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Frasi e citazioni di Michael Pollan

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Michael Pollan (Long Island, 1955), giornalista e saggista statunitense, docente di giornalismo all'UC Graduate School of Journalism di Berkeley, noto soprattutto come autore di libri-inchiesta sul cibo e l'alimentazione.
Se in passato era «cibo» tutto quello che si poteva mangiare,
oggi nei supermercati vi sono migliaia di sostanze
commestibili che del cibo hanno solo la parvenza.
(Michael Pollan)
Il dilemma dell'onnivoro
The Omnivore's Dilemmas, 2006 - Selezione Aforismario

C’è chi pensa che il nostro inesauribile e multiforme appetito sia responsabile della nostra barbarie ma anche delle più alte conquiste della nostra civiltà: una creatura in grado di mangiare ogni cosa (tra cui, va ricordato, i propri simili) ha bisogno in modo particolare di darsi delle regole, dei limiti, un’etica, dei rituali. Siamo ciò che mangiamo, ma anche come mangiamo.

Ogni giorno l’atto del cibarsi muta la natura in cultura, trasformando la materia del mondo in corpi e menti umani.

La nostra cultura è arrivata a un punto in cui ogni antica forma di saggezza riguardo al modo di nutrirsi sembra svanita, rimpiazzata da incertezze e ansie di vario genere. 

L’atto del mangiare ci mette di fronte a ciò che ci unisce e ci divide dagli altri animali. Il cibo ci definisce per quello che siamo.

Passare dal Gallus gallus al fast-food, dal pollo al McPollo, è un viaggio nell’oblio che non potrebbe essere più dispendioso, in termini di sofferenza animale e del nostro stesso piacere. 

Se potessimo guardare oltre i recinti sempre più sorvegliati degli allevamenti intensivi cambieremmo sicuramente la nostra dieta.

Il genio del capitalismo è riuscito a ricreare nei supermercati e nei fast-food uno stato simile a quello di natura, riportandoci in un ambiente incomprensibile e nutrizionalmente ostile, ancora una volta sotto l'ombra del dilemma dell'onnivoro.

La più naturale delle attività umane, scegliere cosa mangiare, è diventata in qualche modo un’impresa che richiede un notevole aiuto da parte degli esperti. Come siamo arrivati a questo punto?

Quando è possibile mangiare quasi tutto ciò che la natura ha da offrire, decidere che cosa è bene mangiare genera inevitabilmente una certa apprensione, soprattutto se certi cibi possono rivelarsi dannosi per la salute o addirittura letali.

La nostra inventiva nel trovare modi per alimentarci è prodigiosa, ma spesso le nostre tecniche entrano in conflitto con il modo di procedere della natura, come quando coltiviamo piante o alleviamo animali in gigantesche monocolture. La natura non farebbe mai una cosa del genere, perché, per ottime ragioni, preferisce la diversità.

Le follie del presente, quelle tipiche della catena industriale, hanno raggiunto un nuovo ordine di grandezza: attingiamo energia dai combustibili fossili, alleviamo milioni di animali (tutti della stessa specie) in spazi ristretti, li nutriamo con cibi a cui l’evoluzione naturale non li ha predisposti, ingurgitiamo nuove sostanze molto più strane di quanto possiamo immaginare, e così via. Stiamo giocando con la nostra salute, e con quella del pianeta, a livelli mai visti finora.

Il nostro modo di alimentarci determina in larga misura l’uso che noi facciamo del mondo – e ciò che sarà di lui.

Molti aspetti della nostra vita in un mondo globalizzato ci sembrano ormai al di fuori del controllo individuale: il futuro del nostro posto di lavoro, il prezzo della benzina, finanche il risultato delle elezioni. Ma il mangiare, in qualche modo, è diverso. Siamo ancora in grado di scegliere, giorno dopo giorno, cosa mettere in pancia, di quale catena alimentare fare parte.

L’obesità e il diabete di tipo II sono proprio le malattie che ci aspettiamo di vedere in un mammifero con il metabolismo stravolto dall’abbondanza di cibi superenergetici presenti nel suo ambiente.

Un paese con una forte cultura del cibo non spenderebbe ogni anno, a gennaio, milioni di dollari per l’ennesimo libro sulla dieta pieno di sciocchezze o di banale buonsenso. Non sarebbe preda di mode e paure sempre nuove, non oscillerebbe anno dopo anno tra l’esaltazione di certi cibi e la demonizzazione di altri. Non scambierebbe mai una barretta proteica o una pillola di integratori per un vero pranzo, o una tazza di cereali per una medicina. Non consumerebbe un quinto dei pasti in auto, non farebbe mangiare un terzo dei suoi figli nei fast-food tutti i giorni. E di sicuro non sarebbe pieno di obesi.

Avere piena consapevolezza della posta in gioco quando si mangia può sembrare un fardello eccessivo, ma in realtà porta a grandi soddisfazioni, tra le maggiori che si possano provare. Il piacere dato da un pasto di origine industriale, invece, è effimero. Oggi molti si accontentano di mangiare senza pensare.

In difesa del cibo
In Defense of Food, 2008 - Selezione Aforismario

Se in passato era «cibo» tutto quello che si poteva mangiare, oggi nei supermercati vi sono migliaia di sostanze commestibili che del cibo hanno solo la parvenza.

Mangiate cibo vero. Con moderazione. Soprattutto, mangiate vegetali.

Se davvero vi sta a cuore la vostra salute, evitate i prodotti che si dichiarano salutari. Perché questo è un forte indizio che non si tratta di veri alimenti.

Gran parte di ciò che oggi consumiamo non è più, a rigor di termini, cibo, e il modo in cui lo consumiamo – in automobile, davanti alla televisione, e sempre più spesso da soli – non è veramente mangiare, almeno non nel significato che per secoli la nostra civiltà ha dato a questa parola.

Le malattie croniche che uccidono la maggior parte di noi sono direttamente riconducibili all’industrializzazione del sistema alimentare.

Uso di prodotti chimici per coltivare piante e allevare animali in enormi monocolture; sovrabbondanza di zuccheri e grassi, calorie a buon mercato prodotte dall’agricoltura industriale; riduzione della varietà biologica degli alimenti a poche colture di base, prevalentemente frumento, mais e soia. Questi cambiamenti hanno prodotto un tipo di alimentazione che per noi è normale: scatolette, piatti pronti, un sacco di grassi e zuccheri aggiunti, un sacco di tutto – tranne verdura, frutta e cereali integrali.

La principale minaccia che pesa sui pasti tradizionali è lo smangiucchiare senza regole in ogni momento della giornata e in ogni luogo. 

Non c’è nulla di male a mangiare un po’ di carne, purché non sia il piatto principale. Ed è meglio mangiare cibi freschi piuttosto che prodotti trasformati.

Oggi gli americani riscoprono qualcosa che europei, asiatici e altri popoli dalle forti tradizioni culinarie conoscono da tempo ma che rischia d’essere dimenticato: il piacere di mangiare cibo vero in pasti degni di questo nome. Essi scoprono inoltre che le scelte migliori per la nostra salute sono anche le migliori per il pianeta. Che siano anche le scelte più piacevoli è davvero un’ottima notizia.

Breviario di resistenza alimentare
Food Rules, 2009 - Selezione Aforismario

Le popolazioni che seguono la cosiddetta dieta occidentale – in breve, molti cibi industriali e carne, molti grassi e zuccheri aggiunti, molti cereali raffinati, molto di tutto tranne che verdura, frutta, e cereali integrali – soffrono in altissima percentuale delle cosiddette malattie occidentali: obesità, diabete di tipo 2, patologie cardiovascolari e cancro.

Mangiate cibo vero. Con moderazione. Soprattutto vegetali.

Oggi la sfida di una buona alimentazione è tutta qui: scegliere cibo vero, stando alla larga dai ritrovati industriali.

Non mangiate niente che la vostra bisnonna non riconoscerebbe come cibo.

I cibi odierni vengono progettati a tavolino, con il preciso scopo di farci comprare e mangiare di più, facendo leva su alcuni nostri automatismi evoluzionistici: la nostra preferenza innata per il dolce, il grasso, il salato. 

Evitate prodotti con ingredienti che nessun essere umano normale terrebbe in dispensa.

Digliceridi etossilati? Cellulosa? Gomma xanthan? Propionato di calcio? Solfato di ammonio? Nessuno di noi li userebbe mai per cucinare. Perché allora dovremmo permettere ad altri di infilarli nei cibi che preparano per noi?

L’industria alimentare gioca al piccolo chimico con il nostro cibo.

Evitate cibi le cui etichette elencano tra i primi ingredienti una qualunque forma di zucchero (o dolcificante)

Più ingredienti sono contenuti in un cibo confezionato e più è probabile che si tratti di un prodotto ad alta raffinazione industriale. 

Evitate cibi con ingredienti che un bambino di terza elementare non riuscirebbe a pronunciare

Più un alimento è raffinato, e a lunga scadenza, meno è nutriente. Il cibo vero è vivo. Quindi, prima o poi, dovrebbe anche morire. (Esistono rare eccezioni alla regola: la durata del miele, per esempio, si calcola in secoli.)

Molto meglio concedersi uno spuntino di frutta, fresca o secca, e noci – cibo vero! –, piuttosto che aprire un sacchetto di patatine o scartare una merendina.

Un numero incalcolabile di studi dimostra che un’alimentazione ricca di frutta e verdura riduce il rischio di morire di tutte le malattie occidentali.

Che si tratti di zuppe, cereali o bibite, i cibi e le bevande industriali contengono molto più sale o zucchero di quanto ne aggiungerebbe una persona normale, persino un bambino. 

Ricordate: non esistono bibite gassate sane.

Piante che cambiano la mente
This Is Your Mind on Plants, 2021

Di solito non pensiamo alla caffeina come a una droga, o al consumo quotidiano che ne facciamo come a una tossicodipendenza, ma solo perché tè e caffè sono legali e la nostra dipendenza da essi è socialmente accettabile.

Le società tollerano le droghe che cambiano la mente quando contribuiscono ad appoggiare il dominio della società e le proibiscono quando ai loro occhi lo minano.

Il caffè e il tè, che hanno ampiamente dimostrato il loro valore per il capitalismo in molti modi, non ultimo quello di renderci lavoratori più efficienti, non corrono alcun pericolo di essere vietati, mentre gli psichedelici – che non sono più tossici della caffeina e danno decisamente meno dipendenza – sono considerati, almeno in Occidente a partire dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso, una minaccia alle norme e alle istituzioni sociali.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Jonathan Safran Foer - Carlo Petrini