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Frasi e citazioni di Baruch Spinoza

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Baruch Spinoza (Amsterdam, 1632 - L'Aia, 1677), filosofo olandese, ritenuto uno dei maggiori esponenti del razionalismo del XVII secolo e antesignano dell'Illuminismo.
Ritratto di Baruch Spinoza
Mi sono impegnato a fondo non a deridere, né a compiangere, né tanto meno
a detestare le azioni degli uomini, ma a comprenderle. (Baruch Spinoza)

Breve trattato su Dio, l'uomo e il suo bene
 Korte Verhandeling van God, de Mensch en deszelvs Welstand, 1661 (postumo, 1862)

La verità manifesta sé stessa e il falso, mentre la falsità non è mai manifestata e dimostrata da sé stessa.

Dio, prima causa di tutte le cose, e anche causa di se stesso, si fa conoscere per se stesso. Perciò non ha molto valore quanto fu detto da Tommaso d’Aquino, che cioè Dio non può essere dimostrato a priori, perché non ha causa.

Se l’uomo ha l’idea di Dio, è evidente che Dio deve esistere formalmente; ma non eminentemente, poiché, al di fuori o al di sopra di lui, non vi è nulla di più reale e di più perfetto.

Trattato teologico-politico
Tractatus Theologico-Politicus, 1670 - Selezione Aforismario

Chi, se non è disperato e privo di senno, vorrebbe rinunciare con leggerezza alla ragione, o disprezzare le arti e le scienze e negare certezza alla ragione?

Coloro che sono molto dotati di immaginazione sono meno adatti a intendere puramente le cose, mentre coloro che sono più dotati d’intelletto e lo coltivano al massimo hanno una facoltà di immaginare più moderata e più sotto controllo, e la tengono come a freno perché non si confonda con l’intelletto.

Gli uomini sono ben lungi dal poter essere facilmente guidati dalla ragione; ciascuno è sospinto dai suoi personali impulsi al piacere e gli animi spessissimo sono a tal punto dominati dall'invidia, dalla collera che nessun posto resta per la capacità di riflettere e giudicare.

Il volgo (soggetto alla superstizione e incline ad amare le reliquie del tempo più della stessa eternità) adora i libri della Scrittura piuttosto che la stessa parola di Dio.

È sulla bocca di tutti che la Sacra Scrittura è la parola di Dio che insegna agli uomini la vera beatitudine o la via della salvezza; ma nei fatti dimostrano tutt’altra cosa. Il volgo, infatti, di nulla sembra preoccuparsi di meno che di vivere secondo gl’insegnamenti della Sacra Scrittura, e vediamo che quasi tutti spacciano per parola di Dio ciò che loro hanno escogitato e non badano ad altro che a costringere gli altri, col pretesto della religione, a pensare allo stesso modo.

L’ambizione e l’empietà hanno prevalso fino al punto che la religione non risiede tanto nel seguire fedelmente gl’insegnamenti dello Spirito Santo, quanto nel difendere ciò che gli uomini hanno escogitato; anzi, al punto che la religione non consiste nella carità, ma nel seminare discordie fra gli uomini e nel propagandare un odio del tutto insensato, che viene camuffato sotto il falso nome di zelo divino o di ardente devozione.

La superstizione insegna agli uomini a disprezzare la ragione e la natura e ad ammirare e venerare ciò che a esse è contrario.

Gli uomini sono fatti in modo che tutto quanto concepiscono con l’intelletto puro, lo sostengono con il solo intelletto e la ragione, mentre tutto quanto suppongono sotto l’influenza delle passioni dell’animo, lo sostengono in modo altrettanto passionale.

Le leggi della Natura sono tanto perfette e feconde che nulla può esser loro aggiunto o da esse eliminato, e i miracoli sembrano essere qualcosa di nuovo e di straordinario soltanto a causa dell'ignoranza degli uomini.

Niente è più difficile che togliere agli uomini la libertà una volta che sia stata loro concessa.

Tutti cercano sì la propria utilità, ma in minima parte lo fanno secondo il dettame della retta ragione; invece per lo più desiderano le cose e le giudicano utili trascinati soltanto da ciò che piace e dalle passioni dell’animo, non tenendo così in alcun conto né il futuro né altre cose.

Nessuna società può sussistere senza il potere e la forza, né, di conseguenza, senza le leggi, che moderino e reprimano la dissolutezza e l’impulso sfrenato degli uomini.

Gli uomini niente possono sopportare di meno che di servire i propri uguali e di essere governati da loro.

In qualunque tipo di Stato le leggi devono essere istituite in modo che gli uomini siano frenati non tanto con la paura, quanto con la speranza di qualche bene che desiderano in modo particolare, poiché in questo modo faranno con passione il proprio dovere.

La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d'animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia.

Quale altare potrà procurarsi a propria difesa chi offende la maestà della ragione?

Neppure i più avvertiti, per non dire della plebe, sanno tacere. È difetto comune degli uomini confidare agli altri i propri propositi, anche se c’è bisogno di tacere: sarà dunque violentissimo quello Stato nel quale si nega a ciascuno la libertà di dire e di insegnare ciò che pensa, e, al contrario, sarà moderato quello nel quale a ciascuno è concessa questa stessa libertà.

Coloro i quali vogliono indulgere ai piaceri facilmente possono trovare una qualche giustificazione.

Trattato politico
Tractatus Politicus, 1675-1676 (incompiuto)

I filosofi concepiscono gli affetti che si dibattono in noi, come vizi nei quali gli uomini cadono per loro colpa, sicché sono soliti deriderli, compiangerli, biasimarli o (quelli che vogliono sembrare più santi) detestarli del tutto. Così facendo, dunque, credono di rendere un servizio a Dio e attingere il culmine della sapienza, quando sanno lodare in mille modi una natura umana che non esiste da nessuna parte, e maledire quella che esiste realmente.

Non si può dubitare che i politici stessi abbiano scritto di politica cose molto più valide di quelle dei filosofi: infatti, giacché ebbero l’esperienza come loro maestra, non hanno insegnato nulla di inutile.

Chi valuti in modo equo le cose, non negherà che il governo più solido di tutti è quello che può difendere ciò che ha senza desiderare beni altrui, e che per questo si sforza in ogni modo di evitare la guerra e difendere la pace.

Mi sono impegnato a fondo non a deridere, né a compiangere, né tanto meno a detestare le azioni degli uomini, ma a comprenderle.
[Sedulo curavi, humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere].

Le accademie che vengono fondate a spese del governo, sono istituite non tanto per coltivare gli ingegni, quanto per reprimerli.

Sospendere il giudizio è virtù rara.

Gli uomini non nascono cittadini, ma lo diventano. Se dunque in uno Stato regna maggiormente la malvagità e vengono commessi più delitti che non in un altro, ciò, senza dubbio, nasce unicamente dal fatto che tale Stato non ha provveduto a sufficienza a creare un clima di concordia, né ha istituito abbastanza prudentemente le sue leggi, e quindi non ha ottenuto un diritto civile assoluto.

Sono le cattive passioni che trascinano gli uomini in direzioni divergenti.

Non vi furono mai governi meno duraturi né agitati da tante rivolte quanto quelli popolari o democratici. Ma se si deve chiamare pace la schiavitù, la barbarie e la solitudine, allora niente per gli uomini è più miserevole che la pace.

Etica
Ethica Ordine Geometrico Demonstrata, 1677 (postumo) - Selezione Aforismario

Il primo fondamento della virtù è conservare il proprio essere, e ciò sotto la guida della ragione. Chi, dunque, ignora se stesso, ignora il fondamento di tutte le virtù, e conseguentemente tutte le virtù.

Certamente le cose umane andrebbero assai meglio se fosse ugualmente in potere dell’uomo tanto tacere che parlare. Ma l’esperienza insegna sovrabbondantemente che gli uomini nulla hanno meno in loro potere che la lingua, e nulla possono dominare meno che i loro appetiti.

Gli uomini credono di essere liberi perché hanno coscienza delle proprie volizioni e del proprio appetito, mentre alle cause dalle quali sono disposti ad appetire e a volere non pensano neanche per sogno, poiché non ne hanno conoscenza.

Gli uomini credono di essere liberi solo perché sono consapevoli delle proprie azioni, e ignari delle cause da cui sono determinati.

Il denaro ha apportato un vero compendio di tutte le cose; onde è accaduto che la sua immagine suole occupare in sommo grado la mente del volgo, perché la gente comune non può immaginare alcuna specie di letizia se non con l’accompagnamento dell’idea della moneta come causa.

Quelli che conoscono il vero uso della moneta e regolano la misura della ricchezza solo sul bisogno, vivono contenti di poco.

La potenza dell’uomo è assai limitata, ed è superata infinitamente dalla potenza delle cause esterne, e quindi noi non abbiamo un potere assoluto di adattare al nostro uso le cose che sono fuori di noi. Tuttavia sopporteremo con animo tranquillo gli avvenimenti contrari a ciò che è richiesto dalla considerazione della nostra utilità, se siamo consapevoli che abbiamo fatto il nostro dovere.

La beatitudine non è premio della virtù, ma è la virtù stessa.

La conoscenza del Bene e del Male non è altro che l'affetto della Gioia e della Tristezza in quanto ne siamo consapevoli.

La natura non ha alcun fine che le sia stato prefisso e tutte le cause finali non sono altro che finzioni
umane.

La paura non può essere senza speranza né la speranza senza paura.

La mente è soggetta a passioni tanto più numerose quanto più numerose idee inadeguate essa ha, e, al contrario, è tanto più attiva quanto più numerose idee adeguate essa ha.

L’uomo è sempre necessariamente sottoposto alle passioni, e segue l’ordine comune della natura e gli obbedisce e vi si adatta, per quanto lo esige la natura delle cose.

Ogni cosa si sforza di perseverare nel proprio essere.

Comprendiamo chiaramente quanto si allontanano dalla vera stima della virtù quelli che, quasi in cambio della più dura servitù, si aspettano di essere decorati da Dio coi premi più alti in ricompensa della loro virtù e delle loro azioni migliori, come se la virtù e il servizio di Dio non fossero la felicità stessa e la suprema libertà.

La gloria è letizia accompagnata dall’idea d’una nostra azione che immaginiamo lodata da altri.

Noi per natura siamo costituiti in modo da credere facilmente alle cose che speriamo e difficilmente,
invece, a quelle che temiamo, e da tenerle da conto più o meno del giusto. E da ciò sono nate le superstizioni dalle quali gli uomini sono ovunque agitati.

Noi sentiamo e sperimentiamo di essere eterni.

Portar aiuto a ogni indigente supera di gran lunga le forze e l’utilità d’un uomo privato, perché le ricchezze d’un uomo privato sono di gran lunga impari a provvedervi. Inoltre le facoltà di un solo uomo sono troppo limitate perché egli possa farsi amico di tutti; perciò la cura dei poveri incombe a tutta la società e riguarda l’interesse comune.

Un bene che c’impedisce di godere d’un bene maggiore è, in realtà, un male.

I superstiziosi, che sanno vituperare i vizi piuttosto che insegnare le virtù, e che si curano non di condurre gli uomini con la ragione, ma di contenerli con la paura in modo che piuttosto fuggano il male anziché amino le virtù, non mirano ad altro se non a rendere gli altri così miseri come se stessi.

L’odio è accresciuto da un odio reciproco, e può, al contrario, essere distrutto dall’amore.

L’odio che è interamente vinto dall’amore, si cambia in amore; e l’amore per questa ragione è maggiore che se l’odio non lo avesse preceduto.

Potrà facilmente accadere che il glorioso sia superbo e immagini di essere gradito a tutti, mentre, invece, è a tutti molesto.

Il superbo ama la presenza dei parassiti, o degli adulatori, e odia, invece, quella dei generosi.

Trattato sull’emendazione dell’intelletto
Tractatus de Intellectus Emendatione, 1677 (postumo)

Le cose che per lo più si incontrano nella vita e, almeno per ciò che si può dedurre dalle loro azioni, che vengono stimate dagli uomini come Sommo Bene, si riducono a queste tre: le ricchezze, gli onori e i piaceri dei sensi. La mente è così distratta da queste tre cose che non riesce in nessun modo a immaginare un qualche altro bene.

Godere dei piaceri nella misura sufficiente a conservare la salute.

La ricerca degli onori è di grande impedimento giacché, per conseguirli, bisogna necessariamente prendere a modello di vita i più, evitando ciò che tutti gli altri evitano e cercando ciò che tutti cercano.

Cercare denaro, o qualsiasi altra cosa del genere, quanto basta a conservare la vita e la salute, e conformarsi agli usi sociali non contrari al nostro scopo.

Occorre notare che bene e male si dicono solo in senso relativo, sicché una sola e medesima cosa può esser detta buona e cattiva a seconda dei diversi punti di vista.

Quanto meno gli uomini conoscono la natura, tanto più facilmente possono fingere molte cose, per esempio che gli alberi parlino, che gli uomini si mutino all’istante in pietre o in fonti, che negli specchi appaiano spettri, che il niente diventi qualcosa, che anche gli dèi si mutino in bestie e in uomini, e altre infinite assurdità del genere.

Ogni felicità o infelicità risiede unicamente nella qualità dell’oggetto a cui l’amore ci unisce.
[Tota felicitas, aut infelicitas in hoc solo sita est; videlicet, in qualitate objecti, cui adhæremus amore].

L’amore per una cosa eterna e infinita nutre l’animo unicamente di letizia, priva di ogni tristezza; cosa che è da desiderare in sommo grado e da ricercare con tutte le forze.

Epistolario
XVII sec. - Selezione Aforismario

Il mio intelletto è troppo poca cosa per poter determinare tutti i mezzi di cui Dio si serve per condurre gli uomini al suo amore, ossia alla salvezza.

Io riconosco tra religione e superstizione questa differenza sostanziale: la seconda ha come fondamento l’ignoranza, la prima invece la sapienza.

Definisco Dio l’Ente che consta di infiniti attributi, ciascuno dei quali è infinito, ossia sommamente perfetto nel suo genere.

Gli scismi non nascono tanto dall’amore ardente della religione, quanto piuttosto dalla diversità degli affetti umani o dallo spirito di contraddizione che tutto è solito rovinare e condannare, anche se è ben detto.

Io non attribuisco alla natura né bellezza né bruttezza, né ordine né confusione, giacché le cose non si possono dire belle o brutte, ordinate o confuse, se non relativamente alla nostra immaginazione.

Credo che se il triangolo avesse la facoltà di parlare direbbe che Dio è triangolo in modo eminente, e il cerchio che la natura divina è circolare in modo eminente.

Dobbiamo fare attenzione a non ammettere qualcosa che è solo verosimile, come se fosse vero: laddove, infatti, ammettiamo una falsità, ne seguono infinite altre.

Di molte dispute e controversie, non si può concludere che tutto ciò che in esse viene trattato sia incerto; infatti ci sono stati molti, posseduti da un così grande spirito di contraddizione, che si sono presi gioco persino delle dimostrazioni geometriche.

Non possiamo immaginare Dio ma certo possiamo conoscerlo.

Siamo condotti da speranza e da timore, sia se agiamo per necessità, sia se agiamo per contingenza.

È vero che noi nel mondo facciamo molte cose per congettura, ma è falso che noi traiamo le nostre speculazioni da congetture. Nella vita comune siamo costretti a seguire ciò che è più verosimile, ma invece nella speculazione siamo costretti a seguire la verità.

Siamo uomini; nulla di ciò che è umano, sembra che ci debba essere estraneo.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Erasmo da RotterdamFrancis BaconRené Descartes