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Le frasi più significative di Bettino Craxi

Selezione delle frasi e delle citazioni più significative di Bettino Craxi, all'anagrafe Benedetto Craxi (Milano 1934 - Hammamet 2000), politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri dal 1983 al 1987, e Segretario del Partito Socialista Italiano dal 1976 al 1993.

Bettino Craxi è stato uno dei politici più importanti della Repubblica italiana, ma la sua memoria suscita sentimenti contrastanti: quelli di apprezzamento, che vedono in lui uno statista e un precursore della modernizzazione della società e della politica italiana: e quelli di forte biasimo per le condanne subite per corruzione e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano, in seguito alle indagini di "Mani pulite", condotte dal 1992 dai giudici di Milano.

Secondo Gennaro Acquaviva, "Craxi era l'unico che poteva cambiare l'Italia, aveva dimostrato di essere un grande leader e di poter riformare tutto. Era un leader naturale. Ancora nella fase della decadenza sembrava fosse in grado di cambiare il Paese". [2017].

Secondo il magistrato Antonio Di Pietro, "Craxi non era uno statista, è stato solo il fondatore del sistema dei finanziamenti illeciti ai partiti, un incallito corrotto e corruttore che ha distrutto il sistema economico italiano fondandolo sul meccanismo clientelare piuttosto che su quello meritocratico. Un meccanismo per cui appalti e lavori pubblici finirono nelle mani del miglior offerente invece che del più capace. Un uomo alla cui ombra sono cresciuti, come nel peggiore dei vivai, i politici di prim'ordine che ora guidano i partiti italiani. [2009]. Riteniamo che ci sia una violenza alla storia che si sta facendo: far credere che deve essere riabilitata una persona, senza informare i cittadini che questa persona sul piano politico ha indebitato il Paese, sul piano giudiziario ha fatto il latitante, sul piano istituzionale ha usato le istituzioni per fregarsi i soldi e fregare i soldi ai cittadini. Utilizzare questa persona come punto di riferimento per il riscatto del Paese è come usare Lucifero per inneggiare a Dio. [2010].

La figlia di Bettino, Stefania Craxi, ha dichiarato: "Mio padre fa parte della storia positiva della nostra Repubblica". 
L'epitaffio riportato sulla tomba di Craxi nel cimitero di Hammamet, in Tunisia, recita: "La mia libertà equivale alla mia vita".
Gran parte delle seguenti citazioni di Craxi sono tratte dai suoi discorsi parlamentari pronunciati dal 1969 al 1993.
Un minuto prima che una situazione degeneri bisogna saper prendere
una decisione, assumere una responsabilità, correre un rischio.
(Bettino Craxi)
Discorsi parlamentari, 1969-1993
Laterza, 2007 - Selezione Aforismario

Ciò di cui l’Italia ha ed avrà bisogno nei prossimi anni è e sarà una politica di rinnovamento, per sottrarre il sistema democratico alla sua decadenza ed alla sua continua involuzione, nel discredito e nell'inefficienza che allarga il fossato tra lo Stato e la società

Vi è la necessità di grandi cambiamenti; e i cambiamenti richiedono sempre una riflessione ed una volontà di lottare, la volontà di andare avanti, il coraggio delle decisioni difficili. È ciò che non deve mancare ed è ciò che non mancherà.

Le cose più difficili o magari le decisioni più drastiche sono difficili se non c’è un rapporto di fiducia reciproca.

C’è una speranza ed un bisogno di progresso che animano soprattutto le nuove generazioni della scuola e del lavoro, che non devono rimanere delusi e possono non esserlo.

C’è un’esigenza di severità e di responsabilità, ed anche di coraggio, di cui deve dar prova la classe politica, e in primo luogo quella di Governo; e chiunque di noi sbagli, che paghi, ma che non siano travolte regole elementari di rispetto e di convivenza, norme di garanzia e di giustizia, le sole che possono irrobustire la nostra democrazia malata.

Si conduca, e con forza, una battaglia vera di moralizzazione contro le zone cancerose della nostra società, contro gli intrecci sporchi e criminosi tra mafia e politica, contro i gruppi d’assalto del danaro pubblico e i loro protettori, contro le lobbies potenti che hanno rubato e forse anche ucciso e fatto uccidere, contro il contrabbando, il traffico di droga, le sofisticazioni e le evasioni, tutti fenomeni che non si espanderebbero senza complicità pubbliche minori o maggiori: contro la corruttela che si annida negli apparati pubblici.

Di per sé le formule parlamentari dicono poco, ma ciò che conta è il loro ancoraggio, la loro direzione di movimento, gli obiettivi che esse si prefiggono e che intendono raggiungere.

La malattia delle istituzioni si lega a doppio filo alla malattia dei partiti, il cui concorso, previsto e garantito dalla Costituzione, per rappresentare e far valere di fronte allo Stato bisogni collettivi, si e progressivamente spostato all'interno dello Stato e delle istituzioni pubbliche, arrivando a prevaricare parte della loro autonomia e a soffocarne sovente nei veti e nei negoziati la capacità decisionale.

Nella vita democratica di una nazione non c’è nulla di peggio del vuoto politico.

Un minuto prima che una situazione degeneri bisogna saper prendere una decisione, assumere una responsabilità, correre un rischio.

I principi non si tagliano a fette come i salami.

Vedo che molti professori e gran dottori s’industriano a spiegarci con le buone e qualche volta con le cattive cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare. Noi li ascoltiamo (o ci sforziamo di farlo) in rispettoso silenzio anche quando ci indicano le strade sbagliate, poi ci preoccupiamo di decidere con la testa nostra.

Nella vita delle nazioni e nella storia gli eroi e i martiri sono sempre stati un grande esempio ed una formidabile leva morale; nel loro nome si sono potute realizzare grandi imprese.

Ridefinire e riselezionare la spesa sociale e le protezioni dello Stato sociale, senza smantellarlo secondo le invocazioni dei peggiori conservatori: anche questo è necessario, urgente e non più rinviabile, nell'interesse soprattutto dei più deboli, di coloro che maggiormente sono bisognosi di sostegno e di protezione.

Un programma rappresenta sempre il frutto di una trattativa: lo si accetta o lo si respinge dopo aver condotto e sperimentato un negoziato.

È il sistema della democrazia italiana nel suo insieme che è giunto ad un punto particolarmente critico.

Le istituzioni, la pubblica amministrazione, gli ordinamenti, il sistema politico non sono in crisi da oggi. Oggi, questa crisi precipita, con caratteri tali che non consentono perdite di tempo.

La democrazia italiana ha sempre superato le sue crisi, ha percorso vicende alterne di involuzione e di progresso; ma le sue istituzioni non sono mai state travolte da un evento traumatico.

Non so che cosa si propongano oggi tutti coloro che mirano al peggio, che alimentano ogni forma di qualunquismo, che utilizzano la politica, l’informazione, lo spettacolo come mezzi puramente distruttivi. Penso però che in un momento così teso e così difficile siano più che mai necessarie una grande consapevolezza e una grande responsabilità democratica. Sono necessarie per voltare le pagine che debbono essere voltate e per guidare e accompagnare il sistema con fermezza e serenità verso un nuovo capitolo della nostra storia democratica.

[Questa crisi] non è una semplice crisi politica di forze o di rapporti e relazioni tra le forze. Essa è, in realtà, la profonda crisi di un intero sistema: del sistema istituzionale, della sua organizzazione, della sua funzionalità, della sua credibilità, della sua capacità di rappresentare, di interpretare e di guidare una società profondamente cambiata, che deve poter vivere in simbiosi con le sue istituzioni e non costretta ad un distacco sempre più marcato;

[Il sistema dei partiti], che hanno costituito l’impianto e l’architrave della nostra struttura democratica, ora mostrano tutti i loro limiti, le loro contraddizioni e degenerazioni, al punto tale che vengono ormai sistematicamente screditati e indicati come il male di tutti i mali, soprattutto da chi immagina o progetta di poterli sostituire con simboli e poteri taumaturgici che di tutto sarebbero dotati, salvo che di legittimità e natura democratica.

Vi sono dei processi di necrosi che sono giunti ormai ad uno stadio avanzato. Il Parlamento deve reagire, deve guardare alto e lontano, dando innanzitutto l’avvio ad una fase costituente per decidere rapidamente riforme essenziali di ammodernamento, di decentramento e di razionalizzazione.

Nella vita e nella organizzazione dello Stato si sente non solo un grande bisogno di un più ampio decentramento, ma anche una necessità urgente di accelerare processi di modernizzazione, di semplificazione, di flessibilità nei rapporti con i cittadini, con le attività produttive e con la vita sociale.

Di fronte alla nazione penso che si debba usare un linguaggio improntato alla massima franchezza. Bisogna innanzitutto dire la verità delle cose e non nascondersi dietro nobili ed altisonanti parole di circostanza che molto spesso e in certi casi hanno tutto il sapore della menzogna.

C’è un problema di moralizzazione della vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e «grida» spagnolesche.

Si è diffusa nel paese, nella vita delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni, una rete di corruttele grandi e piccole, che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica. Uno stato di cose che suscita la più viva indignazione, legittimando un vero e proprio allarme sociale e ponendo l’urgenza di una rete di contrasto che riesca ad operare con rapidità e con efficacia.

All'ombra di un finanziamento irregolare ai partiti – e ripeto, meglio, al sistema politico – fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati.

Ciò che bisogna dire, e che tutti sanno del resto benissimo, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale.

I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali ed associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all'uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale.

Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Ma non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo, perché presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.

È innanzitutto necessaria una nuova legge che regoli il finanziamento dei partiti e che faccia tesoro dell’esperienza estremamente negativa di quella che l’ha preceduta.

Un finanziamento irregolare o illegale al sistema politico, per quante reazioni e giudizi negativi possa comportare e per quante degenerazioni possa aver generato, non è e non può essere considerato ed utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica, per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un’opera di risanamento efficace, ma solo la disgregazione e l’avventura.

Sono questi gli anni del passaggio verso un’Europa più unita, più integrata ed augurabilmente più coesa. Tuttavia, quando si sentono magnificare i nuovi traguardi europei come se si trattasse di una sorta di paradiso terrestre che ci attende, c’è solo da rimanere sconcertati.

Dobbiamo insistere a chiederci quale Europa vogliamo e verso quale Europa vogliamo indirizzarci: non verso un’Europa sottratta ad ogni controllo dei poteri democratici; non verso politiche determinate solo sulla base di criteri macroeconomici, indifferenti di fronte alla valutazione dei costi sociali.

Socialismo e realtà
Sugar & C., 1973 - Selezione Aforismario

Il processo di sviluppo, che favorisce i paesi ricchi mentre la povertà ristagna nei paesi poveri, è tuttora in atto ed il divario, tra gli uni e gli altri, è cresciuto.

Il socialismo mantiene la sua fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico. Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo industriale portava con sé.

I mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di provocare un superamento del capitalismo con il passaggio ad un ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le libertà dell'uomo, le sue condizioni di vita materiale e spirituale.

Il socialismo non è una mera e particolare tecnica di gestione della economia e dello Stato; è anche questo ma è soprattutto un movimento che propugna una tavola cli valori diversa da quella del capitalismo e misura i risultati della sua lotta in relazione al grado di affermazione di tali valori.

Di una società burocratica che, tenendo ovviamente conto del grado iniziale di sviluppo, mantenga un basso livello delle condizioni di vita materiale dei suoi membri ed una limitata sfera di libertà, il minimo che possiamo dire è che coloro che la dirigono il socialismo lo hanno lasciato nei libri o lo hanno tratto da testi non socialisti. 

Il carattere illiberale di una società burocratica non è solo un fenomeno della società comunista; in questa società vi compare in forma più appariscente e cori caratteristiche patologiche ma non è certo estraneo alla moderna società industriale di tipo occidentale. 

Il capitalismo, e per trasformazioni interne, e per il crescere di altre forze nella società, sotto la pressione delle forze socialiste e per il concorso di altre forze, perderà il suo ruolo dominante. 

L'intervento pubblico diretto nella produzione deve corrispondere a criteri economici ed a esigenze sociali, non deve far sortire l'effetto di deprimere il meccanismo economico diminuendone l'efficienza e la capacità produttiva. Esso va usato e sollecitato con decisione per rimuovere strozzature e anomale posizioni di controllo della vita economica, ritardi ed insufficienze dell'apparato produttivo, deve essere difeso dalla polemica liberista ma non mitizzato. 

La funzione del potere politico, rappresentativo dei grandi interessi generali nell'economia, deve essere quella di ricondurre, mediante un adeguato apparato di strumenti legislativi, amministrativi, fiscali ed economici, le grandi scelte economiche sotto il controllo della collettività.

Superamento del capitalismo non significa necessariamente e non comunque nelle società di alto e relativo sviluppo industriale, collettivizzazione di tutti i mezzi di produzione, eliminazione dell'iniziativa privata nell'economia. È stato acutamente osservato che l'economia di mercato, di cui alcuni tratti distintivi spuntano a fare capolino nelle stesse economie collettivizzate e statizzate dei Paesi comunisti, sopravviverà al capitalismo.

Superamento del capitalismo significa oggi eliminazione del ruolo egemone che i gruppi economici privati possono esercitare sulla vita della società. A questo scopo possono concorrere le istituzioni della democrazia politica.

Una società che pur avesse raggiunto un alto grado di efficienza dei servizi pubblici ed un soddisfacente grado di benessere e di libertà, in essa non può considerarsi esaurita la funzione del socialismo fintantoché i grandi poteri che determinano il suo sviluppo, ne regolano le condizioni di vita e ne esprimono i valori dominanti sono nelle mani di gruppi privati sostanzialmente egemoni sul resto della collettività. 

Il prestigio del Paese nel mondo ci pare, oggi più che mai, legato alla capacità di fare prevalere una strategia di pace.

La democrazia ha la responsabilità ed il dovere di conquistare a sé ed ai propri valori le nuove generazioni.

I cattolici italiani non possono essere considerati dei cittadini minorati bisognosi di cure coercitive dirette a determinare le loro scelte politiche e partitiche fondamentali. Essi debbono, al pari dl tutti e al pari dei cattolici di altri Paesi europei, liberarsi da una tutela che limita la loro libertà nella sfera politica e civile.

Un contributo decisivo all'affermazione del valori laici dello Stato deve provenire proprio dai cattolici. Questa affermazione vuoi dare anche la misura del nostro laicismo, che è affermazione di libertà e non manifestazione di odi antireligiosi o di disprezzo per la fede altrui.

Nessuno credo vorrà, e non certo, noi socialisti, ricreare le condizioni di una radicale divisione tra guelfi e ghibellini. Ma questo risultato si ottiene resistendo alla invadenza clericale, riaffermando con vigore i diritti dello Stato laico, promuovendo un vigoroso moto di liberazione da ogni forma di intolleranza e di coercizione.

Il solo anticlericalismo che può e deve sopravvivere, con piena giustificazione, è quello che si manifesta come reazione nei confronti del clericalismo.

Quando il clericalismo si presenta con il suo volto di intolleranza, di fanatismo e di integralismo, esso può suscitare reazioni anticlericali in chi ha vivo il senso della libertà e con questo animo guarda ai problemi dell'uomo e della società.

Il lavoro da fare nel nostro Paese è molto, importante, decisivo per le caratteristiche che potrà assumere lo sviluppo nazionale nei prossimi anni. Tra i temi posti vorrei sottolinearne alcuni e cioè quello della difesa intransigente dei diritti di libertà, della cultura e dell'arte; la proposta di una riforma divorzista, lo sviluppo della scuola di Stato, la legalizzazione dell'aborto, la revisione o meglio ancora la consensuale abolizione del concordato tra lo Stato e la Chiesa [...]; i temi connessi con la evoluzione del costume che, pur nella necessaria responsabilità, non può essere ostacolata da opprimenti ipocrisie e da pregiudizi antiscientifici e propri di società arretrate. 

Quale laicismo quindi? Un laicismo che corrisponda a una visione del mondo raggiunta secondo un metodo critico innanzitutto e quindi un modo di condotta individuale che sia affermazione di autonomia e di libertà. Un laicismo inteso come concezione dello Stato democratico e aconfessionale che non sopporta limitazioni alla propria autonomia e alla propria sovranità. 

E la nave va, Roma
Edizioni del garofano, 1985 - Selezione Aforismario

Abbiamo agito secondo la nostra coscienza, secondo la nostra politica secondo le nostre leggi. La coscienza ci ha dettato il dovere di tentare le vie incruente; la politica ci ha offerto l'occasione di utilizzare i buoni rapporti dell'Italia. Le nostre leggi, le leggi italiane, ci hanno indicato la via da seguire.

Il Governo italiano ha sempre condotto con la massima intransigenza la lotta al terrorismo ed i risultati sin qui conseguiti lo dimostrano. Nessun governo libero al mondo ha saputo conseguire decisivi risultati nella lotta al terrorismo, senza distruggere i principi e le regole dello stato di diritto, così come hanno saputo fare i governi della Repubblica Italiana.

In Italia né si chiudono gli occhi, né si evitano responsabilità.

Nessun sistema di prevenzione o di repressione del terrorismo potrà assicurarci la vita libera e pacifica alla quale aspiriamo, se esso non sarà combattuto con l'azione politica e diplomatica là dove esso nasce.

Non ci può essere una vera pace fino a quando permangono in molte parti del mondo crisi acute che minacciano di allargarsi, coinvolgendo nuovi paesi, e che d'altro canto esasperano il sempre difficile confronto fra Est e Ovest.

Frasi attribuite
Più sono le leggi, più sono i ladri.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Giulio Andreotti