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Frasi di Erasmo da Rotterdam da "Elogio della follia"

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Erasmo da Rotterdam (Rotterdam 1466/1469 - Basilea 1536), teologo e filosofo olandese, che era solito firmare i propri scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus.
La maggior parte delle seguenti citazioni di Erasmo da Rotterdam sono tratte dal suo celebre Elogio della follia (Lof der Zotheid), pubblicato nel 1509. Altre citazioni sono tratte da Adagia (1500), Colloqui (1522) e Il libero arbitrio (1524).
Ritratto di Erasmo da Rotterdam
In definitiva la vita degli uomini nient'altro è che un gioco della follia.
(Erasmo da Rotterdam)

Elogio della follia
Lof der Zotheid, 1509 - Selezione Aforismario

Affiancare all'uomo la donna, animale, sì, stolto e sciocco, ma deliziosamente spassoso, che nella convivenza addolcisce con un pizzico di follia la malinconica gravità del temperamento maschile.

C'è forse una qualche parte della vita che non sia cupa, tetra, fastidiosa, senza grazia, senza spirito se non le si sarà aggiunto il condimento della follia, il piacere?

Che altro è la vita umana se non tutta una commedia, nella quale tutti recitano la loro parte chi con una maschera chi con un'altra, finché a un tratto il capocomico non li faccia uscire di scena?

Che cos'è poi questa vita? e se le togli il piacere, si può ancora chiamarla vita?

Chi non risparmia le sue critiche a nessun genere di uomini, dimostra di non avercela con nessun uomo, ma di detestare tutti i vizi.

Chi non sa quanto pochi sono i sapienti, se pur qualcuno ve n'è? In tanti secoli i Greci ne contano in tutto sette, e anche di questi, per Ercole, se si andasse a guardare meglio, nessuno, ho paura, risulterebbe sapiente a metà, e forse neppure per un terzo.

Chi va contro natura facendo mostra di capacità fittizie e forzando le proprie reali inclinazioni riesce solo a raddoppiare il difetto.

Ci sono tante grammatiche quanti sono i grammatici, e anche di più.

Ciò che distingue il savio dal pazzo è che questi si fa guidare dalle passioni, mentre il primo ha per guida la ragione.

Come, secondo il proverbio greco, la scimmia è sempre una scimmia, anche se si ammanta di porpora, così la donna è sempre una donna, cioè folle, comunque si mascheri.

Gli stoici spogliano il sapiente di tutte le passioni come fossero delle malattie. Tuttavia questi elementi emotivi, non solo assolvono la funzione di guide per chi si affretta verso il porto della sapienza, ma nell'esercizio della virtù vengono sempre in aiuto spronando e stimolando, come forze che esortano al bene.

In definitiva la vita degli uomini nient'altro è che un gioco della follia. 

L'unico fatto certo è che senza il condimento della follia non può esistere piacere alcuno.

La Fortuna ama gli imprudenti, gli audaci, quelli che adottano il motto "il dado è tratto". La saggezza, invece, rende piuttosto timidi; perciò comunemente vedete questi sapienti impegnati a combattere con la povertà, la fame, il fumo; li vedete vivere dimenticati, senza prestigio, senza simpatie: mentre gli stolti, ben forniti di soldi, raggiungono le alte cariche dello Stato e, per dirla in breve, prosperano in tutti i sensi.

La maggior parte dell'umanità indulge alla Follia e quindi le cose peggiori incontrano sempre il massimo successo. 

La vergogna, l'infamia, il disonore, le offese, nocciono nella misura in cui fanno soffrire. Per chi non se la prende, non sono neppure un male. Che t'importa se tutti ti fischiano, se tu ti applaudi? Che questo ti sia possibile lo devi alla sola Follia.

La vita umana non è altro che un gioco della Follia.

Le donne corrono dietro agli stolti; fuggono i saggi come animali velenosi.

Le donne, con le guance sempre lisce, con la voce sempre sottile, con la pelle morbida, danno quasi l'impressione d'una eterna giovinezza. Ma che altro desiderano poi in questa vita, se non piacere agli uomini quanto più è possibile?

Niente è più frivolo che trattare in modo frivolo cose serie.

Non dimenticate anche questa non trascurabile dote dei folli: solo loro sono schietti e veritieri.

Non è forse del tutto cieco quel Cupido, che è artefice e padre di ogni legame? E come il brutto gli appare bello, così fa in modo che anche a ciascuno di voi sembri bello ciò che gli è toccato in sorte, che il vecchio ami la sua vecchia, e il ragazzo la sua ragazza. Sono cose che accadono a ogni piè sospinto e che muovono il riso; eppure sono proprio queste cose ridicole il fondamento di una società che vive con gioia.

Non si gode a possedere qualche cosa senza compagnia.

Per un mortale, è vera saggezza non voler essere più saggio di quanto gli sia concesso in sorte, fare buon viso all'andazzo generale e partecipare di buon grado alle umane debolezze. Ma, dicono, proprio questo è follia. Non lo contesterò, purché riconoscano in cambio che questo è recitare la commedia della vita.

Perché Cupido è sempre fanciullo? perché? se non per la sua leggerezza, per la sua incapacità di fare o pensare qualcosa di assennato?

Pochissimi dei matrimoni già stretti potrebbero durare se tutti i passi fuori strada delle mogli non restassero celati per la cecità o la stupidità dei mariti. 

Quale momento della vita non sarebbe triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso, senza il piacere, e cioè senza un pizzico di follia?

Quanto più un uomo invecchia, tanto più si riavvicina alla fanciullezza, finché lascia questo mondo in tutto come un bambino al di là del tedio della vita e al di là del senso della morte. 

Quanto più uno lascia a desiderare, tanto più è arrogante nell'autocompiacimento.

Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza. 

Se la saggezza si fonda sull'esperienza, a chi meglio conviene fregiarsi dell'appellativo di saggio? Al sapiente che, parte per modestia, parte per timidezza, nulla intraprende, o al folle che né il pudore, di cui è privo, né il pericolo, che non misura, distolgono da qualche cosa? Il sapiente si rifugia nei libri degli antichi e ne trae solo sottigliezze verbali. Il folle affronta da vicino le situazioni coi relativi rischi e così acquista, se non erro, la saggezza.

Se la sapienza consiste, secondo la definizione stoica, nell'essere guidati dalla ragione e la follia, invece, nell'essere in balia delle passioni, quanto più passione che ragione ha posto Giove nell'uomo, ad evitare che la sua vita fosse davvero cupa e tetra?

Se per caso una donna vuole passare per saggia, ottiene solo di essere due volte folle.

Se piaci a te stesso, se ti ammiri, questo è proprio il colmo della follia; ma d'altra parte, dispiacendo a te stesso, che cosa potresti fare di bello, di gradevole, di nobile?

Senza il condimento della follia non può esistere piacere alcuno.

Si ride del cornuto, del cervo (e quanti altri nomi non gli si danno!), quando asciuga con i baci le lacrime dell'adultera. Ma quanto meglio lasciarsi ingannare così che rodersi di gelosia e volgere tutto in tragedia!

Solo la Follia è capace di prolungare la giovinezza, altrimenti fuggevolissima, e di tenere lontana la molesta vecchiaia.

Sono due i principali ostacoli alla conoscenza delle cose: la vergogna che offusca l'animo, e la paura che, alla vista del pericolo, distoglie dalle imprese. La follia libera da entrambe. Non vergognarsi mai e osare tutto: pochissimi sanno quale messi di vantaggi ne derivi.

Tra i mortali che cosa mai si fa che non trabocchi di follia, e che non sia opera di folli in un mondo di folli? Perciò, se qualcuno volesse opporsi da solo a tutti, io gli consiglierei di ritirarsi, come Timone, in un deserto, per godervi, da solo, la propria saggezza.

Tutta la vita umana non è se non una commedia, in cui ognuno recita con una maschera diversa, e continua nella parte, finché il gran direttore di scena gli fa lasciare il palcoscenico.

Tutto lo stile degli oratori è tale da farti giurare che abbiano avuto per maestri i ciarlatani di piazza, restandone però molto al disotto. Tuttavia si rassomigliano tanto da non lasciare dubbi: o i ciarlatani hanno imparato la retorica dagli oratori, o gli oratori dai ciarlatani.

Adagia
Adagiorum collectanea, 1500

Cane non mangia cane; «i feroci leoni non si fanno guerra»; il serpente non aggredisce il suo simile; v'è pace tra le bestie velenose. Ma per l'uomo non c'è bestia più pericolosa dell'uomo.

Homo homini aut deus, aut lupus
[L'uomo per l'uomo o è un Dio o è un lupo].

Lapidem vitiat longum tempus.
[Il lungo tempo consuma la pietra].

Non vi è dubbio, questa è una naturale proprietà dei valori autentici: nascondere gelosamente nell'intimo la propria eccellenza (quod habent eximium), ostentare e mettere in evidenza la faccia meno pregevole (quod contemptissimum), occultare il tesoro lontano dagli sguardi sacrileghi.

Quando l'oro parla, l'eloquenza è senza forza.

Simia simia est, etiamsi aurea gestet insignia
[Una scimmia è una scimmia, anche se porta insegne d’oro].

Colloqui
Colloquia familiaria, 1522

Il miglior modo di onorare i santi è di imitarli.

Non vi è nulla di così assurdo che l'abitudine non renda accettabile.

Nulla più della mendicità somiglia alla condizione di re.

Il libero arbitrio
De libero arbitrio collatio, 1524

L'uomo dovrebbe fare omaggio intero della sua salvezza alla grazia divina, dato che la parte che è riservata al libero arbitrio è sí poca cosa e per di piú esso trae ancora la sua origine dalla stessa grazia di Dio che ha, tanto per cominciare, creato il libero arbitrio, prima ancora di liberarlo e guarirlo.

Il libero arbitrio resterebbe inefficace senza l'aiuto continuo della grazia di Dio.

Frasi attribuite
Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.

Note
Leggi anche le citazioni dei filosofi: Meister Eckhart - Gottfried Wilhelm von LeibnizBaruch Spinoza