti dai siti sociali, per tenere i contatti con gli amici, che oltre al controllo sulla propria identità si pone un interrogativo esistenziale: abbiamo ancora una vita autonoma, al di fuori di questi siti?
Federico Rampini, Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo, 2012

Per la giovane generazione che sta crescendo in un mondo globalmente interconnesso, ansiosa di rendere pubblico e condividere con tutti ogni momento della propria vita attraverso Facebook, Twitter, YouTube, Instagram e gli altri innumerevoli siti di social media, la privacy ha perso molto del suo fascino. Per questi ragazzi la libertà non è legata all'idea della piena autonomia e dell’esclusione, ma al piacere di essere accessibili agli altri e all'inclusione in un’agorà pubblica di carattere globale e virtuale.
Jeremy Rifkin, La società a costo marginale zero, 2014

La rete è pensata per essere aperta, universalmente accessibile e distribuita. Purtroppo, alcune delle maggiori realtà affermatesi nel web, come Google, Facebook e Twitter, lucrando su quelle stesse regole che hanno assicurato loro tanto successo vendono la massa di big data di cui entrano in possesso a imprese e acquirenti commerciali che li utilizzano per organizzare campagne pubblicitarie e iniziative di marketing mirate, per condurre operazioni di ricerca, per sviluppare nuovi beni e servizi e per una miriade di altre finalità commerciali.
Jeremy Rifkin, ibidem

Consacrare Google, Facebook, Twitter e altre aziende del genere come «servizi di pubblica utilità sociale» e trattarle sul piano normativo come monopoli naturali significa renderle effettivamente tali, mettendole definitivamente al riparo da ogni potenziale concorrente.
Jeremy Rifkin, La società a costo marginale zero, 2014

I social network sono, come internet, una grande risorsa e una grande rivoluzione. Sia nel costume, nella cultura che nell'informazione. Come tutte le cose hanno dei lati positivi e negativi. Credo che in questo caso i lati positivi superino di gran lunga quelli negativi.
Vasco Rossi, su il Giornale, 2011

I social network sono stati tsunami per le coppie, al punto tale che è verosimile immaginare che i veri inventori non siano stati i vari Mark Zuckerberg, ma piuttosto gli avvocati divorzisti. Divenuti tutti, grazie a loro, ancora più ricchi.
Andrea Scanzi, Non è tempo per noi, 2013

Fuori da un social network, non dareste mai delle informazioni personali a degli sconosciuti; lo fareste solo per un buon motivo – a un medico, tanto per dire, o a un consulente finanziario. Oggi invece siamo talmente disposti a condividere più o meno tutto automaticamente, che se non lo facessimo potrebbe essere considerato antisociale.
Charles Seife, Le menzogne del Web, 2014

L’obiettivo dei social media è creare piattaforme dove possiate interagire online con amici, colleghi e parenti. Siti come Twitter e Facebook sono diventati centri di comunicazione – e anche luoghi dove venite manipolati.
Charles Seife, Le menzogne del Web, 2014

Tra le novità sociali d’inizio secolo, metterei l’incapacità di ascoltare. Meglio: il sostanziale disinteresse per le opinioni altrui. Accettiamo di conoscere il parere degli altri, ma solo se viene espresso in un messaggio, un tweet o su una pagina Facebook. L’ascolto tradizionale viene giudicato una perdita di tempo, anzi un fastidio. Da evitare, appena è possibile.
Beppe Severgnini, Italiani di domani, 2012 [1]

Un social network non è un’occupazione a tempo pieno. Non esagerare, quindi. Ma evitare la volubilità di chi s’entusiasma per la novità, e poi l’abbandona
Beppe Severgnini, Italiani di domani, 2012

Personal computer, blog, internet, siti web, social network, videogiochi… La vita “reale”, oggi, non è che il rifugio di tutti coloro i quali sono incapaci di vivere virtualmente.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013

Hanno le palestre, il training autogeno, i fiori di Bach, l’agopuntura, Scientology, i fast food, le discoteche, la musica da supermercato, i libri usa e getta, i filmoni americani, le squadre di calcio, i club esclusivi, i viaggi organizzati, la moda, la chirurgia estetica, i tatuaggi, i talk show, i talent show, i reality show, la pubblicità, lo smartphone – e oggi, come se non bastasse, hanno anche i social network. Ammettiamolo: non fosse per il disgusto che suscitano, le masse d’imbecilli soddisfatti che affollano il mondo sarebbero quasi da invidiare.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013

Secondo la prima legge fondamentale della stupidità umana redatta dal professor Carlo M. Cipolla nel 1976: «Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero d’individui stupidi in circolazione». Ebbene, oggi, grazie a internet e alla diffusione dei servizi di social network – queste enormi finestre virtuali che si affacciano direttamente sulla stupidità umana – è possibile verificare la validità di questa legge con un grado di certezza che neppure la televisione, in passato, ci aveva mai consentito di raggiungere.
Giovanni Soriano, Malomondo, 2013

Miracoli della tecnologia: milioni di ignoranti che, terminate le scuole (ché si può benissimo essere diplomati e ignoranti), non avrebbero più letto né scritto un solo rigo in vita loro, grazie ai social network leggono ogni giorno con spasmodica curiosità ciò che altri ignoranti come loro hanno scritto. Questo sì che è progresso culturale!
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022

È lamentela comune che nei social network vi sia manifestazione di troppa violenza verbale, odio, razzismo, intolleranza, stupidità, esibizionismo, ecc., ma non per questo bisogna credere che gli umani siano così cattivi come appaiono, perché se non fosse per la continua azione di censura degli stessi social network, ci si renderebbe conto che sono molto peggio.
Giovanni Soriano, ibidem

I social network non istupidiscono la gente, ma consentono di evidenziarne la stupidità con un’efficacia mai raggiunta dagli altri mezzi di comunicazione. Ciò mi pare ormai assodato. Anzi, uno dei più grandi pregi dei social network è proprio quello di consentire all’osservatore distaccato di esaminare senza neppure sporcarsi le mani − tutt’al più turandosi il naso − le formichine umane quando sono intente a esprimere le loro “non idee”, i loro luoghi comuni, i loro sproloqui. Non bisogna tuttavia tacere anche un aspetto un po’ increscioso, per non dire deprimente, di questo enorme carrozzone virtuale, che è la patetica esposizione di sé stessi, mediante parole e immagini, da parte di milioni di morti viventi, i quali, per il fatto di poter rendere pubblica la propria nullità, si illudono di esistere.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022

I social media stanno ai rapporti interpersonali reali come i popcorn stanno alla sana alimentazione: ci si aspetta di provare gioia tra amici, e ciò che si ottiene in verità è solo aria fritta.
Manfred Spitzer, Connessi e isolati, 2018

Se non paghi nulla per i servizi offerti da un social network, significa che il prodotto venduto sei tu.
Anonimo

Se un social network è gratuito, allora il prodotto sei tu.
Anonimo

Note
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