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Frasi e citazioni di Bruno Vespa

Selezione di frasi e citazioni di Bruno Vespa (L'Aquila, 1944), giornalista, conduttore televisivo e saggista italiano. Già direttore del TG1, è ideatore e conduttore del programma televisivo Porta a Porta, trasmesso da Rai 1 a partire dal 1996: "Il larghissimo fronte moderato non ha punti di riferimento. Porta a porta, pur avendo sempre uno di qua e uno di là, è una trasmissione moderata. Senza Porta a porta i moderati italiani non avrebbero condizioni di parità con la sinistra".
Bruno Vespa è autore di numerosi saggi i cui temi principali riguardano la politica, la storia e i costumi italiani: "Il fatto che i miei libri abbiano successo dà fastidio ai miei colleghi. Scrivere va bene, ma vendere è insopportabile".
Foto di Bruno Vespa
Sotto la cinica corazza di chi ne ha dovuto far tante per sopravvivere, ci sono uomini
che hanno sofferto, amato, vinto e perduto nei sentimenti, come chiunque. (Bruno Vespa)

Il cambio
Uomini e retroscena della nuova repubblica © Mondadori, 1994

La tipologia dell'attesa televisiva: gente sicura di sé e gente che se la fa addosso per l'emozione, gente che si stira i nervi della faccia e che si rischiara la voce.

Un uomo politico è tecnicamente diverso dall'attore che fa ridere o fa innamorare. L'uomo politico deve dare una sensazione di realtà, di immediatezza, deve spezzare il diaframma che si crea tra il pubblico e la rappresentazione televisiva del personaggio.

La strada è molto lunga, ma Berlusconi deve cominciare a percorrerla, se vuole dare un senso allo sconvolgimento politico del '94. Al «cambio». E presto comunque per parlare di Seconda Repubblica. Forse stiamo giocando ancora i tempi supplementari della Prima. Forse ci aspetta l'eccitante sequenza dei rigori. Forse la Seconda Repubblica, quella vera, è ancora lontana.

Questo amore
Il sentimento misterioso che muove il mondo © Rai Eri-Mondadori, 2011

La parola «amore» è la più ambigua e violentata del vocabolario.

Sotto la cinica corazza di chi ne ha dovuto far tante per sopravvivere, ci sono uomini che hanno sofferto, amato, vinto e perduto nei sentimenti, come chiunque.

Le donne sono sempre state (e sono tuttora) attratte dall’uomo di successo e di potere. Le splendide ragazze che formano l’harem degli oligarchi russi, trent’anni fa non li avrebbero degnati di uno sguardo vedendoli alla loro scrivania di grigi burocrati.

È ormai pacifico che il cervello è l’organo sessuale più importante e che l’uomo ha imparato a valutare se stesso sulla base del piacere femminile che è in grado di procurare.

La gelosia, se non è patologica, è un sentimento sano. Una manifestazione d’amore, d’attenzione, perfino di corteggiamento e, naturalmente, di possesso. È la consapevolezza di avere una cosa preziosa e, quindi, è il legittimo desiderio di tenerla tutta per sé, di accarezzarla da soli e di non volerla dividere con altri.

Chi dice di non essere geloso fa, paradossalmente, un complimento al proprio partner perché dimostra di fidarsene, anche se molte donne la pensano in maniera del tutto opposta ed esigono la gelosia come forma di attenzione.

Nell’intimità le coppie sono solite raccontarsi le reciproche fantasie, per aumentare l’eccitazione: nessuno, in questo caso, manifesta gelosia nei confronti del compagno, anche se spesso tali fantasie non sono che il ricordo di esperienze vissute in passato.

Dopo innumerevoli e memorabili gaffe, da anni mi astengo da qualsiasi accenno al grado di parentela quando incontro uomini maturi accanto a donne molto più giovani e aspetto che siano loro a chiarire se il fiore che li accompagna è la moglie, una figlia o, nei casi estremi, una nipote. E mai mi azzardo, facendo i complimenti a un bimbo nel passeggino, ad alludere al signore che lo porta a spasso come al papà o al nonno, visto che ormai possono benissimo avere la stessa età.

Donne d'Italia
Da Cleopatra a Maria Elena Boschi. Storia del potere femminile 
© Rai Eri-Mondadori, 2016

Fin dall’antichità, il ruolo delle donne in Italia è stato quanto mai significativo: come Cornelia, madre dei Gracchi, e Matilde di Canossa, che erano donne straordinarie, che si sono confrontate con gli uomini da pari a pari. O come Margherita Sarfatti, che ha esercitato un influsso decisivo sull’avventura politica e sulla personalità di Mussolini, mentre nella Resistenza le gesta di vere e proprie eroine sono state spesso sacrificate per esaltare quelle dei loro compagni.

In ogni ambito professionale la progressiva affermazione della presenza femminile è impressionante. 

Con il passare dei secoli e, da ultimo, dei decenni il potere delle donne è cresciuto a vista d’occhio, fino all’esplosione nella Seconda Repubblica e in questa fase di transizione verso la Terza nascente, nella quale hanno acquisito ruoli di potere formidabili. Anche se la diffidenza nei loro confronti – al di là delle apparenze retoriche – è tutt’altro che morta.

L’amore, quando c’è, è del tutto subordinato all’affermazione professionale, anche se condisce storie di successo che, senza amore, non sarebbero nate.

C'eravamo tanto amati
Amore, politica, riti e miti. Una storia del costume italiano © Rai Eri-Mondadori, 2016

Non siamo soltanto il paese delle canzonette e della pizza. Siamo stati i primi a inventare la radio, il fax, perfino il computer, e abbiamo perso tutto. Abbiamo inventato il telefono, e non una delle quattro compagnie telefoniche presenti in Italia è oggi italiana. Abbiamo inventato il lusso made in Italy nella moda, e l’abbiamo consegnato ai francesi. Imbattibili nei primi cento metri, ce la caviamo nel mezzofondo, ma siamo una frana nella maratona. E purtroppo la vita è una corsa di resistenza, una maratona, appunto.

Non prendiamocela con i politici. Ne abbiamo avuti di ogni colore e tutti sono affondati nelle sabbie mobili della continuità a ogni costo, nel rigetto istintivo di riforme che, senza fermarsi alla soglia del cancello, potessero sciupare l’erba del nostro giardino.

Perché dobbiamo rassegnarci al fatto che le ultime grandi opere pubbliche a Roma le abbia realizzate il fascismo? Perché la meraviglia del «miracolo economico» – che pure rileggeremo in controluce – non è ripetibile?

Nessuno smartphone potrà regalare a un ragazzo del Terzo millennio lo stupito entusiasmo che provò la mia generazione all’arrivo in casa del primo televisore.

Nessun «van» darà a una famiglia d’oggi la gioia che si sentiva nel partire tutti insieme per le vacanze a bordo di una 600: gli italiani si fecero piccoli piccoli in un abitacolo piccolo piccolo con un grande concetto della famiglia.

Oggi i miei figli non ricevono lettere, né azzurrine né di qualsiasi altro colore. Fanno parte di quell’esercito infinito, d’ogni razza e senza confini, che appende vita, lavoro, sentimenti – sì, anche i sentimenti – allo schermo di uno smartphone, il vero simbolo della globalizzazione assoluta.

Internet ha reso il cittadino del mondo enormemente più informato, anche se chi non ha le spalle solide [...] può essere pericolosamente deviato dalle opportunità della Rete e – se adulto con una formazione culturale modesta – può essere sommerso da informazioni non di rado false o tendenziose.

Poiché il progresso non si può fermare, sarebbe utile almeno gestirlo bene.

Perché l'Italia diventò fascista
(e perché il fascismo non può tornare) © Rai Libri Mondadori, 2016

Roma sarà pure la sentina del Potere, ma nessun partito politico che l’ha conquistato ha visto spuntare qui le proprie radici. Il fascismo era milanese, come il socialismo di Filippo Turati e di Bettino Craxi, Forza Italia di Silvio Berlusconi, la Lega di Umberto Bossi e Matteo Salvini. Il Partito comunista fu torinese. La Dc era figlia di un prete siciliano (Luigi Sturzo) e di un politico trentino (Alcide De Gasperi).

L’Italia si consegnò al fascismo senza accorgersene. La miopia diventò progressivamente cecità, i cervelli erano obnubilati dalla droga del conflitto politico e i fascisti si trovarono accomodati in carrozza non immaginando che la destinazione dei palazzi del Potere fosse un viaggio così rapido e indolore.

Tutti erano convinti che l’unico modo per fermare Mussolini fosse imbrigliarlo nelle regole parlamentari e democratiche. Ma i cacciatori incaricati di predisporre la trappola furono i primi a cadervi. 

In democrazia il popolo ha il diritto di veder trasformare il suo voto in scelte efficienti e, soprattutto, ha il diritto di assicurare ai propri figli un futuro migliore. 

La gente nel mondo ha sempre cercato gli uomini forti.

Oggi abbiamo anticorpi sufficienti perché il fascismo non torni. 

Soli al comando
Da Stalin a Renzi, da Mussolini a Berlusconi, da Hitler a Grillo. Storia, amori, errori
 © Rai Eri-Mondadori, 2017

I leader politici hanno quasi sempre l’occhio più lungo dei cittadini comuni. Ma, a un certo punto della loro vita, spesso il potere li rende miopi, se non addirittura ciechi. E compiono errori che nessun cittadino comune farebbe.

Quirinale
Dodici Presidenti tra pubblico e privato © Rai Libri Mondadori, 2021

Venivamo da una dittatura e i padri della nuova democrazia hanno scritto una Costituzione che sarà pure “la più bella del mondo”, ma è anche un grande pasticcio. Pochi poteri al governo, troppi al parlamento.

Il potere del Quirinale è aumentato nella misura in cui è diminuito quello di palazzo Chigi. Non è un bene.

La grande tempesta
Mussolini. La guerra civile. Putin. Il ricatto nucleare. La Nazione di Giorgia Meloni
© Rai Libri Mondadori, 2022

La storia italiana è fatta da un popolo più intelligente e fantasioso della media europea, con tratti frequenti di genialità. Ma, al contrario degli altri paesi europei (di tutti gli altri), l’Italia si è rinchiusa in una gabbia di norme, vincoli, inefficienze, dispetti burocratici, paralisi giuridiche, assurdità ambientali, corruzione ed evasione fiscale fuori norma, che non le hanno fatto muovere un passo – dico uno – negli ultimi trent’anni. 

Note
Leggi anche le citazioni dei giornalisti e conduttori televisivi: Corrado Augias - Fabio FazioMaurizio Costanzo